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Le ragioni per cui con la tonsillite Sinner non può gareggiare

Questo articolo spiega con chiarezza le probabili ragioni della tonsillite di Jannik Sinner e i motivi per cui è fortemente sconsigliato partecipare durante questa malattia a eventi agonistici: Keaney LC, et al. The impact of sport related stressors on immunity and illness risk in team-sport athletes. J Sci Med Sport (2018).

Gli atleti sono continuamente esposti a fattori di stress che hanno il potenziale di deprimere le funzioni immunitarie e aumentare il rischio di infezioni, in particolare le infezioni del tratto respiratorio superiore o il comune raffreddore. Infatti, è la malattia infettiva più comune segnalata dagli atleti d’élite. La malattia è di grande preoccupazione per gli atleti poiché può interrompere l’allenamento e le prestazioni.

Per comprendere perché gli atleti sembrano avere un rischio maggiore di infezione, è emerso il campo dell’immunologia dell’esercizio. Gli studi in quest’area si sono principalmente occupati di identificare i marcatori immunitari che possono essere utilizzati per prevedere la suscettibilità degli atleti alle malattie, principalmente negli atleti di resistenza. In particolare, l’immunità della mucosa e le risposte delle citochine dei linfociti T sono state trovate essere determinanti chiave del rischio di infezioni pe questi fattori di stress includono l’allenamento, la competizione, i viaggi, gli ambienti estremi, lo stress psicologico, la privazione del sonno, la cattiva alimentazione e il consumo eccessivo di alcol.

I sintomi comuni includono mal di gola, mal di testa, naso che cola e tosse e possono derivare da cause infettive (eziologia virale, batterica o fungina) o non infettive e infiammatorie (ad esempio causate da allergie, asma e traumi alle membrane epiteliali respiratorie).

 

Ultimi giorni di preparazione alle Olimpiadi

Iniziano le Olimpiadi di Parigi 2024 e molti atleti e squadre per coronare il loro sogno si troveranno nella condizione di dovere fornire la prestazione che vale una vita sportiva. I Giochi olimpici sono l’evento più importante per ogni atleta, è la gara che può cambiare la loro carriera sportiva, molto più di un mondiale. Vale per chi ha già vinto e vorrebbe ripetersi e per quegli atleti e squadre che si trovano per la prima volta nel ruolo di protagonista. Infatti, nonostante gli scandali del doping e i problemi politici, vincere una medaglia alle Olimpiadi continua a essere il sogno di ogni atleta e per chi è disposto allottare sino alla fine rappresenta veramente tutto quello che non si osava pensare, per timore che il desiderio non si realizzasse.

Ciò che gli atleti devono gestire in questi giorni è il loro panico, si può oscillare dalle vette della sicurezza nelle proprie capacità, sostenute dai risultati sportivi ottenuti, a momenti di puro terrore in cui gli scenari più negativi sembrano prendere il sopravvento. Più raro che provino queste emozioni quegli atleti che non sono da podio, che aspirano a un piazzamento dignitoso, che sono già contenti di gareggiare durante il più grande evento sportivo mondiale.

Per gli altri, quelli che aspirano a una medaglia, quelli nelle prime posizioni del ranking mondiale, l’attesa può essere sfibrante. Bisogna sapere gestire questa fase di attesa, accettando questo rumore emotivo di fondo in tutte le sue sfumature, riducendo le emozioni distruttive con stati d’animo e pensieri costruttivi. La gara con se stessi non comincia al pronti-via, è già iniziata in questi giorni. Perché il prima determina il dopo, come si affrontano le giornate immediatamente precedenti determina come si arriverà al giorno della gara.

Spesso chiedo agli atleti quale sia la parte mentale del loro riscaldamento finale poco prima della gara. Per molti consiste nel ripetersi mentalmente la prova che dovranno affrontare oppure si servono di parole scelte da loro per raggiungere un livello di attivazione emotiva ottimale. Questo lavoro mentale determina un misto di sentimenti, sensazioni fisiche e pensieri che consente di essere focalizzati solo sulla loro prestazione. In questo modo giungono agli attimi che precedono la partenza, dentro la loro bolla, totalmente presi da quello che stanno per fare, poi si parte e tutto succede, o dovrebbe succedere, in modo apparentemente spontaneo. Ovviamente non è così, ogni sport richiede un equilibrio tra aggressività e combattività e capacità di stare sul compito senza diventare impulsivi. E’ come in Formula 1 bisogna osare e attaccare senza cadere nella trappola di volerlo fare a tutti i costi indipendentemente dalla situazione.

Pochi giorni al più grande evento dello sport

Fra qualche giorno iniziano le Olimpiadi di Parigi 2024.  Dai Giochi di Atlanta 1996 seguo atleti e atlete che partecipano al più grande evento mondiale sportivo, alcune volte sono stato con loro mentre altre volte, come sarà per questa, li ho seguiti a distanza.

Lavorare con persone che lottano per dare il meglio di sé e per vincere una medaglia olimpica è una grande responsabilità e una grande emozione. Gareggiare ai Giochi Olimpici è la realizzazione del sogno di ogni atleta, che si fonda su una lunga preparazione che stravolge la loro vita e che dà loro una visibilità quasi impensabile per la maggior parte degli sport.

Lavorare con loro è una responsabilità notevole, poiché ti viene richiesto di prepararli a essere mentalmente pronti quando verrà il momento di gareggiare. Essere pronti non è facile e probabilmente non è neanche facile a spiegarlo. Non si tratta solo di essersi preparati al meglio ma è qualcosa che va oltre la condizione psicofisica raggiunta attraverso i mesi di allenamento e di gare. Vincere una medaglia olimpica significa entrare per sempre nella storia dello sport mondiale e già solo questa idea può togliere il respiro a chiunque. Anche gli atleti degli sport meno seguiti dai media e sui social in questi giorni vengono intervistati e raggiungono una visibilità di molto maggiore rispetto a quella a cui sono abituati, ad esempio, quando gareggiano ai campionati del mondo, che per tutti è il secondo evento sportivo più importante.

Alle Olimpiadi vince chi è capace di gestire al meglio questo tipo di stress oltre a quelli provenienti dalla competizione. Ci sono atleti e squadre che falliscono proprio per questa ragione, non si sono preparati a queste situazioni e lo stesso villaggio olimpico può essere una fonte di distrazione che allontana dallo stare concentrati su se stessi. Fra gli atleti professionisti, molti come i tennisti e i ciclisti vi partecipano non tanto perchè la loro carriera possa cambiare in caso di successo ma vogliono esserci proprio per il valore che questo evento rappresenta, voglio essere ricordati come parte di questa storia.

Fra pochissimi giorni tutto avrà inizio, fra entusiasmo e paura, sarà un bellissimo spettacolo e, quindi, che vincano i migliori.

Gestire lo stress agonistico di partecipare alle olimpiadi Parigi

Gestire lo stress agonistico di partecipare alle Olimpiadi è cruciale per qualsiasi squadra che mira a eccellere in questa competizione di altissimo livello. Ecco alcuni passaggi e strategie che una squadra può adottare per gestire al meglio lo stress durante le Olimpiadi di Parigi:

Preparazione Psicologica

  1. Supporto Psicologico Professionale: Assumere psicologi dello sport per lavorare con gli atleti, aiutandoli a sviluppare tecniche di gestione dello stress, come la respirazione profonda, la visualizzazione e la meditazione.
  2. Sessioni di Mental Training: Integrare sessioni regolari di mental training nella routine di allenamento, focalizzandosi su strategie per mantenere la concentrazione e la calma sotto pressione.
  3. Creazione di Routine Pre-Gara: Aiutare gli atleti a sviluppare routine pre-gara che includano tecniche di rilassamento e attività che li aiutino a sentirsi centrati e preparati.

Supporto Fisico e Logistico

  1. Adeguato Recupero e Riposo: Assicurarsi che gli atleti abbiano abbastanza tempo per il recupero e il riposo tra le gare, inclusa una corretta gestione del sonno e dei tempi di allenamento.
  2. Alimentazione Bilanciata: Garantire che gli atleti seguano una dieta equilibrata e adeguata, con il supporto di nutrizionisti specializzati nello sport, per mantenere livelli energetici ottimali e ridurre lo stress fisico.
  3. Gestione degli Infortuni: Avere un team medico pronto a intervenire in caso di infortuni, fornendo trattamenti immediati e piani di recupero efficaci.

Supporto Emotivo e Sociale

  1. Ambiente Positivo: Creare un ambiente di squadra positivo e di supporto, dove gli atleti si sentano apprezzati e incoraggiati, riducendo così la pressione individuale.
  2. Comunicazione Aperta: Favorire una comunicazione aperta e onesta tra allenatori e atleti, dove le preoccupazioni e i problemi possano essere discussi liberamente e affrontati insieme.
  3. Coinvolgimento delle Famiglie: Consentire, ove possibile, il supporto delle famiglie, che possono offrire un conforto emotivo significativo agli atleti.

Preparazione Tecnica e Tattica

  1. Simulazioni di Gara: Eseguire simulazioni delle condizioni di gara, inclusi scenari ad alta pressione, per abituare gli atleti alla gestione dello stress in situazioni competitive.
  2. Analisi degli Avversari: Studiare gli avversari e sviluppare piani tattici dettagliati, riducendo l’incertezza e aumentando la fiducia degli atleti nelle loro capacità.
  3. Feedback Costante: Fornire feedback costruttivi e continui agli atleti durante tutto il percorso di preparazione, aiutandoli a migliorare costantemente e a sentirsi più sicuri.

Preparazione Logistica

  1. Pianificazione Anticipata: Organizzare ogni aspetto logistico con largo anticipo, compresi alloggi, trasporti e accesso alle strutture di allenamento, per ridurre le preoccupazioni organizzative.
  2. Adattamento al Fuso Orario: Arrivare a Parigi con sufficiente anticipo per adattarsi al fuso orario e alle nuove condizioni ambientali.
  3. Minimizzare le Distrazioni: Ridurre al minimo le distrazioni esterne, come interviste e attività promozionali, permettendo agli atleti di concentrarsi sulle loro prestazioni.

Conclusione

Gestire lo stress agonistico delle Olimpiadi richiede un approccio olistico che integri supporto psicologico, fisico, emotivo e logistico. Attraverso una preparazione completa e mirata, una squadra può affrontare le sfide delle Olimpiadi di Parigi con maggiore serenità e fiducia, massimizzando le proprie possibilità di successo.

10 azioni per costruire una squadra unita

 10 azioni che un allenatore di sport di squadra può mettere in campo per promuovere l’unità e la coesione all’interno della sua squadra:
  1. Organizzare attività di team building: Pianificare giornate o eventi dedicati ad attività che aiutano i membri della squadra a conoscersi meglio e a costruire fiducia reciproca.
  2. Comunicare in modo chiaro e trasparente: Assicurarsi che tutti i giocatori comprendano gli obiettivi della squadra, le aspettative e il loro ruolo all’interno del team.
  3. Promuovere una cultura del rispetto: Incoraggiare il rispetto reciproco tra i giocatori, evitando favoritismi e trattando tutti con equità.
  4. Creare obiettivi comuni: Definire obiettivi chiari e condivisi per la squadra, in modo che ogni membro lavori verso lo stesso traguardo.
  5. Coinvolgere tutti i giocatori: Assicurarsi che ogni giocatore si senta parte integrante della squadra, dando opportunità a tutti di contribuire e di esprimersi.
  6. Sostenere e incoraggiare: Offrire supporto emotivo e incoraggiamento ai giocatori, specialmente nei momenti di difficoltà o dopo una sconfitta.
  7. Fornire feedback costruttivo: Dare feedback onesto e costruttivo che aiuti i giocatori a migliorare, piuttosto che criticarli in modo distruttivo.
  8. Promuovere il rispetto delle regole: Assicurarsi che tutti i membri della squadra rispettino le regole e i valori condivisi, mantenendo un comportamento corretto dentro e fuori dal campo.
  9. Organizzare incontri regolari: Tenere riunioni di squadra regolari per discutere di progressi, problemi e soluzioni, favorendo la partecipazione di tutti.
  10. Esempio personale: Essere un modello di comportamento positivo e professionale, dimostrando impegno, dedizione e passione per il gioco, in modo che i giocatori possano ispirarsi al loro allenatore.

Seguendo queste azioni, un allenatore può creare un ambiente di squadra positivo e coeso, dove ogni membro si sente valorizzato e motivato a dare il meglio di sé.

Partecipare alle Olimpiadi è un evento straordinario

Partecipare alle Olimpiadi di Parigi rappresenta un traguardo straordinario per qualsiasi atleta, uomo o donna, per una serie di ragioni fondamentali che vanno al di là del semplice contesto sportivo.

1. Riconoscimento Internazionale

Le Olimpiadi sono la vetrina sportiva più prestigiosa al mondo. Partecipare significa ottenere un riconoscimento internazionale che va oltre le barriere nazionali, offrendo agli atleti l’opportunità di dimostrare le loro capacità e di confrontarsi con i migliori del mondo.

2. Valore Storico e Simbolico

Le Olimpiadi non sono solo una competizione sportiva; sono un evento storico e culturale che celebra l’unità e la pace tra le nazioni. Partecipare a un evento di tale importanza conferisce agli atleti un ruolo significativo nel promuovere i valori olimpici di eccellenza, amicizia e rispetto.

3. Motivazione e Crescita Personale

Prepararsi per le Olimpiadi richiede anni di dedizione, disciplina e sacrifici. Partecipare ai Giochi Olimpici è una dimostrazione di resilienza e determinazione, e rappresenta il culmine di una carriera atletica. Questa esperienza offre una crescita personale significativa, aiutando gli atleti a sviluppare una forte etica del lavoro e capacità di superare le avversità.

4. Opportunità di Sponsorizzazione e Carriera

La visibilità ottenuta partecipando alle Olimpiadi può aprire molte porte in termini di sponsorizzazioni e opportunità di carriera post-competitiva. Molti atleti ottengono contratti con marchi prestigiosi e possono intraprendere carriere come allenatori, commentatori sportivi o imprenditori nel settore dello sport.

5. Ispirazione per le Nuove Generazioni

Gli atleti olimpici sono modelli di riferimento per le giovani generazioni. Partecipare alle Olimpiadi permette agli atleti di ispirare i giovani a perseguire i loro sogni, indipendentemente dalle difficoltà. Questo ruolo di ispirazione è fondamentale per lo sviluppo dello sport e per la promozione di uno stile di vita sano e attivo.

6. Esperienza di Vita Unica

Le Olimpiadi offrono un’esperienza di vita unica, dove gli atleti possono vivere un’atmosfera di cameratismo e competizione sana, conoscere persone di culture diverse e fare parte di un evento che trascende i confini dello sport. È un’opportunità irripetibile per vivere momenti indimenticabili e creare ricordi che dureranno tutta la vita.

7. Rappresentare il Proprio Paese

Partecipare alle Olimpiadi significa rappresentare il proprio paese sul palcoscenico mondiale. Questo è un onore immenso e un motivo di grande orgoglio per qualsiasi atleta. La responsabilità di portare i colori della propria nazione e di competere per essa è un’esperienza che rinforza il senso di appartenenza e patriottismo.

In sintesi, partecipare alle Olimpiadi di Parigi è di fondamentale importanza per un atleta perché rappresenta il culmine di anni di duro lavoro, offre un riconoscimento internazionale, e permette di fare parte di un evento che celebra i valori più alti dello sport e dell’umanità.

8. Esperienza di Competizione di Alto Livello

Le Olimpiadi rappresentano il massimo livello di competizione sportiva. Partecipare permette agli atleti di misurarsi con i migliori del mondo, affinare le loro competenze e strategie, e crescere ulteriormente come professionisti. Affrontare avversari di altissimo livello consente di capire i propri punti di forza e le aree di miglioramento.

9. Impatto Psicologico Positivo

Partecipare a un evento come le Olimpiadi può avere un impatto psicologico positivo significativo. Gli atleti possono sviluppare una maggiore autostima e fiducia nelle proprie capacità, affrontando con successo una sfida così grande. Questo rafforza la loro resilienza mentale, rendendoli più preparati ad affrontare future sfide nella vita e nella carriera sportiva.

10. Networking e Collaborazioni

Le Olimpiadi offrono una piattaforma unica per il networking e la costruzione di relazioni professionali e personali. Gli atleti possono incontrare colleghi, allenatori, e professionisti del settore sportivo da tutto il mondo, creando opportunità per collaborazioni future, scambi culturali e progetti comuni che possono arricchire la loro carriera e il loro sviluppo personale.

 

Sei tenace come Girmay e Cavendish?

I due successi ottenuti al Tour de France da Biniam Girmay, primo africano a vincere una tappa nella corsa più importante al mondo e da Mark Cavendish con il record di 35 vittorie nella stessa corsa, parlano non solo delle loro capacità ma soprattutto della loro tenacia.

La tenacia riguarda il desiderio di volere a ogni costo raggiungere un determinato obiettivo e impegnarsi a fare tutto ciò che è possibile per arrivarci. la tenacia esprime un valore assoluto, non mediato, implica correre il massimo del rischio senza sapere se lo si raggiungerà. E’ una mentalità fondata su tutto o niente. Per questo solo poche persone la praticano con costanza, non tutti vogliono affrontare il rischio dell’insuccesso.

In tanti dicono che quando sono in difficoltà non ci riescono a essere costruttivi con se stessi e aspettano che venga il giorno in cui ci riusciranno, senza sapere su quale base ciò dovrebbe accadere: “Non sono Io, è la prova che era troppo grande per me”.

Girmay e Cavendish non hanno di certo ragionato in questo modo, hanno continuato a mettersi in gioco anche se quello che volevano raggiungere non era mai stato realizzato da altri. Nessun africano aveva mai vinto una tappa del Tour de France, nessuno aveva mai superato il record di vittorie di Eddy Merckx. Avrebbero avuto una giustificazione eccellente per rinunciare, giacché nessun ci era mai riuscito.

Seguiamo questi esempi anche noi adulti se vogliamo essere dei modelli positivi per i nostri ragazzi e ragazze.

Pensieri per l’estate

Non possiamo lasciare i giovani da soli a cercare la strada giusta per loro.

Non possiamo lasciarli preda dei tanti che gli parlano

solo per soddisfare interessi personali.

Dobbiamo allenare:

  1. La consapevolezza nella necessità del miglioramento continuativo.
  2. La capacità di accettare gli errori e le sconfitte, vivendoli come le uniche esperienze che permettono di migliorare.
  3. Il piacere d’impegnarsi per raggiungere i loro sogni.
  4. La convinzione che le esperienze emotive provate in allenamento e in gara sono un modo per imparare a gestirsi nei momenti di maggiore intensità e stress della loro vita.
  5. La capacità di gioire e di essere orgogliosi di se stessi.
  6. La capacità di rispettare gli avversari  e i giudici di gara.
  7. La capacità di accettare le difficoltà come una parte essenziale e presente in ogni prestazione anche quando si è veramente ben preparati a gareggiare.

Spalletti: “Non è colpa mia, sono gli altri…”

Bello lavorare dando la colpa degli insuccessi agli altri (i calciatori) o al non avere avuto tempo (giocato poche partite, pochi mesi). Tutto vero ma allora perchè ha accettato questa responsabilità. Mi sembra quelli che dicono che per quello che li pagano non si può pretendere che lavorino anche bene. Se hai scelto devi dare il massimo, avresti potuto rifiutare e tutti avrebbero capito. Invece non, prima accetti e poi ti lamenti.

Chissà cosa pensano i calciatori di un ct che attribuisce solo a loro la colpa di questa disfatta. Ma aldilà di questo, come si ritrova l’unità di squadra quando la colpa sta solo da una parte? Avremmo molte domande ma non avremmo mai le risposte, al momento ci sono state solo accuse, giuste da parte di tifosi e media ma sbagliate se vengono rivolte solo a una parte dal ct, che si auto-esclude da un atteggiamento critico verso se stesso.

E’ stata la rappresentazione di una classica spiegazione delle prestazioni negative: “Non è colpa mia, sono gli altri…”

La disfatta dell’Italia del calcio

“La storia siamo noi… è la gente che fa la storia” canta Francesco De Gregori. La nostra squadra, tutti compresi ct, staff e calciatori questa volta non è riuscita a creare questa amalgama che unisce tutti, aldilà delle capacità dei singoli. I nostri non avevano gamba ci ha spiegato una volta Spalletti. Ogni volta ha cambiato interi reparti e così come si fa a sentirsi uniti se questo si ripete in ogni partita. La voglia di riscatto rispetto alle recenti disfatte che hanno portato alla esclusione dagli ultimi due mondiali avrebbe potuto essere la motivazione su cui fondare questa squadra e basare poi il gioco su quello che ognuno fa nel suo ruolo nei club. Invece abbiamo visto sguardi spersi, teste basse, movimenti in campo lenti e mai aggressivi. Non sempre volere è potere ma quello che si chiede a una squadra è di essere convinta che qualsiasi è possibile quando ci si impegna al proprio meglio.

Quello che si chiede al ct della nazionale non è tanto di trasmettere la sua visione del calcio, non ha tempo per allenare nuovi meccanismi tecnico- tattici ma deve comunicare entusiasmo, tenacia e combattività. In campo, bisogna giocare per dimostrare qualcosa di personale come singoli e come squadra, l’Italia è sembrata paralizzata dalla paura di sbagliare. Come è possibile che questa mentalità non fosse già visibile in allenamento?

Condivido quello che ha detto Donnarumma affermando che “noi non siamo questi” e poi ci sono molti calciatori che hanno giocato finali europee. In conclusione, Spalletti, dal mio punto di vista, ha sbagliato l’approccio alle guida della squadra, sottovalutando il ruolo che la psicologia gioca nel determinare quelle caratteristiche che sono mancate alla nazionale, Non abbiamo giocato per paura di sbagliare e questo ha paralizzato le gambe e la mente, a questo punto perdere è diventato molto probabile.