Archivio mensile per ottobre, 2022

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Il riscaldamento mentale dell’atleta

Nella preparazione alla competizione la fase del riscaldamento rappresenta un’opportunità per prepararsi mentalmente all’inizio della gara, dando il tempo agli atleti di concentrarsi sul compito che li attende. È riconosciuto che molti atleti completano una qualche forma di preparazione mentale prima delle gare. Le strategie tipiche includono:

  1. la visualizzazione della prestazione
  2. la ripetizione di parole chiave
  3. la ricerca dell’attivazione ottimale tramite esercizi fisici e tecnici
  4. la rapidità e precisione

COME TI PREPARI ALLA GARA? AL VIA SEI SEMPRE PRONTO?

HAI MAI PENSATO DI EFFETTUARE UNA ROUTINE MENTALE E NON SOLO FISICA?

VUOI SAPERNE DI PIU’ E ALLENARTI A ENTRARE SUBITO IN GARA?

SCRIVIMI E LO FAREMO INSIEME

Qatar 2022: quanti campioni non ci saranno per infortunio?

Fra un mese inizia la Coppa del Mondo di calcio in Qatar e e a breve si sapranno i nomi dei giocatori delle 32 squadre, questo significa anche che da ora ogni infortunio può rappresentare un serio rischio di esclusione.

Giocare una Coppa del Mondo è il desiderio di ogni professionista e per questa ragione infortuni anche non gravi possono però ostacolare la partecipazione.

La Premier League inglese si interrompe solo la settimana precede net la prima partita tra Qatar ed Ecuador. Purtroppo c’è tempo ancora per infortunarsi, soprattutto per le squadre che giocheranno anche le coppe europee.
L’Inghilterra di Gareth Southgate è stata indicata per portare a casa l’iconico trofeo dopo aver raggiunto la semifinale del torneo 2018 prima di subire la sconfitta con la Croazia. Ma la squadra sarà fortemente impoverita dopo la perdita dei difensori Reece James e Kyle Walker. James era il favorito per il ruolo di terzino destro, in quanto il giocatore del Chelsea non solo è solido in difesa, ma è anche eccellente in avanti. Ma ora Southgate avrà probabilmente solo due opzioni per ricoprire quel ruolo – Keiron Trippier e Trent Alexader-Arnold – e nessuno dei due è noto per le sue capacità difensive. Quindi la squadra appare già indebolita, almeno sulla carta.

Un’altra grande perdita è il centrocampista Kalvin Phillips, che si è sottoposto a un intervento chirurgico alla spalla, mentre il suo compagno di squadra al Manchester City, John Stones, ha saltato gran parte della stagione e se venisse selezionato potrebbe non essere in forma per la partita, il che sarebbe deleterio per la squadra.

Anche La Francia, squadra campione dell’ultima edizione, ha un grande vuoto da colmare in mezzo al campo, dato che il centrocampista del Chelsea N’Golo Kante è stato escluso in seguito a un’operazione per un infortunio al bicipite femorale rimediato ad agosto. Anche Boubacar Kamara è fuori, mentre Wesley Fofana è in forte dubbio. Come l’Inghilterra, sembrano più deboli e potrebbero trovarsi in difficoltà.

I favoriti sono il Brasile, ma si temeva che Richarlison potesse saltare il torneo dopo l’infortunio subito nella vittoria del Tottenham sull’Everton la scorsa settimana. L’allenatore Antonio Conte ha dichiarato che l’attaccante dovrebbe tornare in azione prima del torneo, una buona notizia per noi che vogliamo vedere i più grandi nomi del calcio mondiale affrontarsi per la gloria internazionale.

Abbiamo già subito un duro colpo con il norvegese Erling Haaland e l’egiziano Mo Salah che non hanno partecipato al viaggio in Medio Oriente a causa della mancata qualificazione dei loro Paesi. Questi due giocatori sono stati in forma incredibile rispettivamente per il Man City e per il Liverpool e avrebbero illuminato il torneo.

