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Come passare da un errore all’azione giusta

Una delle ragioni per cui spesso continuiamo a perseverare in abitudini e comportamenti che consideriamo sbagliati dipende dalla nostra paura dei rischi che potremmo incorrere decidendo di cambiare, primo fra tutti il commettere un altro errore nonostante ci si stia a cambiare.

E’ certamente più semplice e meno impegnativo lasciarsi dominare dalla voglia di lamentarsi che si manifesta nelle classica frase: “lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo”. Continuiamo a difenderci dicendo che non sappiamo che fare, che la colpa è di qualcun altro o della sfortuna che si accanisce contro di noi o del fatto che è proprio vero che non c’è un’altra soluzione.

Sono pensieri comuni e in cui è facile cadere e che servono a mascherare le nostre paure più profonde. Agli atleti quando commettono in modo ripetitivo lo stesso errore dico spesso di fare qualcosa di diverso, senza essere preoccupati del risultato, nel peggiore dei casi commetteranno un altro errore ma almeno sarà diverso. Per giustificare questa mancanza d’iniziativa ci si nasconde nel dire “e se poi non va bene?”. Più raramente si pensa che se non va bene si proverà a fare ancora qualcos’altro fino a quando non avremo trovato la soluzione.

Questo accade perchè siamo emotivamente spaventati dal cambiamento e più ne sentiamo la necessità maggiore è la tendenza a nascondersi dietro dei ragionamenti anziché agire diversamente.

E’ importante imparare a dialogare con noi stessi, accettando gli errori. Vi propongo di scrivere una riflessione su “cosa per me gli errori e come reagisco ad essi?”. Pensa a cosa fai nelle diverse situazioni del tuo sport:

  • in gara e in allenamento
  • quando sei in vantaggio o in svantaggio
  • con quali parole accompagni ciò che fai bene e sbagli
  • quando sei contento in allenamento e gara
Scrivi e dopo rileggi e decidi come ti piacerebbe reagire e quali comportamenti e parte vorresti eliminare, e poi inizia ad allenarti.

 

Non ci si allena mai abbastanza a imparare dagli errori

Nello sport così come in ogni altro ambito della nostra vita commettiamo degli errori. La prestazione perfetta non esiste. Ogni performance è un misto di competenze e di errori; in genere vince chi commette meno errori.

Gli errori sono ovunque e costituiscono un momento importante della prestazione umana. Non ci si può nascondere dagli errori. Inoltre, gli sbagli sono sempre relativi ad aspetti tecnici, noi vediamo l’atleta che affretta o rallenta la sua azione, che sbaglia un tiro, che è rigido nei movimenti, che tira il servizio a rete e così via. Diversamente la causa di questi errori può essere attribuita di volta sin volta a fattori diversi. L’errore può infatti essere dovuto a fattori diversi, si può sbagliare per incompetenza tecnica, per non essere stati capaci di gestire lo stress agonistico o per mancanza di concentrazione, si sbaglia per stanchezza fisica.

Quando gli errori non vengono accettati dall’allenatore, lo stress dell’atleta dovuto all’errore aumenta e con probabilità si sentirà inibito nel ricercare nuovi modi di agire. In tal modo diventano difensivi, e si limiteranno a quanto è loro più familiare. per queste ragioni s’impara meglio quando ci si sente sicuri, ma non rilassati da perdere la motivazione. C’è un livello ottimale di attivazione del cervello che aiuta le persone a imparare, lo stato in cui la motivazione e gli interessi sono elevati. Un senso di sicurezza psicologica determina un’atmosfera in cui le persone possono sperimentare correndo pochi rischi di sentirsi imbarazzate o timorose delle conseguenze dell’errore (Adattato da D. Goleman, R. Boyatzis e A.MkKeee, Primal Leadership).

Risultati immagini per errori

Sei disposto a sbagliare?

A qualsiasi età possiamo scegliere di cambiare

Si può sempre ricominciare

a patto di essere disposti a sbagliare.

