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Servono competenze sociali e cognitive per trovare lavoro

Il lavoro caratterizzato da un elevato fabbisogno di competenze cognitive e umane, e quindi le città con un’alta concentrazione di tali occupazioni, sono generalmente meno sensibili alle recessioni, secondo uno studio di Carlianne Patrick e Amanda Weinstein.

La loro ricerca è la prima a dimostrare che la ripresa delle aree metropolitane dalle recessioni economiche dipende più dalla composizione delle competenze – cognitive, sociali o motorie – che dal livello di istruzione, che è più difficile da misurare.

“Gli studi esistenti mostrano che le recessioni rafforzano le tendenze già in atto, per cui abbiamo esaminato i dati alla luce di molteplici recessioni, in particolare la Grande Recessione. Con ogni recessione, sembrava che l’economia impiegasse più tempo a riprendersi, e volevamo capire questa particolare tendenza”, ha detto Patrick. “Nella Grande Recessione, per esempio, più di 8,6 milioni di persone in tutto il Paese hanno perso il lavoro, ma non sempre in proporzione alla popolazione della loro comunità”.

Le ricercatrici  hanno esaminato le aree metropolitane con alti livelli di abilità cognitive e sociali, e altre con un’alta concentrazione di abilità motorie. Hanno scoperto che i lavoratori con elevate capacità cognitive, e/o sociali, hanno avuto meno disoccupazione, soprattutto durante le recessioni, rispetto a quelli con elevate capacità motorie.

Inoltre, le aree metropolitane, anche quelle piccole, che hanno avuto la fortuna di avere un’alta concentrazione di lavoratori con abilità cognitive e sociali, non solo hanno avuto meno probabilità di sentire gli effetti di una recessione, ma hanno avuto più probabilità di riprendersi rapidamente da una recessione.

“I dati occupazionali mostrano che le persone con abilità cognitive tendono ad avere anche le abilità sociali, ed è la capacità di relazionarsi con le persone che è più importante per ridurre il tempo che una città impiega per tornare ai livelli precedenti la recessione … Tuttavia, può essere più difficile per i lavoratori che si affidano alle abilità motorie passare facilmente a quelle occupazioni che richiedono alti livelli di abilità cognitive e di persone.”L’istruzione è importante, ma non è sufficiente. È fondamentale coltivare le competenze sociali nei lavoratori con abilità motorie, per aiutarli a superare le mutevoli condizioni economiche”ha detto Patrick.

Poiché i lavoratori hanno bisogno di alti livelli di abilità cognitive e sociali per aumentare le loro possibilità di occupazione durante una recessione, i ricercatori suggeriscono che i governi, in particolare nelle città e nelle regioni che storicamente si sono affidate alle abilità motorie, prendano in considerazione la formazione dei lavoratori per costruire le loro abilità cognitive e di persone per favorire economie più resistenti e a prova di recessione.

Recensione libro: The Autism Fitness Handbook

The Autism Fitness Handbook

David S. Geslak

Jessica Kingsley Publishers, London & Philadelphia

2015, 168 p. – 54 illustrations

 

This book is one of the very few contributions devoted to provide information, guidance and practical supports  to people who want to start a motor program with children and youth with autism spectrum disorder (ASD). The main goal achieved by David Geslak is to write and focus us on abilities, rather than on mental and physical problems. It’s a true fitness book, which describe a specific program based on 46 exercises to practice. The Author said the program has been used not only with children but with adults too, determining improvements independently from the ability possessed at the begin of the activity.

The program is divided in four parts: engage, educate, empower and exercise. The first part talks about the way to involve the children in the program. In this section very important are the patient and motivation of the teachers, their ability to provide structure and routine and the use of visual supports (e.g., pictures, cards, timers), in the same time it’s important that the parents at home are committed in the same direction, improving the child health, for example also following an adequate food and beverage management and continue the movement activities.  The second part talks about education, that means why they are exercising. In this section are described the five components of physical fitness: body image, motor coordination, posture, muscular and cardiovascular fitness. There is also an additional item regarding the children abdominal strength, part of the body image and muscular fitness,  weak in these children and it needs to be reinforced. The third part talks about empower, in this section are reviewed the champion stories and exercise routines used by David Geslak with eight people with ASD. The fourth part regards the exercise area. It proposes exercises following the five components, including abdominal strength. Each of the 46 exercises is described in term of goal satisfied, how to do, repetitions and coaching tips. I appreciate this contribute to spread the physically active life style also in children with ASD, based on the assertive concept to start from their competences to improve them in the long period with a specific program.