Le squadre stanno facendo i conti con gli infortuni dei giocatori chiave, ma era inevitabile che andasse così. I Mondiali di calcio del Qatar iniziano proprio nel bel mezzo della stagione dei campionati di tutto il mondo e il rischio di infortuni era enorme. A causa dell’intenso caldo estivo del Qatar, questa Coppa del Mondo si terrà alla fine dell’anno, diventando così il primo torneo a non svolgersi a maggio, giugno o luglio. Questa idea è stata inizialmente osteggiata dalla maggior parte delle nazioni partecipanti, a causa del suo impatto sulle stagioni nazionali europee. Ma sta accadendo e non c’è nulla che si possa dire al riguardo.

Ma la Coppa del Mondo deve avere i migliori giocatori in gara e se altri si infortunano e vengono esclusi, il torneo potrebbe essere meno spettacolare.

(sintesi da Imran Malik)

Come eravamo

Il problema del tennis degli under 16 è che giocano molte partite con poche idee, soprattutto perchè raramente viene insegnato di pensare prima di agire.

E’ piuttosto ovvio che la tecnica è indispensabile così come conoscere la grammatica è necessario per scrivere un tema. Ma il tema non è un esercizio di grammatica. E’ bensì un compito mentale di organizzazione delle proprie conoscenze in relazione a un tema, che nel tennis è l’avversario.

Per cui nel tennis si gioca senza sviluppare nessuna idea a riguardo di ciò che sarebbe meglio fare.

Questo era l’approccio dominante quando ero giovane: ti alleno a sapere fare quello che serve, poi l’attuazione in gara sono affari tuoi.

Però noi non pagavamo per fare sport e i nostri genitori non venivano a vedere la gare e tantomeno gli allenamenti.

Se eri più forte andavi avanti, il resto non interessava a nessuno.

Non era meglio di oggi, era solo differente.

La pressione è d’oro?

Jolan Kegelaers & Raôul R. D. Oudejans (2022) Pressure makes diamonds? A narrative review on the application of pressure training in high-performance sports, International Journal of Sport and Exercise Psychology.

Vi è un crescente interesse per l’uso dell’allenamento alla pressione (PT) negli sport di alta prestazione. Sebbene le revisioni precedenti abbiano dimostrato l’efficacia del PT per migliorare i risultati delle prestazioni, meno attenzione è stata rivolta all’applicazione pratica del PT, comprese le diverse funzioni psicologiche o psicosociali che il PT può servire e il modo in cui si possono progettare compiti che inducono pressione contestualmente rilevanti nella pratica. Lo scopo di questo articolo è quello di condurre una revisione narrativa per esplorare e chiarire le attuali conoscenze sull’applicazione del PT negli sport ad alte prestazioni. Più specificamente, con questo articolo intendiamo contribuire alla letteratura attuale discutendo le caratteristiche comuni delle concettualizzazioni del PT, le funzioni proposte del PT, le considerazioni chiave per l’implementazione pratica del PT e le strade per la ricerca futura sul PT.

Sebbene non esista un unico approccio al PT, esistono alcune aree di convergenza tra le diverse concettualizzazioni (Fletcher & Arnold, 2021). In primo luogo, gli interventi includono generalmente una manipolazione mirata dell’ambiente di allenamento con l’intenzione di esporre gli atleti a livelli di pressione maggiori (Low et al., 2021; Stoker et al., 2016). Nella letteratura sulla PT, la pressione è tipicamente definita in linea con Baumeister (1984), che la descrive come “qualsiasi fattore o combinazione di fattori che aumentano l’importanza di una buona prestazione in una particolare occasione” (p. 610; si veda anche Stoker et al., 2016). Tuttavia, alcuni autori hanno sostenuto che non è la pressione (cioè l’importanza di dare il meglio di sé) in sé e per sé, ma piuttosto la successiva risposta allo stress, derivante da una valutazione soggettiva della situazione, a influenzare negativamente il funzionamento di un atleta (Oudejans & Pijpers, 2009; Vine et al., 2016).

