Archivio mensile per dicembre, 2014

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Cambiare e sbagliare per migliorare

Siamo pronti a accettare pienamente questa sequenza di pensieri che sono alla base del miglioramento?

  • Nella vita nulla è costante tranne il cambiamento.
  • L’allenamento è una tipica situazione di cambiamento per migliorare abilità e prestazioni.
  • Il processo di cambiamento comporta l’aumento degli errori che si commettono.
  • Quindi gli errori sono parte integrante e imprescindibile del miglioramento.
  • Infatti non si può migliorare se non si sbaglia.
  • Atleti e allenatori devono accettare gli errori come unica occasione per ottenere in futuro prestazioni ottimali.
  • Gli atleti devono sapere che senza errori non ci può essere miglioramento.

Nuovo scandalo doping in Russia

In questi giorni abbiamo letto dell’ipotesi concreta di doping di stato attuato in Russia in questi anni e ciò riporta alla mente quanto è avvenuto negli ’70 in Germania Democratica Tedesca e che ho riportato nel mio libro “I signori dei tranelli”.

“Quanto è accaduto nella Repubblica Democratica Tedesca a partire dagli anni ’70 rappresenta una forma tipica di attuazione di una frode, a valenza politico-sociale, decisa a partire dai vertici dello Stato e perseguita in maniera razionale e di massa su tutti gli sportivi di alto livello e sui giovani che mostravano buone capacità di riuscita. Negli anni seguenti questa scelta venne premiata con risultati sportivi eccellenti. In questo caso, le sostanze dopanti usate dagli atleti, così come i falsi in bilancio non possono essere definiti in termini di devianza negativa, che comporta il rifiuto delle norme del mondo sportivo e di quello economico. Si tratta di una devianza che non rifiuta ma aderisce totalmente e in modo conformista ai valori chiave del successo, della vittoria, del guadagno, dello status sociale e  della popolarità. L’inganno venne perseguito in maniera scientifica, poiché in Germania orientale nel 1974 i politici si trovarono di fronte a un dilemma che dovettero rapidamente risolvere: per vincere bisognava ricorrere agli ormoni androgenici ma nel contempo come la maggior parte delle altre nazioni anchela Germania DemocraticaTedescanegava ufficialmente l’uso di queste pratiche, sostenendo anzi di volerle combattere. Pertanto venne elaborata una strategia generale, centralmente organizzata per assicurare lo sviluppo efficiente del doping ormonale e dei sistemi per nasconderlo. Data l’importanza politica di questa scelta, la decisione venne presa dal Comitato Centrale del Partito Socialista e la decisione finale, classificata come Top Secret, fu approvata il 23 ottobre 1974 dalla Commissione per lo Sport di Alta-Prestazione (Franke e Berenonk, 1997).  Questo documento del 1974 sosteneva che la somministrazione a maschi e femmine delle sostanze dopanti e in particolare la somministrazione degli steroidi androgenici, doveva essere:

  1. parte integrale del processo di allenamento e della preparazione per le principali competizioni internazionali;
  2. organizzata centralmente, includendo regolari valutazioni dei risultati ottenuti e delle esperienze effettuate dai medici dello sport;
  3. ulteriormente sviluppata e ottimizzata dalle ricerche svolte sul doping nello sport di alta-prestazione, con speciale enfasi sullo sviluppo di nuove sostanze e sulle migliori modalità di somministrazione;
  4. insegnata ai medici dello sport e agli allenatori tramite corsi e documenti speciali;
  5. svolta in totale segretezza ed essere classificata come un segreto di Stato ufficiale (Franke e Berenonk, 1997)”.

I principali problemi dell’attività giovanile

Secondo UK Coaching Foundation e Canadian Sports Center questi sono i principali problemi dell’attività giovanile:

  • Gli atleti in età di sviluppo competono troppo e si allenano poco.
  • Programmi per adulti sono imposti ad atleti in età di sviluppo.
  • La preparazione è centrata su obiettivi a breve termine – vincere – anziché su obiettivi a lungo termine.
  • L’età cronologica piuttosto che l’età di sviluppo è usata per pianificare l’allenamento e le competizioni
  • In larga misura gli allenatori non prendono in considerazione i periodi critici di adattamento all’allenamento.
  • I migliori allenatori lavorano a livello di élite, gli allenatori volontari a livello di sviluppo dove sarebbe necessaria maggiore qualità.
  • I genitori non sono educati a ragionare in termini di processo a lungo termine.
  • Non c’è un sistema d’identificazione del talento
  • Non c’è integrazione fra programmi di educazione fisica scolastici, i programmi ricreativi e i programmi agonistici degli atleti di alto livello.
  • Anticipazione eccessiva della specializzazione.

