Archivio mensile per ottobre, 2022

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Juventus: il fallimento del progetto della dirigenza

La Juventus attuale diventerà un caso di studio. Servirà spiegare come si può passare dal vincere 10 scudetti consecutivi, essere finalista in Champions League alla situazione di oggi in cui la squadra non riesce più a vincere una partita.

Il piano strategico sviluppato dal dopo Allegri degli scudetti consecutivi è stato evidentemente sbagliato. I propositi erano di cambiare l’atteggiamento della squadra verso una formazione più propositiva e più simile a quello dell’élite europea. Non si è affrontata però la questione in modo razionale e sistematico. Capisco che non sia semplice ma lo si deve pretendere da professionisti che guadagnano milioni di euro per svolgere questo lavoro. Chi è stato il manager del progetto e quali erano le sue proiezioni a 3 anni in base all’impostazione di questo cambiamento?

I giocatori sono, a mio avviso, l’ultimo problema. Il primo dovrebbe essere come valorizziamo le risorse che la società mette a disposizione per questo cambiamento? Quanto tempo daremo all’allenatore che verrà di guidarlo? Quali sono gli errori che dovremo evitare sin da subito? Cosa potrebbe andare storto e per quali cause?

Sono convinto che questi passaggi siano stato saltati e che le risposte della società siano state dominate dalla paura di non raggiungere i risultati previsti e di trovare di volta in volta il capro espiatorio. Di questo un’azienda fallisce.

Come prepararsi al mondiale di calcio

Si è già parlato molto di come i calciatori  e le squadre dovrebbero affrontare questa stagione sportiva in cui la Coppa del mondo si gioca per la prima volta in inverno, spezzando in due parti i campionati nazionali. Penso che i giocatori dovrebbero ragionare con l’idea che la partita più importante è quella successiva, senza fermarsi a considerare che è una di campionato, di coppa europea o sarà la prima del mondiale. Infatti, quando si conduce una vita particolarmente impegnativa, giocando ogni settimana partite importanti con la consapevolezza che questo tipo d’impegno si protrarrà sino quasi all’estate del 2023, bisogna ragionare nel dare il meglio di se stessi durante la settimana. Ciò permette di non stressarsi inutilmente con pensieri negativi che riguardano come mantenere la forma fisica e mentale per un periodo così lungo, la paura d’infortunarsi o le troppe partite da giocare ad alto livello. In quest momenti, si deve pensare a ciò che si può controllare nell’immediato, la prossima partita, lavorare per togliersi dalla mente responsabilità maggiori e, poi, lavorare per recuperare. Proprio il recupero dalla partita appena giocata è, a mio avviso, un aspetto centrale dell’allenamento dei calciatori, dalla prevenzione degli infortuni al rilassamento e allo stare con le persone che si ama. Maggiore è l’impegno nel gioco, maggiore è l’importanza di questa fase di recupero. L’impegno è a non accumulare stress psicofisici inutili ora, che sommandosi a quelli futuri possono favorire infortuni e comunque una condizione di stanchezza mentale che richiederebbe tempo per essere smaltita.

Il mio pensiero è quindi di stare concentrati sul presente, che sono la partita stessa e i giorni che separano da questo evento. Il secondo passo, è di dedicare del tempo a recuperare, per potersi ri-mettere dopo pochi giorni nella condizione migliore per giocare un altro incontro. I calciatori, e soprattutto quelli che ipotizzano di giungere alla fase finale del mondiale, dovrebbero ridurre al minimo i loro impegni mondani e sociali, poiché i loro problemi di forma psico-fisica non riguardano solo come arrivare bene a questa competizione ma successivamente riguarderanno come continuare la stagione fino alla conclusione del campionato e delle coppe per le squadre che avranno anche questo impegno.  Sono convinto che i mesi peggiori per i calciatori saranno quelli del dopo mondiale, perchè saranno giustamente stanchi mentre invece le aspettative delle squadre nei loro confronti continueranno a essere elevate. Ancora di più, in questa terza fase della stagione sportiva, sarà importante il lavoro sul recupero che dovrà essere svolto dai calciatori con il pieno sostegno del Club, dell’allenatore e della squadra. La coesione di squadra giocherà un ruolo primario nell’eliminare le lamentele e l’aggressività di chi non è andato al mondiale contro le attenzioni rivolte a chi ci è andato e viceversa nel non permettere una riduzione dell’impegno e della collaborazione in campo in chi ha giocato il mondiale.

