Archivio per la categoria 'Tiro a volo'

Come migliorare la fiducia del tennista

Migliorare la fiducia di un tennista è fondamentale per le sue prestazioni in campo. Ecco alcune strategie per aumentare la fiducia dei giocatori nel tennis:

  1. Parlare a se stessi in modo positivo: Incoraggiare il giocatore a sviluppare un linguaggio positivo durante le partite e le sessioni di allenamento. Aiutatelo a sostituire i pensieri negativi con affermazioni positive e responsabilizzanti. Ad esempio, invece di pensare: “Non riesco a fare questo colpo”, può dire: “Posso farlo, mi sono esercitato molte volte su questo colpo”.
  2. Concentrarsi sui punti di forza: Identificare i punti di forza del giocatore e aiutarlo a sviluppare fiducia in queste aree. Incoraggiateli a fare affidamento sui loro punti di forza durante le partite e ricordate loro i successi ottenuti in passato.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Lavorare con il giocatore per fissare obiettivi realistici e raggiungibili. Suddividete gli obiettivi più grandi in passi più piccoli e gestibili. Il raggiungimento di questi obiettivi darà un senso di realizzazione e aumenterà la fiducia.
  4. Visualizzazione: Incoraggiate il giocatore a visualizzare il successo. Chiedete loro di immaginarsi mentre eseguono le azioni, vincono i punti e infine vincono le partite. La visualizzazione può aiutare a rafforzare la fiducia e la preparazione mentale.
  5. Allenamento e preparazione: L’allenamento e la preparazione costanti sono fondamentali per la fiducia. Assicuratevi che il giocatore sia adeguatamente preparato fisicamente e mentalmente per le partite. Esercitarsi in diversi scenari e situazioni di partita per acquisire fiducia nella gestione delle sfide che pone la partita.
  6. Rinforzo positivo: Fornire rinforzi positivi ed elogi per gli sforzi e i miglioramenti del giocatore. Riconoscere i risultati ottenuti, anche quelli più piccoli, e offrire incoraggiamento e sostegno.
  7. Imparare dagli errori: Aiutate il giocatore a capire che sbagliare fa parte del processo di apprendimento. Incoraggiatelo a considerare gli errori come opportunità di crescita piuttosto che come fallimenti. Analizzare e imparare dagli errori per evitare di ripeterli in futuro.
  8. Costruire una rete di sostegno: Formare una squadra che lo sostenga. Avere persone che credono nelle sue capacità e che lo incoraggiano può aumentare notevolmente la sua fiducia.
  9. Sviluppare una routine pre-partita: Stabilire una routine pre-partita coerente che includa il riscaldamento fisico, la preparazione mentale e i rituali che aiutano il giocatore a entrare nella giusta mentalità. Seguire una routine può dare un senso di controllo e familiarità, aumentando la fiducia.
  10. Concentrarsi sul momento presente: Insegnare al giocatore a concentrarsi sul momento presente, senza soffermarsi sugli errori del passato o preoccuparsi del futuro. Aiutateli a sviluppare tecniche come la respirazione profonda, la mindfulness o la meditazione per rimanere concentrati e sicuri durante le partite.

Ricorda che la costruzione della fiducia richiede tempo e sforzi costanti.E’ necessario incoraggiare il giocatore a essere paziente con se stesso e a festeggiare ogni passo avanti, indipendentemente dal risultato della partita.

