La professione di allenatore è diventata sempre più difficile per tante ragioni sociali e psicologiche. Dal punto di vista sociale oggi per un giovane di qualsiasi età non è possibile praticare uno sport se non s’iscrive a una società sportiva e partecipa agli allenamenti. Quindi, chiunque voglia fare sport lo deve fare all’interno di un’organizzazione e in determinati orari.
Chi una volta andava al parco o ai giardini vicino a casa semplicemente per giocare a pallone con gli amici, per passare del tempo muovendosi ora deve iscriversi a una scuola calcio come chi a una vera passione per questo sport e gioca con l’idea di farlo anche da adolescente e magari diventare un calciatore.
All’interno di questi contesti sportivi osservo allenatori che mostrano difficoltà a insegnare qualcosa che non sia strettamente tecnico. La concentrazione è un problema dei giovani di oggi (e non solo loro), si vedono ad esempio ragazzi che si predispongono con una postura sbagliata a eseguire esercizi e insegnanti che correggono l’esecuzione e non la postura originaria. L’effetto è che la tecnica non può essere ben appresa ma trovo più grave che i ragazzi non associano postura e azione tecnica. Di conseguenza la loro attenzione è centrata sull’esecuzione non su ciò che la precede. Ciò viene confermato dalla correzione dell’istruttore che è anch’essa orientata sulla tecnica.
I giovani in questo modo imparano che devono solo prestare attenzione alla tecnica, che ciò che precede il colpo è insignificante e ignorano che la postura che anticipa il colpo è indispensabile per eseguirlo in modo corretto. In tal modo e nel migliore dei casi imparano a concentrasi solo su una parte del movimento, senza riconoscere che l’azione sportiva consiste in un susseguirsi di movimenti strettamente connessi gli uni agli altri.
Da questa impostazione mentale nascono frasi tipiche come: “oggi non sentivo i colpi”, “ogni volta che ci ho provato, tiravo fuori”, “è inutile quel movimento non mi viene”, “ero sempre in ritardo sull’azione”, “non potevo colpire perchè er rigido”.
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