Archivio mensile per ottobre, 2022

Il tennis richiede molto autocontrollo

Conoscendo sempre più il tennis mi sto convincendo che sia uno degli sport più devastanti dal punto di vista mentale. Non è un caso che il concetto “killer instict” sia stato ideato da un allenatore di tennis proprio a sottolineare la necessità di giocare con lo scopo di annientare l’avversario. Non a caso le migliori scuole di tennis, come quella di Nick Bollettieri o di Chris Evert, hanno nello staff anche degli psicologi che si occupano dell’allenamento mentale dei/delle tennisti/e. Le ragioni di questa scelta sono molte e sono così riassumibili:

  1. Il tennis è un gioco in cui al termine di ogni scambio si vince/perde un punto
  2. Essere competitivi/e significa essere capaci di sostenere continuamente il proprio gioco indipendentemente dal risultato
  3. Perdere una serie di punti in modo consecutivo mette alla prova la capacità di reagire a questa frustrazione con rinnovata convizione verso di sè
  4. Bisogna mantenere il proprio tempo di gioco, senza volere chiudere subito lo scambio con un vincente
  5. Bisogna avere una routine efficace tra un game e l’altro che permetta di restare concentrati sull’inizio di quello seguente.
  6. Bisogna essere in grado di avere un dialogo positivo con se stessi durante tutta la partita
  7. Bisogna ricordarsi che in partita si deve giocare al proprio meglio senza volere strafare
  8. Bisogna mettere continuamente in atto le abilità mentali che si è allenato (ripetizione mentale, respirazione, combattività, pensiero tattico)

Sono convinto che se ci si allenasse di più a soddisfare queste esigenze del tennis molti più atleti/e raggiungerebbero la soddisfazione e il successo a cui aspirano.

 

Il dialogo con se stessi nel calcio

Gli errori continui nel campionato di calcio  mettono in luce che molti calciatori probabilmente non hanno un dialogo con se stessi che gli fornisce istruzioni su come giocare in determinati momenti e che sostenga la loro tenacia nel continuare a impegnarsi al meglio delle loro capacità. Si tratta di errori gravi che incrinano qualsiasi idea tattica di una squadra e della cui importanza non credo che le squadre e gli allenatori siano pienamente consapevoli e agiscano per cambiareli. Di seguito alcuni dati scientific che ne dimostrano l’importanza nel calcio.

Il self-talk può influenzare le prestazioni sportive. C’è una correlazione positiva tra il miglioramento delle prestazioni, il self-talk positivo (che aumenta la fiducia e la convinzione nelle proprie capacità) e il self-talk istruttivo (che devia l’attenzione su alcuni elementi di un movimento per aumentare il focus attentino, aiutando così l’esecuzione).

Daftari, Fauzee e Akbari (2010) hanno esaminato gli effetti positivi e negativi percepiti del self-talk sulle prestazioni calcistiche su giocatori di calcio iraniani di élite (membri della squadra nazionale). I partecipanti a questo studio erano 25 calciatori professionisti maschi iraniani (età media 27 anni). I risultati hanno dimostrato che gli effetti percepiti del self-talk neicalciatori professionisti in contesti di prestazioni reali possono essere classificati in due categorie principali: positivi e negativi.

Gli effetti positivi comprendono più dell’80% degli effetti percepiti del self-talk, mentre gli effetti negativi comprendono meno del 20% delle risposte. I tre effetti positivi più citati del self-talk sono stati:

  • “Migliora la coordinazione con i compagni di squadra (15,6%)
  • “Migliora la concentrazione e l’attenzione (12,5%)
  • “Promuove la capacità di prendere decisioni (11,4%)”.

I risultati indicano che gli effetti percepiti del self-talk tra questi partecipanti erano:

  • Aumentare la coordinazione dei giocatori attraverso la ripetizione mentale di situazioni critiche
  • Migliorare la concentrazione degli atleti e affinare la precisione dei loro movimenti
  • Aumentare la loro capacità di prendere decisioni corrette con precisione nel minor tempo possibile
(Fonte: Farina e Cei, 2019)

Buona felicità a tutti

Come approfondire le conoscenze professionali e scientifiche

Suggerimento per i giovani psicologi o laureati in scienze motorie, per gli studenti di queste discipline e, soprattutto, per i tesisti. Naturalmente vale anche per chiunque voglia approfondire le sue conoscenze in questi ambiti scientifici e professionali.

