Archivio mensile per maggio, 2023

Come è evoluto lo sport

Come è evoluto lo sport in questi ultimi 10 anni

  1. Si è abbassata l’età degli atleti top, nel tennis femminile vi sono 15 Under 22 fra le prime 100.
  2. Sono di molto aumentati gli Stati che promuovono i loro atleti, dai paesi dell’ex Unione Sovietica, ai paesi arabi  a quelli degli altri Continenti.
  3. Per molte famiglie la carriera sportiva è diventata una opportunità realistica da fare perseguire ai loro figli.
  4. Non esiste più lo sport spontaneo gestito dai giovani in modo autonomo ma è stato totalmente privatizzato nella maggior parte dei Continenti.
  5. In molti sport a partire da 14/15 anni inizia un’attività agonistica frequente e selettiva.
  6. In tutto il mondo le competizioni sono aumentate in maniera notevole e si gareggia 11 mesi l’anno.
  7. A 16 anni gli atleti, ragazze e ragazzi, si allenano anche 25 ore a settimana per almeno 45 settimane.
  8. La maggior parte degli atleti segue un programma non solo tecnico-tattico ma anche di allenamento mentale e fisico specifico ed avanzato.
  9. Lo sport femminile sta acquisendo una rilevanza simile a quello maschile e alle Olimpiadi sono state introdotte le squadre miste ed è quasi stata raggiunta la parità di genere.
  10. Questo tipo di sviluppo dello sport genera negli atleti stress e problemi psicologici spesso debilitanti generati dal dover sempre dimostrare il proprio valore. Allo stesso tempo è fonte di frustrazione per coloro che vengono esclusi da questa scalata al successo.

 

 

 

Caleb Martin: una storia incredibile da cui imparare

La storia dello sport racconta di molti giovani che sono diventati campioni nonostante la loro condizione sociale di partenza fosse terribile e non fornisse alcuna speranza in un futuro migliore. Quella di Caleb Martin, giocatore NBA, è una di queste vita che si sono trasformate in una carriera di successo. E’ importante conoscere queste storie perchè sono la dimostrazione della possibilità di cambiare il proprio destino pur partendo da una situazione oltremodo svantaggiosa. Ovviamente non bisogna per forza diventare ricchi e famosi per uscire da una situazione di vita svantaggiosa. Si deve fare leva sulle proprie risorse e intraprendere la strada che vogliamo percorrere. Conoscere storie come questa di Caleb Martin dovrebbe aiutare a non sentirsi soli e a riconoscere che molti si sono già trovati in situazioni e hanno provato seriamente a cambiare la loro vita.

Articolo di Roberto Barbacci

Di storie come la sua l’America ne è piena, ma poi per farle emergere servono talento, circostanze e un po’ di quella fortuna che non può e non deve mai mancare. L’infanzia dei Martin (inclusa quella del fratello maggiore Raheem) è stata simile a una montagna da scalare a mani nude: cresciuti senza padre, hanno vissuto fino all’età di 14 anni in una roulotte di 70 metri quadrati infestata dagli insetti e con un solo letto a disposizione, tanto che a turno vi dormivano una volta ogni tre giorni (e gli altri due sul pavimento).

A garantire loro un barlume di speranza ha contribuito la mamma Jenny, che essendo però bianca in una città dove l’odio razziale è ancora piuttosto radicato (Cooleemee, in North Carolina) ha dovuto fare i conti con una molteplicità di problemi aggiunti, tanto che gruppi affiliati al Ku Klux Klan spesso e volentieri hanno bruciato croci bianche davanti all’abitazione in segno di disprezzo (non accettavano il fatto che il padre biologico dei tre figli fosse nero). Jenny lavorava mediamente 14 ore al giorno, spesso anche di notte, pur di garantire ai propri figli un minimo di sussistenza, rinunciando talvolta anche a mangiare pur di offrire più cibo ai propri figli. Che al di fuori della scuola trascorrevano le giornate giocando a basket con il canestro recuperato da una lastra di latta trovata in un cassonetto.

