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Inizia il campionato di calcio: vince chi gestisce meglio le emozioni

Inizia una nuova stagione di calcio, quest’anno ancora più importante perché si concluderà con la coppa del mondo in Brasile. Vi è quindi un’ulteriore ragione per i calciatori a voler giocare al proprio meglio, con l’obiettivo di rientrare tra i 22 convocati per il mondiale sudamericano. In ogni caso, ciascuna squadra avrà la sua meta da raggiungere: per qualcuna sarà non retrocedere, per altre entrare in zona UEFA o confermare il risultato della stagione  precedente,  per altre ancora sarà vincere il campionato o entrare in Champions League. Al di là del livello tecnico-tattico posseduto, ogni squadra potrà mostrare il proprio valore solo se i giocatori in campo, la panchina, l’allenatore e il presidente dimostreranno un livello elevato di controllo emotivo. La gestione dello stress agonistico riguarderà tutti, nessuno  escluso.  Siamo stati spesso campioni di stress. Abbiamo il record di allenatori licenziati durante il campionato da presidenti  che non sanno contenere le proprie paure o il proprio narcisismo ferito anche da pochi risultati negativi. Siamo anche un campionato in cui si commettono troppi falli e non è vero che i calciatori non saprebbero evitarli, perché quando giocano a livello europeo ne commettono molti di meno. In Italia si sentono più liberi di non rispettare le regole, protetti da tifosi, presidenti e allenatori sempre pronti ad attribuire la colpa agli arbitri, a una congiura contro la loro squadra o al non avere capito che il calcio prevede il contrasto fisico. Gli allenatori sapendo che metà di loro durante il campionato sarà esonerato dall’incarico rischiano di vivere in modo drammatico i risultati negativi della loro squadra,  per molti si tratta di un lavoro a termine, certamente molto ben remunerato, ma rischioso come salire un ottomila di cui si conosce il numero di vittime che miete ogni anno. Nonostante queste incertezze è però assolutamente necessario che i protagonisti del calcio sappiano mantenere il sangue freddo, ricordando a se stessi gli obiettivi della squadra e come raggiungerli. Autocontrollo, gestione efficace dello stress, aggressività leale e rispettosa dell’avversario devono essere alla base dei comportamenti sul campo; in altre parole vuol dire sapere gestire le proprie emozioni in un contesto, la partita, che è invece una situazione altamente emotiva. Quindi le squadre devono vivere per 90 minuti questa condizione mentale mostrandosi capaci di gestirla con efficacia. Questa è a mio parere la sfida che ogni squadra  deve prepararsi ad affrontare e vincere ogni giornata del campionato, oltre al risultato finale dell’incontro.

Leggilo su:  http://www.huffingtonpost.it/../../alberto-cei/al-via-la-serie-a-una-sfida-alle-emozioni_b_3805629.html

Balotelli, il rispetto e gli arbitri

Pubblico questo articolo di Paolo Casarin su Balotelli apparso sul Corriere della Sera del 30 aprile.

Balotelli dice” prendo cento falli a partita, che non mi vengono fischiati, ma appena dico qualcosa vengo ammonito”. Balotelli parla da solitario: invece gioca al calcio assieme ad altri 21 calciatori e alla presenza di un arbitro, almeno. Tutti legati dal gioco: Balotelli gioca per fare gol, l’altra squadra per impedirglielo, l’arbitro per vedere se tutto avviene nella correttezza. Mario fa degli errori tecnici, i difensori ci mettono molta forza, l’arbitro non sempre giudica con precisione; ma in serie A gli errori sono nettamente inferiori alle cose ben fatte, da tutti e tre. Il calcio è un lavoro fisico di gruppo, una sfida tra due squadre affiatate che, quando sono di grande livello, finiscono per darsele, nei limiti del sano agonismo, reciprocamente. Le botte misurate con il rispetto dell’altro, pronti a chiudere la pratica con una stretta di mano. “ La prossima volta fai più attenzione” ho sentito dire mille volte tra di loro. I grandi calciatori non hanno bisogno dell’arbitro, se non per chiedere quanto manca alla fine. I calciatori che ambiscono alle prime pagine, prima di ogni cosa, debbono conoscere il gioco degli avversari, studiarne le mosse e cercare di superarli. Nella correttezza, senza cadere a terra  per un colpo di vento. Con questo comportamento cresce la stima tra i campioni e gli aspiranti campioni, che guardano proprio alla “figurina” con ammirazione, anche se è l’avversario. Per questo si scambiano la maglia, alla fine. Mario ha anche detto che con lui gli arbitri non parlano, durante il gioco: preferiscono evitarlo e gli negano, perciò , ogni dialogo. Balotelli ha diritto di essere ascoltato, come tutti: ricordiamoci, però, che i grandi calciatori coltivano il rapporto con l’arbitro con misura , quasi con solidarietà, senza attese.

Mi piace questo articolo per l’idea di rispetto e di solidarietà senza attese che un calciatore deve avere con l’arbitro. Balotelli farà un salto in avanti  nella sua maturità psicologica quando non si sentirà più un isolato o discriminato ma come parte del gioco che richiede la presenza 22 giocatori e l’arbitro per potere svolgere una partita. Tutti sono legati a tutti e rispetto e solidarietà senza attese sono necessarie perchè l’incontro non si trasformi in una rissa.

Rispettare le regole è una partita vinta nella vita

Questa frase è dei ragazzi dell’Istituto Gassman di Roma. Sì il calcio è anche questo un modo  semplice e coinvolgente per discutere di regole con i ragazzi e le ragazze; perchè il gioco del pallone è una delle possibili metafore della vita. E’ quanto accadrà venerdì 26 novembre, dalle 9.00 alle 11.00, nell’aula magna dell’Istituto Enrico Fermi, a Roma, dove circa 400 studenti assisteranno ad una lezione particolare. Gianni Rivera, Stefano Farina e Vincenzo Montella  racconteranno le regole del calcio e di come la conoscenza, il rispetto e la condivisione delle stesse debbano essere alla base di qualsiasi competizione. “L’Arbitro a Scuola” è un’iniziativa del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC, promossa dal coordinatore SGS del Lazio,  Patrizia Minocchi, in collaborazione con l’Associazione Italiana Arbitri ed il Ministero dell’Istruzione. Si compone di  momenti di incontro tra gli studenti, un arbitro ed uno psicologo, due appuntamenti  in 14 istituti superiori del Lazio.