Lo sport per formare i giovani all’eccellenza

Spesso mi chiedo perché parlare tutti i giorni di sport e di prestazioni sportive quando viviamo un periodo in cui domina l’incertezza e molte persone vivono in condizioni di povertà. Inoltre lo stesso sport non è immune da problemi gravi in cui sono coinvolti gli atleti e le loro organizzazioni, dal doping alle partite truccate, dai falsi in bilancio alle truffe connesse all’acquisizione delle manifestazioni sportive di importanza mondiale. Se ci fermiamo solo a questi aspetti della nostra società non dovremmo ovviamente occuparci di sport, ma probabilmente non dovremmo più occuparci di nulla se pensassimo che “tutti sono dei ladri”. Poi ci sono i giovani con le loro aspettative e motivazioni di riuscire a realizzare i propri sogni, ed è proprio questo che mi spinge a parlare ogni di sport. Non possiamo lasciarli soli a cercare la strada giusta per loro, non possiamo di certo lasciarli preda dei tanti che li vogliono rovinare. Dobbiamo invece trasmettergli:

  • il piacere dell’etica del lavoro
  • la convinzione che il potere dell’atleta si esercita al 100×100 nel fornire le migliori prestazioni di cui si è capaci e non nel vincere
  • la consapevolezza delle proprie qualità e della necessità del miglioramento continuativo
  • la capacità di accettare gli errori e le sconfitte, vivendoli come le uniche esperienze che permettono di migliorare
  • che le esperienze emotive provate in allenamento e in gara sono un modo per imparare a gestire se stessi nei momenti di maggiore intensità e stress
  • la capacità di gioire e di essere orgogliosi di se stessi
  • la capacità di rispettare gli avversari  e i giudici di gara
  • la capacità di accettare le difficoltà di gara come una parte essenziale e presente in ogni prestazione anche quando si è veramente ben preparati a gareggiare

 

 

 

 

Quanto una medaglia vale davvero la pena

 

 

Saperci fare con i bambini in campo… e fuori

Riconosco spesso negli istruttori la volontà di entrare nel mondo dei bambini attraverso atteggiamenti affettuosi e simpatici. Pur apprezzando affetto e simpatia, devo inevitabilmente ricordare che per condurre i bambini nel loro percorso, sia esso di vita o sportivo, serve competenza accompagnata da seri e pazienti sforzi per capire il loro mondo e guidarli nell’apprendimento. Il mio lavoro, in qualità di psicologa dello sport, consiste anche nel facilitare agli allenatori l’entrata nell’universo dei bambini, trasformando le mie competenze psicologiche in consigli utili, pratici e facilmente fruibili. Per farlo, questa volta, ho deciso di prendere in prestito un decalogo che la famosa pedagogista e psichiatra Susan Isaacs suggerisce alle mamme e lo allargo non solo ai papà, ma anche agli allenatori dei giovani ai quali, troppo spesso, sfuggono piccoli dettagli di relazione che se ignorati possono trasformarsi in grandi ostacoli.

  1. Non dire semplicemente “non devi fare qualcosa” se puoi aggiungere “ma fai quest’altro”.
  2. Non chiamarli “capricci” quando si tratta soltanto di cose che disturbano.
  3. Non interrompere qualsiasi cosa faccia il bambino senza dargli un preavviso.
  4. Non “portare” a passeggio il bambino, ma vai a passeggio “con “ lui.
  5. Non esitare a fare delle eccezioni alle regole.
  6. Non prendere in giro il bambino e non fare dei sarcasmi: ridi “con lui” e non “di lui”.
  7. Non fare mostra del bambino agli altri e non farne un giocattolo.
  8. Non credere che il bambino capisca ciò che gli dici solo per il fatto che tu lo capisci.
  9. Mantieni le tue promesse e non farle quando sai di non poterle mantenere.
  10. Non mentire e non sfuggire alle domande.

(di Daniela Sepio)

Le regole della crescita secondo Piketty

Thomas Piketty è uno dei più rilevanti economisti e ha scritto un libro fondamentale per spiegare le dinamiche che guidano l’accumulo e la distribuzione del capitale e l’evoluzione storica della crescita mondiale e delle disuguaglianze.

Di seguito le ragioni che secondo Piketty sono alla base  dello sviluppo di un paese.

  • Lo sviluppo avviene quando i più poveri recuperano sui più ricchi attingendo allo stesso sapere tecnologico, di qualificazione, di cultura.
  • La diffusione delle conoscenze è determinata dall’apertura internazionale e commerciale.
  • La diffusione delle conoscenze si manifesta tramite investimenti e istituzioni che permettono  investimenti significativi nella formazione delle persone in un quadro di legalità.
  • E’ necessario un potere pubblico legittimo ed efficiente.
Alcuni anni fa, Richard Florida documentò che alla base dello sviluppo vi è il talento, la tolleranza e la tecnologia. Concetti analoghi a quelli espressi ora da Piketty.
Sulla base di queste argomentazioni ognuno può trarre le proprie considerazioni in relazione  a quanto le istituzioni del nostro paese agiscono in questa direzione promuovendone la crescita.