Cosa deve fare un allenatore per allenare i giovani in uno sport individuale

Un allenatore che desidera allenare i giovani in uno sport individuale dovrebbe tenere conto di diversi aspetti per garantire un allenamento efficace e sicuro. Ecco alcuni suggerimenti:
  1. Comprendere le esigenze dei giovani: Ogni giovane è un individuo unico con diverse capacità, livelli di sviluppo e obiettivi. L’allenatore dovrebbe prendersi il tempo per conoscere gli atleti e capire le loro esigenze, i loro punti di forza e le loro debolezze.
  2. Creare un ambiente positivo: Gli allenatori dovrebbero creare un ambiente di allenamento positivo, inclusivo e stimolante. Devono promuovere una cultura di rispetto, collaborazione e sostegno reciproco tra gli atleti.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Gli allenatori dovrebbero aiutare i giovani a stabilire obiettivi realistici e raggiungibili, adattati alle loro capacità e livello di sviluppo. Gli obiettivi dovrebbero essere suddivisi in obiettivi a breve termine e a lungo termine, in modo che gli atleti possano monitorare i progressi lungo il percorso.
  4. Fornire una formazione tecnica adeguata: L’allenatore deve insegnare e sviluppare le abilità tecniche specifiche dello sport. Ciò richiede una solida comprensione dei fondamenti tecnici e la capacità di spiegare e dimostrare correttamente le tecniche agli atleti.
  5. Costruire una base di abilità solida: Prima di passare a compiti più avanzati, è essenziale che i giovani acquisiscano una solida base di abilità. L’allenatore dovrebbe dedicare tempo all’allenamento dei fondamentali, come la tecnica di base, il controllo della palla o l’equilibrio, e successivamente progredire verso abilità più complesse.
  6. Programmare l’allenamento in modo appropriato: Gli allenatori dovrebbero pianificare sessioni di allenamento bilanciate, che includano adeguati tempi di riscaldamento, esercizi specifici, allenamento fisico e tempo per il recupero. Dovrebbero anche tenere conto del livello di sviluppo fisico degli atleti e adattare l’intensità e la durata dell’allenamento di conseguenza.
  7. Sviluppare abilità mentali: L’allenatore dovrebbe insegnare agli atleti giovani l’importanza delle abilità mentali nello sport, come la concentrazione, la gestione dello stress e la resilienza. Possono incoraggiare abitudini mentali positive e fornire strategie per affrontare le sfide e il fallimento.
  8. Monitorare i progressi e fornire feedback: È importante che l’allenatore monitori i progressi degli atleti e fornisca un feedback costruttivo. Questo può aiutare gli atleti a comprendere le aree in cui possono migliorare e a mantenere la motivazione. L’allenatore dovrebbe anche riconoscere e celebrare i successi degli atleti per incoraggiare un senso di realizzazione e soddisfazione.
  9. Prevenire infortuni: L’allenatore deve educare gli atleti sulla sicurezza e prevenzione degli infortuni. Dovrebbero includere sessioni di riscaldamento adeguato, incoraggiare una tecnica corretta e assicurarsi che gli atleti abbiano l’attrezzatura protettiva necessaria.
  10. Promuovere il divertimento e la partecipazione: Infine, l’allenatore dovrebbe promuovere il divertimento nello sport e incoraggiare una partecipazione attiva da parte degli atleti. Devono creare un ambiente in cui gli atleti si sentano coinvolti, motivati e desiderosi di migliorare.

Ricorda che ogni sport individuale può avere specificità e bisogni unici, quindi l’allenatore dovrebbe adattare queste linee guida in base al contesto specifico.

Report 2023 “Sport a scuola” in Inghilterra descrive una condizione drammatica

Questi sono i dati del Report del 2023  sul tema “Educazione fisica e sport a scuola” relativo in Inghilterra.

I nostri figli sono:

Più infelici

  1. Il 97% degli insegnanti è preoccupato per la salute mentale dei giovani nella propria scuola.
  2. In Inghilterra il numero di bambini che necessitano di cure per problemi di salute mentale è aumentato del 39% in un anno.
  3. Il 18% dei bambini tra i 7 e i 16 anni presenta un probabile disturbo mentale.
  4. Il 45% dei genitori è preoccupato per la salute mentale dei propri figli.

Meno in salute

  1. Il 73% degli insegnanti è preoccupato per la salute fisica dei giovani della propria scuola.
  2. I tassi di obesità sono più alti rispetto a prima della pandemia. In Inghilterra, la prevalenza di bambini con obesità è del 10,1% e del 23,4% per i bambini del sesto anno. Questi dati sono diminuiti rispetto all’anno scorso, ma sono ancora più alti di quelli precedenti la pandemia.

