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ISSP-R Practitioner and Established Supervisor applications now open!

Given the mission of International Society of Sport Psychology (ISSP)  and in the spirit of globalization, internationalization, unification, and collaboration, the ISSP Registry Committee is finalizing the process of establishing an internationally recognized consultant/practitioner registry that represents the minimum standard of sport psychology practice. It is envisioned that the ISSP-Registry (ISSP-R) will respond to the high international mobility of both sporting clients and consultants as well as increase the visibility and credibility of the profession internationally. Importantly, it aims to augment the professional standards of the field with a particular focus on supporting those countries in which ASP is at a developing phase.

ISSP is pleased to announce that applications to the ISSP-Registry (ISSP-R) are now open for [i] Established Practitioners, [ii] Emerging Practitioners and [iii] ISSP-R Established Supervisor. Applications will remain open until Friday, December 30, 2022. Below is some of the key information.

There are two routes to being accepted onto the ISSP-Registry – the Established Practitioner route and the Emerging Practitioner route. Presently, we are accepting applications for both Established Practitioner and Emerging Practitioner routes. Secondly, there are two routes to being accepted onto the ISSP-Registry as a Supervisor – the Established Supervisor route and the Emerging Supervisor route. Presently, we are accepting applications for Established Supervisor only. Please visit the ISSP Registryand ISSP-R Supervisors pages for more information.

For Emerging Practitioners: applicants must have successfully completed the ISSP-R modules in Cultural Competence, Mental Health, and Professional Conduct to apply. For prospective ISSP-R Emerging Practitioners, online versions of these ISSP-R modules will be available in the near future. Beginning in Spring 2023, we will process and assess applications on a continuous basis, allowing applicants to submit any time.

Please direct your completed applications or questions to isspr@issponline.org

L’importanza di studiare per un professionista

La psicologia dello sport ha raggiunto un notevole livello di diffusione nel mondo universitario. Ogni anno vengono pubblicati migliaia di articoli che spaziano in tutti gli ambiti di questa disciplina.

Le più importanti case editrici pubblicano con grande frequenza manuali piuttosto che libri dedicati a un singolo tema psicologico o a una disciplina sportiva.

Infine, vi sono i libri divulgativi e non ultimi per rilevanza le biografie degli atleti in cui spesso raccontano come affrontato, subito o risolto le loro sfide mentali.

Abbiamo a disposizione una quantità di informazione in cui è anche facile perdersi. Nel corso della carriera di un persona che ha iniziato a lavorare negli ’80 la disponibilità di notizie è cambiata in modo radicale. La Human Kinetics era nata da poco e due erano le riviste internazionali. Il primo manuale in lingua inglese che ho letto è stato nel 1984 “Psychological foundations of sport” di John Silva III e Robert Weinberg e lo consideravo una specie di messale da consultare settimanalmente su qualsiasi questione mi venisse in mente.

Venendo ad oggi ho l’impressione che gli psicologi che vogliono occuparsi di sport leggano poco e le loro letture sono molto orientate verso libri divulgativi  e poco complessi. Seguono molto gli atleti, sia su instagram che leggendo le loro biografie, e anche questi sono fonti d’informazioni che non restano nell’ambito dell’esperienza di un singolo ma diventano anche un orientamento su cui orientare il proprio lavoro. Lo studio approfondito di un manuale non è considerato abitualmente un’opzione importante. Capisco che possa essere meno avvincente della vita narrata ad esempio da Agassi nel suo libro “Open” ma dovrebbe imprescindibile, per poi restringere l’interesse verso articoli scientifici più specifici a seconda dei propri interessi.

Mi auguro di sbagliarmi e di avere una percezione sbagliata rispetto a questo tema della conoscenza.

