Archivio mensile per settembre, 2022

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Leggere è vivere

Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Date alla vostra anima un’atmosfera intellettuale che sarà composta dall’emanazione di tutte le grandi menti.

Ne lisez pas comme les enfants lisent, pour vous amuser ; ni comme les ambitieux lisent, pour vous instruire. Non. Lisez pour vivre. Faites à votre âme une atmosphère intellectuelle qui sera composée par l’émanation de tous les grands esprits.

Gustave Flaubert (Lettera a Mlle de Chantepie, giugno 1857)

Miglior equilibrio = vita più lunga

A sottolineare l’importanza dell’articolo pubblicato in giugno da Araujo, C. et al. (2022) “Successful 10-second one-legged stance performance predicts survival in middle-aged and older individuals” sul British Journal of Sports Medicine anche l’Harvard Medical School evidence la rilevanza di questo dato per salute e cioè la capacità di restare per 10 secondi in equilibrio su una gamba e scrive che:

Uno studio pubblicato online il 21 giugno 2022 dal British Journal of Sports Medicine ha rilevato che le persone che non riescono a stare in piedi su una gamba sola per 10 secondi nella mezza età e in età avanzata hanno un rischio quasi doppio di morte prematura. I ricercatori hanno valutato le informazioni sanitarie e i risultati dei test di equilibrio di 1.700 persone (di età compresa tra i 51 e i 75 anni e tutte prive di problemi di deambulazione) e le hanno seguite per sette anni. Durante lo studio, 123 partecipanti sono morti per varie cause. Dopo aver preso in considerazione l’età, le condizioni di base, il peso e altri fattori dei partecipanti, gli scienziati hanno stabilito che il mancato superamento del test dell’equilibrio era associato a un rischio maggiore dell’84% di morire nel periodo di studio, rispetto al superamento del test dell’equilibrio. Lo studio era di tipo osservazionale e ha trovato solo un’associazione (non un rapporto di causa-effetto) tra capacità di equilibrio e morte precoce. Ma se volete provare il test, si dà il caso che sia anche un buon modo per aumentare l’equilibrio, riducendo così il rischio di cadute, a prescindere da ogni possibile effetto sulla longevità. Ecco cosa fare: Mettetevi in piedi vicino a un bancone (per avere un sostegno, se necessario). Per stare in equilibrio sulla gamba sinistra, tenete le braccia lungo i fianchi e appoggiate lentamente la parte superiore del piede destro sul polpaccio sinistro. Rimanete così per 10 secondi. Poi ripetete, invertendo la posizione delle gambe. Esercitatevi ogni giorno e vedrete come il vostro equilibrio migliorerà”.

10 pillole di psicologia dello sport

In sintesi, le 10 pillole estive di psicologia dello sport pubblicate singolarmente in blog precedenti.

1. L’immaginazione mentale https://tinyurl.com/2eew8bn8

2. L’apprendimento per osservazione o modeling https://tinyurl.com/2hu5ck3n

3. Accettare lo stress positivo. https://tinyurl.com/2zsaupal

4. L’importanza dell’equilibrio per il benessere negli over50. https://tinyurl.com/2qksmta7

5. Chi investe sull’allenamento mentale degli adolescenti? https://tinyurl.com/2ojlvean

6. L’impegno è alla base di qualsiasi miglioramento. https://tinyurl.com/2jrld4bf

7. L’etica nello sport – Quali sono le condizioni che favoriscono la frode. https://tinyurl.com/2oob5plw

8. L’importanza del dialogo con se stessi per favorire la prestazione agonistica. https://tinyurl.com/2mhmjad7

9. Cosa hanno in comune manager e atleti top? https://tinyurl.com/2nrd6hox

10. Pillole estive di psicologia dello sport: 10 modi per ostacolare la prestazione sportiva. https://tinyurl.com/2g42ajtu

10 modi per ostacolare la prestazione sportiva

La nostra mente è sempre in azione e questo è un bene. Tuttavia non sempre questa attività segue una via che ci aiuta a svolgere le nostre prestazioni e a valorizzare le nostre capacità e le abilità che abbiamo imparato.

Di seguito ho elencato i 10 principali modi che siamo soliti utilizzare per sabotarci.