Più distratti

  1. La maggior parte dei genitori (78%) ritiene che i bambini passino troppo tempo online e non abbastanza con gli altri di persona.
  2. Più di 3 genitori su 5 (62%) ritengono che le distrazioni digitali
  3. che i loro figli passino meno tempo ad essere attivi.
  4. Quasi la metà (46%) dei bambini tra i 7 e gli 8 anni
  5. e il 38% dei ragazzi tra i 9 e gli 11 anni concorda sul fatto che passano più tempo online o a guardare la TV che a parlare con la famiglia.

Attività fisica

  1. Meno della metà (47%) dei giovani inglesi rispetta i livelli minimi di attività fisica.
  2. Il 72% dei genitori è preoccupato che i giovani non facciano abbastanza attività fisica, ma solo il 43% dei genitori è consapevole che i bambini dovrebbero essere attivi per 60 minuti o più al giorno.
  3. per 60 minuti o più al giorno.
  4. Il 54% dei bambini vorrebbe fare più attività fisica o sport di quanto ne faccia attualmente, con un aumento rispetto al 44% del 2014.

Educazione fisica e sport scolastico

  1. In Inghilterra, le ore di educazione fisica sono diminuite nell’ultimo decennio, con una riduzione dell’11,1% da 326.277 a 290.033 dal 2011.
  2. Anche il numero di insegnanti di educazione fisica in Inghilterra è diminuito negli ultimi 10 anni, passando da 26.005 nel 2011 a 23.708, con un calo dell’8,8%.
  3. Mentre circa la metà (52%) degli operatori ritiene che l’educazione fisica, lo sport scolastico e l’attività fisica siano considerati prioritari all’interno delle loro scuole, un quarto (26%) è in disaccordo o in forte disaccordo sul fatto che ciò avvenga nelle loro scuole.

Ciò di cui abbiamo bisogno è:

  1. Un’azione urgente: Ricostruire giovani più sani, più felici e più resistenti e livellare le condizioni di gioco per i più svantaggiati.
  2. Cambio generazionale: Bilanciare le esigenze dell’era digitale attraverso il legame umano del gioco fisico e dello sport.
  3. Cambiamento sociale: Trasformare la percezione e l’atteggiamento della società nei confronti dell’importanza dell’alfabetizzazione fisica, del gioco e dello sport nell’educazione e nello sviluppo dei giovani.

Quali sono le difficoltà di un adolescente in gara?

Gli atleti adolescenti possono affrontare diverse difficoltà durante le gare. Ecco alcune delle sfide più comuni che potrebbero affrontare:

  1. Pressione sociale: Gli adolescenti spesso si trovano ad affrontare la pressione sociale da parte dei loro compagni di squadra, degli allenatori, dei genitori e persino dei loro coetanei. L’aspettativa di prestazioni eccellenti può mettere molta pressione sull’atleta, aumentando lo stress e l’ansia.
  2. Bilanciamento degli impegni: Gli atleti adolescenti possono avere difficoltà nel bilanciare gli impegni sportivi con quelli scolastici e sociali. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti e alle competizioni può interferire con lo studio, le amicizie e altre attività extra-curriculari.
  3. Crescita e sviluppo fisico: Durante l’adolescenza, gli atleti sperimentano un rapido sviluppo fisico, che può comportare cambiamenti nella forza, nella coordinazione e nell’equilibrio. Questa fase di transizione può rendere più difficile mantenere la coerenza delle prestazioni e adattarsi alle nuove esigenze del corpo.
  4. Lesioni e infortuni: Gli atleti adolescenti possono essere più suscettibili a lesioni e infortuni rispetto agli atleti più anziani. Il loro corpo è ancora in fase di sviluppo e potrebbero essere presenti squilibri muscolari o una minore stabilità articolare, aumentando il rischio di infortuni durante la pratica sportiva.
  5. Pressione da parte dei genitori: Alcuni atleti adolescenti possono affrontare la pressione dei genitori, che possono avere aspettative irrealistiche o proiettare i loro desideri sull’atleta. Questo può creare tensioni e influire negativamente sulla motivazione e sul benessere dell’atleta.
  6. Aspetti psicologici: L’adolescenza è un periodo di transizione emotiva e psicologica. Gli atleti adolescenti possono affrontare sfide come la gestione dello stress, l’ansia da prestazione, la mancanza di fiducia in se stessi e l’equilibrio tra la motivazione intrinseca ed estrinseca.
  7. Competizione intensa: Le competizioni sportive possono essere estremamente intense, specialmente a livello agonistico. Gli atleti adolescenti possono trovarsi a competere contro avversari più esperti, più forti o più grandi di loro, il che può mettere a dura prova la loro resilienza mentale e le loro abilità tecniche.

