Muoversi è una necessità vitale, lo è stato per migliaia di anni quando l’uomo doveva muoversi per procurarsi il cibo per vivere o per fare la guerra, continua ad essere un’impellenza biologica e psicologica per il neonato che cresce e si sviluppa proprio attraverso l’acquisizione della libertà di movimento. Sedentari, invece, si diventa tanto che superata la soglia dei 60 anni il livello di pratica sportiva degli italiani scende sotto il 10%. L’affermarsi dello sport nella nostra cultura non è solo legato alle passioni che suscitano le grandi sfide agonistiche dal campionato di calcio agli ori olimpici ma si fonda anche su alcune idee che sono ormai parte integrante del patrimonio di convinzioni delle persone.
La prima si riferisce all’idea che lo sport è benessere e la seconda che lo sport è educazione alla vita. Pertanto, se ci si muove per stare bene, ciascun individuo esprime con questa attività il diritto di avere opportunità per fare movimento e fare sport. Proprio per soddisfare questa esigenza si è affermato lo sport per tutti diventando un modo di essere che coinvolge milioni di persone.
Quali sono dunque i bisogni a cui lo sport per tutti fornisce una risposta:
Il bisogno di movimento – Viviamo in una società che ci obbliga a condurre una vita sedentaria, camminare per andare a lavorare o giocare per strada sono attività quasi impensabili e si deve sopperire a questa riduzione di movimento spontaneo istituzionalizzando momenti della giornata da dedicare esclusivamente all’attività fisica/sportiva. Per molti individui è la scoperta che possono agire attivamente e positivamente sulle reazioni del proprio corpo e di quanto queste siano inscindibilmente collegate alla loro condizione psicologiche, in un rapporto di reciproca influenza.
Il bisogno di autorealizzazione – Nello sport per tutti sono presenti necessità di autorealizzazione molto diverse tra loro e, certamente non tutte positive. Una delle forme dell’intelligenza è quella cinestesica e gli sportivi traggono un senso di valorizzazione personale dall’acquisizione di un livello elevato di maestria nello svolgimento della loro attività. Un’altra modalità di autorealizzazione collegata, invece, allo sport per tutti consiste nel mantenimento di una condizione di benessere psicofisico soddisfacente. Non sono invece accettabili come forme di valorizzazione positiva quelle di coloro che si servono di sostanze nocive alla salute o abusano nell’uso di farmaci per migliorare il loro aspetto fisico o le loro prestazioni sportive.
Il bisogno di appartenenza – Per molti sportivi la ricerca del contatto sociale attraverso la pratica motoria rappresenta una delle motivazioni principali. Lo sport diventa sinonimo di attività svolta in gruppo. Un’attività su tutte: il podismo; la corsa è uno sport individuale che si svolge in gruppo, perché il bisogno di stare con gli amici o di farsene di nuovi e di condividere con questi la propria esperienza sportiva personale è una dimensione psicologica fondamentale, che accompagna tutte le fasi della vita umana.
Il bisogno di gioco e di avventura – Sport per tutti significa sport a misura di ognuno, in cui la soggettività e l’esigenza del singolo prevalgono sulla regola del modello competitivo tradizionale. Questo perché lo sport per tutti lo si pratica per piacere personale e le regole del gioco le stabiliscono i partecipanti. L’avventura può diventare quella della persona sedentaria che decide per la prima volta nella sua vita di vincere le proprie resistenze e di mettersi in movimento.
Il bisogno di vivere in un ambiente naturale – E’ sempre più avvertita l’esigenza di fare dell’attività fisica immersi nella natura sia essa quella di un parco cittadino o quella del mare, della montagna o della campagna. La ricerca di un contesto ambientale adeguato s’inserisce nell’ambito di uno stile di vita fisicamente attivo, in cui la natura diventa il luogo per eccellenza dove muoversi, fosse anche solo per camminare chiacchierando con gli amici.