Nel Regno Unito le Federazioni di atletica collaborano con Believe Perform per costruire un percorso online per atleti allenatori e allenatori pre promuovere la salute mentale e e la prestazione.
Da noi non si pensa neanche a questi temi!
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Nel Regno Unito le Federazioni di atletica collaborano con Believe Perform per costruire un percorso online per atleti allenatori e allenatori pre promuovere la salute mentale e e la prestazione.
Da noi non si pensa neanche a questi temi!
E se fossero insegnanti entusiasti che appassionano i propri allievi a determinarne la motivazione a impegnarsi al massimo?
La risposta potrebbe essere positiva se si prende in considerazione l’ammissione di 51 studenti di una scuola inglese, totalmente gratuita, di uno dei quartieri più poveri di Londra. Infatti nel 2014 solo 1 era riuscito a entrare a Oxbridge, acronimo delle due migliori università inglesi, mentre quest’anno sono diventati 51. Molti di loro sono figli di immigrati e appartengono a minoranze etniche.
Sam Dobin, direttore della sesta sezione della scuola, attribuisce il successo ancora insolito agli insegnanti che lavorano per “sfatare attivamente il mito che bisogna guardare o parlare in un certo modo per ottenere un posto a Oxford o Cambridge” tra il loro variegato corpo studentesco.
Ha detto: “Oxbridge vuole semplicemente che gli studenti abbiano il massimo delle capacità e del potenziale accademico, e noi instilliamo nei nostri studenti la fiducia di poter fare domanda sapendo che il loro talento e il loro duro lavoro saranno ricompensati”.
Questo dato conferma, inoltre, una tendenza che ha portato il 69% degli iscritti a Oxford da scuole pubbliche e gratuite a cui si accede in base a risultati, mentre solo il 31% proviene da allievi di costose scuole private, che hanno un costo annuale di circa 35mila euro.
Il calcio inglese si muove per promuovere una campagna nazionale per promuovere la salute mentale.
Negli stadi prima della partita verrà trasmesso un video in cui Frank Lampard, manager del Chelsea, ammetterà che la sua famiglia “ha immagazzinato un sacco di emozioni, sentimenti e a volte ansie”, e il suo ex compagno di squadra Joe Cole descriverà come ha praticato lo yoga quando si sentiva ansioso, “centrando se stesso e tornando in quella zona”.
Molti calciatori hanno sviluppato il desiderio di volere aiutare gli altri come Dele Alli, del Tottenham: “ Ci sono così tante persone che lottano con la loro salute mentale, così voglio aiutare le persone a capire che non devono affrontarla da soli”.
In particolare i tifosi delle squadre sono in larga parte uomini, circa 15 milioni, che con grande difficoltà ammettono di avere problemi mentali e s’impegnano ad affrontarli. Il messaggio dei calciatori raggiunge con facilità un pubblico molto numeroso e potrà essere di grande aiuto proprio perché proviene da altri uomini che fanno parte della squadre di cui sono i tifosi e che ogni vedono giocare sul campo.
Analoghe affermazioni vengono da manager come Slaven Bilić, West Bromwich Albion, che ha dichiarato che senza una buona condizione mentale non sarebbe in grado di trasmettere energia e idee ai suoi giocatori. Lo stesso spiega Rosella Ayane, giocatrice del Tottenham: “ Spegnere il cellulare, Twitter e Instagram consente di vivere pienamente il tuo tempo e solo in questo modo si determina una grande differenza”.
40 anni fa Terry Orlick scrisse un capitolo intitolato “From Hero To Zero”: “La sfida non è soltanto nel perseguire l’eccellenza ma nel farlo senza distruggere il resto della tua vita”. Quanti atleti di vertice si sono impegnati a perseguire questo obiettivo positivo? Significa essere consapevoli e impegnati nel distinguere tra pensare “la mia carriera è l’unica cosa che conta” o “la mia carriera è la cosa più importante che faccio” o meglio “la mia carriera e la mia vita al di fuori dello sport sono ambedue importanti”.
Oggi molti calciatori della Premiere League non sembrano invece seguire questo obiettivo di benessere personale:
Un nuovo report prodotto da Sheffield Hallam University, ukactive and DataHub ha messo in evidenza che in relazione all’allungarsi della vita delle persone, si dovrebbe diventare più attivi con il trascorrere dell’età. Nel 2030 in Gran Bretagna le persone con almeno 60 anno saranno 20 milioni. Il sistema nazionale sanitario ha previsto che si potrebbero risparmiare 8 miliardi di sterline se gli over 55, che attualmente rappresentano il 31% della popolazione, praticassero attività fisica in modo regolare.