Troppo poco lo sport praticato dai giovani

Dato che i giovani, bambini e adolescenti, non hanno più la possibilità di giocare e fare sport in modo spontaneo all’oratorio, per strada o nei giardini delle città, l’unico modo per non creare dei sedentari o comunque persone che sono per troppe ore della giornata seduti a un banco o sul divano di casa è necessario che le organizzazioni comunali, sportive, la scuola, le federazioni e i genitori costruiscano una rete permetta di superare questo problema molto grave, che limita lo sviluppo dei giovani italiani.

 

Intervista a Dino Zoff

Come sono cambiati i giovani?

 

«Noi uscivamo di casa e giocavamo fino a che non faceva buio. C’era un senso di libertà che oggi è impensabile. Loro per fare sport devono essere portati e hanno un’ora. E pagano. E quando si paga cambia tutto. Così come sono cambiati anche i genitori, che li coprono quando sbagliano, li difendono. Un comportamento autodifensivo: lo fanno solo per coprire e difendere i propri limiti di genitore. I propri errori. Poi vedi cose a 12, 13 anni che non riesci a spiegarti. Sì, sono cambiati i ragazzi e con loro inevitabilmente è cambiato lo sport. Ed è forse questa la cosa che mi addolora di più».


Master Roma: 26 gennaio Open Day

Registro-ISSP per psicologi dello sport

ISSP is pleased to announce that applications to the ISSP-Registry (ISSP-R) and ISSP-Registry of Approved Supervisors (ISSP-S) will be re-opening. Applications will open on Friday, January 21, 2022. Please refer to the ISSP-R section of the website for full details.

Master in Psicologia dello Sport

Certificazione europea in psicologia dello sport

La FEPSAC ha stabilito la certificazione europea degli specialisti in psicologia dello sport applicata.

Premessa

La certificazione professionale è un elemento cruciale per l’istituzione, la legittimazione e la reputazione di una professione (Portenga, 2014). Il Consiglio direttivo della FEPSAC ha sviluppato delle linee guida per la certificazione degli specialisti in psicologia dello sport applicata, stabilendo un processo di certificazione per distinguere questi professionisti da altri sul mercato (ad esempio, consulente per il miglioramento delle prestazioni, trainer di abilità mentali, mental coach). L’obiettivo di tale iniziativa è quello di definire gli standard minimi che dovrebbero essere soddisfatti dagli individui al fine di qualificarsi per la pratica indipendente nel campo della psicologia dello sport applicata.

Il processo di certificazione si concentra sugli standard per i professionisti nel campo della psicologia dello sport che hanno un background di qualificazione iniziale in scienza dello sport, psicologia, o entrambi. La FEPSAC ritiene che i professionisti debbano soddisfare elevati standard di formazione e di fornitura utilizzando e completando le competenze specifiche della loro formazione iniziale.

La FEPSAC ha esaminato attentamente diversi sistemi di certificazione in tutta Europa e ha incontrato e discusso con persone e organizzazioni internazionali coinvolte nella certificazione, nello sviluppo professionale continuo, nell’istruzione e nella formazione, e negli aspetti legali della certificazione, al fine di garantire che le migliori pratiche in tutta Europa siano mantenute.

I membri che sono certificati possono usare l’acronimo SASP-FEPSAC dopo il loro nome e il loro più alto grado universitario; tale acronimo denoterà l’etichetta “specialista in psicologia dello sport applicata“, indicato in questo documento anche come specialista. Mentre SASP-FEPSAC rappresenta lo standard minimo di istruzione e formazione in psicologia dello sport applicata, non designa l’individuo come “psicologo dello sport”; piuttosto, l’individuo è certificato come specialista nel campo della psicologia dello sport applicata. Si noti che i requisiti per la fornitura di servizi psicologici sono determinati da singole commissioni statali e territoriali di licenza.

La prossima scadenza di presentazione sarà il 30 marzo 2021.

La formazione degli psicologi: la popolarità della mindfulness

In questi giorni sto pensando alla popolarità che sta sempre più acquisendo la mindfulness nel miglioramento delle prestazioni e nella gestione dello stress. Non metto in discussione la sua validità e i dati di ricerca ne hanno dimostrato l’efficacia.

