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L’allenamento è un processo di miglioramento continuo

Il miglioramento è un processo continuo, che si sviluppa su base quotidiana e che richiede un impegno costante da parte dell’atleta e di coloro che seguono questa sua attività. L’obiettivo è l’incremento delle prestazioni agonistiche e delle competenze fisiche, psicologiche e tecniche. Il raggiungimento e il conseguente mantenimento dell’efficacia competitiva richiedono un continuo orientamento al miglioramento in tutte le aree che partecipano a determinare la prestazione finale.

Per un atleta è molto importante la qualità dell’ambiente sportivo in cui è inserito e gli atteggiamenti caratteristici di un ambiente positivo sono i seguenti:

  • Prevenzione e non reazione – bisogna agire per prevedere le cause potenziali di problemi, ragionando in termini di: “Cosa succede se…” allo scopo di formulare le risposte da fornire alle situazioni più critiche che potrebbero manifestarsi
  • L’attività di miglioramento deve essere incessante e modulata in termini di obiettivi difficili ma raggiungibili
  • L’atleta e l’allenatore devono collaborare nella scelta degli obiettivi di miglioramento dell’atleta stesso
  • L’atleta deve stabilire rapporti chiari e basati su obiettivi da raggiungere con ogni esperto coinvolto nella sua preparazione
  • L’atleta e l’organizzazione sportiva della quale fa parte devono considerare gli errori come la più importante opportunità di miglioramento e non come qualcosa da nascondere
  • L’atleta e la sua organizzazione sportiva possono identificare obiettivi a lungo termine apparentemente anche troppo ambiziosi ma devono stabilire obiettivi e breve e medio termine che siano specifici e percepiti come raggiungibili
  • La comunicazione interpersonale deve essere stimolata e favorita
  • Di ogni ciclo dell’allenamento deve essere percepito, da parte dell’atleta, il valore aggiunto teorico (quello che determina la ragione per cui vale la pena d’impegnarsi in un’attività) e quello realmente fornito all’acquisizione di competenze
  • Utilizzo dell’approccio basato non solo sull’identificazione dei problemi ma pure sulla contemporanea identificazione di soluzioni. Porsi problemi e non soluzioni serve solo ad affondare la stima personale, in ogni situazione bisogna sempre concentrarsi sulle vie d’uscita
  • Il problem solving è un sistema di metodi che quando vengono utilizzati in maniera sistematica durante il cammino di miglioramento, consentono di soddisfare gli obiettivi che si sono posti attraverso un uso efficace delle risorse di cui si dispone. Il problem solving si articola nel modo seguente:
  1. individuazione del problem e delle sue cause,
  2. scelta della soluzione da attuare,
  3. accordo tra le parti nei riguardi della soluzione proposta,
  4. attuazione della soluzione,
  5. verifica dei risultati ottenuti,
  6. inserimento della soluzione nel programma di allenamento

Allenare gli atleti della Generazione Z

Michael Mignano è uno degli autori di questo articolo sulla Generazione Z: Gould, D., Nalepa, J., & Mignano, M. (2019). Coaching Generation Z athletes. Journal of Applied Sport Psychology

Sulla base dei dati raccolti ha di recente scritto alcuni suggerimenti per allenarsi questi giovani nati a partire dal 1996.

L’unicità della Generazione Z  sta nel rapido insorgere di cambiamenti, molto probabilmente a causa dei progressi tecnologici che hanno colto di sorpresa insegnanti, allenatori e personale di supporto.

