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Persone o macchine da medaglie

Il nuovo scandalo del doping nell’atletica e il dubbio che il prossimo vincitore del Tour de France sia dopato rappresentano fatti e domande che portano alla distruzione dello sport. Noi appassionati guardiamo i “nostri” atleti, per un attimo facciamo il tifo per loro ma subito dopo ci chiediamo se ciò che guardiamo è vero o se stiamo guardando dei truffatori. Forse è per questo che ci siamo tanto entusiasmati per le paralimpiadi Londra, perchè dentro di noi non concepiamo, ancora, la possibilità che siano dopati. Che fare allora? Sostenere che bisogna abolire la lotta al doping come alcuni dicono? No di certo! Una prima risposta potrebbe essere di non lasciare soli i giovani che fanno sport, soli con allenatori, genitori, medici o dirigenti che possono convincerli a fare scelte sbagliate. Parlerei con questi giovani e gli direi di parlare di questo grande problema che è il doping e di quali sono le ragioni per cui si può cadere in questa trappola e che cosa gli serve per essere convinti che si può vincere anhe senza farsi del male. Bisogna parlare e parlare e parlare senza lasciare mai lasciare sole le persone con i propri fantasmi e con le suggestioni che persone disoneste possono prospettargli. Sono convinto che nessuna organizzazione dello sport abbia mai agito in questo modo, perchè per loro è solo importante dire non dopatevi perchè fa male alla salute e perchè incorrete in un reato penale. Ma nessuno che s’interessi delle paure dei giovani e dei fantasmi che li agitano. Continuiamo pure con questa visione solo biologica dell’atleta ma non possiamo più nasconderci dietro il “te lo avevo detto” perchè come diceva De André “continuate pure a credervi assolti siete per sempre coinvolti”.

Gianluigi Quinzi: sogni pure ma lavori duramente

Gianluigi Quinzi ha appena vinto il torneo juniores di Wimbledon. Si trova in una posizione invidiabile (ha vinto il torneo più prestigioso e solo un altro italiano vi è riuscito in passato) ma si trova sul baratro di aspettative personali e di pressioni  dell’ambiente esterno estremamente forti. Riuscirà nell’impresa? Nessuno può saperlo, ma se riuscirà a gestire con efficacia questa incertezza e si allenerà duramente allora avrà acquisito una tale forza mentale che il futuro potrebbe essergli amico.

Brava la nazionale di calcio; ma fra un anno ci vorrà una migliore condizione mentale

La nazionale di calcio ha giocato un torneo in cui in ogni partita è andata aumentando la determinazione e la tenacia che è ciò che i giornalisti hanno definito in termini di “giocare con il cuore”. E’ certamente un aspetto psicologico estremamente positivo e importante in vista del coppa del mondo del prossimo anno. Sono convinto che un altro ambito da conoscere meglio di ogni giocatore e della squadra nel suo complesso è identificare i punti di forza e di debolezza per quanto riguarda l’attenzione e le situazioni della partita che possono influenzarla in modo negativo. Infatti, la squadra italiana pur dimostrandosi abbastanza tenace e combattiva però in alcune partite ha vissuto delle fasi di vuoto mentale, mancanza di concentrazione, in cui ha subito molti goal. Inoltre, durante una competizione lunga come sarà la coppa del mondo di calcio, è necessario sapere recuperare dal punto vista mentale e non solo fisico. Sapersi rilassare può diventare un’arma vincente per ridurre al minimo la stanchezza mentale e per concentrarsi sulla partita seguente in modo efficace. Equilibrio tra concentrazione e rilassamento rappresentano un punto di arrivo per fornire prestazioni eccellenti. Ancora un anno ci separa da questo grande evento agonistico e mi auguro non si continui a pensare solo al recupero fisico e alla condizione atletica ma Prandelli voglia servirsi anche di un approccio più scientifico alla gestione delle abilità mentali.

Il recupero è uno dei fattori di successo

Negli sport di squadra i giocatori gareggiano molte, spesso troppe partite, e sono spesso in viaggio. Questo vale per le squadre europee nei vari sport così come per le squadre americane che giocano spesso ogni tre giorni. Questo è quanto emerge dalla prima giornata di “International week of sport psychology” che si tiene a Parigi presso l’INSEP. A questo il recupero fisico e mentale diventa una priorità per non avere in campo giocatori stanchi o assenti. Diventa quindi importante che le squadre siano in grado di acquisire quegli strument psicologici che consentono di disattivare la mente dal gioco e recuperare attraverso l’uso di tecniche di rilassamento. Pochissime squadre nel mondo professionistico ha creato un ambiente nel loro centro sportivo, la mind room, dove i giocatori possono svolgere questa attività di recupero mentale. E’ importante che i dirigenti e gli allenatori prendano una maggiore consapevolezza di questa necessità e non pensino che la soluzione sia solo nell’acquisto di un numero sempre maggiore di giocatori così da potere effettuare un turn over efficace.

Il riscaldamento mentale

Nella maggior parte degli sport non è possibile iniziare bene una gara se non ci si sente mentalmente pronti. Bisogna avere la sensazione che ci dice che lo siamo. Se questo è vero, perchè il riscaldamento è solo fisico e la parte mentale è trascurata? Quando si accorgeranno gli allenatori  che non basta dire: “Ok ragazzi, mi raccomando concentrati”.