Una scelta vincente: la nascita di un talento

Il basket nella vita dei gemelli Martin è arrivato relativamente tardi: a 13 anni hanno cominciato a giocare con assiduità e poco dopo sono entrati nel programma scolastico di pallacanestro della Davie County High School di Mocksville, alternandosi per qualche tempo anche con il programma di calcio. Il talento mostrato sin dalle prime gare ha permesso a entrambi di farsi conoscere e apprezzare, tanto che la chiamata dell’Oak Hill Academy ha consentito loro di fare un ulteriore passo avanti.

E una volta arrivata l’ora di scegliere un college, la scelta nel 2014 è ricaduta su North Carolina StateUniversity, salvo poi decidere due anni più tardi di trasferirsi nel programma di basket dell’Università di Reno, unendosi al Nevada Wolf Pack a fronte di una borsa di studio completa, anche a costo di dover star fermo per una stagione (le regole dell’epoca imponevano lo imponevano per coloro che decidevano di cambiare ateneo).

Nelle due stagioni successive però il giovane Caleb dimostrò di aver fatto la scelta giusta: 19 punti di media ad annata, una Sweet 16 conquistata al torneo NCAA 2018 e la decisione di rendersi eleggibile al Draft 2019 che non sorprese nessuno. La sorpresa semmai fu constatare che nella franchigia NBAvolle spendere una chiamata per lui. Ma per Caleb questo non fu un grosso problema.

Su un aereo in direzione Miami

La presenza di Cody a Charlotte convinse la dirigenza a dargli una chance, e la fiducia venne ripagata sul campo soprattutto nella seconda stagione, chiusa con 53 presenze complessive (più quelle in G-League con i Greensboro Swarm). Ma la decisione di tagliarlo, arrivata ad agosto 2021, sembrò gettare un’ombra sul proseguo della sua avventura in NBA.

In quei giorni difficili, Caleb decise di tornare a casa dalla mamma Jenny, cui nel frattempo aveva contribuito a comprare un’abitazione degna di tal nome con i primi guadagni. L’idea di andare a giocare in Europa non è che gli piacesse tanto, ma l’orizzonte non pareva promettere nulla di diverso. Fino a che una mattina, dopo una chiacchierata col suo amico J. Cole (un rapper nato in Europa ma poi stabilitosi in North Carolina, molto noto in America), a quest’ultimo non venne in mente un’idea: J. Cole aveva scritto anni prima una canzone su Caron Butler, per 14 anni giocatore dei Miami Heat,dal 2020 entrato a far parte del coaching staff di Erik Spoelstra.

Alzò la cornetta e lo pregò di concedere al suo amico Caleb l’opportunità di fare un provino con gli Heat, solitamente molto attenti a reclutare giocatori al di fuori del Draft. Tre giorni più tardi, Martinera su un aereo in direzione Miami. Quel provino gli valse un nuovo two-way contract, che nel febbraio del 2022 sarebbe diventato un contratto standard e nel luglio 2022 avrebbe assunto le sembianze di un triennale da 20,4 milioni di dollari complessivi. Questo perché nel frattempo sul campo Caleb aveva fatto vedere davvero di che pasta era fatto: i punti a partita e i minuti sul parquet raddoppiati rispetto all’anno precedente, e fiducia totale e incondizionata da parte di Spoelstra. Che pure non aveva ancora ammirato Martin al suo massimo splendore.

Miami-Boston: la serie del destino

L’occasione per farlo è arrivata nel corso dei play-off 2023, nei quali Miami è entrata dalla porta di servizio, vincendo la gara decisiva contro i Chicago Bulls per garantirsi l’ultimo posto disponibile a Est. Questo ha costretto gli Heat a sfidare la testa di serie numero 1, i Milwaukee Bucks, rispediti al mittente con un sonoro 4-1.