È importante sottolineare che le difficoltà possono variare da atleta a atleta. Alcuni adolescenti potrebbero affrontare solo alcune di queste sfide, mentre altri potrebbero sperimentarle tutte. È fondamentale fornire un adeguato supporto emotivo, fisico e psicologico agli atleti adolescenti per aiutarli ad affrontare queste difficoltà e promuovere un sano sviluppo sportivo e personale.

Il ruolo dell’allenatore nello sviluppo dell’adolescente

Il ruolo di un allenatore nel guidare un giovane atleta adolescente è di fondamentale importanza per il suo sviluppo sportivo e personale. Ecco alcuni aspetti chiave del ruolo di un allenatore in questa fase:

  1. Istruzione tecnica: L’allenatore deve fornire una solida base tecnica all’atleta adolescente. Questo include insegnare le abilità specifiche del loro sport, migliorare la tecnica e l’esecuzione, e sviluppare una comprensione approfondita delle tattiche di gioco. L’allenatore dovrebbe fornire feedback costante sull’esecuzione dell’atleta e proporre esercizi mirati per migliorare le prestazioni.
  2. Sviluppo fisico: Durante l’adolescenza, il corpo dell’atleta sta attraversando un periodo di rapido sviluppo e cambiamenti. L’allenatore deve aiutare l’atleta a sviluppare una solida base fisica, includendo l’allenamento della forza, l’agilità, l’equilibrio e la resistenza. È importante adattare l’allenamento in base alle caratteristiche individuali dell’atleta e ai suoi livelli di sviluppo.
  3. Educazione mentale: Gli adolescenti spesso affrontano sfide emotive e psicologiche durante questo periodo di transizione. L’allenatore dovrebbe svolgere un ruolo di guida nella gestione dello stress, nella costruzione della fiducia e nella promozione di un atteggiamento mentale positivo. L’allenatore può insegnare strategie di focalizzazione, gestione delle emozioni e risoluzione dei problemi per aiutare l’atleta a superare gli ostacoli mentali.
  4. Supporto emotivo: L’adolescenza può essere un momento difficile per molti giovani atleti, con pressioni provenienti da diverse fonti, come la scuola, la famiglia e gli amici. L’allenatore dovrebbe essere un punto di riferimento e un supporto emotivo per l’atleta. Dovrebbe incoraggiare la comunicazione aperta, ascoltare le preoccupazioni dell’atleta e offrire un ambiente sicuro in cui l’atleta si senta sostenuto e compreso.
  5. Sviluppo di valori e carattere: L’allenatore ha un’influenza significativa sulla formazione dei giovani atleti come individui. Dovrebbe promuovere valori come il fair play, l’etica del lavoro, il rispetto e la responsabilità. L’allenatore dovrebbe incoraggiare l’atleta a fissare obiettivi realistici, a sviluppare una forte etica di allenamento e a comprendere l’importanza della disciplina e dell’impegno nel raggiungere il successo.

In sintesi, il ruolo di un allenatore nel guidare un giovane atleta adolescente va oltre l’aspetto tecnico dello sport. Un buon allenatore crea un ambiente di apprendimento positivo, in cui l’atleta può sviluppare le proprie abilità, superare le sfide e crescere sia come atleta che come individuo.

Addio all’esplosiva e indimenticabile Tina Turner

Una spiegazione definitiva di cosa si debba intendere per resilienza c’è l’ha fornita Tina Turner nel maggio del 2018 dichiarando a Marie Claire:

«La gente pensa che la mia vita sia stata dura, ma penso che sia stato un viaggio meraviglioso. Più invecchi, più ti rendi conto che non è quello che è successo che conta, ma è come lo affronti».

