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Il sistema sportivo non sostiene l’attività dei master

Inizia la nuova stagione delle grandi maratone nelle capitali europee e in tutto il mondo. Questa occasione riporta in evidenza un tema poco trattato nella ricerca scientifica e nel mondo dello sport, che si riferisce all’allenamento degli adulti (gli over35) e in particolare dei Master che costruiscono il gruppo più numeroso d’iscritti alla maratone e che racchiudono ogni fascia dell’età adulta sino a oltre gli over80.

E’ la già ampia fascia di età di praticanti sport racchiusa in un periodo che copre più di 50 anni. Esistono convinzioni consolidate legate all’età, che si possono sintetizzare nel seguente concetto: gli adulti non migliorano e si limitano a praticare attività sociali e di fitness nel tempo libero. E’ stato riscontrato che questo convincimento sull’età può portare gli allenatori a credere che non sia necessario allenare gli atleti master. Chiediamo ancora un coaching di qualità se i giovani atleti non diventano olimpionici o professionisti? Sì, certo. Pertanto, un coaching di qualità dovrebbe essere una caratteristica intrinseca dello sport master e dello sport per adulti più anziani.

Di recente Bettina Callary, Editor-in-Chief della rivista International Sport Coaching Journal ha scritto a proposito di questo tema e l’ho sintetizzato nei seguenti punti:

  1. Gran parte della ricerca sullo sport è orientata sulle prestazioni di livello assoluto o alla partecipazione sportiva giovanile.
  2. Il modello dello Sviluppo a Lungo Termine dell’Atleta (LTD) utilizza un diagramma rettangolare per delineare un quadro dei percorsi di sviluppo nello sport e nell’attività fisica. Il diagramma presenta un’ampia sezione dedicata a “Attivi per la tutta vita”, come alternativa al Percorso del Podio verso l’alta prestazione. Questo è un aspetto eccellente, in quanto include il gran numero di persone (compresi gli adulti e gli anziani) che non si trovano sulla traiettoria verso le prestazioni da podio ai massimi livelli dello sport, ma che continuano a praticare sport e attività fisica.
  3. Tuttavia, mentre il modello LTD riconosce gli adulti anziani come un gruppo poco servito e poco supportato all’interno dell’ecosistema dello sport e dell’attività fisica, le informazioni contenute nel quadro stesso sono per lo più associate ai bambini, ai giovani e ai giovani adulti.
  4. Lo sviluppo degli adulti nello sport è spesso incentrato sul diventare allenatori o dirigenti, sull’entrare nel consiglio di amministrazione di una squadra o di un club giovanile, sulla raccolta di fondi e sul volontariato.
  5. Sebbene esistano sport ricreativi per adulti che nella maggior parte dei casi non prevedono allenatori, negli sport master gli allenatori possono svolgere ruoli importanti.
  6. Per sport master si intendono eventi sportivi, campionati e competizioni per adulti di età generalmente superiore ai 35 anni (anche se questa età varia a seconda dello sport e può arrivare fino ai 18 anni). All’interno di questa coorte di atleti adulti con una mentalità più orientata allo sport agonistico, gli allenatori efficaci svolgono un ruolo importante nel soddisfare i bisogni psicosociali degli atleti e nel convalidare la loro decisione di praticare sport.

 

Fisiologia e training di un master di 75 anni recordman mondiale

Bas Van Hooren Guy Plasqui and Romuald Lepers Physiological, Spatiotemporal, Anthropometric, Training, and Performance Characteristics of a 75-Year-Old Multiple World Record Holder Middle-Distance Runner in International Journal of Sports Physiology and Performance online 30 november 2022.