Le caratteristiche psicologiche di un allenatore

Spesso mi viene chiesto quali sono le caratteristiche psicologiche di un leader che lavora con gruppi che mirano all’eccellenza, in questo caso l’allenatore di una squadra o di un gruppo di atleti.  Sappiamo bene che non esiste un profilo ideale, una personalità del vincente. Abbiamo però imparato dai dati scientifici che esistono delle competenze e degli atteggiamenti che un leader deve sapere manifestare in modo coerente e costante nel tempo. Ho imparato anche molto da alcuni psicologi di livello mondiale ed esperti in prestazioni di livello assoluto come John Salmela, Robert Nideffer, Peter Terry, Ken Ravizza.
Alla fine della storia, ho individuato integrando dati e esperienze professionali 10 dimensioni che sembrano possedere gli allenatori di élite. Non è facile praticarle nella vita professionale quotidiana ma chi vuole avvicinarsi a questo mondo dovrebbe, a mio avviso, fare un check per verificare quanto in lui/lei sono presenti.
  1. Competitivi: Individui personalmente competitivi, motivati e spinti dal desiderio di dare il meglio di sé.
  2. Motivazione: Persone che hanno una grande quantità di energia ed entusiasmo. Persone che non si preoccupano del numero di ore di lavoro, purché sentano di essere messi alla prova, di dare un contributo positivo all’organizzazione e di muoversi nella direzione di raggiungere i propri obiettivi.
  3. Responsabilità/iniziativa: Sono persone che hanno un alto livello di fiducia nella loro capacità di avere successo e di portare a termine il lavoro. Sono allenatori che non hanno paura di assumersi nuove responsabilità e che imparano dai propri errori. Allenatori che non hanno paura di chiedere aiuto.
  4. Equilibrio tra sostegno e confronto: Si tratta di persone sensibili alle relazioni interpersonali, che leggono con precisione le situazioni e le emozioni delle persone (comprese le proprie) e sono in grado di trovare un equilibrio appropriato tra sostegno e confronto.
  5. Abilità verbali: Si tratta di persone in grado di esporre pensieri e idee in modo chiaro. Non sovraccaricano e/o confondono le informazioni. Non hanno paura di parlare a voce alta, di fare domande e/o di discutere di questioni sia individualmente che in gruppo.
  6. Capacità di ascolto: Sono persone che sanno quando parlare e quando ascoltare. Individui che non si mettono sulla difensiva quando vengono sfidati e/o confrontati con altri.
  7. Aperti/non difensivi: Hanno un alto livello di autoconsapevolezza. Sanno quali sono i loro punti di forza e di debolezza, sanno come gli altri li vedono e prendono provvedimenti per massimizzare i loro punti di forza e minimizzare e/o superare le loro debolezze.
  8. Creazione di team e relazioni: Si tratta di persone in grado di stabilire buoni rapporti di lavoro con gli altri. Individui che riconoscono e sono in grado di sfruttare i contributi che ogni individuo apporta alla squadra. Persone con le quali gli altri amano lavorare.
  9. Prestazioni sotto pressione e controllo emotivo: Sono in grado di riconoscere quando le emozioni (proprie o altrui) ostacolano una comunicazione efficace e hanno le competenze necessarie per gestirle.
  10. Consapevoli di sé: Sono allenatori che conoscono i propri punti di forza e di debolezza e se ne assumono la responsabilità. Quando si trovano di fronte a un problema, non si mettono sulla difensiva, si assumono la responsabilità dei loro errori e dei loro fallimenti e imparano da essi.

I problemi della Juventus

Il problema della Juventus è quello della continuità del gioco e dell’incapacità di uscire dalla insicurezze determinate dalla ridotta qualità di alcuni giocatori. Il DNA della Juventus è di giocare per vincere le competizioni a cui partecipa, partire dalle singole partite. Non solo il passato ma anche la storia recente dei 10 scudetti consecutivi ne sono la dimostrazione.

Nelle squadre vincenti quando vi sono dei problemi di mancanza d’impegno o emergono timori, avviene di solito che i giocatori più rappresentativi parlano nello spogliatoio o l’allenatore stesso e questi problemi si risolvono poiché si fa leva sull’orgoglio, il desiderio di vincere e la volontà di dimostrare che si è superiori a queste difficoltà. Questo è ciò che non avviene attualmente nella Juventus, poiché è una squadra quasi del tutto priva di campioni e dove molti dei titolari non hanno mai vinto niente.