Nei giorni in cui ti senti un po’ giù, sentire Tina Turner è veramente una ventata di energia esplosiva che fa bene all’anima. Tutto in lei trasmetteva forza, a partire dalla sua voce, i movimenti, la musica.  La sua vita ha rappresentato il potere dell’ottimismo nonostante le difficoltà. Nonostante la separazione dei genitori e le violenze ripetute subite dal primo marito per citarne solo alcune.

Ottimismo come emerge dal testo di “Non abbiamo bisogno di un altro eroe“.

Fuori dalle rovine

fuori dalle macerie
Non possiamo commettere gli stessi errori questa volta
Noi siamo i bambini,
l’ultima generazione
Noi siamo quelli dimenticati
E mi chiedo quando mai cambieremo
Vivendo sotto la paura, finché non rimane altro

Non abbiamo bisogno di un altro eroe
Non ci serve di conoscere la strada di casa
Tutto ciò che vogliamo è la vita oltre la cupola del tuono

Cercando qualcosa a cui poter fare affidamento
Deve esserci qualcosa di meglio là fuori
amore e compassione, il loro giorno sta arrivando
Tutto il resto sono castelli costruiti in aria
E mi chiedo quando mai cambieremo
Vivendo sotto la paura, finché non rimane altro
Tutti i bambini dicono

Non abbiamo bisogno di un altro eroe
Non ci serve di conoscere la strada di casa

Tutto ciò che vogliamo è la vita oltre la cupola del tuono
Perciò cosa facciamo con le nostre vite?
Lasciamo solo un segno
La nostra storia splenderà come una luce
O finirà nel buio
Diamo tutto o niente!

 

Come insegnare l’uso dei social media ai giovani

La scorsa settimana l’American Psychological Association ha pubblicato la sua prima guida sull’uso dei social media in età adolescenziale, una serie di 10 raccomandazioni per educatori, politici, aziende tecnologiche e genitori, con l’obiettivo di aiutare gli adolescenti a utilizzare la tecnologia in modo sicuro e positivo.

Il gruppo ha affermato che gli adolescenti dovrebbero essere monitorati per individuare un uso “problematico” dei social media e che è importante ridurre al minimo l’esposizione degli adolescenti al cyberbullismo, all’odio online e ai contenuti che li inducono a confrontare il proprio aspetto fisico con quello degli altri. Ha inoltre sottolineato l’importanza di insegnare agli adolescenti la cittadinanza digitale.

Allo stesso tempo, l’A.P.A. ha riconosciuto che le aziende tecnologiche hanno un ruolo da svolgere in tutto questo, invitandole a considerare se funzioni come lo scorrimento infinito e il pulsante “mi piace” siano adeguate allo sviluppo degli adolescenti.

Ma come tutti i genitori sanno, l’onere principale è quello di monitorare ed educare i propri figli e di stare al passo con una tecnologia in rapida evoluzione. E cercare di farlo può risultare frustrante e inefficace. Le richieste poste ai genitori vanno oltre le normali capacità.

Ma cosa potrebbero fare per ridurre i danni dei social media?

All’inizio è consigliato di essere disponibili.

Una fase critica l’uso dei social media nei bambini di età è tra i 10 e i 14 anni. L’obiettivo è fornire una guida pratica. Una famiglia potrebbe decidere che all’inizio il bambino si limiterà a una sola applicazione e che per i primi sei mesi i genitori esamineranno i post e le richieste di amicizia con il figlio. Ciò richiede disponibilità da parte dei genitori ma anche solo 5 minuti al giorno sono già un tempo sufficiente. Però niente schermi dopo le 21.00.

L’uso notturno dei social è la causa principale dell’insorgenza di disturbi del sonno.  Lasciamo tablet e smartphone fuori dalla camera da letto, mettendoli in uno spazio comune per la notte.