La questione per me è un’altra. Ho sempre pensato che l’uso da parte di uno psicologo di una strategia/tecnica psicologica, in questo caso la mindfulness, dovrebbe corrispondere a un interesse non tanto rivolto solo verso lo sviluppo di un’abilità tramite l’apprendimento di una tecnica. Dovrebbe, a mio avviso, costituire un modo per permettere di acquisire a uno psicologo un’ulteriore competenza in un ambito di suo interesse.

Mi sembra che questa strategia e tecnica rientri in quell’ambito di attività che riguardano anche il controllo respiratorio, la capacità di rilassarsi, la capacità di restare focalizzati sul presente rappresentato da uno stimolo semplice o complesso, esterno o interno all’individuo e la capacità di sapere servirsi dell’immaginazione per organizzare attività di visualizzazione di compiti e situazioni.

La mia impressione è che, invece, si corra il rischio di acquisire competenze “perché in ogni caso mi potrebbero servire, sono di moda e si possono acquisire facilmente senza un coinvolgimento personale diretto”.

L’idea che voglio sottolineare è, in breve, la seguente: l’acquisizione delle competenze professionali corrisponde allo sviluppo di un piano organizzato o avviene in modo più spontaneo sull’onda delle opportunità formative e degli interessi di questo momento?

 

 

 

 

 

Lavorare come psicologo dello sport junior in Italia

Per trovare un lavoro bisogna solo contare sulle proprie forze,  a meno che non si appartenga a quel gruppo che si sistema tramite gli amici degli amici. Non ho mai appartenuto a questo tipo di gruppo e, quindi, mi permetto di dare dei suggerimenti ai giovani psicologi che mi scrivono e che vogliono farcela con le proprie forze. Eccoli di seguito, sono semplici, forse possono apparire banali ma sono azioni a disposizione di tutti:

  1. conoscere l’inglese: bene
  2.  avere voglia di specializzarsi e, soprattutto, farlo (vi sono master in Europa migliori di quelli che ci sono attualmente in Italia)
  3. fare parte di un social network internazionale di giovani professionisti che si scambiano idee e opportunità di lavoro e tirocinio: www.enyssp.com
  4. mappare le persone che si conoscono e prevedere in che modo ognuna di esse potrebbe essere utile ad aumentare le opportunità e conoscenze nello sport
  5. fare stage all’estero (estivi e non), essere disposti a qualsiasi rinuncia pur di poterlo fare
  6. chiedere ai propri docenti di conoscere ragazzi e ragazze che sono riusciti a realizzare quello che volevano e parlargli per avere informazioni
  7. leggere il manuale più aggiornato di psicologia dello sport e poi per gli articoli, trovare su internet la mail degli autori e scrivergli, ve li manderanno
  8. non ascoltare quelli che dicono che non c’è niente da fare, bisogna impegnarsi a trovare la propria strada
  9. stabilire un tempo determinato per trovare il lavoro nella vostra città, poi si dovrà cercare in un’area geografica più allargata
  10. sapere che al momento le opportunità di collaborazione nello sport, per i giovani laureati, sono principalmente con le scuole calcio che necessitano dello psicologo per essere classificate al più alto livello dalla FIGC (può essere utile contattare lo psicologo della propria Regione del Settore giovanile e scolastico della FIGC) e nel tennis che prevede il ruolo nei circoli di preparatore mentale (informazioni sul sito della Federazione Italiana Tennis)

 

La sfida per psicologi e allenatori

Come psicologi e allenatori insegneremo a sviluppare un atteggiamento aperto verso gli errori solo se siamo disposti ad accettare che potremmo anche fallire in questo compito.

Siamo disposti a correre questo rischio coinvolgendoci al 100% in questa sfida?

Oppure ci limitiamo a insegnare le tecniche sportive o psicologiche convinti che sono sufficienti per diventare bravi atleti e salvarci dal fallimento professionale?