Archivio mensile per luglio, 2013

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Rudy Garcia comincia sbagliando

Rudi Garcia è il nuovo allenatore della Roma e inizia subito male il rapporto con l’ambiente romanista dicendo che chi contesta la squadra è un tifoso laziale. Mi sembra che non sia certo questa la fase dell’anno in cui mostrarsi combattivi e grintosi da parte di un allenatore ai suoi primi giorni di lavoro con una nuova squadra. Piuttosto è il momento di comprendere le ragioni di queste insofferenze, per capire l’ambiente sociale e sportivo nel quale si sta inserendo. Comprendere non vuole dire compiacere i tifosi, ma vi è il modo di comprendere gli stati d’animo e nello stesso tempo di condannare la mancanza di rispetto nei confronti dei giocatori. Se invece ci si arrabbia immediatamente si dimostra di sapere reagire alla frustrazione della contestazione solo offendendo i tifosi. Sono d’accordo con l’allenatore che è duro nelle sue affermazioni ma deve andare sul pallone e non sul giocatore, in altre parole condanni il modo in cui si protesta ma non la protesta stessa che è legittima espressione di dissenso.

Creiamo la frase che ci rappresenta

Smettiamo di pensare con le frasi degli altri, creiamoci da soli la frase che ci rappresenta. La mia è “spingere in positivo” e la vostra?

Allenare la mente con John Wooden

Alcune delle frasi migliori di John Wooden su cui riflettere quando siamo sfiduciati e delusi.

“L’abilità ti conduce al top, ma serve il carattere per restarci”.

“Non lasciare che ieri si prenda troppo di oggi”.

“L’allenatore è qualcuno che corregge senza causare risentimento”.

“I piccoli dettagli sono vitali. Le piccole cose permettono che accadono le grandi”.

“L’importanza della ripetizione sino a raggiungere l’automatismo non può essere sovrastimata. La ripetizione è la chiave dell’apprendimento”.

La corsa dei tori a Pamplona

Nel primo giorno della tradizionale corsa dei tori a Pamplona sono state ferite quattro persone . La buona notizia è che nessuno è stato incornato! Migliaia di persone hanno partecipato correndo inseguiti da 8 tori. Guarda le foto

Gianluigi Quinzi: sogni pure ma lavori duramente

Gianluigi Quinzi ha appena vinto il torneo juniores di Wimbledon. Si trova in una posizione invidiabile (ha vinto il torneo più prestigioso e solo un altro italiano vi è riuscito in passato) ma si trova sul baratro di aspettative personali e di pressioni  dell’ambiente esterno estremamente forti. Riuscirà nell’impresa? Nessuno può saperlo, ma se riuscirà a gestire con efficacia questa incertezza e si allenerà duramente allora avrà acquisito una tale forza mentale che il futuro potrebbe essergli amico.

La regola di Guardiola: sbagliare per imparare

Un leader si riconosce anche dalle frasi che dice ai suoi giocatori. Guardiola, nuovo allenatore del Bayern, ha detto “Speriamo di commettere subito parecchi errori così impariamo prima”. Non avere paura di sbagliare è l’atteggiamento di chi ha una mentalità vincente, perchè ciò che è veramente importante non è inseguire la prestazione perfetta ma quanto si reagisce velocemente agli errori.

I top atleti hanno bisogno di un allenatore-leader

Un’abilità decisiva per un allenatore di atleti di alto livello consiste non solo nel possedere un bagaglio tecnico aggiornato, ma soprattutto nell’abilità di gestire i suoi migliori atleti. E’ un allenatore – leader perchè svolge la funzione di condurli a realizzare le migliori prestazioni. Non è un allenatore – insegnante così come lo deve essere con quelli meno esperti. E’ un allenatore che dialoga e che si pone nei panni dell’altro per stabilire una vicinanza emotiva. Questo perchè gli atleti di livello assoluto hanno uno specifico profilo così sintetizzabile:

  1. hanno già raggiunto alcuni degli obiettivi che si erano posti e perciò sono considerati persone di successo
  2. si caratterizzano per l’energia e l’impegno che pongono nella loro attività
  3. le loro competenze emergono in maniera decisiva proprio nelle situazioni di maggiore pressione competitiva
  4. sono convinti di essere in grado di affrontare la maggior parte delle situazioni o dei problemi in maniera efficace
  5. si assumono la responsabilità dei risultati delle loro prestazioni
  6. sono percepiti dagli altri come affidabili e competenti
  7. sono spesso considerati dai più giovani come un modello da emulare
  8. traggono il massimo della soddisfazione dal continuo rinnovarsi delle sfide che affrontano
  9. sono orientati a trovare soluzioni
  10. ricercano il contributo delle persone che li possono aiutare nel raggiungimento dei loro obiettivi

Naturalmente non bisogna cadere nell’errore di credere che un buon livello di efficacia in questi ambiti sia raggiunto con facilità o che questi individui non vivano dei momenti di difficoltà. Al contrario, queste capacità e questi standard sono raggiunti e mantenuti attraverso un lavoro continuo, uno sforzo teso al miglioramento anche quando questo sembra lontano, perseguito anche in quei giorni che sono frustranti e che sembrano non finire.

Diventare atleta di successo è un lungo viaggio: sei pronto/a?

Diventare un atleta di livello internazionale richiede un viaggio molto lungo

Imparare dagli errori: insegnamolo agli allenatori

Quanto è difficile imparare dagli errori, è la chiave del successo ma per molti è invece una palude in cui sprofondare sempre più sotto questo peso. Con facilità si pensa “Non dovevo sbagliare” anzichè “Cosa faccio per recuperare”. E’ vero che molti di noi da giovani hanno imparato in questo modo, come si dice ti hanno buttato in mare e chi ha imparato a nuotare è andato avanti va avanti mentre gli altri sono periti. Ma quanti ragazzi/e in questo modo hanno odiato lo sport, sono diventati poco fiduciosi verso di sé e probabili talenti si sono persi senza avere una prova di appello? La questione è comprendere se si vuole continuare in questo modo oppure se bisogna formare meglio gli allenatori dal punto di vista delle loro competenze psicologiche e relazionali, solo in sgeuito si potrà verificare chi/quanti sono quegli atleti e quelle atlete che nonostante un adeguato approccio psicologico da parte degli allenatori sono da orientare verso un’attività sportiva ricreativa e non agonistica.

Perchè i keniani sono i migliori corridori sulle lunghe distanze?

Negli ultimi anni i 25 più veloci maratoneti sono stati keniani, sono in tanti a chiedersi come ciò sia possibile e ancora una volta il dibattito è come sempre tra genetica e ambiente.

Maratoneta e manager di un atleta keniano, Tom Payn attribuisce una grande importanza alla componente mentale della corsa e così risponde a : ”La principale cosa che ho imparato dai keniani riguarda il loro atteggiamento mentale, il loro modo di correre, sono rilassati e anche se hanno una prova negativa subito la dimenticano, pensando vincerò la prossima volta e batterò il record. Sono molto fiduciosi e mostrano un eterno ottimismo a riguardo della prossima gara”. Lo stesso concett viene riferito da Boniface Kiprop Kongin, l’atleta che allena e che afferma “per avere successo bisogna essere ottimisti e pazienti”.

Intervista e video sul Guardian