Cercate quello che volete conoscere servendovi di google scholar, che permette di trovare i  principali riferimenti scientifici relativi a temi di vostro interesse.

E’ chiaro che bisogna conoscere l’inglese.

Per la ricerca scrivete le parole chiave che riguardano il tema di cui cercate informazioni.

Ad esempio, volete sapere di più sull’ansia da prestazione nel calcio? Scrivete: anxiety performance football players

Troverete questa pagina: https://scholar.google.com/scholar?hl=it&as_sdt=0%2C5&q=anxiety+performance+football+players&btnG=

A questo punto, avete gli autori e titoli degli articoli, di tutti avete il riassunto ma solo di alcuni il testo completo, che potete scaricare cliccando su quanto è scritto tutto a destra.  Ad esempio del primo articolo trovate questo link: [HTML] frontiersin.org cliccando trovate l’articolo.

Se si vuole ricercare articoli simili, sotto il nome dell’articolo si trova scritto: articoli correlati su è sufficiente cliccare.

Se si vuole ricercare una rassegna della letteratura pubblicata su questo tema, si può aggiungere alle parole chiave: review

In questo caso, il secondo articolo citato è coerente con questa richiesta:Determinants of anxiety in elite athletes: a systematic review and meta-analysis

Insegnamento: usando la risorsa tempo e senza nessuna spesa economica è possibile acquisire le conoscenze più aggiornate su un argomento di nostro interesse.

Avrete così modo di capire se quanto leggete sul web, nei vari blog che consultate, sono commenti basati su evidenze scientifiche o sono solo opinioni di chi scrive.

 

 

 

 

Lo stile anarchico di Khvicha Kvaratskhelia

Tutto il mondo parla di Khvicha Kvaratskhelia dal New York Times al suo allenatore Luciano Spalletti, a Del Piero e Arrigo Sacchi. E’ un giovane calciatore georgiano che nell’articolo sul NY Times viene così definito: “Il suo stile anarchico ha preso d’assalto il calcio italiano, trasformando il Napoli in una contendente al titolo. Ancora più importante, ha reso di nuovo divertente il calcio”.

E’ qualcosa di molto diverso dal classico giocatore che viene teorizzato dalle scuole di calcio in cui prevalgono altri fattori e non certo lo stile anarchico e il divertimento. Vi sono certamente altri calciatori tecnicamente più dotati, ma lui è più bravo. Ritorniamo così al solito ragionamento, servono tecnica e rapidità ma sono l’istinto e l’imprevedibilità che rendono grande un giocatore. In questo si può riassumere l’importanza di uno stile definito anarchico. Non corrisponde al fare quello che passa per la testa in quel momento o ad agire senza pensare come farebbe un calciatore impulsivo. Kvaratskhelia, al contrario, mette il suo istinto al servizio della tecnica. In pratica, capisce prima degli altri ciò che va fatto e lo fa servendosi delle sue qualità.

Giocare con questo livello elevato d’intensità e di partecipazione mentale è appassionante e gratificante, soprattutto perchè i risultati gli danno ragione e quindi ciò aumenta la sua convinzione personale a continuare in questo modo. In tal modo si è costruito un circolo virtuoso in cui rapidità e tecnica sono al servizio della sua altrettanto veloce capacità decisionale e ciò gli permette “di non preoccuparsi se qualcosa non funziona. Non pensa alle conseguenze negative. Questo vale per molti giocatori d’attacco. Sono audaci. Sono audaci. Sono un po’ anarchici” come ha spiegato Andrés Carrasco, responsabile spagnolo dello sviluppo giovanile della Dinamo Tbilisi, il club che ha scoperto Kvaratskhelia.

Cancellato un altro oro di Londra 2012 alla Russia

Sono sei le medaglie d’oro vinte alle olimpiadi di Londra n2l 2012 cancellate nell’atletica alla Russia. Aveva vinto 82 medaglie con 24 ori, mentre  è scesa oggi a quota 68, con 19 ori, 21 argenti e 28 bronzi secondo il Cio. E’ di pochi giorni fa la notizia dell’esclusione dell’oro a Nataliya Antyukh, anche lei trovata positiva, a distanza di anni grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. Naturalmente anche atleti di altre nazioni sono stati scoperti ma il report dell’avvocato Richard McLaren nel 2016 ha descritto quanto accaduto in Russia come un “sofisticato sistema di doping sponsorizzato dallo stato”.