E dopo essersi sbarazzati in semifinale dei Knicks per 4-2, contro i Celtics ancora una volta il pronostico non pendeva certo dalla loro parte. E chi pensava a un Martin ridimensionato dopo i 27 minuti con 11 punti di media a partita fatti registrare nelle precedenti serie s’è dovuto ricredere in fretta: contro Boston il gemello di Cody ha alzato il proprio livello di gioco, arrivando a collezionare 35 minuti a partita ma soprattutto superando i 19 punti di media durante le 7 gare disputate, con Miami avanti 3-0 e poi costretta a vincere la “bella” in trasferta dopo essersi fatta riprendere sul 3-3 (non era mai successo nella storia che una squadra avanti 3-0 perdesse una serie per 4-3: altre tre volte fu necessaria gara 7, ma questa è stata la prima volta che la squadra che ha poi conquistato il passaggio del turno ha vinto la serie in trasferta).

I 26 punti realizzati nella sfida che ha deciso una delle serie più incredibili degli ultimi anni, vendicando il 4-3 subito dagli Heat ad opera dei Celtics la scorsa stagione, hanno consacrato il talento di un ragazzo che ha saputo superare ostacoli enormi, mostrando una resilienza e una determinazione difficile da trovare altrove.

Uno che appena terminata gara 7 ha voluto un telefono per chiamare mamma Jenny, che Dio solo sa quanto sia orgogliosa del proprio figlio. “Cody e io non rimpiangiamo il passato, ma solo adesso abbiamo notato tutte le cose che nostra madre non ci ha rivelato quando eravamo piccoli, tutte cose di cui ci rendiamo conto ora. È stato difficile, ma ha fatto molti sacrifici come non mangiare certe sere e rinunciare a opportunità di lavoro perché non aveva aiuto a casa e doveva essere lì per noi. Queste sono le cose che ti rendono la persona che sei. Tutti attraversano momenti difficili e inizi difficili, ma è quando combatti le avversità e questo ti aiuta mentalmente. Quando hai problemi in campo, ti rendi conto che quei problemi non sono niente  So cosa abbiamo superato e per questo ho un folle rispetto per mia madre”.

Come migliorare la fiducia del tennista

Migliorare la fiducia di un tennista è fondamentale per le sue prestazioni in campo. Ecco alcune strategie per aumentare la fiducia dei giocatori nel tennis:

  1. Parlare a se stessi in modo positivo: Incoraggiare il giocatore a sviluppare un linguaggio positivo durante le partite e le sessioni di allenamento. Aiutatelo a sostituire i pensieri negativi con affermazioni positive e responsabilizzanti. Ad esempio, invece di pensare: “Non riesco a fare questo colpo”, può dire: “Posso farlo, mi sono esercitato molte volte su questo colpo”.
  2. Concentrarsi sui punti di forza: Identificare i punti di forza del giocatore e aiutarlo a sviluppare fiducia in queste aree. Incoraggiateli a fare affidamento sui loro punti di forza durante le partite e ricordate loro i successi ottenuti in passato.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Lavorare con il giocatore per fissare obiettivi realistici e raggiungibili. Suddividete gli obiettivi più grandi in passi più piccoli e gestibili. Il raggiungimento di questi obiettivi darà un senso di realizzazione e aumenterà la fiducia.
  4. Visualizzazione: Incoraggiate il giocatore a visualizzare il successo. Chiedete loro di immaginarsi mentre eseguono le azioni, vincono i punti e infine vincono le partite. La visualizzazione può aiutare a rafforzare la fiducia e la preparazione mentale.
  5. Allenamento e preparazione: L’allenamento e la preparazione costanti sono fondamentali per la fiducia. Assicuratevi che il giocatore sia adeguatamente preparato fisicamente e mentalmente per le partite. Esercitarsi in diversi scenari e situazioni di partita per acquisire fiducia nella gestione delle sfide che pone la partita.
  6. Rinforzo positivo: Fornire rinforzi positivi ed elogi per gli sforzi e i miglioramenti del giocatore. Riconoscere i risultati ottenuti, anche quelli più piccoli, e offrire incoraggiamento e sostegno.
  7. Imparare dagli errori: Aiutate il giocatore a capire che sbagliare fa parte del processo di apprendimento. Incoraggiatelo a considerare gli errori come opportunità di crescita piuttosto che come fallimenti. Analizzare e imparare dagli errori per evitare di ripeterli in futuro.
  8. Costruire una rete di sostegno: Formare una squadra che lo sostenga. Avere persone che credono nelle sue capacità e che lo incoraggiano può aumentare notevolmente la sua fiducia.
  9. Sviluppare una routine pre-partita: Stabilire una routine pre-partita coerente che includa il riscaldamento fisico, la preparazione mentale e i rituali che aiutano il giocatore a entrare nella giusta mentalità. Seguire una routine può dare un senso di controllo e familiarità, aumentando la fiducia.
  10. Concentrarsi sul momento presente: Insegnare al giocatore a concentrarsi sul momento presente, senza soffermarsi sugli errori del passato o preoccuparsi del futuro. Aiutateli a sviluppare tecniche come la respirazione profonda, la mindfulness o la meditazione per rimanere concentrati e sicuri durante le partite.