Le competenze dell’allenatore del settore giovanile

Il tecnico della scuola calcio e  in generale di ogni disciplina sportiva giovanile è chiamato sul campo a svolgere diverse funzioni e ad assolvere compiti diversificati. Risulta evidente, quindi, che debba possedere conoscenze e competenze professionali non solo legate agli aspetti tecnico-tattici della disciplina sportiva ma trasversali alle diverse funzioni che si trova a svolgere.

Le competenze necessarie si possono suddividere in 4 categorie:

  1. competenze tecniche
  2. competenze didattiche specifiche
  3. competenze psicologiche
  4. competenze gestionali organizzative

Molto spesso gli allenatori pensano che sia sufficiente saper giocare e, nel peggiore dei casi, saper parlare di calcio per poterlo insegnare ai bambini e ai giovani. Tale convinzione si accompagna spesso ad un atteggiamento per cui ogni mancato progresso del piccolo atleta viene attribuito all’atleta stesso. L’atteggiamento caratterizzato dal porre sempre all’esterno le problematiche relative alle difficoltà di apprendimento e alla mancanza di  motivazione pone in evidenza l’impellente bisogno per i tecnici di migliorare le loro competenze didattiche, relazionali e psicologiche.

Il modo migliore per comprendere le caratteristiche utili al tecnico nello svolgimento delle sue attività è lasciare la parola proprio agli allenatori stessi. In uno studio realizzato da John Salmela nel 1996, allenatori di alto livello hanno riportato una lista di competenze considerate necessarie nello svolgimento della loro attività.

Riporto di seguito le attività ed i compiti indicati, relativamente a coloro che operano nell’avviamento dell’attività sportiva e nei settori giovanili:

  • Saper sviluppare un pensiero critico che aiuti a rinnovare le proprie modalità di relazione e di insegnamento, soprattutto quando le caratteristiche degli allievi cambiano notevolmente.
  • Saper allenare costantemente se stessi nell’insegnare meglio.
  • Saper valutare ed adattare il proprio approccio e le strategie didattiche utilizzate.
  • Creare un ambiente ed un’atmosfera davvero capaci di invogliare i processi di apprendimento.
  • Saper sviluppare e potenziare il proprio stile personale di insegnamento, del quale però è necessario essere del tutto consapevoli.
  • Saper aiutare gli allievi a porsi degli obiettivi a breve e medio termine e a valutare in modo corretto le loro potenzialità.
  • Integrarsi il più possibile nel mondo psicologico dei propri allievi, offrendo loro supporto e genuino sostegno.

(di Daniela Sepio)

Le competenze dell’allenatore

Spesso con gli allenatori si discute di quali debbano essere le loro competenze principali e spesso si tende a ripetere le frasi più banali: “deve avere carisma”, “deve essere un leader”,  ”deve essere deciso e fermo nelle decisioni”. Sono frasi di carattere generale che non vogliono dire nulla, perché ogni allenatore ha una sua idea di cosa vuole dire “avere carisma o essere un leader”. Qui di seguito riporto invece una serie di competenze specifiche che un allenatore dovrebbe avere e su cui ciascuno può confrontare i propri comportamenti.