Purtroppo, la storia dello sport è stata costantemente attraversata dal problema del doping, spesso promosso e organizzato da uno stato. Il primo esempio conosciuto di questo approccio è stato quello realizzato dalla Germania Est a partire dagli anni ’70, che riporto prendendolo dal mio libro dedicato alle truffe nel mondo finanziario e dello sport.

“Un’ulteriore conferma della rilevanza di questo livello sociologico è fornito nello sport da ciò che è stato chiamato il “doping di Stato”. Quanto è accaduto nella Repubblica Democratica Tedesca a partire dagli anni Settanta rappresenta una forma tipica di attuazione di una frode, a valenza politico-sociale, decisa a partire dai vertici dello Stato e perseguita in maniera razionale e di massa su tutti gli sportivi di alto livello e sui giovani che mostravano buone capacità di riuscita. Negli anni seguenti questa scelta venne premiata con risultati sportivi eccellenti. In questo caso, le sostanze dopanti usate dagli atleti, così come i falsi in bilancio non possono essere definiti in termini di devianza negativa, che comporta il rifiuto delle norme del mondo sportivo e di quello economico. Si tratta di una devianza che non rifiuta ma aderisce totalmente e in modo conformista ai valori chiave del successo, della vittoria, del guadagno, dello status sociale e della popolarità. L’inganno venne perseguito in maniera scientifica, poiché in Germania orientale nel 1974 i politici si trovarono di fronte a un dilemma che dovettero rapidamente risolvere: per vincere bisognava ricorrere agli ormoni androgenici ma nel contempo come la maggior parte delle altre nazioni anche la Germania Democratica Tedesca negava ufficialmente l’uso di queste pratiche, sostenendo anzi di volerle combattere. Pertanto venne elaborata una strategia generale, centralmente organizzata per assicurare lo sviluppo efficiente del doping ormonale e dei sistemi per nasconderlo. Data l’importanza politica di questa scelta, la decisione venne presa dal Comitato Centrale del Partito Socialista e la decisione finale, classificata come Top Secret, fu approvata il 23 ottobre 1974 dalla Commissione per lo Sport di Alta-Prestazione (Franke e Berenonk, 1997). Questo documento del 1974 sosteneva che la somministrazione a maschi e femmine delle sostanze dopanti e in particolare la somministrazione degli steroidi androgenici, doveva essere:

  • parte integrale del processo di allenamento e della preparazione per le principali competizioni internazionali;
  • organizzata centralmente, includendo regolari valutazioni dei risultati ottenuti e delle esperienze effettuate dai medici dello sport;
  • ulteriormente sviluppata e ottimizzata dalle ricerche svolte sul doping nello sport di alta-prestazione, con speciale enfasi sullo sviluppo di nuove sostanze e sulle migliori modalità di somministrazione;
  • insegnata ai medici dello sport e agli allenatori tramite corsi e documenti speciali;
  • svolta in totale segretezza ed essere classificata come un segreto di Stato ufficiale (Franke e Berenonk, 1997)”.
Nulla è cambiato da quegli anni, tranne che le truffe basate sul doping sono diventate più difficili da rilevare e come si vede vengono scoperte solo a distanza di molti anni grazie allo sviluppo di nuove tecnologie.

Ritorno al tiro a volo

Ci sono delle giornate che mi piacciono, quella di oggi è stata una di queste. Sono stato a Roma a un campo di tiro a volo per lavorare con un ragazzo di 14 anni insieme all’allenatore delle Fiamme Oro, Pierluigi Pescosolido. Pochi sanno che lavoro con il tiro a volo dal 1995, e da quei giorni con atleti italiani e con molte nazionali di altri paesi. La pandemia aveva bloccato il mio impegno con il tiro a volo. E’ bello ritornare a incontrare colleghi, amici. con cui si è lavorato, come nel caso dei coach delle Fiamme Oro, per venti anni. Conosco ogni sospiro che fa un tiratore quando è in pedana ed è certamente lo sport in cui ho ottenuto i riconoscimenti e i risultati più importanti della mia carriera professionale.