Forse, in termini più precisi, il PT comporta la manipolazione dell’ambiente di allenamento con l’intento di evocare una risposta allo stress negli atleti (Fletcher & Arnold, 2021; Fletcher & Sarkar, 2016; Kegelaers, Wylleman, & Oudejans, 2020). A titolo esemplificativo, Oudejans e Pijpers (2009, 2010) hanno considerato la presenza di almeno una lieve ansia, che può essere considerata una risposta emotiva allo stress (Vine et al., 2016), come una proprietà chiave di un PT efficace. In secondo luogo, la PT include tipicamente anche una componente di pratica fisica (Low et al., 2021). Alcuni autori l’hanno descritto come un modo per “familiarizzare” (Kegelaers, Wylleman, & Oudejans, 2020) o “acclimatare” (Beseler et al., 2016) gli atleti all’aumento della pressione. Tuttavia, Oudejans e Pijpers (2009) hanno dimostrato che l’esposizione a uno stimolo che induce stress di per sé non è sufficiente a ridurre gli effetti negativi della pressione sulle prestazioni. Solo se i partecipanti dovevano eseguire un determinato compito in condizioni di pressione, le prestazioni su quel compito specifico aumentavano (Oudejans & Pijpers, 2009). A questo proposito, Low et al. (2021) sostengono che “il PT non si limita ad allenare la capacità di far fronte all’ansia, ma allena la capacità di farvi fronte mentre si eseguono simultaneamente delle abilità o si prendono delle decisioni” (p. 150).

Esaminando la letteratura in modo un po’ più dettagliato, sembra che si possano distinguere due approcci generali per quanto riguarda i compiti intorno ai quali il PT è organizzato.

Un primo approccio ha considerato il PT specificamente come un mezzo per ridurre il soffocamento in un compito sportivo ben definito (Gröpel & Mesagno, 2019). In generale, questi studi tendono a concentrarsi sulla simulazione delle condizioni specifiche e dei fattori di stress associati all’esecuzione del compito il più possibile (Pinder et al., 2011). Ciò può spiegare l’osservazione che la maggior parte delle ricerche si è concentrata sul PT in relazione a compiti di abilità chiusi (Low et al., 2021), tra cui il tiro libero nella pallacanestro (Oudejans & Pijpers, 2009; Esperimento 1), i calci in porta nel football australiano (Beseler et al., 2016) o i servizi nel badminton (Alder et al., 2016), in quanto la natura strutturata e prevedibile di tali compiti è più facile da simulare nella pratica.

Allo stesso tempo, alcuni studi sembrano considerare il PT come un intervento più ampio di gestione dello stress, volto ad aiutare gli atleti a far fronte a una gamma più ampia di fattori di stress diversi e talvolta inaspettati (Henriksen, 2018; Kegelaers, Wylleman, & Oudejans, 2020). Ad esempio, Kegelaers, Wylleman e Oudejans (2020) hanno descritto come gli allenatori abbiano utilizzato manipolazioni della pressione al di fuori del consueto ambiente di allenamento, compresi lunghi viaggi, campi di allenamento mal organizzati o persino attività non sportive (ad esempio, il campo di addestramento militare). Da questo punto di vista, il PT può aiutare gli atleti e le squadre a familiarizzare e ad affrontare una gamma più ampia di fattori di stress, compresi quelli organizzativi.

Reinhold Messner realizzò l’impossibile

Era il 16 ottobre del 1986 quando Reinhold Messner, all’epoca 42 anni, raggiungeva gli 8.516 metri del Lhotse – quarta montagna più alta della Terra – completando così la scalata di tutti i 14 ottomila, ovvero le vette sopra gli 8mila metri, scalandole primo al mondo senza l’aiuto dell’ossigeno e in completa autonomia.

Penso che ha molte persone non sia chiaro il valore assoluto dell’impresa di Messner: l’avere pensato, pianificato e realizzato qualcosa che nessuno pensava che fosse possibile. Così impossibile che ad oggi, dopo 35 anni, solo 39 alpinisti sono riusciti a compiere la stessa impresa, far cui tre donne.