  • Sentirsi impegnati ad acquisire e ampliare nuove tattiche e strategie.
  • Non smettere mai di auto-valutarsi e di fare aggiustamenti.
  • Maturare come allenatore richiede tempo. E’ necessario essere pazienti e onesti con se stessi.
  • Sapere che solo perché qualcosa ha funzionato negli ultimi tre anni non fornisce garanzie che continui a farlo nel prossimo futuro. E’ necessario sapere valutare e adattare il proprio approccio e le strategie.
  • Sapere lavorare duro e bisogna saperlo accettare.
  • Essere consapevoli che per diventare esperti ci vorranno molte più ore di quelle che si era previsto.
  • Permettere agli atleti di esprimere le loro opinioni senza che si sentano intimiditi.
  • Trovare uno stile di allenamento che rispetti la propria personalità e consenta di esprimersi al proprio massimo.
  • Sapere aiutare gli atleti a identificare e raggiungere i loro obiettivi.
  • Sapersi conquistare il rispetto degli atleti, essendo di esempio nel rispettarli.
  • Sapere creare un ambiente che sia percepito dagli atleti come educativo, collaborativo, divertente e sfidante.
  • Comunicare agli atleti in maniera chiara le proprie aspettative, i pensieri e le convinzioni.
  • Sapere che la decisione finale spetta all’allenatore.

Il ruolo dello psicologo dello sport nella squadra nazionale

Si è tenuta presso la Scuola dello Sport un workshop sul ruolo delle differenti figure professionali che lavorano in una squadra nazionale prima e durante grandi eventi sportivi. In relazione al ruolo dello psicologo ho messo in luce quali sono le principali attività da svolgere:

  • La preparazione psicologica essenziale è stata svolta in precedenza
  • Non introdurre nuove strategie e procedure ma aiutare gli atleti a seguire le loro abitudini
  • Lo psicologo non deve essere ossessionato dal “fare”
  • Sono necessarie 24 ore di assistenza e disponibilità a fornire consulenza in qualsiasi ambiente
  • Lo psicologo deve essere preparato all’unicità dei giochi olimpici
  • Seguire il programma preparato in precedenza
  • Essere reattivo e efficace
  • Promuovere l’uso di routine comportamentali e e piani giornalieri
  • Aiutare gli atleti a restare concentrati sulla competizione senza lascirsi distrarre dall’ambiente del villaggio e dell’atmosfera olimpica
  • Aiutare atleti e allenatori a non porre eccessiva enfasi sulla gara
  • Aiutare la squadra a generare un’atmosfera positiva e facilitante soluzioni efficaci
  • Essere pronti a sostenere psicologicamente i tecnici
  • Preparare strategie di gestione delle relazioni interpersonali
  • Comunicazione interpersonale fra i membri dello staff: gestione del tempo libero, relazioni con capo delegazione e dirigenti federali, gestione dei media

Oltre il tradizionale allenamento delle abilità psicologiche

Nella quarta giornata di “International Sport Psychology Week” all’INSEP di Parigi David Tod ha parlato di come il lavoro di consulenza con gli atleti va ormai oltre il tradizionale insegnamento delle tecniche di rilassamento, di visualizzazione, di self-talk ma deve comprendere un approccio ancora più specifico. Tale approccio comporta un ampliamento delle competenze dello psicologo dello sport per rispondere ai cambiamenti che sono avvenuti negli stili di vita, alla complessità crescente della carriera sportiva e alle esigenze degli atleti di alto livello.  Viene quindi richiesta allo psicologo una maggiore expertise nel comprendere i bisogni dei suoi clienti, nel mostrarsi sempre più competente nella comunicazione interpersonale e nel comprendere il performer non solo in relazione alle esigenze della sua vita sportiva ma anche in relazione alla totalità della sua vita.

Le competenze dell’allenatore

Sempre nella stessa ricerca condotta alcuni anni fa dal Comitato Olimpico US condotta intervistando gli atleti della squadra olimpica amricana nel periodo 1984-1998 è stato loro chiesto quali erano secondo loro le competenze più importanti di un allenatore.

Questi atleti hanno posto in testa alle competenze l’abilità a insegnare e l’abilità a motivare e incoraggiare. A seguire quelle più tipicamente professionali e relative alla conoscenza dell’allenamento e quelle strategiche dello sport. Pertanto premesso che gli allenatori devono essere in grado di programmare e condurre tecnicamente il loro lavoro, sono però le loro competenze interpersonali e psicologiche a rendere efficace il loro lavoro. Questi dati dovrebbero fare riflettere coloro che organizzano i corsi di formazione per allenatori in cui buona parte delle ore sono dedicate esclusivamente alla componente tecnica di questo lavoro mentre poco tempo è dedicato allo sviluppo di quelle abilità che gli atleti di livello assoluto considerano invece come decisive per il loro successo.