A dieci anni dall’avvio dell’Accademia di Calcio Integrato, rivolta a bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico, desideriamo condividere le linee guida che hanno orientato sin dall’inizio il nostro operato e il nostro metodo.
Non solo fare del bene, ma farlo bene
Sin dall’inizio, il nostro intento come associazione sportiva non è stato unicamente quello di proporre un’attività calcistica, ma anche quello di monitorare e documentare i risultati ottenuti. Abbiamo scelto di superare l’approccio generico secondo cui lo sport, per essere benefico, debba semplicemente essere praticato. Al contrario, abbiamo voluto dimostrare in modo concreto su quali aspetti – motori, sportivi e psicosociali – si manifestano i benefici dell’attività svolta.
Una vera scuola calcio
Abbiamo deciso di rivolgerci a bambini con autismo di età compresa tra i 6 e i 12 anni, ritenendo che l’infanzia rappresenti il periodo più adeguato per l’avviamento allo sport. È in questa fase, infatti, che si consolidano schemi motori fondamentali e si iniziano a costruire le prime esperienze di socializzazione. Inoltre, l’obiettivo era anche contrastare il rischio di sedentarietà, spesso presente in questa fascia di popolazione.
Calcio come strumento di inclusione e integrazione sociale
La partecipazione regolare alle attività dell’Accademia ha offerto ai bambini coinvolti un’importante esperienza di vita di gruppo, da condividere durante l’intero anno sportivo con coetanei, allenatori e psicologi dello sport. Questa esperienza ha favorito, a vari livelli, l’apprendimento delle regole della convivenza sociale, come il saluto iniziale e finale, il rispetto reciproco, e la capacità di seguire le sessioni di allenamento sotto la guida di professionisti qualificati.
Uno staff multidisciplinare
Fin dall’inizio, abbiamo costituito un’équipe formata da professionisti dello sport con competenze eterogenee: allenatori di calcio, laureati in Scienze Motorie, psicologi dello sport, con il supporto operativo in campo di una logopedista e di un medico. Tutti i membri dello staff hanno preso parte a un percorso formativo specificamente progettato da noi, della durata di 32 ore.
Tutti possono imparare
Attraverso la diagnosi clinica, il dialogo con le famiglie e l’osservazione diretta sul campo, abbiamo identificato il livello di funzionamento di ciascun bambino. In questo modo, abbiamo potuto fornire un insegnamento realmente individualizzato, stabilendo chi necessitasse di un supporto uno a uno e chi fosse pronto per partecipare a piccoli gruppi composti da tre bambini e un allenatore.
Integrazione con bambini a sviluppo tipico
Sin dal primo anno, abbiamo promosso sessioni di allenamento congiunte con i bambini della scuola calcio dell’AS Roma. A partire dal secondo anno, abbiamo inoltre organizzato incontri in campo con i compagni di classe degli allievi, rafforzando così ulteriormente le dinamiche di integrazione e confronto.
Promuovere il senso di appartenenza tra famiglie e giovani
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto è stato quello di creare un forte senso di appartenenza, non solo tra i bambini, ma anche tra le famiglie e lo staff. In questi dieci anni siamo riusciti a costruire una vera e propria community, coesa e partecipativa, che rappresenta oggi uno dei pilastri del successo del progetto Calcio Insieme.