Ricorda che la costruzione della fiducia richiede tempo e sforzi costanti.E’ necessario incoraggiare il giocatore a essere paziente con se stesso e a festeggiare ogni passo avanti, indipendentemente dal risultato della partita.

Cosa deve fare un allenatore per allenare i giovani in uno sport individuale

Un allenatore che desidera allenare i giovani in uno sport individuale dovrebbe tenere conto di diversi aspetti per garantire un allenamento efficace e sicuro. Ecco alcuni suggerimenti:
  1. Comprendere le esigenze dei giovani: Ogni giovane è un individuo unico con diverse capacità, livelli di sviluppo e obiettivi. L’allenatore dovrebbe prendersi il tempo per conoscere gli atleti e capire le loro esigenze, i loro punti di forza e le loro debolezze.
  2. Creare un ambiente positivo: Gli allenatori dovrebbero creare un ambiente di allenamento positivo, inclusivo e stimolante. Devono promuovere una cultura di rispetto, collaborazione e sostegno reciproco tra gli atleti.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Gli allenatori dovrebbero aiutare i giovani a stabilire obiettivi realistici e raggiungibili, adattati alle loro capacità e livello di sviluppo. Gli obiettivi dovrebbero essere suddivisi in obiettivi a breve termine e a lungo termine, in modo che gli atleti possano monitorare i progressi lungo il percorso.
  4. Fornire una formazione tecnica adeguata: L’allenatore deve insegnare e sviluppare le abilità tecniche specifiche dello sport. Ciò richiede una solida comprensione dei fondamenti tecnici e la capacità di spiegare e dimostrare correttamente le tecniche agli atleti.
  5. Costruire una base di abilità solida: Prima di passare a compiti più avanzati, è essenziale che i giovani acquisiscano una solida base di abilità. L’allenatore dovrebbe dedicare tempo all’allenamento dei fondamentali, come la tecnica di base, il controllo della palla o l’equilibrio, e successivamente progredire verso abilità più complesse.
  6. Programmare l’allenamento in modo appropriato: Gli allenatori dovrebbero pianificare sessioni di allenamento bilanciate, che includano adeguati tempi di riscaldamento, esercizi specifici, allenamento fisico e tempo per il recupero. Dovrebbero anche tenere conto del livello di sviluppo fisico degli atleti e adattare l’intensità e la durata dell’allenamento di conseguenza.
  7. Sviluppare abilità mentali: L’allenatore dovrebbe insegnare agli atleti giovani l’importanza delle abilità mentali nello sport, come la concentrazione, la gestione dello stress e la resilienza. Possono incoraggiare abitudini mentali positive e fornire strategie per affrontare le sfide e il fallimento.
  8. Monitorare i progressi e fornire feedback: È importante che l’allenatore monitori i progressi degli atleti e fornisca un feedback costruttivo. Questo può aiutare gli atleti a comprendere le aree in cui possono migliorare e a mantenere la motivazione. L’allenatore dovrebbe anche riconoscere e celebrare i successi degli atleti per incoraggiare un senso di realizzazione e soddisfazione.
  9. Prevenire infortuni: L’allenatore deve educare gli atleti sulla sicurezza e prevenzione degli infortuni. Dovrebbero includere sessioni di riscaldamento adeguato, incoraggiare una tecnica corretta e assicurarsi che gli atleti abbiano l’attrezzatura protettiva necessaria.
  10. Promuovere il divertimento e la partecipazione: Infine, l’allenatore dovrebbe promuovere il divertimento nello sport e incoraggiare una partecipazione attiva da parte degli atleti. Devono creare un ambiente in cui gli atleti si sentano coinvolti, motivati e desiderosi di migliorare.

Ricorda che ogni sport individuale può avere specificità e bisogni unici, quindi l’allenatore dovrebbe adattare queste linee guida in base al contesto specifico.

Report 2023 “Sport a scuola” in Inghilterra descrive una condizione drammatica

Questi sono i dati del Report del 2023  sul tema “Educazione fisica e sport a scuola” relativo in Inghilterra.

I nostri figli sono:

Più infelici

  1. Il 97% degli insegnanti è preoccupato per la salute mentale dei giovani nella propria scuola.
  2. In Inghilterra il numero di bambini che necessitano di cure per problemi di salute mentale è aumentato del 39% in un anno.
  3. Il 18% dei bambini tra i 7 e i 16 anni presenta un probabile disturbo mentale.
  4. Il 45% dei genitori è preoccupato per la salute mentale dei propri figli.

Meno in salute

  1. Il 73% degli insegnanti è preoccupato per la salute fisica dei giovani della propria scuola.
  2. I tassi di obesità sono più alti rispetto a prima della pandemia. In Inghilterra, la prevalenza di bambini con obesità è del 10,1% e del 23,4% per i bambini del sesto anno. Questi dati sono diminuiti rispetto all’anno scorso, ma sono ancora più alti di quelli precedenti la pandemia.

Più distratti

  1. La maggior parte dei genitori (78%) ritiene che i bambini passino troppo tempo online e non abbastanza con gli altri di persona.
  2. Più di 3 genitori su 5 (62%) ritengono che le distrazioni digitali
  3. che i loro figli passino meno tempo ad essere attivi.
  4. Quasi la metà (46%) dei bambini tra i 7 e gli 8 anni
  5. e il 38% dei ragazzi tra i 9 e gli 11 anni concorda sul fatto che passano più tempo online o a guardare la TV che a parlare con la famiglia.

Attività fisica

  1. Meno della metà (47%) dei giovani inglesi rispetta i livelli minimi di attività fisica.
  2. Il 72% dei genitori è preoccupato che i giovani non facciano abbastanza attività fisica, ma solo il 43% dei genitori è consapevole che i bambini dovrebbero essere attivi per 60 minuti o più al giorno.
  3. per 60 minuti o più al giorno.
  4. Il 54% dei bambini vorrebbe fare più attività fisica o sport di quanto ne faccia attualmente, con un aumento rispetto al 44% del 2014.

Educazione fisica e sport scolastico

  1. In Inghilterra, le ore di educazione fisica sono diminuite nell’ultimo decennio, con una riduzione dell’11,1% da 326.277 a 290.033 dal 2011.
  2. Anche il numero di insegnanti di educazione fisica in Inghilterra è diminuito negli ultimi 10 anni, passando da 26.005 nel 2011 a 23.708, con un calo dell’8,8%.
  3. Mentre circa la metà (52%) degli operatori ritiene che l’educazione fisica, lo sport scolastico e l’attività fisica siano considerati prioritari all’interno delle loro scuole, un quarto (26%) è in disaccordo o in forte disaccordo sul fatto che ciò avvenga nelle loro scuole.

Ciò di cui abbiamo bisogno è:

  1. Un’azione urgente: Ricostruire giovani più sani, più felici e più resistenti e livellare le condizioni di gioco per i più svantaggiati.
  2. Cambio generazionale: Bilanciare le esigenze dell’era digitale attraverso il legame umano del gioco fisico e dello sport.
  3. Cambiamento sociale: Trasformare la percezione e l’atteggiamento della società nei confronti dell’importanza dell’alfabetizzazione fisica, del gioco e dello sport nell’educazione e nello sviluppo dei giovani.

Quali sono le difficoltà di un adolescente in gara?