A sua volta di Allegri è stato abituato a lavorare con giocatori con cui era facile parlare, spiegare cosa ci si aspettava e questi lo mettevano in atto. Avendo ora la Juventus giocatori che non sono abituati a vincere ma ne sentono l’obbligo vestendo questa maglia, il blocco mentale e l’insicurezza si manifestano in quanto è troppo ampia la forbice tra come loro si valutano e le aspettative.

Lo stile di leadership di Allegri non è sintonizzato a guidare un gruppo, privo di leader, che parte bene in partita ma poi si spegne. La ragione è che chi guida gruppi eccellenti ha difficoltà a guidare squadre che invece ripetitivamente perdono. E’ un tema interessante questo con cui mi sono confrontato quando sono passato da lavorare con atleti vincenti ad atleti che non avevano questa mentalità.

Il tema è aperto.

La piaga della sedentarietà

Il problema di queste informazioni è che c’è le diciamo fra persone interessate e motivate allo sport e al movimento. Per il resto queste notizie che siano amministratori pubblici, politici o singole persone non sono di nessuno d’interesse. Peggiorato dalla mentalità italiana del “chissenefrega”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli stili di mobilità degli italiani

Il nuovo sondaggio Ipsos-Legambiente sugli stili di mobilità degli italiani ha messo in evidenza che ci muoviamo di meno, ma molto di più a piedi e in automobile privata, a discapito di mezzi pubblici e della bicicletta. La combinazione tra pandemia, crisi energetica e inflazione incalza e fa aumentare i divari.  

L’indagine rientra nell’ambito della Clean Cities Campaign, network europeo di associazioni ambientaliste e movimenti di base che punta al miglioramento radicale della qualità dell’aria attraverso stili di mobilità più sostenibile, ridistribuzione dello spazio urbano in favore delle utenze deboli e conversione dei trasporti all’elettrico. Aree di intervento su cui, per Legambiente, occorre accelerare il passo con interventi e misure ad hoc: ampliamento delle ciclabili, zone a traffico limitato e potenziamento del trasporto rapido di massa, solo per citarne alcune, per arrivare ad avere un sistema di mobilità più sostenibile.

Rispetto al 2019, anche a Milano e a Firenze aumenta la percentuale degli spostamenti in auto, ma ci si muove molto anche con i mezzi pubblici e persino in bicicletta. A Torino ci si muove di più a piedi, mentre a Napoli e a Roma si usa di più l’auto.

Continuiamo a usare spesso l’auto, anche nei tratti brevi e soprattutto fuori dai grandi centri abitati. Sul totale degli spostamenti, rispetto al 2019, il 28% del campione dichiara di usare di più l’automobile.

Più a piedi, soprattutto in città: sul totale degli spostamenti, rispetto a 4-5 anni fa, il 38% degli intervistati si muove di più a piedi. A Torino cammina di più il 49%, a Milano e a Roma il 47-48%, a Firenze e Napoli il 43-44%. Gli spostamenti a piedi sono una opportunità anche per risparmiare sul carburante o sul singolo biglietto dell’autobus, quando il tragitto è breve. Con questa nuova tendenza, acquisisce sempre più rilevanza la “città 15 minuti”, il ridisegno urbanistico che vuol progettare tutti i servizi essenziali – il lavoro, i negozi, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, il benessere, la cultura, lo shopping e il divertimento – in prossimità della residenza. Nelle città dense è già, in parte, realtà.

L’anello debole della mobilità è il trasporto pubblico locale, usato di meno dal 31% degli intervistati, rispetto al 2019. L’uso aumenta solo per il 9%, immutato per il 29-30%, mentre non lo usa mai il rimanente 30-31%, perché troppo scomodo o irraggiungibile. Scoraggiano anche la scarsa frequenza delle corse e l’inaffidabilità degli orari.

Per brevi e lunghe distanze si usa l’automobile, di età media 12 anni, inquinante e con alti consumi. L’auto nuova non è più per tutti. Il prezzo medio di acquisto è aumentato del 32% nell’ultimo decennio, passando da 18.857 euro del 2012 a 24.891 euro del 2021 (dati Unrae) e il potere d’acquisto medio è diminuito.

