Archivio mensile per maggio, 2013

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La mente del rugbista

La vita l’è bela. Basta avere l’ombrela. C’è Lo Cicero che dice addio e ringrazia. E invece tipi che proprio non ce la fanno. Prendi O’Driscoll e Wilkinson, leggende che dal rugby hanno avuto tutto e che al rugby hanno dato tutto: fintano, dribblano e alla fine restano ancora un anno. Sulla mente dei rugbisti leggi:

http://quartotempo.blog.lettera43.it/2013/05/08/rugby-psicologia-come-pensano-i-rugbisti-a-colloquio-con-alberto-cei/

Il ruolo dell’educazione mentale nel tennis

Guardando le partite di qualificazione per gli Internazionali d’Italia di Tennis che sono iniziate oggi appare subito evidente la scarsa educazione mentale al gioco delle giovani tenniste. La routine tra un gioco e l’altro è spesso assente, si può vedere che le tenniste non si servono della ripetizione mentale del servizio prima di eseguirlo, spesso non fanno neanche lo stesso numero di rimbalzi con la palla prima di servire. In tal senso posso dire che non solo non seguono un programma di allenamento mentale ma che neanche s’impegnano a servire in una condizione di prontezza mentale adeguato. Spero di non essere stato troppo negativo ma se continuano a fare in questo modo non possono andare molto lontano.

Le caratteristiche della Juventus

Gianni Mura ha scritto che lavoro, umiltà, sudore e sacrificio sono state le caratteristiche della Juventus, che quest’anno ha vinto per la seconda volta consecutiva il campionato. Ha ragione, infatti, non ci sono segreti particolari per sapere cosa fare per vincere. Da psicologo so che concentrazione, combattività, tenacia e senso del gruppo sono le dimensioni psicologiche che bisogna sviluppare e mantenere. E ciò avviene solo quando gli aspetti sottolineati da Mura sono parte quotidiana dell’impegno dei giocatori come singoli e come gruppo. Questa impostazione spiega perchè ad un allenatore non basta essere solo un bravo tecnico ma deve essere anche un condottiero, che insegna alla squadra a gareggiare per vincere; a entrare in campo con la disposizione a lottare per imporre agli avversari la propria mentalità.

Bici e ancora bici

Ciclisti ungheresi alzano le loro bici come forma di protesta per promuovere una delle forme più semplici e ecologiche di spostamento e per migliorare la possibilità di utilizzo nelle città.

Per una mobilità nuova

Pedoni + pendolari + ciclisti: a Milano il corteo della Mobilità NuovaL’appuntamento per i partecipanti alla manifestazione nazionale “L’Italia cambia strada”, promossa dalla Rete della #MobilitàNuova, è a Milano per le 14:30 davanti alla Stazione Centrale: lì s’incontreranno ciclisti urbani, pedoni e pendolari per invadere pacificamente (e a impatto zero) le strade del centro cittadino camminando e pedalando fino ad arrivare in Piazza del Duomo. La partenza del corteo è prevista per le 15. L’iniziativa – sostenuta da oltre 150 sigle di associazioni, movimenti e comitati nazionali e locali – nasce dallo slancio di #Salvaiciclisti e della sua campagna di oltre un anno per chiedere “città a misura di bicicletta” più sicure per chi pedala e chi si sposta a piedi in ambito urbano.

Giovanni Pellielo: gli insegnamenti di un campione

Giovanni Pellielo, 25 anni di tiro a volo, tre campionati del mondo vinti nella fossa olimpica, tre medaglie olimpiche per ricordare solo i successi più importanti. Con questa storia avrebbe potuto smettere e intraprendere un’altra carriera, diventando il personal coach di qualche giovane talento su cui riversare le sue competenze. Ma non ha scelto questa strada. Ha Londra non è entrato in finale, certamente la sua prestazione era stata positiva con 121 piattelli centrati su 125 ma inutile per entrare in finale. Nel mondo rarefatto dei campioni del piattello si è così cominciata a diffondere l’idea che Pellielo fosse finito, altri erano ora i vincitori. Pellielo, come prima di lui Tiger Woods e Federica Pellegrini, non c’è stato a questa idea ed è tornato a prepararsi. I risultati, alla prima importante gara nazionale ha vinto con 124 piattelli presi su 125 e alla successiva prova di Coppa del Mondo ha pensato bene di migliorarsi prendendone 1 in più 125 presi su 125. Ora può stare tranquillo che nessuno più pensa che è finito. Tenacia, fiducia, orgoglio? Non si diventa campioni per nulla!

Balotelli, il rispetto e gli arbitri

Pubblico questo articolo di Paolo Casarin su Balotelli apparso sul Corriere della Sera del 30 aprile.

Balotelli dice” prendo cento falli a partita, che non mi vengono fischiati, ma appena dico qualcosa vengo ammonito”. Balotelli parla da solitario: invece gioca al calcio assieme ad altri 21 calciatori e alla presenza di un arbitro, almeno. Tutti legati dal gioco: Balotelli gioca per fare gol, l’altra squadra per impedirglielo, l’arbitro per vedere se tutto avviene nella correttezza. Mario fa degli errori tecnici, i difensori ci mettono molta forza, l’arbitro non sempre giudica con precisione; ma in serie A gli errori sono nettamente inferiori alle cose ben fatte, da tutti e tre. Il calcio è un lavoro fisico di gruppo, una sfida tra due squadre affiatate che, quando sono di grande livello, finiscono per darsele, nei limiti del sano agonismo, reciprocamente. Le botte misurate con il rispetto dell’altro, pronti a chiudere la pratica con una stretta di mano. “ La prossima volta fai più attenzione” ho sentito dire mille volte tra di loro. I grandi calciatori non hanno bisogno dell’arbitro, se non per chiedere quanto manca alla fine. I calciatori che ambiscono alle prime pagine, prima di ogni cosa, debbono conoscere il gioco degli avversari, studiarne le mosse e cercare di superarli. Nella correttezza, senza cadere a terra  per un colpo di vento. Con questo comportamento cresce la stima tra i campioni e gli aspiranti campioni, che guardano proprio alla “figurina” con ammirazione, anche se è l’avversario. Per questo si scambiano la maglia, alla fine. Mario ha anche detto che con lui gli arbitri non parlano, durante il gioco: preferiscono evitarlo e gli negano, perciò , ogni dialogo. Balotelli ha diritto di essere ascoltato, come tutti: ricordiamoci, però, che i grandi calciatori coltivano il rapporto con l’arbitro con misura , quasi con solidarietà, senza attese.

Mi piace questo articolo per l’idea di rispetto e di solidarietà senza attese che un calciatore deve avere con l’arbitro. Balotelli farà un salto in avanti  nella sua maturità psicologica quando non si sentirà più un isolato o discriminato ma come parte del gioco che richiede la presenza 22 giocatori e l’arbitro per potere svolgere una partita. Tutti sono legati a tutti e rispetto e solidarietà senza attese sono necessarie perchè l’incontro non si trasformi in una rissa.