Gli atleti adolescenti possono affrontare diverse difficoltà durante le gare. Ecco alcune delle sfide più comuni che potrebbero affrontare:

  1. Pressione sociale: Gli adolescenti spesso si trovano ad affrontare la pressione sociale da parte dei loro compagni di squadra, degli allenatori, dei genitori e persino dei loro coetanei. L’aspettativa di prestazioni eccellenti può mettere molta pressione sull’atleta, aumentando lo stress e l’ansia.
  2. Bilanciamento degli impegni: Gli atleti adolescenti possono avere difficoltà nel bilanciare gli impegni sportivi con quelli scolastici e sociali. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti e alle competizioni può interferire con lo studio, le amicizie e altre attività extra-curriculari.
  3. Crescita e sviluppo fisico: Durante l’adolescenza, gli atleti sperimentano un rapido sviluppo fisico, che può comportare cambiamenti nella forza, nella coordinazione e nell’equilibrio. Questa fase di transizione può rendere più difficile mantenere la coerenza delle prestazioni e adattarsi alle nuove esigenze del corpo.
  4. Lesioni e infortuni: Gli atleti adolescenti possono essere più suscettibili a lesioni e infortuni rispetto agli atleti più anziani. Il loro corpo è ancora in fase di sviluppo e potrebbero essere presenti squilibri muscolari o una minore stabilità articolare, aumentando il rischio di infortuni durante la pratica sportiva.
  5. Pressione da parte dei genitori: Alcuni atleti adolescenti possono affrontare la pressione dei genitori, che possono avere aspettative irrealistiche o proiettare i loro desideri sull’atleta. Questo può creare tensioni e influire negativamente sulla motivazione e sul benessere dell’atleta.
  6. Aspetti psicologici: L’adolescenza è un periodo di transizione emotiva e psicologica. Gli atleti adolescenti possono affrontare sfide come la gestione dello stress, l’ansia da prestazione, la mancanza di fiducia in se stessi e l’equilibrio tra la motivazione intrinseca ed estrinseca.
  7. Competizione intensa: Le competizioni sportive possono essere estremamente intense, specialmente a livello agonistico. Gli atleti adolescenti possono trovarsi a competere contro avversari più esperti, più forti o più grandi di loro, il che può mettere a dura prova la loro resilienza mentale e le loro abilità tecniche.

È importante sottolineare che le difficoltà possono variare da atleta a atleta. Alcuni adolescenti potrebbero affrontare solo alcune di queste sfide, mentre altri potrebbero sperimentarle tutte. È fondamentale fornire un adeguato supporto emotivo, fisico e psicologico agli atleti adolescenti per aiutarli ad affrontare queste difficoltà e promuovere un sano sviluppo sportivo e personale.

Il ruolo dell’allenatore nello sviluppo dell’adolescente

Il ruolo di un allenatore nel guidare un giovane atleta adolescente è di fondamentale importanza per il suo sviluppo sportivo e personale. Ecco alcuni aspetti chiave del ruolo di un allenatore in questa fase:

  1. Istruzione tecnica: L’allenatore deve fornire una solida base tecnica all’atleta adolescente. Questo include insegnare le abilità specifiche del loro sport, migliorare la tecnica e l’esecuzione, e sviluppare una comprensione approfondita delle tattiche di gioco. L’allenatore dovrebbe fornire feedback costante sull’esecuzione dell’atleta e proporre esercizi mirati per migliorare le prestazioni.
  2. Sviluppo fisico: Durante l’adolescenza, il corpo dell’atleta sta attraversando un periodo di rapido sviluppo e cambiamenti. L’allenatore deve aiutare l’atleta a sviluppare una solida base fisica, includendo l’allenamento della forza, l’agilità, l’equilibrio e la resistenza. È importante adattare l’allenamento in base alle caratteristiche individuali dell’atleta e ai suoi livelli di sviluppo.
  3. Educazione mentale: Gli adolescenti spesso affrontano sfide emotive e psicologiche durante questo periodo di transizione. L’allenatore dovrebbe svolgere un ruolo di guida nella gestione dello stress, nella costruzione della fiducia e nella promozione di un atteggiamento mentale positivo. L’allenatore può insegnare strategie di focalizzazione, gestione delle emozioni e risoluzione dei problemi per aiutare l’atleta a superare gli ostacoli mentali.
  4. Supporto emotivo: L’adolescenza può essere un momento difficile per molti giovani atleti, con pressioni provenienti da diverse fonti, come la scuola, la famiglia e gli amici. L’allenatore dovrebbe essere un punto di riferimento e un supporto emotivo per l’atleta. Dovrebbe incoraggiare la comunicazione aperta, ascoltare le preoccupazioni dell’atleta e offrire un ambiente sicuro in cui l’atleta si senta sostenuto e compreso.
  5. Sviluppo di valori e carattere: L’allenatore ha un’influenza significativa sulla formazione dei giovani atleti come individui. Dovrebbe promuovere valori come il fair play, l’etica del lavoro, il rispetto e la responsabilità. L’allenatore dovrebbe incoraggiare l’atleta a fissare obiettivi realistici, a sviluppare una forte etica di allenamento e a comprendere l’importanza della disciplina e dell’impegno nel raggiungere il successo.

