Archivio mensile per aprile, 2013

Grande Real negli ultimi 10 minuti

Questo è il calcio: 10minuti alla fine del secondo tempo mettono il Real in condizione di sperare di fare il terzo goal negli ultimi minuti. Il Real non ha giocato con questa intensità negli altri minuti della partita. Ha giocato da Real i primi 15 minuti e gli ultimi 10. Questo è il problema fisico e mentale.

Poca cosa il Real Madrid nel 1° tempo

Molto bene il Real Madrid nei primi 15 minuti, mostra volontà e orgoglio. Devono continuare a essere veloci ma più precisi. Molto buoni i contrattacchi del Borussia. 63% Real Madrid possesso palla ma no reti.

Dopo 30 minuti il Borussia è sempre in superiorità in difesa, partita noiosa in questa fase. Ronaldo sembra distratto e poco combattivo. Qual è il leader del Real … forse non c’è stasera.

20 anni fa il World Wide Web divenne pubblico

Oggi festeggiamo 20 anni dal giorno in cui il World Wide Web divenne pubblico e gratuito, questa opportunità ha cambiato per sempre il mondo digitale ma anche la nostra vita quotidiana.

Leggi su: http://gizmodo.com/twenty-years-ago-today-the-world-wide-web-went-public-485593843

 

Barcellona e Real Madrid misurano la loro volontà di vincere

Le due partite che il Barcellona e il Real Madrid dovranno giocare saranno una misura della loro volontà di vincere. La volontà consiste nel potere di un gruppo di scegliere e realizzare un comportamento idoneo al raggiungimento di fini determinati. Solo alla fine dei due incontri si saprà chi ha vinto ma sin da subito si può sapere chi vuole vincere. Per squadre come il Barcellone e il Real Madrid ciò che conta da subito è l’atteggiamento con cui si comincerà la partita, non dovranno mai trasmettere agli avversari la sensazione che per loro sarà facile e che hanno la finale in tasca. Ecco perchè dovranno entrare in campo con la volontà di vincere nonostante il risultato molto negativo della partita di andata. Questo è l’Everest da scalare: giocare al massimo delle proprie capacità e vincere, sapendo che sarebbe molto più facile giocare una partita mediocre sul piano dell’orgoglio e della volontà e non qualificarsi. Sono sfide quasi impossibili come lo è scalare l’Everest senza ossigeno, ma qualcuno ci riesce.

Perché molti atleti scelgono di non doparsi

Allenatori, dirigenti sportivi e genitori devono sviluppare sempre più la loro capacità d’identificare, comprendere e rispondere alle esigenze dei giovani di cui godono la fiducia. Perché non devono più accadere esperienze come quella di Alex Schwazer.

Leggi l’articolo su http://www.huffingtonpost.it/alberto-cei/perche-molti-atleti-scelgono-di-non-doparsi_b_3161051.html?utm_hp_ref=italy

Il doping domina nelle notizie di sport

Il doping domina sui media perchè è troppo diffuso nello sport. Solo negli ultimi giorni le notizie più clamorose:

  • condanna di 3,6 anni al marciatore Schwazer,
  • richiesta di pagamento di una multa di 150 milioni di dollari da parte del Ministero della Giustizia americano a Amstrong
  • lo sprinter olimpionico americano Crawford è stato sospeso per due anni dalle corse
  • 15 cavalli dello sceicco Maktoum sono stati trovati positivi al doping e il loro allenatore, Al Zarooni, è stato squalificato per 8 anni
  • lo Spelman College ha abbandonato lo sport agonistico anche a causa della diffusione del doping e della corruzione

Wilkinson e la fisica quantistica: un libro imperdibile

di Simone Battaggia

È ufficiale: Jonny Wilkinson giocherà almeno per un’altra stagione. Almeno fino alla fine del 2014-15 resterà a Tolone, dove a 33 anni sta vivendo una straordinaria chiusura di carriera. Dieci giorni fa è stato decisivo nella vittoria dei rossoneri contro il Leicester nei quarti di Coppa Europa: ha segnato tutti i 21 punti dei francesi (21-15), con 6 su 6 al piede e un drop realizzato all’ultimo minuto.

