Archivio mensile per ottobre, 2023
Uccidere il padre non è soltanto una tentazione edipica ma, simbolicamente parlando, sta diventando quasi una disciplina olimpica. Jannik Sinner non ha mai vinto tanto come da quando ha cambiato guida tecnica. E il suo dioscuro Matteo Berrettini è solo l’ultimo campione ad avere abbandonato quel padre putativo (a volte, come vedremo, è anche un padre vero e proprio) che è il coach: addio a Vincenzo Santopadre dopo tredici anni pieni di tutto.
Alberto Cei, psicologo dello sport, prova a illustrare la complessità del problema: «A volte si cambia allenatore perché ci si conosce troppo, perché ripetersi stanca o annoia, non è più motivante. Lo diceva pure Trapattoni: dopo cinque anni, gli atleti non ti seguono più. Ma un nuovo tecnico può anche rappresentare uno shock positivo in un periodo di crisi: penso a Jacobs e Berrettini. La novità come stimolo necessario. Infine, non si dimentichi che un campione può aver bisogno di “uccidere il Buddha”, cioè andare oltre il maestro, superarlo grazie ai suoi insegnamenti. Qui si parla di situazioni assolute: con te sono già andato sulla Luna, mi ci hai portato, ora come faremo a tornarci? Tra noi due, cosa potrebbe mai esserci di più?».
Leggi l’articolo completo di Maurizio Crosetti su Repubblica.it
ISSP Master Class
Chinese calligraphy practice as a mental training method:
A science-to-practice approach
L. Zhang and Ms. X. Yue
Molti studi empirici hanno dimostrato che l’allenamento tradizionale delle abilità mentali (ad esempio, esercizi di rilassamento, esercizi di immaginazione, esercizi di simulazione, esercizi di focalizzazione dell’attenzione, esercizi di biofeedback, esercizi di definizione degli obiettivi.
Personalmente sono convinto che la conoscenza di sistemi di allenamento condotti in culture altre da quella occidentale sia importante per non mantenere la nostra mente chiusa rispetto a modi non tradizionali o da noi ben conosciuti. Questa Master Class ci offre questa opportunità.
La pratica della calligrafia cinese può non solo rafforzare le capacità mentali degli atleti, ma anche migliorarne la spiritualità, ed è un nuovo metodo di allenamento mentale che combina arti e taoismo.
In questa presentazione, Zhang Liwei dell’Università dello Sport di Pechino, che ha lavorato con il Team China in preparazione alle Olimpiadi estive e invernali dal 2000, introdurrà le caratteristiche della pratica della calligrafia cinese e discuterà come può essere utilizzata per aiutare gli atleti a condurre un allenamento mentale attraverso la pratica della calligrafia e a ottenere risultati pratici nelle competizioni internazionali, comprese le Olimpiadi, attraverso tre casi.
Yue Xin, dottoranda presso l’Università dello Sport di Pechino, riferirà su sette studi sperimentali condotti dal team di Zhang, presentando i risultati che dimostrano che la pratica della calligrafia aumenta la stabilità manuale, promuove l’autocontrollo e migliora l’autoefficacia. Alcuni risultati sostengono l’effetto facilitante della pratica della calligrafia, mentre altri non hanno riscontrato l’effetto positivo.
Nel complesso, la pratica della calligrafia cinese è un modo molto promettente di allenamento mentale, grazie alle sue caratteristiche culturali cinesi e al ruolo dell’arte e del taoismo.
NBA ha presentato il progetto Mind Health Network che comprende un team di professionisti della salute mentale e delle prestazioni mentali che lavorano insieme per creare un sistema di supporto. Leggi qui sotto per avere una panoramica dei servizi unici e complementari che questi professionisti forniscono.
Fermatevi e prendetevi un momento.
A volte è tutto ciò di cui si ha bisogno.
Un momento per fermarsi e fare il punto della situazione:
Cosa posso fare oggi per la mia salute mentale?
Cosa posso fare per aiutare a sollevare coloro che mi circondano?
Questa risorsa intende fornire una panoramica dei servizi unici e complementari che possono essere forniti dai professionisti della salute mentale e della performance mentale. Le informazioni qui contenute non sono esaustive, in quanto i singoli professionisti possono essere in grado di fornire servizi aggiuntivi in base alla loro formazione e competenza. Tuttavia, i professionisti di Mind Health possono aggiungere valore e contribuire a migliorare i sistemi sportivi offrendo servizi a livello individuale, di squadra e organizzativo.
«Lo studio apre la mente e a Los Angeles ho capito quanto possa essere formativo un soggiorno qui, dove studio e sport giocano la stessa partita»(Giorgio Chiellini). Forse queste dichiarazioni di un campione serviranno a iniziare a cambiare la mentalità per cui un atleta non può dedicare tempo allo studio.
Nel nostro paese la situazione è grave poiché vi sono famiglie che non sono consapevoli del danno che determina nei loro figli frequentare istituti scolastici in cui studiano molto poco e la promozione è un risultato certo. E’ altrettanto vero che la scuola pubblica è spesso poco orientata a comprendere le esigenze di questi giovani coinvolti nello sport. Il saldarsi di queste due mentalità, quella della scuola e delle famiglie determina la fortuna economica delle scuole private che offrono a pagamento percorsi facilitati.
La scuola dovrebbe essere anche educazione alla socialità, a vivere insieme ad altri che svolgono vite diverse. Perdere questa opportunità comporta restare socialmente deprivati e con minori capacità di confrontarsi con gli altri sapendo mantenere il proprio punto di vista.
Se i giovani atleti non frequentano scuole che vorrei chiamare qualificate chi gli insegnerà a servirsi dei social e del loro smartphone? Forse i genitori se sono fortunati. Gli allenatori non hanno certo tempo da dedicare a queste situazioni, e poi ne sarebbero capaci o anche loro sono delle vittime di queste tecnologie?
Sempre il calcio ci ha dimostrato cosa può accadere quando questi percorsi saltano. Tuttavia, la questione è molto più ampia e riguarda la capacità di avvertire e sapere condividere un disagio, avere intorno persone che comprendono e sanno indicare dei percorsi di cambiamento.
La scuola e le famiglie dovrebbero quindi essere il centro della formazione dei giovani, mi sembra però che insegnanti e genitori spesso non siano nella condizione di svolgere quetso ruolo. Ma chi li può aiutare?
Il processo della consulenza psicologica non solo nello sport ma in ogni suo ambito sta cambiando profondamente sotto la spinta della 4° rivoluzione industriale determinata dalla diffusione di internet e dei social. Lo sviluppo e l’utilizzo di prodotti intelligenti (smartphone), la facilità di accesso alle informazioni (internet) e il diffondersi dei social networks (Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin, TikTok) che mettono gli individui e le organizzazioni in una condizione di condivisione senza sosta di contenuti ha avuto e sta continuando ad avere un impatto molto forte sulle azioni e la mentalità degli individui.
Si sta così realizzando ciò che aveva predetto Steward Brand: “Puoi provare a cambiare la testa alla gente, ma stai solo perdendo tempo. Cambia gli strumenti che hanno in mano e cambierai il mondo”. Quindi, lo sviluppo della digitalizzazione ha determinato l’affermarsi del processo d’interconnessione continua che sta cambiando la quotidianità e il lavoro delle persone, in virtù della condivisione delle informazioni che avviene in modo estremamente veloce. Oggi si ha l’opportunità di lavorare con un maggior numero di atleti poiché Facetime piuttosto che WhatsApp o Skype permettono di collegarsi in modo immediato con qualsiasi zona del mondo.
Attraverso Youtube è possibile scaricare video di atleti che si ritenga utili per svolgere l’attività di consulenza praticamente per quasi ogni tipo di sport. Si possono ricevere video delle gare registrati tramite smartphone e commentarli insieme ai propri atleti o con gli allenatori. Si possono registrare sul cellulare specifici esercizi di rilassamento piuttosto che di attivazione o di concentrazione da fare svolgere agli atleti a distanza. In relazione all’uso di sistemi complessi di valutazione psicologica, Robert Nideffer è stato un innovatore quando all’inizio del nuovo millennio introdusse la possibilità., tramite internet, di poter somministrare il Test di Stile Attentivo e Interpersonale, questionario complesso composto da 144 item e 19 scale, direttamente sul web, di permetterne la correzione immediata e di fornire all’atleta/squadra/allenatore pochi minuti dopo averlo compilato una descrizione dettagliata dei risultati ottenuti messi a confronto con la specifica popolazione di riferimento che si riteneva più adeguata (solo per lo sport sono circa 20 le tipologie diverse).
Inoltre, l’uso dei blog, Twitter e degli altri social networks consente allo psicologo di poter diffondere la cultura e le conoscenze della psicologia dello sport in modo diretto così da svolgere anche una funzione di divulgazione delle idee e delle innovazioni, delle aree d’intervento e delle modalità di svolgimento di questa professione. Inoltre, internet permette di conoscere la formazione e le attività svolte dai consulenti psicologi che si propongono nel mondo dello sport. Alessandro Baricco, nel suo libro “The Game” sostiene che: “da un certo punto in poi (dall’iPhone in poi, se dovessi azzardare una data), nulla ha più avuto serie possibilità di sopravvivenza se non aveva nel suo DNA il patrimonio genetico dei videogame. Posso addirittura spingermi a fermare, per l’utilità di tutti, i tratti genetici di quella specie destinata a sopravvivere:
- un design piacevole capace di generare soddisfazioni immediate;
- una struttura riconducibile allo schema elementare problema/soluzione ripetuto più volte;
- tempi brevi tra qualsiasi problema e la sua soluzione;
- aumento progressivo delle difficoltà di gioco;
- inesistenza e inutilità dell’immobilità;
- apprendimento dato dal gioco e dallo studio di astratte istruzioni per l’uso;
- fruibilità immediata senza preamboli;
- rassicurante esibizione di un punteggio ogni tot passaggi”.
La consulenza in psicologia dovrà riflettere su questi contenuti e assumere alcune di queste caratteristiche se vuole continuare a essere interessante per le nuove generazioni di atleti e allenatori. Già oggi la qualità del lavoro svolto è percepita dagli atleti in funzione del timing che passa tra una difficoltà e la sua soluzione, le abilità psicologiche vengono apprese attraverso la pratica e devono essere immediatamente utilizzabili, le prestazioni (il punteggio nelle parole di Baricco) devono essere incrementate in modo evidente, l’apprendimento deve avvenire non nello studio del professionista ma attraverso situazioni pratiche e tramite strumenti fruibili immediatamente. Lo psicologo dello sport dovrà orientarsi sempre più verso questi indirizzi di lavoro se vorrà trovare un suo radicamento nel mercato delle professioni dello sport.
Molti psicologi si arrabbiano contro i motivatori e i mental coach non laureati in psicologia. Hanno ragione e dovrebbero fare valere le loro idee presso l’ordine degli psicologi. Ciò detto chi non si trova in una condizione lavorativa protetta come un lavoro a tempo pieno all’università, nel sistema sanitario, in aziende pubbliche o private, e istituti privati ma ha intrapreso il lavoro di psicoterapeuta o a scelto la consulenza deve essere attrezzato per vivere con soddisfazione personale professionale in un mondo di squali che vogliono occupare la stessa posizione.
Quindi, premesse le necessarie competenze professionali e umane per raggiungere i propri obiettivi, bisogna essere consapevoli che vi sono molti altri competitor quasi privi di competenze specifiche che si danno da fare per ottenere gli stessi risultati. Queste persone sono più spericolate rispetto agli psicologi, poiché devono vendere qualcosa in cui non sono qualificati. Per loro marketing aggressivo, insistenza e networking che sfinisce i loro possibili interlocutori sono le armi vincenti.
Per avere successo lo psicologo dovrebbe sapersi promuovere, consapevole che questa è una dimensione essenziale del lavoro e non qualcosa in più che si deve fare. Considero il networking così essenziale, che in ogni master che ho diretto l’ho inserito come modulo didattico.
Essere un consulente non è facile, bisogna esserlo ogni giorno dell’anno, bisogna sapere che ogni consulenza avrà un termine e, quindi mai smettere di cercarne di nuove e di sentirsi partecipe della fetta di mercato in cui si è deciso di lavorare.
L’emergere nel calcio delle problematiche personali di alcuni calciatori che hanno sviluppato una dipendenza dalle scommesse, con tutte le conseguenze negative che sono emerse, ha messo in evidenza il ruolo che dovrebbero svolgere le società sportive insieme alle famiglie di questi giovani.
La ricerca nell’ambito della coesione dei gruppi può dare un contributo significativo a questo impegno per indirizzare scelte e azioni che sarebbero utili per combattere questa problematica, così devastante per i giovani che cadono in questa trappola.
Di seguito alcune strategie da intraprendere qualora si volesse uscire dal generico “faremo di tutto per stare vicini al ragazzo”.
- enfatizzare l’importanza dell’orgoglio individuale e l’unicità del contributo personale;
- migliorare il senso di responsabilità di ognuno nei confronti della squadra e viceversa;
- aumentare le interazioni di gruppo, l’impegno al compito e il livello di coesione;
- rendere le attività coinvolgenti, dando agli atleti rinforzi per lavorare insieme, in tal modo si potrà sviluppare l’orgoglio e l’identità di squadra;
- incrementare l’identificabilità della prestazione individuale come parte del processo di squadra;
- dividere la squadra in piccole unità;
- impiegare un programma sistematico di goal setting, definendo specifici obiettivi individuali e collettivi e fornendo regolari feedback sul loro raggiungimento;
- condurre riunioni collettive e incontri individuali per comprendere e risolvere eventuali cadute motivazionali e problematiche personali. Rapporti interpersonali diretti e supportivi possono servire a stimolare la motivazione e a capire le ragioni per cui alcuni atleti non mantengono nel tempo lo stesso livello d’impegno;
- attribuire a ognuno un ruolo specifico, da tutti identificabile e percepito in termini positivi e necessari sia al singolo sia al gruppo;
- permettere agli atleti di esprimersi in modo creativo e di sentirsi appoggiati nella loro capacità di assumersi dei rischi.
E’ iniziato il 9° anno di attività del progetto “Calcio Insieme”. E’ un progetto complesso rivolto ai giovani con disabilità intellettiva, con particolare riferimento ai giovani con autismo. E’ un periodo di tempo lungo in cui molti dei partecipanti sono passati dall’essere degli adolescenti con autismo a giovani adulti.
E’ un progetto della AS Roma in collaborazione con l’Accademia di Calcio Integrato, che ha l’obiettivo di promuovere una metodologia innovativa di allenamento del calcio fra questi giovani, partendo dall’età della scuola calcio 6-12 anni per arrivare all’attività più centrata sul gioco delle partite nelle età successive dai 13 anni e oltre.
474 sono stati i giovani coinvolti in 8 anni - Ogni anno il numero di giovani con disabilità intellettiva è aumentato. Inizialmente il progetto ha riguardato le fasce di età della scuola calcio, andando avanti si è arricchito della fascia di età superiore da noi chiamata “Lupetti crescono”, che ora comprende anche giovani che hanno raggiunto la maggiore età.
80 sono i giovani con autismo coinvolti nell’attività 2022-23- Attualmente i giovani sono divisi in tre gruppi in base all’età e alle loro competenze motorie e psicologiche. Il gruppo composto da giovani con un livello grave di autismo sono seguiti ognuno da un singolo professionista (istruttore o psicologo). Il gruppo dei giovani più piccoli (6-9) anni e con un livello di funzionamento medio svolgono attività in gruppo e giochi con la palla. Il gruppo di adolescenti over14 di medio-alto funzionamento seguono un programma di allenamento di calcio e giocano partite di calcio5 fra di loro, in modo integrato con giocatori della scuola calcio della AS Roma e partecipano a eventi organizzati da altre società o FIGC.
