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Barcellona e Real Madrid misurano la loro volontà di vincere

Le due partite che il Barcellona e il Real Madrid dovranno giocare saranno una misura della loro volontà di vincere. La volontà consiste nel potere di un gruppo di scegliere e realizzare un comportamento idoneo al raggiungimento di fini determinati. Solo alla fine dei due incontri si saprà chi ha vinto ma sin da subito si può sapere chi vuole vincere. Per squadre come il Barcellone e il Real Madrid ciò che conta da subito è l’atteggiamento con cui si comincerà la partita, non dovranno mai trasmettere agli avversari la sensazione che per loro sarà facile e che hanno la finale in tasca. Ecco perchè dovranno entrare in campo con la volontà di vincere nonostante il risultato molto negativo della partita di andata. Questo è l’Everest da scalare: giocare al massimo delle proprie capacità e vincere, sapendo che sarebbe molto più facile giocare una partita mediocre sul piano dell’orgoglio e della volontà e non qualificarsi. Sono sfide quasi impossibili come lo è scalare l’Everest senza ossigeno, ma qualcuno ci riesce.

Gestire la finale olimpica

Sapere gestire la finale olimpica è l’incredibile nell’incredibile. Primo perché raggiungerla è un fatto eccezionale e poi perché non bisogna arrivarci mentalmente scarichi. Può sembrare strano che ciò possa succedere ma avviene più spesso di quanto non si possa immaginare. Probabilmente è stato il caso di Arianna Errigo nella finale del fioretto, di Scozzoli nel nuoto e di Occhiuzzi nella sciabola. Si può non essere pronti alla prova finale, ci si è esauriti per raggiungere quell’obiettivo e non se ne ha più. A questi atleti sarebbe stato utile uno psicologo dello sport che li avesse aiutati a ritrovare l’energia mentale necessaria a lottare al loro meglio e ad avere un atteggiamento meno determinato a vincere. Il mio ricordo personale risale a quando un atleta prima della finale olimpica di tiro a volo, in cui era entrato fra i primi sei, mi disse che aveva la nausea, che non aveva più energia e che non sapeva cosa fare. La mia risposta fu di ricordargli in pochi minuti tutto quello che aveva fatto negli anni precedenti, sacrifici e rinunce,  per raggiungere quel traguardo e che doveva andare e fare ciò che sapeva. Andò bene e vinse la medaglia d’argento