  • Spiegare il “perché”. Con la tecnologia e le informazioni a portata di mano, gli atleti della Generazione Z si aspettano che gli adulti abbiano fatto il loro lavoro. Fornire una rapida logica per i metodi di allenamento e i piani di allenamento può migliorare la motivazione e lo sforzo dei giovani. Riduce anche le inevitabili domande sul “perché” sia degli atleti che dei genitori.
  • Comunicare efficacemente. Anche se la comunicazione faccia a faccia non è un punto di forza degli atleti della Generazione Z, gli allenatori e il personale di supporto possono sfidare i giovani atleti facendo domande aperte, usando i messaggi di testo solo per la comunicazione logistica, praticando conversazioni faccia a faccia nelle riunioni di squadra o negli allenamenti e cambiando i metodi di comunicazione (ad esempio, video, articoli e dimostrazioni).
  • Essere diretti. Con i tempi di attenzione più brevi degli atleti della Generazione Z, gli allenatori e il personale di supporto possono adattarsi rendendo i loro messaggi più diretti all’inizio e alla fine delle sessioni di allenamento e durante i discorsi pre-partita o durante l’intervallo.
  • Costruire l’indipendenza. Senza dubbio, gli atleti della Generazione Z sono più dipendenti dagli adulti di qualsiasi altra generazione precedente. Dando agli atleti un po’ di autonomia, scelta e responsabilità, gli allenatori e il personale di supporto possono sviluppare competenze relative all’indipendenza. Per esempio, fornire opportunità per il processo decisionale, il pensiero critico e la responsabilità può aiutare gli atleti nello sviluppo personale e professionale.
  • Promuovere la resilienza. Mentre ogni generazione è considerata più “morbida” della precedente, la Generazione Z è nota per avere maggiori difficoltà ad affrontare le avversità. Gli allenatori e il personale di supporto possono creare opportunità per gli atleti per affrontare le avversità e imparare la perseveranza e la resilienza. Creare pressione e situazioni impegnative in allenamento, insieme all’insegnamento di adeguate strategie di coping, può aiutare gli atleti della Generazione Z a gestire meglio le battute d’arresto competitive e personali.

Mentre sono necessarie ulteriori ricerche sulle differenze generazionali negli atleti di oggi, i primi studi hanno fornito informazioni su alcune caratteristiche uniche della Generazione Z. Gli allenatori e il personale di supporto possono beneficiare di questa conoscenza e adattare le loro filosofie di insegnamento e coaching per soddisfare i giovani atleti di oggi.

Empatia e compassione per comunicare con gli altri

Tania Singer e Olga Klimecki (2014) Empathy and compassion. Current Biology, 24, R875-R878.

Questo articolo mette in evidenza l’importanza di due dimensioni umane fondamentali per sostenere le altre persone, soprattutto in momenti di difficoltà e d’incertezza verso il futuro come quelli che stiamo vivendo. Compassione ed empatia dovrebbero essere alla base dei nostri sentimenti verso le altre persone e non egoismo e panico. Se siamo empatici aiutando gli altri aiuteremo anche noi stessi.

“Sebbene i concetti di empatia e compassione esistano da molti secoli, il loro studio scientifico è relativamente giovane. Il termine empatia ha le sue origini nella parola greca “empatheia” (passione), che è composta da “en” (in) e “pathos” (sentimento). Il termine empatia è stato introdotto nella lingua inglese seguendo il concetto tedesco di “Einfühlung” (sentire in), che originariamente descriveva la risonanza con le opere d’arte e solo in seguito è stato usato per descrivere la risonanza tra gli esseri umani. Il termine compassione deriva dalle origini latine ‘com’ (con/insieme) e ‘pati’ (soffrire); è stato introdotto nella lingua inglese attraverso la parola francese compassione. Nonostante l’interesse filosofico per l’empatia e il ruolo fondamentale che la compassione svolge nella maggior parte delle religioni e dell’etica laica, è stato solo alla fine del XX secolo che i ricercatori della psicologia sociale e dello sviluppo hanno iniziato a studiare scientificamente questi fenomeni.

Secondo questa linea di ricerca psicologica, una risposta empatica alla sofferenza può portare a due tipi di reazioni: il disagio empatico, che viene anche chiamato disagio personale, e la compassione, che viene anche chiamata preoccupazione o simpatia empatica. Per semplicità, quando parliamo di queste due diverse famiglie di emozioni, ci riferiamo al disagio empatico e alla compassione. Mentre l’empatia si riferisce alla nostra capacità generale di risuonare con gli stati emotivi degli altri indipendentemente dalla loro valenza – positiva o negativa – il disagio empatico si riferisce a una forte risposta avversa e orientata a se stessi alla sofferenza degli altri, accompagnata dal desiderio di ritirarsi da una situazione per proteggersi da eccessivi sentimenti negativi. La compassione, invece, è concepita come un sentimento di preoccupazione per la sofferenza di un’altra persona, accompagnato dalla motivazione ad aiutare. Di conseguenza, è associata all’approccio e alla motivazione prosociale.