  1. Pensare a vincere distrae dal pensare a come fare per vincere
  2. Concentrarsi sulla stanchezza impedisce di concentrarsi su come fare per accedere alla nostra energia
  3. Pensare al valore dell’avversario riduce l’attenzione su capire quali sono i suoi punti deboli
  4. Pensare di essere sfortunati impedisce di avere la mente concentrata sulle azioni da svolgere
  5. Sentirsi troppo ansiosi impedisce di stare focalizzati sulle emozioni che favoriscono la propria prestazione
  6. Sentirsi confusi in gara evidenzia una insufficiente pianificazione della strategia di gara
  7. Soffermarsi sugli errori impedisce di resettare la propria mente e di concentrarsi sui momenti seguente della gara
  8. Agire in modo impulsivo, senza pensare, limita la possibilità di seguire il piano di gara prestabilito
  9. Irrigidire il corpo e i movimenti ne ostacola la fluidità e la capacità di anticipare le azioni di gioco
  10. Ragionare in termini di Io e non di Noi riduce la collaborazione con i compagni di squadra

Attività motoria e rischio d’infezioni

Ezzatvar Y, Ramírez-Vélez R, Izquierdo M, et al Physical activity and risk of infection, severity and mortality of COVID-19: a systematic review and non-linear dose–response meta-analysis of data from 1 853 610 adults. British Journal of Sports Medicine Published Online First: 22 August 2022. 

La nostra analisi rivela che gli individui che svolgono un’attività fisica regolare hanno minori probabilità di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, di un periodo di ricovero ospedaliero per COVID-19, di ammalarsi gravemente di COVID-19 e di morte correlata a COVID-19 rispetto agli individui fisicamente inattivi.

Abbiamo trovato le seguenti evidenze:

L’associazione tra attività fisica regolare e rischio di infezione da COVID-19 è inferiore dell’11%.

Impegnarsi regolarmente in un’attività fisica moderata-vigorosa è associato a un rischio ridotto del 31% di malattie infettive e del 37% di mortalità correlata a malattie infettive.

È stato riportato che la partecipazione all’attività fisica riduce l’incidenza di polmonite e il rischio di infezioni respiratorie acute (ad esempio, infezione del tratto respiratorio superiore).

Gli adulti che praticano un’attività fisica regolare hanno un rischio inferiore di ricovero ospedaliero e di malattia COVID-19 grave rispetto a coloro che sono fisicamente inattivi.

Le persone fisicamente attive presentano sintomi meno gravi, tempi di recupero più brevi e possono avere minori probabilità di infettare le persone con cui entrano in contatto.

Un livello elevato di attività fisica è risultato un fattore protettivo per la mortalità da COVID-19.

Sono stati suggeriti diversi meccanismi per i presunti effetti protettivi dell’attività fisica sul sistema immunitario:

Negli esseri umani sani, l’attività fisica è stata collegata a una riduzione dell’infiammazione sistemica, a una maggiore attività citolitica delle cellule natural killer, a un aumento della capacità proliferativa delle cellule T, a una riduzione dei livelli circolatori di citochine infiammatorie (cioè a una diminuzione dell’”inflamm-ageing”) e a un aumento dell’attività fagocitaria dei neutrofili, tutti fattori che possono migliorare il controllo virale. Pertanto, l’esercizio fisico regolare a moderata intensità può essere efficace nel potenziare le risposte antinfiammatorie,

Il livello di fitness cardiorespiratorio e muscolare degli individui, in quanto entrambi probabilmente giocano un ruolo fondamentale nello spiegare l’effetto protettivo dell’attività fisica sull’ospedalizzazione, la gravità e la mortalità della COVID-19.

Inoltre, gli individui di status socioeconomico inferiore e i Paesi a basso o medio reddito possono incontrare ulteriori difficoltà nell’impegnarsi in un’attività fisica regolare nel tempo libero rispetto a coloro che provengono da contesti socioeconomici più elevati (ad esempio, risorse limitate, vivere in quartieri con un minore accesso ai parchi o con una minore percorribilità a piedi, pagare i costi di partecipazione a sport registrati o l’iscrizione a club sportivi), il che può comportare un onere pandemico ancora maggiore per questi gruppi emarginati. La sfida è garantire un accesso equo all’attività fisica per assicurare migliori risultati di salute per tutti.

Nell’interpretare i nostri risultati occorre considerare diverse limitazioni:

La maggior parte dei partecipanti inclusi nei 16 studi è stata esposta principalmente alle varianti infettive Beta e Delta, prima che la variante Omicron diventasse prevalente a livello globale.

La maggior parte degli studi ha utilizzato questionari auto-riportati per determinare i livelli di attività fisica, il che può risposte troppo soggettive e ha utilizzato definizioni diverse per determinare i livelli di attività fisica.

La maggior parte degli studi ha ottenuto i dati sullo stato di attività fisica in un unico momento e ha raccolto solo le attività del tempo libero e non le attività fisiche legate alla casa e all’occupazione, il che può influire sull’entità delle vere associazioni.

A rischio chiusura molte società sportive

I rincari dovuti alle bollette colpiscono anche lo sport, parte importante del mondo del lavoro. Riporto qui sotto l’intervento di Tiziano Pesce, presidente UISP

“Servono risorse vere e interventi concreti. Si superino le sperequazioni ancora esistenti e si accompagni la riforma legislativa”.