Gli atleti master attirano costantemente l’attenzione degli scienziati dello sport e dei fisiologi dell’esercizio perché rappresentano un gruppo che può fornire indicazioni essenziali sulla capacità degli esseri umani di mantenere le prestazioni fisiche e le funzioni fisiologiche con l’avanzare dell’età. I cambiamenti legati all’età nelle caratteristiche fisiologiche degli atleti master sono stati esaminati principalmente negli atleti di resistenza come i maratoneti. Studi recenti hanno evidenziato che alcuni atleti master di endurance di livello mondiale hanno una capacità cardiorespiratoria molto elevata, come dimostrato dal massimo assorbimento di ossigeno (VO2max) di 64,5 mL-kg-1-min-1 a 60 anni e 46,9 mL-kg-1-min-1 a 70 anni, rispettivamente.

A nostra conoscenza, non è mai stato esaminato il profilo fisiologico di corridori master di livello mondiale sulla media distanza. Mentre le prestazioni nella corsa su lunga distanza sono tipicamente spiegate da 3 variabili fisiologiche primarie (assorbimento massimo di ossigeno, economia di corsa e soglia del lattato), la velocità massima di sprint è considerata un fattore determinante per le prestazioni nella corsa su media distanza, in particolare tra atleti con la stessa velocità aerobica massima. Nel presente studio abbiamo analizzato le variabili cardiorespiratorie, la velocità massima di sprint, l’antropometria e le variabili spazio-temporali di un mezzofondista di 75 anni di livello mondiale che nel 2022 ha corso i 1500 m in 5 minuti e 16 secondi, il secondo tempo mondiale più veloce mai registrato nella fascia di età 75-79 anni.

Conclusioni
In conclusione, questo mezzofondista di 75 anni di livello mondiale presenta un VO2max e un rapporto di riserva di velocità anaerobica eccezionalmente elevati. Inoltre, la sua resistenza agli infortuni gli ha permesso di sostenere un allenamento regolare fin dai 50 anni e di ottenere prestazioni internazionali in diverse categorie di età. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’interazione tra l’insorgenza di infortuni, la capacità fisiologica e il livello di prestazioni con l’avanzare dell’età.

Concluso il 28° master di psicologia dello sport

Si è concluso il 28 master in Psicologia dello Sport di Psicosport, in cui come coordinatrice didattica insieme al Prof. Alberto Cei, Direttore scientifico, abbiamo potuto costruire un percorso che portasse i nostri allievi a sostenere con professionalità e competenza il ruolo di psicologo dello Sport. Hanno dimostrato di poterlo fare, portando a termine con successo e soddisfazione il loro tirocinio e vedendo confermata, per gran parte di loro, una collaborazione che si trasformerà nel loro primo lavoro nello sport. Sono orgogliosa di questo gruppo e soddisfatta di poter contare su una rete rafforzata che include nuovi colleghi. Auguro loro Buon Lavoro e spero di ritrovarli e coinvolgerli presto in nuove opportunità professionali.  

 

 

Allenamento: 10 idee per riflettere

Oggi al Master di Psicologia dello Sport abbiamo parlato di allenamento con il Prof. Bruno Ruscello, Università Tor Vergata.

Cosa abbiamo imparato:

  1. La capacità di ascoltare, guidare e dare feedback costruttivi per un allenatore è importante.
  2. Troppo spesso l’allenamento dei giovani viene lasciato ad allenatori poco esperti.
  3. L’aspetto invisibile dell’allenamento è importante tanto quanto quello visibile.
  4. L’aspetto invisibile riguarda lo stile di vita dell’atleta.
  5. Il data scientist è un ruolo essenziale di cui servirsi a ogni livello di competenza, trovando gli adattamenti necessari.
  6. L’allenatore è una persona curiosa che deve approfondire e ampliare continuamente le sue competenze.
  7. Allenamento è uscire dalla zona di comfort.
  8. Per un giocatore sono decisivi: anticipazione, capacità decisionale, rapidità, capacità di cooperazione.
  9. L’allenatore è un visionario che costruisce scale per raggiungere i suoi sogni.
  10. il gioco di squadra non è la somma delle prestazioni dei singoli ma il prodotto della loro cooperazione.

 

Master Psicologia dello Sport: 40 anni dopo

Parte questa settimana il nuovo Master in Psicologia dello Sport organizzato da Psicosport a Roma.