Le ricerche di Daniel Batson e Nancy Eisenberg nel campo della psicologia sociale e dello sviluppo hanno confermato che le persone che provano compassione in una determinata situazione aiutano più spesso di quelle che soffrono di disagio empatico. Inoltre, il lavoro di Daniel Batsons ha mostrato che la misura in cui le persone provano compassione può essere aumentata, per esempio, istruendo esplicitamente i partecipanti a sentirsi con la persona target. È interessante notare che la capacità di provare sentimenti per un’altra persona non è solo una proprietà di una persona o di una situazione, ma può anche essere influenzata dalla formazione.

Per allenare le emozioni sociali come la compassione, la recente ricerca psicologica ha fatto sempre più spesso ricorso a tecniche di meditazione che favoriscono sentimenti di benevolenza e gentilezza. La tecnica più utilizzata è chiamata “addestramento alla gentilezza amorevole”. Questa forma di pratica mentale si svolge in silenzio e si basa sulla coltivazione della cordialità verso una serie di persone immaginarie. Di solito si inizia la pratica visualizzando una persona a cui ci si sente molto vicini e poi si estende gradualmente il sentimento di gentilezza verso gli altri, compresi gli estranei e, in un secondo momento, anche le persone con cui si ha difficoltà. In definitiva, questa pratica mira a coltivare sentimenti di benevolenza verso tutti gli esseri umani”.

Allenatori non mollate gli atleti

Mai come in questi giorni il ruolo dell’allenatore è determinante per sostenere i propri atleti.

Non si deve rinunciare a svolgere il ruolo di guida, altrimenti è facile che gli atleti si sentano solo scoraggiati, abbandonati e pensino che se non si può fare come prima, allora non c’è niente da fare.

La situazione è difficile per tutti, ma lo è ancora di più per chi pratica gli sport di contatto e in palestra, le gare non ci sono è difficile allenarsi e la frustrazione può diventare lo stato d’animo dominante.

Il compito delle società sportive e degli allenatori è ora insostituibile per fornire indicazioni su come allenarsi ma soprattutto per condividere con gli atleti questa esperienza.

Non mollate!

10 cose da fare per gli atleti

  1. stabilire con loro obiettivi di miglioramento
  2. fornire un programma da svolgere fisico, tecnico-tattico e mentale
  3. dare un sistema di valutazione dei loro progressi
  4. ricercare video da commentare insieme
  5. organizzare sfide online o all’aria aperta
  6. ascoltare quello che gli atleti hanno da dire
  7. parlare con loro delle difficoltà di allenarsi in questo nuovo modo
  8. valorizzare questo tipo di allenamento e i benefici che determina
  9. rinforzare il loro impegno e correggere gli errori
  10. essere determinati nel guidare gli atleti

 

 

Suggerimenti per ripresa sport in atleti con Covid-19

Wilson, M. e colleghi (2020). Cardiorespiratory considerations for return-to-play in elite athletes after COVID-19 infection: a practical guide for sport and exercise medicine physicians. British Journal of Sport Medicine, 54 (19).

La SARS-CoV-2 è il virus responsabile della pandemia COVID-19. Questa pandemia ha reso necessario che tutti gli sport professionistici e quelli d’élite siano sospesi, rinviati o cancellati del tutto per ridurre al minimo il rischio di diffusione virale. Con la diminuzione del tasso d’infezione e l’abolizione delle restrizioni di quarantena, si pone la domanda su come gli atleti possano riprendere in sicurezza lo sport agonistico. Data la rapida evoluzione delle conoscenze di base sul virus e le mutevoli raccomandazioni governative e di salute pubblica, una risposta precisa a questa domanda è ricca di complessità e sfumature. Senza dati consolidati le decisioni sul ritorno allo sport (RTP) sono particolarmente difficili per gli atleti d’elite, con il sospetto che il virus COVID-19 possa portare a una significativa compromissione cardio-respiratoria in una minoranza di atleti. Ci sono ora dati consistenti di atleti che riportano sintomi persistenti e residui molte settimane o mesi dopo l’infezione iniziale da COVID-19. Questi sintomi includono tosse, tachicardia e affaticamento estremo. Per sostenere la sicurezza della ripresa, forniamo ai medici dello sport e dell’esercizio raccomandazioni pratiche su come escludere le complicazioni cardio-respiratorie del COVID-19 negli atleti d’elite che impegnano in modo sostenuto il loro sistema cardio-respiratorio. Con l’emergere di nuove prove, la guida per una RTP sicura dovrebbe essere aggiornata.