In sintesi, il ruolo di un allenatore nel guidare un giovane atleta adolescente va oltre l’aspetto tecnico dello sport. Un buon allenatore crea un ambiente di apprendimento positivo, in cui l’atleta può sviluppare le proprie abilità, superare le sfide e crescere sia come atleta che come individuo.

Addio all’esplosiva e indimenticabile Tina Turner

Una spiegazione definitiva di cosa si debba intendere per resilienza c’è l’ha fornita Tina Turner nel maggio del 2018 dichiarando a Marie Claire:

«La gente pensa che la mia vita sia stata dura, ma penso che sia stato un viaggio meraviglioso. Più invecchi, più ti rendi conto che non è quello che è successo che conta, ma è come lo affronti».

Nei giorni in cui ti senti un po’ giù, sentire Tina Turner è veramente una ventata di energia esplosiva che fa bene all’anima. Tutto in lei trasmetteva forza, a partire dalla sua voce, i movimenti, la musica.  La sua vita ha rappresentato il potere dell’ottimismo nonostante le difficoltà. Nonostante la separazione dei genitori e le violenze ripetute subite dal primo marito per citarne solo alcune.

Ottimismo come emerge dal testo di “Non abbiamo bisogno di un altro eroe“.

Fuori dalle rovine

fuori dalle macerie
Non possiamo commettere gli stessi errori questa volta
Noi siamo i bambini,
l’ultima generazione
Noi siamo quelli dimenticati
E mi chiedo quando mai cambieremo
Vivendo sotto la paura, finché non rimane altro

Non abbiamo bisogno di un altro eroe
Non ci serve di conoscere la strada di casa
Tutto ciò che vogliamo è la vita oltre la cupola del tuono

Cercando qualcosa a cui poter fare affidamento
Deve esserci qualcosa di meglio là fuori
amore e compassione, il loro giorno sta arrivando
Tutto il resto sono castelli costruiti in aria
E mi chiedo quando mai cambieremo
Vivendo sotto la paura, finché non rimane altro
Tutti i bambini dicono

Non abbiamo bisogno di un altro eroe
Non ci serve di conoscere la strada di casa

Tutto ciò che vogliamo è la vita oltre la cupola del tuono
Perciò cosa facciamo con le nostre vite?
Lasciamo solo un segno
La nostra storia splenderà come una luce
O finirà nel buio
Diamo tutto o niente!

 

Come insegnare l’uso dei social media ai giovani

La scorsa settimana l’American Psychological Association ha pubblicato la sua prima guida sull’uso dei social media in età adolescenziale, una serie di 10 raccomandazioni per educatori, politici, aziende tecnologiche e genitori, con l’obiettivo di aiutare gli adolescenti a utilizzare la tecnologia in modo sicuro e positivo.

Il gruppo ha affermato che gli adolescenti dovrebbero essere monitorati per individuare un uso “problematico” dei social media e che è importante ridurre al minimo l’esposizione degli adolescenti al cyberbullismo, all’odio online e ai contenuti che li inducono a confrontare il proprio aspetto fisico con quello degli altri. Ha inoltre sottolineato l’importanza di insegnare agli adolescenti la cittadinanza digitale.