Dal 18 aprile sarà in vendita anche in Italia un libro breve – ma assolutamente straordinario – che ci permette di conoscere più da vicino il campione inglese. Il titolo è «Rugby Quantistico – Un dialogo tra sport e fisica» (96 pagine, 8 euro) ed è il frutto di un incontro avvenuto nel 2012 in Francia tra Jonny e due fisici teorici di altissimo livello, Étienne Klein e Jean Iliopoulos. Edd editrice ne ha affidato la traduzione al collega di Repubblica Massimo Calandri, che ha scritto anche la postfazione.
La prima notizia è che Jonny Wilkinson è appassionato di fisica quantistica. «Per tutta la vita sono stato ossessionato dall’idea di raggiungere la perfezione e sono rimasto deluso. Finché un giorno mi sono messo alla ricerca di un altro modo per arrivare a un’altra percezione del mondo e del mio lavoro. Prima di tutto mi sono rivolto al buddismo (…). E poco dopo ho scoperto che c’erano legami tra il mio lavoro e la fisica quantistica». In particolare, ad aver affascinato Wilko è il principio di indeterminatezza di Heisenberg. In soldoni, il fisico tedesco diceva che in determinati campi «le leggi naturali non conducono a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere è piuttosto rimesso al gioco delcaso». Se anche nella fisica quantistica non tutto è controllabile, deve aver pensato Wilkinson, perché dovrebbe esserlo il rugby? Meglio rilassarsi. «C’è un primo livello che si può gestire: il pallone. Se calcio il pallone una, cento, mille volte, alla fine posso arrivare a riprodurre lo stesso risultato in partita e durante un allenamento. E poco alla volta ho la sensazione di poter controllare tutto. Poi c’è un secondo livello, in cui molte cose sono imperscrutabili, in cui un’altra parte di me è chiamata in causa, la parte che riguarda l’istinto, le emozioni profonde. Ed è lì che posso essere davvero me stesso, connettermi al mondo, e anche imparare qualcosa di nuovo». Così si scopre che, paradossalmente, per Jonny il calcio è la cosa meno interessante del rugby. A un certo punto lo definisce «un lavoro da portalettere».
Man mano che prosegue il libro, emergono altri punti di contatto strabilianti tra le due aree. Come l’importanza della fantasia, dell’inventiva, del lavoro di squadra nella lettura di un’azione di gioco così come nella scoperta di una nuova particella. Fino alla splendida definizione del rugby secondo il principio della termodinamica, dato da Étienne Klein: «L’essenziale della strategia consiste nel portare la temperatura, o la forza, o l’energia cinetica, o la potenza, o molto più semplicemente la massa, a livelli superiori a quelli della parte avversaria. E dunque a creare uno squilibrio tra una parte e l’altra del campo. Questo è il mio modo di vedere il rugby».
Chi non sa niente di quark e neutrini, quindi, non si spaventi. Chi scrive era e resta un’autentica capra in qualsiasi materia scientifica, eppure a fine libro si ha quasi la sensazione di aver capito a cosa serve e come funziona l’acceleratore di particelledel Cern di Ginevra. Straordinario.

Da: http://metadellaltromondo.gazzetta.it/2013/04/16/wilkinson-e-la-fisica-quantistica-un-libro-imperdibile/

Sport per tutti nelle università americane

La scelta di Beverly Tatum, presidente dello Spelman College, di abbandonare lo sport business e di investire sul benessere delle studentesse attraverso la diffusione delle più svariate forme di attività fisica è senz’altro una scelta rivoluzionaria che pone al primo posto non lo sviluppo di prestazioni assolute ma la forma fisica e psicologica. Questa scelta risponde alla regola che lo sport/attività fisica è di tutti e non solo di chi lo sceglie come attività prevalente della propria vita. Credo sia venuto il momento di affermare nuovamente che lo sport è l’unico modo per condurre uno stile di vita fisicamente attivo e per combattere di conseguenza i problemi e le malattie determinate dall’assenza di movimento. E allora è meglio che la scuola promuova meno atleti ma più individui sani e attivi.