La questione è che in Italia non c’è spazio per questo lavoro mentale nel tiro a volo e non caso dal 2008 ho sempre lavorato con nazionali straniere e con alcuni tiratori italiani tra i più forti al mondo, come Giovanni Pellielo e Francesco D’Aniello. D’altra parte, gli allenatori vivono la stessa situazione e i migliori lavorano con nazionali straniere. Manca una cultura sportiva per sviluppare atleti di livello assoluto, è uno sport costoso totalmente sulle spalle delle famiglie e con pochi allenatori in grado di proporre programmi di eccellenza.

Lo sport di livello assoluto richiede investimenti sui professionisti e, perlomeno, il tiro a volo sino a ora non ha imboccato questa strada.

Il calcio per bambini con grave autismo

Cei, A., Sepio, D. (2022). A case study of psychological empowerment of three children with Autism Spectrum Disorder (ASD) through football coaching. International Journal of Sport Psychology, 53(3), 281-302.

Il disordine dello spettro autistico (ASD) è un disturbo dello sviluppo che compare nei primi tre anni di vita ed è caratterizzato da problemi di comunicazione, deficit nell’interazione sociale, interessi e comportamenti ripetitivi e limitati. Sebbene lo sport offra l’opportunità di promuovere lo sviluppo psicosociale e motorio delle persone con disabilità intellettiva, sono state condotte poche indagini per identificare il metodo di allenamento più adatto ai bambini con ASD (Bremer et al., 2016). Lo scopo di questa ricerca è stato quello di studiare lo sviluppo psicologico e motorio di tre bambini con ASD grave.

I bambini sono stati inseriti in un programma sportivo chiamato “Calcio Insieme”, durato 8 mesi e comprendente due sessioni di allenamento settimanali. Lo sviluppo delle competenze psicosociali e interpersonali dei partecipanti è stato valutato attraverso interviste semistrutturate con i genitori prima e dopo l’intero periodo di attività. È stato valutato anche attraverso l’osservazione sistematica del comportamento dei bambini durante l’allenamento da parte di uno psicologo dello sport per tutta la durata del programma.

I tre bambini hanno migliorato le loro capacità motorie e interpersonali grazie al programma di allenamento. Il modello di allenamento e i metodi di valutazione hanno rivelato il ruolo chiave dello sport e del calcio nello sviluppo motorio e psicosociale dei bambini con ASD.

I mental coach non psicologi sono un problema per il calcio inglese?

Pubblico in italiano con piacere questo articolo di John Nassoori sul ruolo dei mental coach in contrasto con quello degli psicologi dello sport nel calcio e nel rugby inglese.

Cosa fa un “allenatore mentale”? È una domanda che è stata sollevata a giugno, quando il Bath Rugby Club ha annunciato che Don Macpherson – noto come “l’uomo che sussurra alle scimmie”, secondo il sito web di Macpherson – era entrato a far parte del suo team di gestione.

La nomina ha scatenato una sorta di reazione sui social media, con un certo numero di psicologi che hanno messo in discussione la decisione del Bath di nominare una persona che, al momento in cui scriviamo, non è iscritta all’albo dell’Health and Care Professions Council (HCPC) del Regno Unito.

I messaggi forniscono un’istantanea di un’opinione sostenuta da tempo dagli psicologi accreditati. La Divisione di Psicologia dello Sport e dell’Esercizio della British Psychological Society ha ricevuto feedback aneddotici da membri che “sono molto scontenti che non ci sia una maggiore regolamentazione”.

Secondo uno psicologo con cui ho parlato – che ha lavorato con calciatori che hanno ricevuto un supporto psicologico non regolamentato – l’impatto di un intervento da parte di una persona non iscritta al registro HCPC può essere profondo. In effetti, il professionista con cui ho discusso la questione ha detto di ritenere che l’esperienza abbia reso i giocatori diffidenti nel cercare ulteriore supporto per la salute mentale.