Dopo il lockdown molti italiani sono più poveri e la crisi, associata alla cronica carenza di treni e tram,  costringe a muoversi di meno, anche  con il trasporto pubblico. Si va di più a piedi, ma non per scelta ecologica. Segnali positivi solo nelle città che hanno aumentato  l’offerta di trasporto pubblico, promosso abbonamenti e piste ciclabili, come Milano e Firenze.

A Milano e a Firenze l’uso della bicicletta è aumentato nel 21%.  A conferma del fatto che laddove ci sono politiche che indirizzano la nuova mobilità si arriva a cambiamenti positivi. Gli italiani sono ben disposti a lasciare l’auto a casa in favore di monopattini o bici, qualora ci fossero strade più sicure e la velocità massima in centro fosse limitata a 20-30 km all’ora; e in favore del trasporto pubblico e condiviso, qualora ci fossero servizi più efficienti, diffusi ed economici. Inoltre, la maggioranza degli italiani è favorevole al divieto progressivo alla circolazione di mezzi inquinanti nei centri abitati.

La nuova mentalità vincente del Napoli

Partita grandiosa quella del Napoli in casa dell’Ajax terminata con il punteggio di 6-1. Queste partite contro avversari di valore si vincono in questo modo straripante quando una squadra non si accontenta solo di giocare bene. Sono una manifestazione di cosa si deve intendere per mentalità vincente. Quando la determinazione della squadra si salda con la qualità del gioco e il desiderio dei singoli calciatori di volere continuare a giocare al loro meglio meglio sino al fischio finale dell’arbitro.

L’unione di questi tre aspetti ha un effetto moltiplicatore che è molto più vantaggioso rispetto alla somma delle singole volontà. Questa nuova mentalità del Napoli è orientata verso la crescita personale e di squadra, e le partite rappresentano sfide che generando strategie di miglioramento culminano nel giocare con continuità ad alto livello. Infatti, sono state proprio queste partite di Champions giocate contro il Liverpool e l’Ajax a insegnare alla squadra quali sono le sue potenzialità che sinora erano state inespresse. Partite come queste si ricordano per tutta la vita e, soprattutto, mantengono elevata la motivazione e la fiducia, per cui qualsiasi successiva situazione di forte stress agonistico verrà affrontata con la convinzione di potere ripetere quello che è stato fatto in queste partite di Champions League.

Spesso si afferma che per vincere queste partite le squadre italiane dovrebbero aumentare la velocità del loro gioco e mantenere questo approccio per la durata intera del match. Le partite del Napoli ci insegnano che questa caratteristica va però sempre alla motivazione (voglio farlo) e alla convinzione (lo faccio). In tal modo si realizza quello che ho sentito dire spesso da Gianni Rivera, che nel calcio non bisogna correre ma fare correre la palla. Quindi la rapidità di gioco si ha solo quando mente, tecnica, tattica e gruppo lavorano insieme per 90 minuti.

ISSP-R Practitioner and Established Supervisor applications now open!

Given the mission of International Society of Sport Psychology (ISSP)  and in the spirit of globalization, internationalization, unification, and collaboration, the ISSP Registry Committee is finalizing the process of establishing an internationally recognized consultant/practitioner registry that represents the minimum standard of sport psychology practice. It is envisioned that the ISSP-Registry (ISSP-R) will respond to the high international mobility of both sporting clients and consultants as well as increase the visibility and credibility of the profession internationally. Importantly, it aims to augment the professional standards of the field with a particular focus on supporting those countries in which ASP is at a developing phase.

ISSP is pleased to announce that applications to the ISSP-Registry (ISSP-R) are now open for [i] Established Practitioners, [ii] Emerging Practitioners and [iii] ISSP-R Established Supervisor. Applications will remain open until Friday, December 30, 2022. Below is some of the key information.

There are two routes to being accepted onto the ISSP-Registry – the Established Practitioner route and the Emerging Practitioner route. Presently, we are accepting applications for both Established Practitioner and Emerging Practitioner routes. Secondly, there are two routes to being accepted onto the ISSP-Registry as a Supervisor – the Established Supervisor route and the Emerging Supervisor route. Presently, we are accepting applications for Established Supervisor only. Please visit the ISSP Registryand ISSP-R Supervisors pages for more information.