Questo articolo è reso liberamente disponibile per l’uso in conformità con i termini e le condizioni del sito web del BMJ per la durata della pandemia di covid-19 o fino a quando altrimenti determinato da BMJ. È possibile utilizzare, scaricare e stampare l’articolo per qualsiasi scopo legale e non commerciale (compreso il text mining e il data mining) a condizione che vengano mantenuti tutti gli avvisi di copyright e i marchi commerciali.

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L’allenamento

Riflettere su questa idea.

L’allenamento è:

Sentirsi comodi in una situazione scomoda

Come allenare il riscaldamento mentale

Nella preparazione alla competizione la fase del riscaldamento rappresenta un’opportunità per prepararsi mentalmente all’inizio della gara, dando il tempo agli atleti di concentrarsi sul compito che li attende. È riconosciuto che molti atleti completano una qualche forma di preparazione mentale prima delle gare. Le strategie tipiche includono:

  1. la visualizzazione della prestazione
  2. la ripetizione di parole chiave
  3. la ricerca dell’attivazione ottimale tramite esercizi fisici e tecnici
  4. la rapidità e precisione
COME TI PREPARI ALLA GARA? AL VIA SEI SEMPRE PRONTO?
HAI MAI PENSATO DI EFFETTUARE UNA ROUTINE MENTALE E NON SOLO FISICA?
VUOI SAPERNE DI PIU’ E ALLENARTI A ENTRARE SUBITO IN GARA?
SCRIVIMI E LO FAREMO INSIEME

 

Atletica e allenamento dopo coronavirus

Continua la diffusione dei 10 obiettivi per allenarsi con successo e piacere.

Ora è stato pubblicato sul sito online della FIDAL e Centro Studi.

 

10 obiettivi per allenarsi con piacere e successo lontano dalle gare

Tutto riprende, ci si allena di nuovo, ma non è proprio come prima, non solo perché sono mesi che non andiamo al campo o in palestra o al palazzetto ma perchè non c’è la cosa principale: le gare. Ciò nonostante dobbiamo allenarci, per ritrovare la forma psicofisica e tecnica perduta, per migliorarci ancora una volta e raggiungere livelli più elevati. Questa è la vita dell’atleta, allenarsi per gareggiare e realizzare i propri sogni. Per queste ragioni ho scritto quali potrebbero 10 obiettivi per mantenersi motivati e soprattutto per ritrovare il piacere di allenarsi in modo efficace.
  1. Ricominciare ad allenarsi in campo non è la stessa cosa che ripetere le stesse cose come se nulla fosse successo – È un nuovo inizio, e ognuno deve imparare dall’esperienza di questi mesi. Per molti la gare sono ancora lontane ma la tua motivazione va accesa subito, stabilendo gli obiettivi per essere pronti quando riprenderà la stagione agonistica.
  2. La vita è un continuo cambiamento – Stabilisci quali sono i cambiamenti che vuoi ottenere e inizia subito il cammino per raggiungerli.
  3. Accetta questa condizione inaspettata - Alcune persone preferiscono pensare: “perché proprio a me doveva capitare di vivere questa situazione di lockdown” e così coltivano il proprio vittimismo mentre altre pensano: “Perché non doveva capitare proprio a me”. Questo secondo approccio permette di vivere in modo attivo le situazioni negative, sostiene la motivazione personale e la ricerca di un ruolo propositivo.
  4. Una nuova opportunità – Pensa ai motivi per cui questo nuovo periodo di allenamento può rappresentare un’occasione di miglioramento che non avresti mai avuto.
  5. Concentrati sulla tua crescita personale – Ogni situazione, quindi anche il lockdown e la ripresa degli allenamenti senza le gare, rappresenta uno stimolo per conoscerti e imparare a reagire con pensieri, emozioni e azioni. In questo modo potenzi il nostro self-control.
  6. Impegnati ogni giorno – Ogni giorno fai un passo per realizzare il sogno della tua vita.  Molti atleti non coltivano i loro sogni perché hanno paura di restare delusi se non riusciranno a realizzarli. Altri corrono il il rischio e s’impegnano al massimo senza avere alcuna certezza del risultato finale.
  7. Usa gli errori come istruzioni per migliorare – E’ vero che gli errori sono l’unica occasione di miglioramento. Impara a conoscerli e ad accettare che le prestazioni eccellenti si fondano sulla correzione di migliaia di errori commessi sino a quel momento.
  8. Usa strategie appropriate per gestire lo stress – In questo periodo d’incertezza momenti di ansia, preoccupazione, depressione, umore instabile sono fenomeni comuni a molte persone. Non è questo il problema, dobbiamo convivere con le nostre paure. Diventa però un problema se non fai nulla per superare questi momenti e, quindi, l’allenamento mentale praticato quotidianamente permette di uscire da questi stati mentali negativi e limitanti la nostra vita.
  9. Condividi i tuoi pensieri - non metterti in una condizione di distanza psicologica dalle persone che per te sono importanti. Invece, ascoltale e parla con loro, condividi pensieri, sentimenti e azioni.
  10. Sii ottimista – L’ottimismo è l’arte di dare un senso temporaneo e non permanente a ciò che ci accade. Si tratta di riconoscere che domani sarà un giorno migliore grazie alle nostre capacità personali impiegate al loro meglio.