Questi risultai ci dino quanto ancora oggi la relazione tra difficoltà e prestazione sia ancora poco conosciuta, soprattutto quando si voglia prendere in esame la percezione soggettiva della difficoltà. “Impossible is nothing“, il motto di una multinazionale dello sport, da un lato è falso perchè non potremo mai correre veloci come un ghepardo ma tuttavia è vero che nello sport si dice che i record sono fatti per essere battuti e per farlo bisogna superare quel limite oltre il quale essere umano nessuno sino a quel momento è andato.

E’ stato così per Roger Bannister, che il 6 maggio 1954 fu il primo a compiere un’impresa considerata impossibile dai medici e cioè correre il miglio inglese (1.609,23 metri) sotto i 4 minuti (3′59″4). Il suo record durò appena 46 giorni: l’australiano John Landy lo portò a 3′58″, cosa che fu possibile perchè Bannister aveva scardinato una porta invalicabile oltre la quale ci sono passati tutti e riassunse la sua impresa con queste poche parole:

Il segreto è sempre quello, l’abilità di tirare fuori quello che non hai o che non sai di avere.

Lo stesso fu per Reinhold Messner quando il 20 agosto 1980 fu il primo uomo a realizzare un’altra impresa considerata impossibile dalla scienza, scalare l’Everest (8.848 metri) senza l’uso dell’ossigeno, per poi arrivare a scalare tutti i 14 Ottomila con questo approccio. Le esperienze di questi atleti sembrano sostenere il valore dell’efficacia dell’obiettivo, come mediatore tra difficoltà e prestazione e che consiste nella convinzione personlea di poter raggiungere la meta prefissata. Per cui la scelta del livello di difficoltà dipenderà da quanto un atleta si trova a suo agio nello scegliere obiettivi di moderata o elevata difficoltà e ciò dipenderà da quanto si percepirà convinto nelle due condizioni.

Non dimentichiamo! 16 ottobre 1968

Il menefreghismo di molti

La differenza mentalità fra Napoli e Juve

Conoscere  la mentalità di un collettivo permette di prevedere come una squadra reagirà di fronte a situazioni emotivamente intense. In questo campionato di calcio il Napoli e la Juventus rappresentano i due estremi di un continuum in cui successo e coesione di squadra sono opposte a insuccesso e mancanza di coesione.  Chi volesse comprendere le ragioni di queste differenze fra le squadre dovrebbe analizzare i fattori seguenti:

  • La qualità organizzativa della Società di calcio – Il sistema organizzativo consiste nell’insieme delle strategie  e strutture organizzative, nel sistema decisionale, nel sistema di programmazione e controllo, nello stile di leadership, cultura, clima e valori. Migliore è l’efficienza e l’efficacia della qualità organizzativa, migliore sarà la capacità della squadra e dell’allenatore di giocare con una mentalità vincente.
  • La qualità dell’immagine della Società di calcio – Si riferisce alla soddisfazione dei bisogni di appartenenza e d’identificazione della squadra e dei suoi stakeholder. Questa dimensione riguarda in prevalenza, l’autorevolezza della leadership societaria, la sua credibilità, la personalità e la competenza professionale delle sue figure chiave, i risultati e il prestigio conquistati nel tempo.
  • Gli obiettivi della squadra -  Si riferisce agli obiettivi della stagione in corso (vincere il campionato, classificarsi tra le prime quattro, restare in Serie A) sono obiettivi di risultato. Vi sono poi  anche  obiettivi di  prestazione (raggiungere un determinato standard prestativo individuale e collettivo) e obiettivi di processo (centrati sul miglioramento di singole abilità tecnico-tattiche, psicologiche e fisiche). Riguarda, inoltre, lo sviluppo di una mentalità di squadra che sia in grado di darsi in campo nuovi obiettivi in relazione alle diverse fasi di gioco di una partita. Comporta il sapere servirsi a proprio favore dei momenti positivi di un match, così come richiede la presenza di un piano pre-ordinato per affrontare le fasi di gioco negative o di maggior tensione agonistica.
  • La qualità tecnico-tattica della squadra – Si riferisce al bagaglio di competenze calcistiche e alla loro integrazione nel gioco di squadra, che determina molto di più della semplice somma delle qualità dei singoli calciatori.     Maggiore è la competenza tecnico-tattica della squadra associata  a un grado ottimale di preparazione fisica, maggiore è la probabilità che la squadra sappia affrontare le diverse fasi anche emotive della partita.
  • L’efficacia collettiva – Si esprime attraverso prestazioni che sono superiori a quelle che ognuno potrebbe fornire singolarmente.  La qualità tecnico-tattica è parte dell’efficacia collettiva; la coesione e la convinzione si riferiscono ai suoi aspetti relazionali e cognitivo-sociali. Quindi la domanda che bisogna porsi è la seguente: “In che modo i calciatori devono interagire in campo allo scopo di mostrarsi uniti e fiduciosi delle proprie competenze di squadra?” Napoleone era solito dire di vincere le sue battaglie anche con i sogni dei suoi soldati, questa frase è una metafora efficace di cosa si debba intendere per efficacia collettiva.
  • L’orientamento motivazionale dei calciatori – I calciatori e la squadra nel suo complesso devono manifestare una mentalità orientata alla crescita. Un esempio di applicazione al calcio di questo concetto può riguardare l’acquisto di un calciatore. Generalmente questo avviene sulla base del bagaglio tecnico e tattico, si ritiene così che un giocatore che fornisce ottime prestazioni in una squadra manifesterà la stessa efficacia anche in un’altra. In molti casi, questo fenomeno non si è ripetuto e ciò è probabilmente da attribuire a questa concezione statica della mentalità, che non tiene conto delle diverse condizioni che vi sono tra un club e l’altro e come queste influenzano l’adattamento del calciatore e di conseguenza la qualità delle sue prestazioni.