“Quello che lanciamo, dopo i nostri tanti appelli degli scorsi mesi, è un ulteriore, accorato, grido di allarme!
L’entusiasmo e la grande voglia di ripartire e praticare attività sportiva e fisica, che registriamo in questi giorni di settembre in tutto il Paese, si scontra con i sempre più difficili bilanci delle famiglie, con la sempre più pesante inflazione e con il caro bollette che colpisce duramente chi di gas, energia elettrica, gasolio da riscaldamento, è obbligato a farne un gran uso: le associazioni e le società sportive, gli enti di promozione, i circoli ricreativi, sono letteralmente allo stremo, a partire da chi gestisce, dopo gli enormi sacrifici patiti nel pieno dell’emergenza sanitaria, tra l’altro non ancora del tutto superata, spazi aggregativi, impianti sportivi, palestre e piscine.
I rincari delle forniture arrivano in questi giorni a registrare aumenti anche del 300-400%, percentuali tremende destinate ogni giorno a salire. Rincari assurdi, assolutamente non più sostenibili.
Chiediamo interventi mirati del Governo per non portare alla chiusura il mondo della promozione sportiva e sociale di base, con la cessazione dell’attività per decine e decine di migliaia di sodalizi, che, per milioni di cittadini e cittadine, di ogni età e condizione, rappresentano autentici presidi territoriali di sport per tutti, socialità, inclusione, educazione, promozione della salute, contrasto alle disuguaglianze e tanto altro.
Un ambito che, non dimentichiamolo, rappresenta anche un comparto occupazionale per centinaia di migliaia di persone.
I mesi freddi sono ormai alle porte, servono risorse vere, e non solo crediti d’imposta, di fatto inaccessibili alla maggior parte dei sodalizi, o sarà la fine.
Risorse, a partire dai prossimi decreti aiuti, e interventi strutturali concreti, che non lascino per strada nessuno, né le piccole associazioni e neppure i livelli territoriali degli Enti di promozione sportiva, quasi mai beneficiari dei ristori, torniamo a ribadirlo, seppur in molti territori siano gestori sociali di impiantistica sportivi di prossimità”.
Trovo interessante fare notare che se su questo tema si ricerca in italiano scrivendo “come ridurre consumi impianti sportivi” si trovano testi del 2020, quindi, pre-crisi. Se invece si scrive in inglese “Expensive energy affects sports clubs” si trovano solo testi del 2022. Non capisco la ragione di questa differenza ma la voglio condividere.

L’importanza di studiare per un professionista

La psicologia dello sport ha raggiunto un notevole livello di diffusione nel mondo universitario. Ogni anno vengono pubblicati migliaia di articoli che spaziano in tutti gli ambiti di questa disciplina.

Le più importanti case editrici pubblicano con grande frequenza manuali piuttosto che libri dedicati a un singolo tema psicologico o a una disciplina sportiva.

Infine, vi sono i libri divulgativi e non ultimi per rilevanza le biografie degli atleti in cui spesso raccontano come affrontato, subito o risolto le loro sfide mentali.

Abbiamo a disposizione una quantità di informazione in cui è anche facile perdersi. Nel corso della carriera di un persona che ha iniziato a lavorare negli ’80 la disponibilità di notizie è cambiata in modo radicale. La Human Kinetics era nata da poco e due erano le riviste internazionali. Il primo manuale in lingua inglese che ho letto è stato nel 1984 “Psychological foundations of sport” di John Silva III e Robert Weinberg e lo consideravo una specie di messale da consultare settimanalmente su qualsiasi questione mi venisse in mente.

Venendo ad oggi ho l’impressione che gli psicologi che vogliono occuparsi di sport leggano poco e le loro letture sono molto orientate verso libri divulgativi  e poco complessi. Seguono molto gli atleti, sia su instagram che leggendo le loro biografie, e anche questi sono fonti d’informazioni che non restano nell’ambito dell’esperienza di un singolo ma diventano anche un orientamento su cui orientare il proprio lavoro. Lo studio approfondito di un manuale non è considerato abitualmente un’opzione importante. Capisco che possa essere meno avvincente della vita narrata ad esempio da Agassi nel suo libro “Open” ma dovrebbe imprescindibile, per poi restringere l’interesse verso articoli scientifici più specifici a seconda dei propri interessi.

Mi auguro di sbagliarmi e di avere una percezione sbagliata rispetto a questo tema della conoscenza.

L’etica nello sport

Oggi conferenza agli arbitri e giudici internazionali di pugilato durante un Corso di aggiornamento organizzato dalla Federazione Internazionale di Boxe. Il tema è poco trattato ma di grande interesse e ha riguardato l’etica nello sport.