Pirlo e Totti e poi il vuoto

Instagram, le foto degli atleti italiani più amate del 2014

Andrea Pirlo e Francesco Totti le ultime leggende del calcio italiano,

Nuovi ambiti del mental coaching

La componente  mentale dello sport non riguarda come di solito si crede solo l’allenamento tecnico o tattico. Questo aspetto ne è solo una parte anche se importante. Direi che il primo aspetto del mental coaching riguarda le regole della vita quotidiana di un atleta e quindi il suo stile di vita quotidiano. Alimentazione, sonno, amici e famiglia sono un aspetto significativo del successo. In molti sport, ad esempio, il controllo del peso è un aspetto essenziale alla base delle prestazioni e vivere in modo consapevole e positivo questa necessità favorisce il benessere dell’atleta. Una ricerca condotta dal Comitato Olimpico degli Stati Uniti ha evidenziato che famiglia e amici sono necessari al successo poiché forniscono sostegno economico, incoraggiamento e stabilità emotiva. Il secondo aspetto si riferisce alla componente mentale della preparazione fisica. Sentirsi in forma e pronti ad affrontare qualsiasi situazione atletica della propria prestazione è parte essenziale della fiducia in se stessi e viceversa. Infatti, la motivazione e la capacità mentale di resistere con efficacia alla fatica fisica e all’intensità dell’allenamento favoriscono la qualità delle sessioni di allenamento. Inoltre in molti sport si devono sviluppare delle abilità che prescindono dalle altre competenze tecniche e che sono però decisive per determinare il risultato. Penso al servizio nella pallavolo e nel tennis, ai tiri liberi nella pallacanestro, alle punizioni e rigori nel calcio, ai calci negli sport motoristici o nella vela. Queste situazioni vanno allenate mentalmente con accuratezza.

Le competenze dell’allenatore del settore giovanile

Il tecnico della scuola calcio e  in generale di ogni disciplina sportiva giovanile è chiamato sul campo a svolgere diverse funzioni e ad assolvere compiti diversificati. Risulta evidente, quindi, che debba possedere conoscenze e competenze professionali non solo legate agli aspetti tecnico-tattici della disciplina sportiva ma trasversali alle diverse funzioni che si trova a svolgere.

Le competenze necessarie si possono suddividere in 4 categorie:

  1. competenze tecniche
  2. competenze didattiche specifiche
  3. competenze psicologiche
  4. competenze gestionali organizzative

Molto spesso gli allenatori pensano che sia sufficiente saper giocare e, nel peggiore dei casi, saper parlare di calcio per poterlo insegnare ai bambini e ai giovani. Tale convinzione si accompagna spesso ad un atteggiamento per cui ogni mancato progresso del piccolo atleta viene attribuito all’atleta stesso. L’atteggiamento caratterizzato dal porre sempre all’esterno le problematiche relative alle difficoltà di apprendimento e alla mancanza di  motivazione pone in evidenza l’impellente bisogno per i tecnici di migliorare le loro competenze didattiche, relazionali e psicologiche.

Il modo migliore per comprendere le caratteristiche utili al tecnico nello svolgimento delle sue attività è lasciare la parola proprio agli allenatori stessi. In uno studio realizzato da John Salmela nel 1996, allenatori di alto livello hanno riportato una lista di competenze considerate necessarie nello svolgimento della loro attività.

Riporto di seguito le attività ed i compiti indicati, relativamente a coloro che operano nell’avviamento dell’attività sportiva e nei settori giovanili:

  • Saper sviluppare un pensiero critico che aiuti a rinnovare le proprie modalità di relazione e di insegnamento, soprattutto quando le caratteristiche degli allievi cambiano notevolmente.
  • Saper allenare costantemente se stessi nell’insegnare meglio.
  • Saper valutare ed adattare il proprio approccio e le strategie didattiche utilizzate.
  • Creare un ambiente ed un’atmosfera davvero capaci di invogliare i processi di apprendimento.
  • Saper sviluppare e potenziare il proprio stile personale di insegnamento, del quale però è necessario essere del tutto consapevoli.
  • Saper aiutare gli allievi a porsi degli obiettivi a breve e medio termine e a valutare in modo corretto le loro potenzialità.
  • Integrarsi il più possibile nel mondo psicologico dei propri allievi, offrendo loro supporto e genuino sostegno.

(di Daniela Sepio)