Naturalmente non è solo una questione economica ma di miglioramento del benessere individuale e sociale. E’ necessario creare degli spazi di attività fisica nei ritrovi pubblici e programmare azioni da svolgere nei quartieri di residenza delle persone.
Bisogna anche prevedere istruttori di fitness che siano anziani, così che possano dimostrare ai loro coetanei che è possibile essere attività a qualsiasi età.
Servirà un impegno significativo da parte del sistema sanitario nazionale per diffondere questo stile di vita attivo attraverso azioni concrete nelle città. Temo che questo approccio culturale sarà solo pura fantasia per l’Italia e che, come per altre situazioni, questo cambiamento avverrà solo se le associazioni non profit e le organizzazioni sportive in modo autonomo dallo Stato s’impegneranno a sviluppare questo tipo di programmi.
Secondo un’indagine di Public Health England (PHE)
Facciamo così poco per promuovere il movimento fra i bambini che notizie come queste fanno subito il giro del mondo e colpiscono per la facilità con cui si potrebbe fare molto di più con poco.
Nel momento in cui nella scuola di Stirling, Scozia, si sente dire “Miglio del giorno”, i bambini posano la penna, escono dalla classe e corrono intorno all’edificio scolastico. Da tre anni tutti gli allievi hanno percorso, al passo o di corsa un miglio al giorno. Svolgono questa attività non sempre nello stesso momento, in modo felice e, a dispetto della crescita dell’obesità in Gran Bretagna, nessuno in questa scuola è sovrappeso.
Il miglio quotidiano ha migliorato la forma fisica dei ragazzi, il loro comportamento e la concentrazione durante le lezioni; questa attività, camminare o correre per 15 minuti, si sta diffondendo in molte altre scuole del paese.
Bambini di otto anni lasciano lo sport per colpa del comportamento dei genitori. E’ quanto emerge da un sondaggio del Marylebone Cricket Club (MCC) e il cricket charity Chance to Shine. Sono stati intervistati 1.002 di 8-16 anni, il 45% ha detto che il cattivo comportamento dei genitori ha fatto decidere di non fare sport. L’84% dei genitori di quei bambini ha convenuto che il comportamento negativo ha scoraggiato la partecipazione dei giovani.
Nel sondaggio, il 41% dei bambini ha dichiarato che i loro genitori criticano le loro prestazioni. Il 16% dice che è accaduto frequentemente o per tutto il tempo – mentre il 58% dei genitori ha affermato che c’erano più urla da bordo campo.
Un bambino ha riferito di aver visto una madre distruggere un finestrino della macchina dopo che la squadra avversaria ha segnato, un altro che un papà ha colpito l’arbitro per aver fatto uscire suo figlio, mentre un genitore ha ricordato che è stata chiamata la polizia quando due genitori hanno iniziato a picchiarsi.
Gli allenatori di Chance to Shine hanno organizzato un programma estivo di lezioni basate sui concetti di sport competitivo e fairplay rivolte a 350.000 bambini in oltre 5.000 scuole statali come parte della campagna di MCC Spirit of Cricket.
L’allenatrice Kate Croce, che gioca per l’Inghilterra, ha detto: “Vogliamo che i bambini siano competitivi, ma c’è una linea che non deve essere superata, valida per i bambini e per tutti i genitori invadenti.”
Secondo UK Coaching Foundation e Canadian Sports Center questi sono i principali problemi dell’attività giovanile:
Il Ct dell’Inghilterra Roy Hodgson ha confermato che userà uno psicologo dello sport fino alla Coppa del Mondo - si tratta di Steve Peters e aiuterà a preparare i suoi giocatori per le sfide in Brasile.
Peters, che ha lavorato a stretto contatto con il Liverpool e ha un rapporto di lunga data con il capitano dell’Inghilterra Steven Gerrard, sarà coinvolto con la squadra di Hodgson.
“Non è solo uno psicologo,” ha detto. “E’ il dottor Steve Peters, che è un uomo molto famoso in questo ambito. Ha un ottimo curriculum professionale in diversi sport e ha lavorato con il Liverpool e Brendan Rodgers, così Steve lo conosce bene.
“E’ qualcosa di cui abbiamo parlato da un po’ di tempo, ma volevamo avere l’uomo giusto -. Per fortuna Brendan mi ha fatto parlare con Steve e lui ha accettato il nostro invito quindi siamo soddisfatti”
Peters ha inoltre lavorato con successo con la squadra ciclistica inglese e il cinque volte campione del mondo di snooker Ronnie O’Sullivan.
(Dal Guardian)