Il fragile umore dell’Italia della pallavolo

“Fa male” dice il ct della nazionale femminile di pallavolo Davide Mazzanti, al termine del match perso contro il Brasile nella semifinale dei campionati del mondo. “Ci siamo resi conto da subito che sarebbe stata una partita faticosa per noi; anche nelle difficoltà comunque abbiamo avuto la possibilità di girare la partita, ma è indubbio che quel finale di terzo set a livello psicologico ci ha un po’ tagliato le gambe. Nel quarto set infatti non siamo rientrati in campo con la giusta lucidità, con il set abbiamo perso anche la consapevolezza di poter star davanti a loro. Quella di stasera era una partita nella quale avremmo dovuto scegliere bene i colpi e invece abbiamo aspettato sempre troppo. Sarà difficile sabato perché non è la finale che avremmo voluto giocare; ora abbiamo un po’ di tempo per guardarci in faccia e andare in campo per fare il nostro”.

Questa valutazione ci permette di capire cosa si debba intendere per pressione psicologica quando si giocano partite di livello assoluto. Anche solo un errore come quello della Egonu nel finale del terzo set che avrebbe permesso all’Italia di andare 2-1 possono avere un effetto negativo micidiale tagliare le gambe come ha detto Mazzanti. Questi fatti ci dicono quanto sia elevato il livello di stress psicologico che vivono le squadre e come l’equilibrio mentale possa essere rotto da singoli episodi.

Questo è il bello dello sport di livello assoluto non solo la qualità del gioco ma quanto questo sia determinato dalla condizione psicologica che a sua volta può variare a seguito di singoli episodi. Tutto può cambiare in un’istante ed è estremamente difficile sapere reagire e non subire questi momenti. La soluzione va oltre l’allenamento, la preparazione mentale e l’aver già giocato partite di questo livello. Servono giocatrici che sappiano trasmettere fiducia e incoraggiamento in modo continuo e con intensità, poiché se è vero che singoli episodi cambiano l’umore della squadra, allora lo può essere anche in senso positivo e, quindi, qualcuna deve prendersi questa responsabilità.

Psicologia della fatica

Questo weekend al master di psicologia dello sport parleremo della fatica negli sport di resistenza e non solo in quelli ma che nel calcio. Parleremo di cosa pensano campioni come Paula Radcliffe durante la maratona e di come Martina Valmassoi affronta la fatica negli ultratrail.