Faccio un lavoro per cui sono molto a contatto non solo con atleti ma anche con molti allenatori in diversi sport. Diciamo spesso che i giovani sono cambiati e si discute dei loro atteggiamenti e di come poterli aiutare. Troppo poco parliamo di noi adulti, allenatori, preparatori atletici e psicologi. Siamo sicuri di svolgere il nostro lavoro con i giovani nel modo migliore?
La questione non è banale. Non sono in discussione l’impegno, il tempo dedicato e la volontà di fare il meglio possibile; questi aspetti nella maggior parte dei casi sono adeguati. Vorrei soffermarmi invece sulle conoscenze possedute e chiederci se sono sufficienti, aggiornate e adeguate per allenare chi abbiamo di fronte: un allenatore che conosce solo il suo sport è un buon allenatore? Uno psicologo che conosce solo la psicologia è un buon psicologo dello sport? Se concordiamo con quanto sostiene Mourinho la risposta è negativa. Per lui un allenatore di calcio che conosce solo il calcio non può essere un bravo allenatore. Molte volte ho incontrato atleti che mi hanno detto che non erano più andati da uno psicologo perchè non sapeva niente del loro sport e continuava a chiedere informazioni sull’allenamento e sulle gare senza mai proporre qualcosa che potesse essere utile.
Lo stesso vale per gli allenatori che sono a digiuno della conoscenza, ad esempio ,delle principali regole della comunicazione e su come si forniscono i feedback agli atleti. Vedo molti allenatori che non leggono libri, che non conoscono i fondamenti psicologici per lavorare con gli atleti. Vedo altrettanti psicologi che incontrano gli atleti solo a studio, perchè non saprebbero cosa fare su un campo sportivo durante un allenamento.
La soluzione come sempre consiste nello studiare, capire e applicare, sbagliare e correggersi, e di nuovo applicare e continuare sino a quando non si è soddisfatti del risultato.