Dobbiamo aiutare gli adolescenti a capire come i social media influenzano il loro cervello. La parte centrale del cervello, il “cervello sociale”, si sta costruendo attivamente durante l’adolescenza ed è la più suscettibile alle influenze esterne. La parte anteriore del cervello, invece, che gestisce aspetti come il processo decisionale, la riduzione dei rischi e la regolazione delle emozioni, si sviluppa fino alla fine dei 20 anni. Quindi gli adolescenti agiscono con un cervello sociale molto attivo, che li rende molto vulnerabili alla pressione dei coetanei e alla ricerca di novità. E ricevono poche informazioni dalla parte anteriore del cervello che dice loro di fermarsi e di fare una pausa.

Tutti i contenuti, i feedback e gli stimoli disponibili online sono facilmente accessibili ai bambini proprio quando il loro cervello sociale si sta sviluppando,

E’ importante chiedere ai giovani se percepiscono di avere il controllo o di essere controllati dai social. Questa domanda è particolarmente efficace per valutare se l’uso dei social media da parte di un adolescente si diventato problematico. Se l’adolescente risponde avere problemi, si apre la possibilità di parlare di strategie di gestione. Per esempio, si può insegnare a impostare un timer per assumersi la responsabilità del tempo trascorso sullo schermo e di capire come comportarsi quando il timer suona e si vuole continuare a rimanere online.

Sebbene l’invito dell’A.P.A. a limitare l’uso dei social media da parte degli adolescenti per confrontarsi con gli altri possa sembrare nebuloso, un approccio consiste nell’insegnare agli adolescenti a fare un semplice controllo di pancia chiedendosi: “Qualcuno di questi account mi fa sentire peggio con me stesso o con il mio corpo?” Sebbene gli effetti negativi dei social media sull’immagine corporea delle ragazze siano stati ampiamente discussi, il dottor Nagata ha sottolineato che i genitori dovrebbero incoraggiare questo tipo di pratica con i figli di entrambi i sessi.

Anche se è meno compreso e meno trattato, anche i ragazzi sono suscettibili di queste influenze. Gli studi hanno dimostrato che l’uso di Instagram nei ragazzi e negli uomini è associato al salto dei pasti, all’alimentazione disordinata, all’insoddisfazione per i muscoli e persino all’uso di steroidi anabolizzanti.

Soprattutto con gli adolescenti più grandi, è bene condurre le conversazioni con curiosità, non con giudizio. L’approccio è davvero fondamentale. Dobbiamo aiutare i ragazzi a capire perché stiamo ponendo la domanda. Non è una domanda accusatoria, critica o giudicante. inoltre, gli adolescenti possono non essere onesti o non voler parlare con voi, ma il compito di un genitore è quello di continuare a chiedere.

I diritti dei giovani e i compiti degli allenatori

Spesso mi chiedo perché continuare a parlare di sport e di prestazioni sportive quando viviamo un periodo in cui domina l’incertezza. Inoltre, lo stesso sport e il calcio non sono immuni da problemi gravi in cui sono coinvolti gli atleti e le loro organizzazioni, dal doping alle partite truccate, dai falsi in bilancio alle truffe connesse all’acquisizione delle manifestazioni sportive di importanza mondiale. Se ci fermiamo solo a questi aspetti della nostra società non dovremmo ovviamente occuparci di sport, ma probabilmente non dovremmo più occuparci di nulla se pensassimo che “tutti sono dei ladri”.

Poi ci sono i giovani con le loro aspettative e motivazioni di riuscire a realizzare i propri sogni, ed è proprio questo che mi spinge a parlare di sport. Non possiamo lasciarli soli nel cercare la loro strada, non possiamo di certo lasciarli preda dei tanti che li vogliono consigliare solo per soddisfare il loro narcisismo. Dobbiamo invece trasmettergli:

  • la consapevolezza nelle proprie qualità e nella necessità del miglioramento continuativo
  • la capacità di accettare gli errori e le sconfitte, vivendoli come le uniche esperienze che permettono di migliorare
  • il piacere d’impegnarsi per raggiungere i loro sogni
  • la convinzione che il potere dell’atleta si esercita al 100×100 nel fornire le migliori prestazioni di cui si è capaci e non nel vincere
  • la convinzione che le esperienze emotive provate in allenamento e in gara sono un modo per imparare a gestire se stessi nei momenti di maggiore intensità e stress della loro vita
  • la capacità di gioire e di essere orgogliosi di se stessi
  • la capacità di rispettare gli avversari  e i giudici di gara
  • la capacità di accettare le difficoltà come una parte essenziale e presente in ogni prestazione anche quando si è veramente ben preparati a gareggiare