 

 

 

 

Gli obiettivi di questo lungo periodo di allenamento

Recentemente ho scritto un blog intitolato  ”Ritorno al campo, come ci si allena senza gare?” in cui chiedevo:

Oggi, quali aspetti vanno allenati, gli stessi di sempre con le stesse modalità oppure sarebbe più funzionale a questo periodo allenarsi mentalmente in modo diverso, dedicando più tempo alla stabilizzazione di competenze alle quali di solito viene dedicato meno attenzione (e.g., fra le altre respirazione per le diverse situazioni di allenamento, gestione della pause, approccio iniziale all’allenamento, consapevolezza propriocettiva, aspetti mentali del warm-up), perché la maggior parte della preparazione mentale è orientata a rispondere alle esigenze del calendario delle competizioni?

Stabilire obiettivi. Avere nuovi obiettivi è necessario, poiché questo periodo di allenamento è stato e continuerà a essere molto più lungo dell’abituale. Gli atleti devono considerare questo periodo come un’opportunità per continuare a migliorare. I loro obiettivi non cambieranno ma la tempistica di questi obiettivi dovrà essere adattata alla mancanza di gare.

Essere resilienti e tenaci. Sapersi adattare a questo momento della carriera si basa su queste due competenze psicologiche, più che mai indispensabili per mantenere un livello motivazionale elevato durante gli allenamenti. La rapidità e la qualità dell’adattamento avrà un impatto notevole su come si comporteranno in futuro. Resilienza e tenacia rispetto a come i loro concorrenti stanno reagendo e affrontando. Se riescono ad adattarsi meglio dei loro avversari, allora torneranno a fare sport meglio preparati.

Usare il tempo con saggezza. Ora vi è molto tempo,  molto di più di sempre. Dovrebbe essere usato come opportunità per lavorare su quelle abilità che di solito sono più trascurate o su cui non sono stati in grado di lavorare in precedenza. Per esempio, l’importanze delle pause nel proprio sport per recuperare energia fisica e mentale e rifocalizzarsi sull’immediato futuro, sviluppare un training dell’attenzione e migliorare nella gestione dei propri stress e momenti negativi.

Condividere. E’ sempre importante avere accanto delle persone con cui condividere i sogni e le paure, gli obiettivi e gli ostacoli sul percorso, le conquiste e gli errori. Il distanziamento fisico non deve comportare una distanza psicologica dalle persone che per gli atleti sono importanti.

Per saperne di più scrivimi!