30 sono stati i giovani con autismo nel primo anno - Calcio Insieme è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma che hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una Community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD).
28 sono state le ore di formazione dello staff- Nel 2015 lo staff ha partecipato, prima dell’inizio dell’attività a un Corso di formazione della durata di 28 ore a cura di “Calcio Insieme” che ha avuto come docenti esperti nei vari ambiti della disabilità intellettiva e interventi di genitori, operatori della scuola e società sportive. All’inizio di ogni anno lo staff è coinvolto in un’attività di aggiornamento.
24 sono i professionisti - Lo staff è composto da 10 istruttori di calcio, 6 psicologi dello sport, 1logopedista, 3 medici, 1 responsabile dei rapporti con la scuola e i genitori,1responsabile dell’area tecnica, 1responsabile scientifico e 1 responsabile dei rapporti istituzionali.
20 sono le scuole coinvolte - I giovani con disabilità intellettiva coinvolti provengono da 20 scuole del territorio romano. Con ognuna di queste scuole è stato stabilito un rapporto di collaborazione tramite la preside, l’insegnante di sostegno e le famiglie.
9 sono i video per parlare di Calcio Insieme - Sono stati realizzati 6 brevi video didattici della durata ognuno di pochi minuti, finanziati dalla presidenza della Regione Lazio. Sono stati realizzati altri 3 video per presentare l’attività svolta e i risultati raggiunti.
8 i contributi scientifici pubblicati - 4 sono gli articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. E’ stato pubblicato un numero speciale della rivista “Movimento” e un articolo sulla rivista della Scuola dello Sport. Durante il Covid l’attività svolta online con questi giovani ha prodotto un libro tecnico di esercizi da svolgere a casa. L’attività è stata presentata al convegno nazionale della società italiana di disprassia, a un seminario svolto all’Istituto di neuropsichiatria dell’Università Sapienza di Roma ed è parte integrante del Corso di IV Livello per allenatori organizzato dalla Scuola dello Sport di Roma.
3 i campus estivi - Sono stati realizzati campi estivi per: rispondere ai bisogni espressi dalle famiglie con figli con disabilità intellettiva, offrendo settimane di campo estivo, gratuito; creare un modello di campus estivo e di giornata tipo, basato sul movimento, declinato nelle diverse espressioni ludico-motorie e sportive; costituire un concreto modello d’integrazione grazie alla presenza al campo estivo anche dei fratelli e sorelle o compagni di classe, loro coetanei con sviluppo tipico. Ogni settimana di camp era distribuita su 5 giornate per un totale di 25 ore settimanali.
3 i giovani che hanno svolto il ruolo di assistenti istruttori - Questi giovani hanno compiuto 18 anni e sono con noi da alcuni anni, la loro passione per il calcio è a tutto tondo. Hanno svolto il ruolo di assistente istruttore durante le settimane dei campi estivi. In futuro potrebbero mettere a frutto le competenze sportive acquisite e fare dello sport il loro ambito lavorativo, ma la loro disabilità intellettiva risulta un ostacolo. L’obiettivo è di abbattere questo ostacolo e costruire un percorso formativo per rendere accessibile a queste ragazze e ragazzi il calcio anche come possibile ambito lavorativo.
2 sono le aree indagate: motoria-sportiva e psico-sociale - Sono state proposte e sperimentate differenti prove motorie-sportive prima di giungere a quella finale che si avvale di una descrizione comportamentale su 5 livelli delle competenze motorie di base, ripetuta due volte l’anno, all’inizio del percorso didattico e al suo termine. Durante i colloqui con i genitori è stato chiesto loro di compilare schede informative sui comportamenti, a inizio e fine anno, per valutare la loro percezione di miglioramento sulle aree psicologiche e sociali indagate. Analoghe valutazioni psicologiche hanno condotto gli psicologi di questi giovani, esaminando nei giovani più gravi anche la durata del loro impegno attivo durante ogni seduta di allenamento.