E’ un ambito di cui troppo poco se ne parla e spesso solo limitato al doping. Al contrario, invece, ognuno di noi è continuamente immerso in scelte etiche nella sua vita quotidiana. Nessuno può prescindere dal valutare se ciò che sta facendo è giusto o sbagliato, è etico oppure no. A quale morale rispondono le nostre azioni siamo per Dio, Patria e Nazione o per Libertà, uguaglianza e fraternità, siamo per diffondere la cultura del lavoro o per il familismo amorale.

L’attività arbitrale è un’attività complessa che richiede individui con un efficace ed efficiente sviluppo psicologico che gli consenta di prendere decisioni il più possibile oggettivo, accettando di potere commettere anche degli errori. Devono imparare a gestire lo stress collegato alle situazioni sportive che incontrano e che devono valutare con attenzione, profondità di giudizio ma anche con rapidità ed efficienza.

Ho parlato di come ogni essere umano abbia sviluppato nella sua vita dei pregiudizi e di come l’arbitro dovrebbe spogliarsene in modo competente e attraverso anche una preparazione psicologica specifica.

Lo stress

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Lo stress è un privilegio, accettalo

Gestione dell’ansia cronica e attività motoria

“Finora si è parlato dell’ansia come fenomeno collegato allo sport ma  i disturbi d’ansia possono assumere anche una dimensione psicopatologica e il trattamento tradizionale utilizzato è la terapia farmacologica e la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Ciò nonostante recentemente l’attività fisica e in particolare l’esercizio aerobico è stato studiato come trattamento specifico per curare i disturbi dell’ansia. L’efficacia di questa pratica motoria è ben riconosciuta per gli effetti positivi prodotti sulla salute fisica, dal miglioramento della forma fisica cardiorespiratoria, alla riduzione della pressione sanguigna e del grasso corporeo, così come la riduzione dei disturbi cognitivi e il miglioramento del benessere. Una rassegna su questo tema [de Souza Moura et al., 2015] ha messo in evidenza che il 91% degli studi che hanno studiato l’effetto positivo dell’esercizio fisico sui sintomi dell’ansia hanno mostrato risultati significativi, mentre il 9% degli studi, pur non riducendo i sintomi, ha migliorato in generale alcuni aspetti fisiologici, come l’aumento dell’assorbimento di ossigeno e il livello di attività fisica. Per quanto riguarda la metodologia utilizzata nei protocolli di esercizio è stato trovato che i risultati variano in funzione dei diversi approcci sperimentali di cui si sono serviti i ricercatori. Gli studi non sono omogenei in termini di volume, intensità e giorni di attività per settimana, rendendo così impossibile fornire linee guida di carattere generale. Tuttavia, è stato osservato che l’esercizio aerobico in aggiunta ad altre terapie psicologiche e farmacologiche è stato efficace nel ridurre i sintomi dell’ansia, ma non è ancora stata identificata la quantità e tipologia migliore di attività da svolgere.

Sembrano comunque essere cinque le abitudini di vita fondamentali per favorire il benessere e un’aspettativa di vita più lunga [Li et al.,  2018]. Maggiore è il loro sviluppo, maggiore è la probabilità delle di vivere bene e più a lungo, sono così sintetizzabili:

  • Una dieta sana, calcolata e valutata sulla base di un’alimentazione principalmente basata su verdure, frutta, noci, cereali integrali, grassi sani e acidi grassi omega-3, e tesa a evitare cibi meno sani o malsani come carni rosse e trasformate, bevande zuccherate, grassi trans e sodio in eccesso.
  • Un adeguato livello di attività fisica, misurato in almeno 30 minuti al giorno di attività da moderata a vigorosa, come la camminata veloce.
  • Un peso corporeo sano, definito con un normale indice di massa corporea (IMC) compreso tra 18,5 e 24,9.
  • Non fumare, perché non c’è una quantità sana di fumo.
  • Ridotta assunzione di alcool, misurata tra i 5 e i 15 grammi al giorno per le donne e tra i 5 e i 30 grammi al giorno per gli uomini. Generalmente, un bicchiere contiene circa 14 grammi di alcol puro. Sono 12 once di birra normale, 5 once di vino, o 1,5 once di alcol distillato (1 oncia equivale a 29,57 ml – 1 litro equivale a 1.000ml).

Chi possiede anche solo una di queste abitudini, ha la probabilità di vivere due anni più a lungo rispetto a chi non ne ha sviluppata nessuna. E chi all’età di 50 anni pratica regolarmente queste cinque sembra guadagnare dieci anni di vita in più in assenza di una predisposizione a sviluppare malattie genetiche.

(Fonte: Alberto Cei, 2021)