Allo stesso tempo, l’A.P.A. ha riconosciuto che le aziende tecnologiche hanno un ruolo da svolgere in tutto questo, invitandole a considerare se funzioni come lo scorrimento infinito e il pulsante “mi piace” siano adeguate allo sviluppo degli adolescenti.

Ma come tutti i genitori sanno, l’onere principale è quello di monitorare ed educare i propri figli e di stare al passo con una tecnologia in rapida evoluzione. E cercare di farlo può risultare frustrante e inefficace. Le richieste poste ai genitori vanno oltre le normali capacità.

Ma cosa potrebbero fare per ridurre i danni dei social media?

All’inizio è consigliato di essere disponibili.

Una fase critica l’uso dei social media nei bambini di età è tra i 10 e i 14 anni. L’obiettivo è fornire una guida pratica. Una famiglia potrebbe decidere che all’inizio il bambino si limiterà a una sola applicazione e che per i primi sei mesi i genitori esamineranno i post e le richieste di amicizia con il figlio. Ciò richiede disponibilità da parte dei genitori ma anche solo 5 minuti al giorno sono già un tempo sufficiente. Però niente schermi dopo le 21.00.

L’uso notturno dei social è la causa principale dell’insorgenza di disturbi del sonno.  Lasciamo tablet e smartphone fuori dalla camera da letto, mettendoli in uno spazio comune per la notte.

Dobbiamo aiutare gli adolescenti a capire come i social media influenzano il loro cervello. La parte centrale del cervello, il “cervello sociale”, si sta costruendo attivamente durante l’adolescenza ed è la più suscettibile alle influenze esterne. La parte anteriore del cervello, invece, che gestisce aspetti come il processo decisionale, la riduzione dei rischi e la regolazione delle emozioni, si sviluppa fino alla fine dei 20 anni. Quindi gli adolescenti agiscono con un cervello sociale molto attivo, che li rende molto vulnerabili alla pressione dei coetanei e alla ricerca di novità. E ricevono poche informazioni dalla parte anteriore del cervello che dice loro di fermarsi e di fare una pausa.

Tutti i contenuti, i feedback e gli stimoli disponibili online sono facilmente accessibili ai bambini proprio quando il loro cervello sociale si sta sviluppando,

E’ importante chiedere ai giovani se percepiscono di avere il controllo o di essere controllati dai social. Questa domanda è particolarmente efficace per valutare se l’uso dei social media da parte di un adolescente si diventato problematico. Se l’adolescente risponde avere problemi, si apre la possibilità di parlare di strategie di gestione. Per esempio, si può insegnare a impostare un timer per assumersi la responsabilità del tempo trascorso sullo schermo e di capire come comportarsi quando il timer suona e si vuole continuare a rimanere online.

Sebbene l’invito dell’A.P.A. a limitare l’uso dei social media da parte degli adolescenti per confrontarsi con gli altri possa sembrare nebuloso, un approccio consiste nell’insegnare agli adolescenti a fare un semplice controllo di pancia chiedendosi: “Qualcuno di questi account mi fa sentire peggio con me stesso o con il mio corpo?” Sebbene gli effetti negativi dei social media sull’immagine corporea delle ragazze siano stati ampiamente discussi, il dottor Nagata ha sottolineato che i genitori dovrebbero incoraggiare questo tipo di pratica con i figli di entrambi i sessi.

Anche se è meno compreso e meno trattato, anche i ragazzi sono suscettibili di queste influenze. Gli studi hanno dimostrato che l’uso di Instagram nei ragazzi e negli uomini è associato al salto dei pasti, all’alimentazione disordinata, all’insoddisfazione per i muscoli e persino all’uso di steroidi anabolizzanti.

Soprattutto con gli adolescenti più grandi, è bene condurre le conversazioni con curiosità, non con giudizio. L’approccio è davvero fondamentale. Dobbiamo aiutare i ragazzi a capire perché stiamo ponendo la domanda. Non è una domanda accusatoria, critica o giudicante. inoltre, gli adolescenti possono non essere onesti o non voler parlare con voi, ma il compito di un genitore è quello di continuare a chiedere.