Sono contento perchè questo nuovo Master inizia esattamente 40 anni dopo che ho ottenuto la specializzazione in psicologia dello sport con un corso di formazione svolto nel 1982 alla Scuola dello Sport a Roma sotto la direzione di Ferruccio Antonelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Troppo poco lo sport praticato dai giovani

Dato che i giovani, bambini e adolescenti, non hanno più la possibilità di giocare e fare sport in modo spontaneo all’oratorio, per strada o nei giardini delle città, l’unico modo per non creare dei sedentari o comunque persone che sono per troppe ore della giornata seduti a un banco o sul divano di casa è necessario che le organizzazioni comunali, sportive, la scuola, le federazioni e i genitori costruiscano una rete permetta di superare questo problema molto grave, che limita lo sviluppo dei giovani italiani.

 

Intervista a Dino Zoff

Come sono cambiati i giovani?

 

«Noi uscivamo di casa e giocavamo fino a che non faceva buio. C’era un senso di libertà che oggi è impensabile. Loro per fare sport devono essere portati e hanno un’ora. E pagano. E quando si paga cambia tutto. Così come sono cambiati anche i genitori, che li coprono quando sbagliano, li difendono. Un comportamento autodifensivo: lo fanno solo per coprire e difendere i propri limiti di genitore. I propri errori. Poi vedi cose a 12, 13 anni che non riesci a spiegarti. Sì, sono cambiati i ragazzi e con loro inevitabilmente è cambiato lo sport. Ed è forse questa la cosa che mi addolora di più».


La formazione in psicologia dello sport

Negli ultimi 5 anni il numero degli iscritti all’Ordine degli psicologi è aumentato di molte migliaia, nel 2016 erano e 100.566 e nel 2020 sono diventati 117.762. Nel 2011 erano molti di meno, 81.757.

In questo periodo, sono impegnato nell’organizzare un master di psicologia dello sport e mi sto rendendo conto che non è semplice raggiungere un ampio numero di iscritti. Alcuni colleghi mi dicono che ciò sia dovuto alla concorrenza di altri master, taluni online, che rispondono meglio alle necessità dei giovani psicologi e di conseguenza hanno un costo più limitato.

Questa spiegazione però non la trovo convincente per il semplice fatto che negli ultimi 10 anni il numero degli psicologi iscritti all’Ordine è aumentato 36.005 unità e solo negli ultimi 5 anni di 17.196; con un incremento di circa 5.000 nuovi psicologi iscritti nel 2020 rispetto all’anno precedente. Quindi, vi è un grande numero di psicologi che terminati gli studi dovrebbero intraprendere un percorso di formazione post-laurea in uno nei diversi campi della psicologia.

La psicologia dello sport spesso non viene scelta perchè non è chiaro quali siano i percorsi professionali che questo ambito di lavoro può offrire. Nel nostro paese spesso si vive la psicologia dello sport come scelta fra due opzioni, avere la fortuna di lavorare con un Campione o lavorare a livello di attività giovanile (ad esempio le scuole calcio), che si ritiene sia un lavoro che non richiede specifiche competenze.

E’ chiaro che se questa è la lettura del mercato del lavoro è inutile impegnarsi in una formazione impegnativa. Di conseguenza, essendo poco preparati ad affrontare situazioni professionali complesse per mancanza di un training adeguato, le opportunità lavorative riguarderanno solo situazioni semplici e facilmente gestibili con le competenze possedute.

Il Master di Psicosport si propone di colmare questa lacuna fornendo una formazione qualificata, con docenti universitari e consulenti di alto profilo riconoscibile dai loro curriculum, un tirocinio di cinque mesi presso società sportive supervisionato e un programma di coinvolgimento degli psicologi anche dopo il termine del Master.

Chi fosse interessato a saperne di più sul tema dei nuovi orientamenti professionali in psicologia dello sport mi può scrivere e gli invierò l’articolo che ho pubblicato su questo argomento sulla rivista della Scuola dello Sport.

Master Roma: 26 gennaio Open Day

Master in Psicologia dello Sport