For Emerging Practitioners: applicants must have successfully completed the ISSP-R modules in Cultural Competence, Mental Health, and Professional Conduct to apply. For prospective ISSP-R Emerging Practitioners, online versions of these ISSP-R modules will be available in the near future. Beginning in Spring 2023, we will process and assess applications on a continuous basis, allowing applicants to submit any time.

Please direct your completed applications or questions to isspr@issponline.org

Sedentarietà e traffico urbano

A proposito di sedentarietà non so quanto siamo consapevoli che è la struttura stessa della nostra vita in città che ci porta, come la corrente di un fiume, verso questo stile di vita così negativo. Fino a quando le città resteranno spazi che facilitano quasi esclusivamente l’uso delle auto, camminare e l’uso della bicicletta resteranno ai margini della nostra vita e la mancanza di movimento continuerà a essere un problema endemico.

Persone in bicicletta sono “apparse a Parigi” e la cosa più importante di questa incredibile trasformazione di Parigi è la rapidità con cui è avvenuta, una volta che le strade sono state trasformate. Non si può dire che “Parigi è sempre stata così”, perché non è così. Ci è voluta una leadership.

Infatti, Parigi è la città che in questi ultimi anni è maggiormente cambiata sotto questo punto di vista ottenendo risultati eccezionali.

A woman driving a convertible stuck in bumper-to-bumper traffic. Steam and smoke waft around her vehicle. She stares longingly at people enjoying the fresh air and park to her left. Illustration.

Di seguito le considerazioni di @BrentToderian (City planner + urbanist at @TODUrbanWORKS. Global advisor on cities. Past Vancouver chief planner)

Per assicurarsi che le auto non riprendessero il controllo delle strade parigine quando la pandemia stava “finendo” (come è successo in molte città), il sindaco @Anne_Hidalgo ha fatto in modo che 60.000 posti auto e molte strade fossero trasformate in modo permanente in posti a sedere per ristoranti, luoghi per le persone e piste ciclabili.

Non c’è una “pallottola d’argento” semplicistica per rendere vivaci le strade e i grandi #peopleplace – ma se ci fosse, probabilmente sarebbe la seduta in strada e le sedie mobili. Non permettete a nessuno di dire che non c’è spazio – basta ripensare lo spazio per le auto. Come illustra senza sforzo #Paris. #placemaking

Girando per le città europee – dai centri urbani più vivaci come Milano e Amsterdam alle città più piccole come Gand e Bruges in Belgio, e Ravenna e Padova nel Nord Italia – è chiaro che ci sono numerosi miglioramenti che possono essere presi in prestito per gli Stati Uniti e implementati in modo relativamente rapido e poco costoso:

  • Rendere le strade multimodali
  • Implementare la tariffazione della congestione e/o le zone a traffico limitato
  • Eliminare i parcheggi su strada
  • Potenziare le opzioni di transito
  • Recuperare le piazze e gli altri spazi pubblici per le persone

Mentalità del calciatore e dribbling

Nel calcio il dribbling è uno degli aspetti di questo sport più emozionanti per un giovane calciatore. E’ un’azione individuale improvvisa che può cambiare il corso della partita se determina un vantaggio evidente per la squadra e l’opportunità di segnare una rete. Richiede alcune caratteristiche psicologiche che possono essere insegnate ai giovani indipendentemente dal fatto che qualcuno sarà sempre più bravo di qualcun altro. Proprio per il suo essere un’attività eccitante in cui si corre più che in altre il rischio di venire bloccati dall’avversario.
Insegnamo ai giovani e alle giovani calciatori ad assumersi dei rischi, quindi, insegnatogli il dribbling.
Dribbling è un’azione che richiede:
  • Confronto diretto con l’avversario
  • Il provare piacere nel “saltarlo”
  • La motivazione a fare il proprio meglio
  • Iniziativa e decisione
  • Anticipazione e rapidità di movimento
Non è possibile quando si ha:
  • Paura di essere criticati o rifiutati
  • Dubbi nell’esecuzione e si è lenti
  • Paura di non essere competenti
  • Paura dell’avversario
  • Paura di sbagliare
In sintesi:
  • I calciatori  + orientati al compito sono + motivati a migliorare le abilità del calcio e nel dribbling.
  • I calciatori + orientati al risultato e – orientati al miglioramento s’impegneranno di meno nel rischiare e nel prendere decisioni personali come nel dribbling.