L’allenamento mentale di un under15

Mi si è presentata l’opportunità di allenare mentalmente alcuni giovani under15 ed è molto interessante perché i ragazzi erano e sono  motivati a migliorare nel loro sport. Alla base del lavoro che abbiamo fatto insieme vi sono stati degli esercizi sul campo per fare capire qual è la differenza tra essere poco, abbastanza o molto concentrati su quello che si sta facendo. Esempio correre 30 metri alla massima velocità di cui si è capaci. Si può mettere i ragazzi su una linea e dargli il pronti.via, questa è una condizione in cui non si fornisce importanza alla concentrazione. Si può invece dire, “Ragazzi, sulla linea di partenza, concentratevi sui primi passi che farete e spingete più veloce che potete”, probabilmente in questo modo si alza la soglia attentiva a un livello almeno sufficiente. Se però si vuole che siano veramente concentrati si dirà ai ragazzi di immaginarsi la loro corsa, di sentire soprattutto la spinta del piede e di guardare solo davanti a sé, poi si farà praticare per qualche istante queste immagini mentali e subito dopo si darà il pronti-via. Ecco un esempio concreto di come allenare l’attenzione e si può adattare a qualsiasi sport. L’importante con i ragazzi così giovani è di fargli vivere delle esperienze pratiche in cui si evidenzi che l’attenzione, così come altre abilità mentali possono essere allenate direttamente sul campo.

A chi serve l’allenamento mentale?

Spesso sento ripetere che l’allenamento mentale è utile solo agli atleti/squadre che sono di alto livello, per il motivo che vivono situazioni di stress agonistico così intense per cui devono incrementare le loro abilità psicologiche. Mentre, invece, sarebbe poco utile per gli atleti/squadre di livello inferiore poiché questi devono lavorare ancora molto per migliorare le loro competenze tecnico sportive. Personalmente, sono convinto che superata la prima fase di apprendimento di una disciplina e non si è più un principiante, l’allenamento mentale diventa altrettanto necessario rispetto a quello tecnico. Ciò per un dato di fatto incontestabile: chi sa concentrarsi in modo più efficace, fornisce prestazioni che sono coerenti con il proprio livello tecnico quale esso sia. Infatti la ripetizione mentale del gesto sportivo prima della sua esecuzione reale mette l’individuo nella condizione di “pronti” e l’immediata esecuzione lo trova già concentrato sulla prestazione. Inoltre, la ripetizione mentale è anche utile al termine di un’azione, soprattutto nell’eventualità che questa sia stata molto efficace. In questo caso il ripercorrere mentalmente ciò che si è appena fatto permette di memorizzare ulteriormente il gesto, proprio come se lo si stesse facendo un’altra volta. Inoltre, un’altra componente mentale che va allenata è il dialogo con se stessi, ovvero le parole che ci diciamo durante l’attività. Imparare a essere positivi e affermativi è un aspetto psicologico estremamente importante anche se non si diventerà dei campioni. Infine svolgere un riscaldamento non solo fisico ma anche mentale è nella maggior parte degli sport essenziale per iniziare in modo soddisfacente. Ecco alcune ragioni per cui l’allenamento mentale è utile.

Il riscaldamento è anche mentale

Molti allenatori spesso mi chiedono come sia possibile entrare pronti in gara sino dal primo istante. Non vi è una risposta unica poichè la prontezza dipende dallo stato di forma di quel momento, dai risultati delle gare precedenti o ancora dall’importanza della competizione che si deve affrontare. Al di là di questi fattori, però, è risaputo che gli atleti si prepararno alla gara attraverso il riscaldamento fisico. E’ a questo punto che ci si deve porre la domanda seguente: cosa faccio per riscaldare la mente? Cosa faccio, quindi, per potere sentirmi pronto? Spesso atleti e allenatori non sanno rispondere a questa domanda perchè non ci hanno mai pensato, per loro il riscaldamento mentale o lo stato di  prontezza mentale pre-gara viene spontaneamente e comunque è subordinato di molto al riscaldamento fisico, che una volta raggiunto porterebbe con se anche quello mentale. Se sei un atleta rifletti e analizza cosa fai. Se sei un allenatore pensa a come potrebbe essere svolto in maniera più incisiva il riscaldamento? Se sei uno psicologo chiediti cosa sia il riscaldamento mentale e in che modo potresti aiutare un atleta a sentirsi pronto.

In vista di Londra 2012

Se si mettono su un motore di ricerca queste parole “London olympic games mental preparation” potete farvi un’idea dell’importanza che ha acquisito l’allenamento mentale nel mondo sportivo, di cui non si può che essere soddisfatti. Facendo la stessa ricerca in italiano si raccolgono pochissime notizie e lo sconforto è d’obbligo. In un articolo scritto dopo le Olimpiadi di Pechino, http://www.ceiconsulting.it/it/publications/articles/doc008.pdf,  avevo messo in evidenza come dalle dichiarazioni ai giornali di allenatori e atleti si evidenziasse la presenza di ostacoli a fornire prestazioni vincenti che rientravano nella dimensione psicologica e sociale. A queste difficoltà solo alcuni atleti e Federazioni rispondono servendosi della consulenza di psicologi dello sport, mentre la gran parte si affida più semplicemente a soluzioni fondate sull’idea che l’allenamento, l’esperienza di anni di gare e il tempo dovrebbero risolverle. Il fatto che tutt’oggi non vi sia nulla che metta in evidenza che si stia lavorando in questa direzione sembra, purtroppo, confermare il disinteresse  da parte delle nostre organizzazioni sportive a investire risorse nell’allenamento mentale.