A questo punto vale la pena di dire che ci sono stati alcuni importanti sostenitori della nomina di Macpherson (e che l’intenzione di questo articolo è quella di far luce su un problema del settore, piuttosto che concentrarsi su una nomina specifica).
Quindi, gli psicologi non regolamentati rappresentano un problema per il calcio inglese? Prima di rispondere alla domanda, è probabilmente opportuno sottolineare che questo dibattito è reso possibile solo dalla scarsità di norme che regolano l’offerta di psicologia nel gioco nazionale.

I club inglesi con accademie sono tenuti a impiegare uno psicologo aggiornato a tempo pieno, iscritto all’albo dell’HCPC o a uno dei “percorsi formativi approvati” (supervisionati dalla British Association of Sports and Exercise Sciences (BASES) e dalla British Psychological Society) per sostenere i giovani calciatori.

Ma l’assistente manager del Wycombe Richard Dobson, che nel 2012 ha istituito un programma di psicologia per l’accademia definito come “il più grande d’Europa” dall’ex responsabile della psicologia della FA, ritiene che le regole offrano un margine di manovra eccessivo ai club più importanti.

“Quello che sto vedendo ora è che un sacco di persone qualificate di recente dall’università vanno a lavorare nei club per spuntare delle caselle, perché l’Elite Player Performance Plan dice che devi avere uno psicologo”, ha detto, parlando a The Football Psychology Show nel settembre 2021.

Dobson ha anche criticato gli stipendi offerti agli psicologi assunti in base alle norme dell’EPPP.

“Quindi, loro (i club) dicono: ‘Bene, ne abbiamo assunto uno – anche se lo paghiamo una miseria – ma ne abbiamo uno, quindi ora ci occupiamo di psicologia’, ma non è così. Non è così semplice. Bisogna capire la psicologia a un livello molto più profondo”.

“I club stanno giocando con la psicologia” Richard Dobson, assistente manager del Wycombe, ha detto la sua sull’approccio “a crocette” che secondo lui alcuni club stanno adottando per soddisfare i requisiti dell’Elite Player Performance Plan.

Forse ancora più preoccupante è il regolamento – o la sua mancanza – che disciplina la psicologia a livello di prima squadra. Attualmente non è previsto che le squadre della Premier League o della Football League assumano uno psicologo accreditato quando richiedono un supporto per i loro giocatori senior.

“Spesso non è tanto importante il titolo di studio quanto le persone che conosci”, ha dichiarato Kristin McGinty-Minister, con cui ho parlato nel 2021, dopo aver concluso un tirocinio di 12 mesi come psicologa in formazione per un club di Championship.

“Certo, in ogni settore c’è un po’ di tutto questo, ma è importante che questo non accada in psicologia. Tutto ciò che abbiamo visto nell’ultimo anno lo dimostra.

“Ma ci sono persone che guadagnano (stipendi) standard del settore, che non hanno la giusta formazione. Ci sono molti ‘mental coach’ che vanno nei club, ricevono uno stipendio e non fanno un gran lavoro perché non sanno bene cosa stanno facendo. Questo fa sì che gli psicologi dello sport sembrino non sapere cosa stanno facendo, perché non c’è molta formazione su chi fa cosa”.

Alle preoccupazioni di McGinty-Minister ha fatto eco Bob McCunn, responsabile delle prestazioni degli Hearts, che ha sottolineato come i club siano talvolta poco preparati a reclutare psicologi accreditati.

“Ci sono molte persone, comprese quelle che assumono psicologi, che probabilmente non sanno che ‘psicologo dello sport e dell’esercizio fisico’ è un titolo protetto o che esiste un percorso di accreditamento, il che è molto frustrante perché ci sono molte persone là fuori che non sono qualificate, ma che cercheranno di lavorare in questo spazio”, ha detto McCunn, parlando alla fine del 2021.

“Penso che se esiste un percorso per ottenere il riconoscimento e qualcuno sceglie di non farlo e cerca comunque di entrare nel settore, a mio parere non è sufficiente”.

Qual è il momento migliore per ritirarsi?

Oggi pomeriggio a Rai2 Dribbling sport a parlare di quale sia il momento migliore per ritardi per un campione. Partendo da Federer e Nadal, si è parlato poi della scelta contraria di Buffon e dei problemi psicologici di Ronaldo il fenomeno brasiliano e di Federica Pellegrini e delle difficoltà di Cristiano Ronaldo nell’adattarsi anche scelte dell’allenatore del Manchester Utd.