Sbagliare per accettare di sbagliare

Non accettare l’errore è il principale ostacolo a migliorare. E’ inutile girarci troppo intorno, è proprio questa la ragione principale per cui oggi molti giovani si bloccano di fronte alle difficoltà, nessuno li guida in questo apprendimento. Non i genitori e non gli insegnanti. E se non imparano allora hanno un problema psicologico per cui, nel migliore dei casi, si va dallo psicologo. Oppure i genitori attribuiscono la responsabilità agli allenatori e viceversa. Di solito è una battaglia persa in cui ognuno resta sulle sue posizioni e i ragazzi/e non cambiano. Nello sport giovanile bisognerebbe considerare l’accettazione dell’errore come il parametro fondamentale per affermare che l’insegnamento fornito in allenamento ha avuto successo, così come il suo contrario. Non accettare di sbagliare annulla qualsiasi apprendimento tecnico. Il giovane infatti sviluppa un’aspettative non realistica e immagina che è bravo solo se non commette errori. Quando entra in campo con questo atteggiamento, non è in grado di sopportare la frustrazione di sbagliare e comincia ad arrabbiarsi con se stesso, con l’esito di giocare peggio e di ridurre l’impegno, poiché ritiene di non essere capace. A questo punto se genitori e allenatori non intervengono subito per cambiare questa reazione, il giovane la trasformerà in un modo di essere abituale, che ripeterà ogni volta che sbaglierà. A questo punto, sarà più difficile intervenire per sostituire questa convinzione negativa con una positiva.

Gli adulti devono essere consapevoli che la competenza è  l’uso dell’insieme delle conoscenze, abilità e atteggiamenti finalizzato a uno scopo ed esercitato nel contesto ed è determinata dall’integrazione fra:

  • Conoscenze – Ciò che si sa, «cosa» e come si sa, «come»
  • Abilità –  Quanto si è in grado di capire / comunicare / fare usando conoscenze imparate in allenamento
  • Atteggiamenti – Come si è e come ci si comporta in relazione all’uso delle conoscenze e delle abilità sportive possedute
Quindi la competenza sportiva non va confusa con l’abilità tecnica e l’atteggiamento da tenere in campo va insegnato come così come i fondamentali di gioco. Altrimenti si avranno giovani atleti dotati tecnicamente ma poco competenti nel fornire una prestazione sportiva adeguata al loro livello tecnico.

La regola di Guardiola: sbagliare per imparare

Un leader si riconosce anche dalle frasi che dice ai suoi giocatori. Guardiola, nuovo allenatore del Bayern, ha detto “Speriamo di commettere subito parecchi errori così impariamo prima”. Non avere paura di sbagliare è l’atteggiamento di chi ha una mentalità vincente, perchè ciò che è veramente importante non è inseguire la prestazione perfetta ma quanto si reagisce velocemente agli errori.

Dedicato a chi ha paura di sbagliare

“Nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso circa 300 partite. Per 26 volte ho creduto di fare il tiro-partita e l’ho sbagliato. Nella mia vita ho fallito spesso e ho continuato a sbagliare. Ed è per questo che ho avuto successo” (Michael Jordan ).

Tutti possono sbagliare

Il giovane campione italiano di golf Manassero è partito male all’ultimo torneo con tre bogey e un triplo bogey, cioè con un colpo in più in tre buche e ben tre nella quarta. Questo dato fa emergere in modo evidente che per nessuno è scontato fare bene, anzi come dicono sempre gli atleti “sono più la gare che si perdono che quelle che si vincono”. Questa è buona notizia, nonostante a Manassero non abbia di certo fatto piacere, perchè ancora una volta conferma che nello sport non c’è mai nulla di scontato e che ogni gara è una storia diversa che bisogna sapere interpretare. Meno male altrimenti pensate che noia per loro che giocano e per noi che li guardiamo.

Vietato sbagliare

Nel calcio sempre più spesso quando si parla di squadre e di arbitri si afferma che è “vietato sbagliare” si tratti di una partita, di un tiro, di una parata o di un rigore concesso oppure no. Il lunedì i giornali sono pieni di affermazioni infiammate con cui qualcuno se la prende con qualcun altro per gli errori compiuti. Si dimentica che una partita non è un evento che segue strade razionali e prevedibili ma si muove invece su un piano emotivo, che può esaltare o deprimere il gioco. Così deve essere: perchè come spettatori guardiamo le partite nella speranza di vivere delle emozioni, mentre osserviamo i calciatori alle prese con se stessi per tirare fuori il meglio di cui sono capaci. Esprimersi al meglio, gestendo in modo efficiente questi stati d’animo non è facile e noi spettatori ci esaltiamo nell’osservare l’impegno agonistico e la lotta che avviene sul campo mentre al direttore di gara chiediamo di saperla mantenere nell’ambito del regolamento. Vietare di sbagliare è un obiettivo impossibile, al massimo si può aspirare a giocare la partita perfetta sapendo, però, che sarà impossibile e che sbagliare è fisiologico  Non dimentichiamoci mai che in assenza di errori sarebbe inutile giocare e che le classifiche le farebbero i computer sulla base delle qualità tecniche delle squadre.