Per queste ragioni, insegnare ai giovani che vogliono diventare bravi in quello che fanno è un’esperienza molto impegnativa e diversa dal lavorare insieme ad atleti adulti o che già hanno raggiunto visibilità a livello internazionale. Sono giovani adolescenti, ragazzi e ragazze, che s’impegnano per scoprire se hanno le qualità per emergere nello sport e per tramutare la loro passione in una carriera sportiva di alto livello.

Negli sport individuali, per alto livello dobbiamo intendere un atleta capace di gareggiare in modo competitivo a livello internazionale. Negli sport di squadra, ci si riferisce al giocare almeno a livello dei due campionati nazionali di massimo livello (dove lo spazio per giocare è troppo spesso occupato da giocatori stranieri).Sappiamo che una volta stabiliti, questi obiettivi a lungo termine, vanno comunque messi da parte perché ci si deve concentrare su quanto serve fare per migliorare e perseguire quotidianamente questo obiettivo. Sappiamo anche che non è facile acquisire questa mentalità, a causa degli errori che si commettono continuamente. Mettono alla prova le convinzioni personali che devono sostenere l’atleta nel reagire immediatamente a un singolo errore così come a una prestazione di gara insoddisfacente.

Insegnare ai giovani ad acquisire questa mentalità aperta verso gli errori, interpretandoli come unica occasione, dovrebbe essere l’obiettivo di ogni allenatore. Dobbiamo insegnare quello che affermava Aristotele e cioè che:

“Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza quindi non è un atto ma una abitudine”.

Infatti, lo sport è pieno di storie di giovani che sono stati rovinati dal loro talento (fisico e tecnico), perché hanno pensato che questo dono fosse sufficiente per avere successo e quando poi la vita li ha messi di fronte alle prove decisive non sono stati capaci di fronteggiarli. Perché noi siamo ciò che facciamo quotidianamente, studio, lavoro e per gli atleti allenamento. Bisogna essere consapevoli che l’eccellenza nasce dall’abitudine ad allenarsi con dedizione e intensità. Chi non capisce che questa è la strada da percorrere quotidianamente, crede di sopperire con il proprio talento naturale; purtroppo è solo un’illusione che alle prime asperità verrà demolita. A controprova dell’importanza di questo approccio mentale, si può riportare quanto ha detto Roger Federer all’età di 38 anni:

“Per poter affrontare i più giovani ho dovuto reinventare il mio gioco, il tennis è in costante evoluzione”.

Coaching alle nuove sfide

Molti parlano di Coaching e lo fanno spesso in modo urlato, promettendo la luna dopo una passeggiata sui carboni ardenti. Il Coaching è un processo di cambiamento e richiede del tempo. Non si cambia in un fine settimana ma si possono avere delle intuizioni su come saremmo ed è già molto.  Bisogna sapere che tutti possiamo migliorare, anche se nessuno dice che sarà facile. Se siamo disposti ad accettare questo approccio allora possiamo incamminarci su questa strada guidati da un coach.  Il Coaching così inteso permette di trovare una soluzione concreta alle principali domande che pongono dirigenti e giovani talenti, atleti e allenatori, capi e collaboratori, professionisti e imprenditori. Sono queste:

  • Voglio fare meglio anziché bene
  • Voglio fare di più con meno
  • Voglio realizzare idee nuove anziché sempre ripetere
  • Voglio trasmettere energia e non rassegnazione
  • Voglio esplorare nuove strade senza fare sempre la stessa
  • Voglio equilibrare lavoro e vita privata
  • Voglio delegare anziché fare tutto da solo
  • Voglio stimolare curiosità e non noia verso il lavoro
  • Voglio ascoltare senza pregiudizi anziché pensare di avere sempre ragione
  • Voglio sentirmi in movimento e non in una palude
Se sei interessato a conoscere questo approccio al cambiamento scrivimi e ti darò più informazioni.