La rivoluzione del benessere

La Wellness Revolution americana parte dallo Spelman College di Atlanta, dove il rettore Beverly Tatum ha deciso di abbandonare gli “sport-spettacolo”, i grandi campionati nazionali di football, basket, baseball, atletica leggera per tornare alla vera attività fisica, investendo su attività che costano pochissimo e rendono molto per la loro incidenza sulla salute e il benessere. Nell’antica università femminile di Atlanta hanno fatto la loro comparsa i corsi di pilates, zumba, yoga e arti marziali. Ma il college guidato dalla Tatum non è il solo: a scegliere gli sport meno costosi e inquinanti ci sono anche una pattuglia di altri atenei, dal New York City College of Technology alla University of Maryland: un esperimento che potrebbe presto trasformarsi in una vera e propria rivoluzione. Nel suo college le 80 atlete costano 900.000 dollari all’anno, che se fossero distribuiti fra tutte le studentesse permetterebbe a tutte di avere quotidianamente accesso a corsi di attività fisica . E’ la sconfitta del gigantismo sportivo delle università ed evidenzia che la lotta al doping, al bullismo degli allenatori e ai costi di questo tipo di sport è efficace purtroppo solo abbandonando lo sport agonistico esasperato. E come fa notare Federico Rampini su www.Repubblica.it“non si conoscono ancora casi di yogi rovinati dagli steroidi”.

President Beverly Tatum says the school decided it was time to change its focus.

We have to ask ourselves: What is the cost of the program and who is benefiting? How many people are benefiting? Is the benefit worth the cost?

Tatum went on to say that the goal is to positively impact the health issues that African American women have faced:

We know that 4 out of 5 women of African descent [are] overweight or obese. We know that black women are twice as likely to develop Type 2 diabetes. We know that black women over the age of 20—something like 40 percent or higher—already have hypertension, high blood pressure.

It’s a move that makes a lot of sense. Sure, intercollegiate sports can be an important part of the college experience, but in this day and age when 70% of adults in our country are overweight or obese and over 25 million people have diabetes, it’s time for some creative solutions.

To do that, Spelman now offers a campus-wide health and fitness program. Through this, all students can take part in weight loss programs, exercise at the college gym, Zumba, dance classes, and more. Already, more than 300 students are taking advantage of this every day.

In what they call a “wellness revolution,” Spelman’s site explains their goal (as taken from an article by Tatum):

The need is urgent, and it is our population — young black women — that is among the most at risk for negative health outcomes. Committed to educating the whole person, mind, body and spirit, we have an opportunity to change this epidemic. Ending intercollegiate participation may seem counterintuitive, given our focus on physical activity, but instead of spending hundreds of thousands of dollars transporting a small number of athletes to intercollegiate events, we will be investing those dollars in intramural programs and wellness activities that can be sustained for a lifetime.

Of course, not everyone thinks this is a good idea. Some of the athletes are upset, and even threatening to transfer to other schools. But, Spelman is the first school to drop NCAA sports in years, and it’s a move that is re-prioritizing the way we look at things.

Tell us what you think. Is this a good idea?

Read more: http://www.blisstree.com/2012/12/07/sex-relationships/spelman-college-drops-ncaa-sports/#ixzz2ROMnW8DM

 

 

 

“Non correre, cammina” anzi “Non camminare, corri”

Se sei un podista, probabilmente hai letto il sorprendente titolo apparso il 5 aprile sul Guardian: “Brisk walk healthier than running—scientists.” O forse, hai letto nello stesso giorno quest’altro su Health: “Want to lose weight? Then run, don’t walk: Study.”
Sono per caso ricerche condotte da due ambiti accademici rivali? Non esattamente. Ambedue gli articoli descrivono il lavoro dell’erpetologo e statistico Paul T. Williams del Lawrence Berkeley National Laboratory, che questo mese ha fatto qualcosa di particolarmente raro in ambito scientifico: ha usato gli stessi dati per pubblicare due scoperte opposte.
Leggi l’articolo completo su: