Archivio mensile per gennaio, 2014

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Il doping per la mente

“Vuoi prendere sostanze dopanti per aumentare la tua carriera sport? I farmaci proibiti sono un imbroglio? Nessun problema. Basta trovare un medico che voglia certificare che hai un “deficit”  che blocca la tua prestazione.

Questo è ciò che sembra accadere in Major League Baseball. Tre anni fa,  erano stati vietati gli stimolanti, per il fatto che essi ingiustamente aiutano le prestazioni dei giocatori. Al momento, 28 giocatori hanno esezioni per uso terapeutico esenzioni che permettono loro di prendere farmaci come il Ritalin o Adderall . “L’uso terapeutico “, significa che è possibile legittimamente utilizzare il farmaco,  a causa di un problema medico. Se non hai questa condizione, devi solo essere un normale giocatore di baseball professionista, ed i benefici attentivi di messa a fuoco prodotti dal Ritalin sono una forma di ” valorizzazione”, cioè è una foma di frode.

Quando la Lega ha vietato questi farmaci, è successa una cosa incredibile. Il numero di giocatori che hanno chiesto e ottenuto esenzioni “per uso terapeutico ” di stimolanti è quasi quadruplicato da 28 a 103. Com’è  stato possibile? Soffrivano tutti di deficit dell’attenzione. Di conseguenza , avevano diritto a farmaci per incrementare l’attenzione.

Tra i bambini , la prevalenza di ADHD è stimata dal 3% al 5%. Tra gli adulti , il tasso di diagnosi è tra l’1% e il 3,5%. Ma tra i giocatori di baseball professionisti, la malattia sembra un’epidemia. Il numero di esenzioni “per uso terapeutico ” a base di ADHD è aumentato … significa che l’8 per cento dei giocatori della Lega principale hanno l’ADHD , il doppio del tasso tra i bambini e 3-8 volte il tasso tra gli adulti”.

Di William Saletan

La gioia di vivere di Karin

Vi sono eventi sportivi, partite, che cambiano la percezione degli atleti da parte di chi segue da spettatore appassionato lo sport. E’ il caso del match di ieri fra due tenniste Maria Sharapova e l’italiana Karin Knapp, una partita durata 3.30 ore a + di 40 gradi e che la Knapp ha perso solo al terzo set per due punti: 10-8. Una partita che l’ha vista giocare alla pari sino all’ultimo colpo con estrema determinazione. Sono partite che segnano in positivo e che dimostrano il livello di competitività che questa ragazza, 40 al mondo, ha raggiunto. Segnano non solo per come ha giocato ieri ma perchè sono solo tre anni che ha ripreso a giocare dopo un’interruzione di due anni dovuti a problemi cardiaci, con due operazioni al cuore e due al ginocchio destro. Sarebbe stato più semplice smettere di giocare a tennis, invece è ritornata e ha fatto bene.

Sono queste le storie che fanno bene anche a noi, che ci ricordano come lo sport possa essere un modo di riscattarsi anche da problemi gravi di salute. E’ una storia simile a quella del pallavolista Jack Sintini, alzatore della squadra campione d’italia, e di Alex Zanardi diventato l’handbiker più forte al mondo. Troppo spesso ci dimentichiamo di queste vite positive e vediamo solo i problemi generati dal doping. Sono questi gli esempi che i giovani atleti e atlete devono portarsi nella mente e nell’animo, quelli di chi è stato più forte degli incidenti che gli sono capitati. Il genitore che l’altro giorno mi ha scritto come fare a motivare suo figlio mentre altri si dopano e noi con lui dobbiamo fermarci a apprezzare queste vite e capire cosa ci possono insegnare, così da arricchire la nostra motivazione con idee e convinzioni in grado di sostenerci nei momenti di difficoltà che incontreremo. Lo stesso vale per i giovani che si arrabbiano ogni volta che commettono un errore, come se non dovessero sbagliare: provate a pensare a quanti errori hanno dovuto accettare questi campioni quando hanno ripreso l’attività dopo la malattia o l’incidente, se avessero perso tempo a lamentarsi non sarebbero mai arrivati a dove sono adesso.

Quando si ha sonno si dorme ovunque

This sleepy polar is captured laying down for the night under this full moon looming behind him, this polar bear nestles down for the night. Snuggling up on top of a rocky hill, he lies comfortably as he puts his head down at the end of a long day in Northern Svalbard Archipelago, Norway.

Un orso dorme sulle rocce alle Svalbarg illuminata dalla luna piena. Foto: Marco Gaiotti/HotSpot Media

La più dura gara di cani da slitta

La Grande Odyssee

La Grande Odyssée Savoie Mont Blanc è, fin dalla prima edizione nel gennaio 2005, la più dura gara internazionale di cani da slitta a causa della topografia delle montagne. Ogni anno la gara riunisce 20 dei migliori musher del mondo. Insieme con i loro Alaskan Husky e Siberian, percorrono 900 km in Savoia e Alta Savoia e  con un dislivello in salita di oltre 25.000 m.

Essere noi stessi grazie solo al nostro impegno

Un genitore mi scrive parlando di ragazzi che migliorano le loro prestazioni sportive ottenendo tempi che fanno sospettare all’uso di doping e di come sia possibile sostenere la motivazione del proprio figlio a continuare nel suo impegno sportivo. Siamo in presenza di due problemi. Il primo riguarda il sospetto di doping. A questo riguardo se si vuole intervenire si deve parlarne con la propria società sportiva per verificare se la propria percezione è per loro corretta o quant’altro. Nel caso continui ad avere questi dubbi si dovrebbe decidere cosa si vuole fare e quali sono le procedure previste per denunciare questi presunti casi.

In relazione alla motivazione del giovane nuotatore che si sente impotente e demotivato, bisogna certamente per prima cosa ascoltare il proprio figlio e accettare le sue emozioni di delusione e di rabbia. Nel contempo bisognerà dirgli che nel mondo dello sport vi sono persone che scelgono le scorciatoie mentre ve ne sono altre che basano il loro miglioramento solo ed esclusivamente sul proprio impegno.  Queste ultime devono essere il suo modello e ad esse deve fare riferimento quando pensa al suo futuro di atleta. Come in ogni altra attività umana ci sarà sempre chi ottiene dei risultati con la truffa, possono vincere qualche battaglia ma non vinceranno la guerra fino a quando saremo in molti a praticare uno sport pulito. Queste a mio avviso sono le ragioni di cui parlerei a mio figlio, dicendogli che il duro lavoro paga, magari all’inizio più lentamente, ma nessuno gli potrà mai togliere la soddisfazione di sapere che siamo ciò che siamo solo grazie a noi stessi, al nostro impegno e dedizione. Credo che questo sia un buona motivazione per essere fieri di se stessi.

Psicologia per gli arbitri del pattinaggio

Di solito si pensa che gli arbitri che provano maggior stress sono quelli del calcio e dei giochi di squadra oppure si pensa alla eccessiva soggettività degli arbitri della ginnastica o del pattinaggio su ghiaccio in cui si deve valutare tecnica e espressività immuni dalle combine internazionali. Vi è però almeno un altro tipo di prestazione arbitrale estremamente complessa ed è quella del pattinaggio su pista. Ho conosciuto questi arbitri e svolgono un lavoro mentalmente impegnativo, poichè le infrazioni avvengono in frazioni di secondi e gli atleti continuativamente sono impegnati nel commettere infrazioni pur di vincere. La qualità della loro percezione, attenzione e memoria è continuamente sollecitata e su questa si basano le loro decisioni. Nel contempo si trovano a subire gli insulti dei tifosi e le contestazioni degli atleti. Il loro è un mondo veramente complesso  di cui nessun esperto si è finora occupato.

Campionato duro per chi non vuole retrocedere

Facile parlare della mentalità vincente Juventus, dei suoi record e di quanto può ancora fare nel girone di ritorno. Altrettanto facile parlare dei risultati positivi della Roma e del Napoli che inseguono a notevole distanza ma sono comunque al secondo e terzo posto con una media punti significativamente superiore a quella dell’anno precedente.

Più difficile è capire/sapere come entreranno in campo le 7 squadre che hanno ottenuto da 12 a 8 sconfitte e da 7 a 2 pareggi. Con che attegggiamento si entra in campo sapendo che si sono perse la metà delle partite? A questo proposito stasera si gioca Sampdoria (18 punti e 8 sconfitte) Udinese (20 punti e 10 sconfitte): giocheranno per vincere o per non perdere?  Quest’anno queste 7 squadre hanno sempre perso contro le prime in classifica, quindi l’unica speranza di restare in Serie A risiede nel vincere gli scontri con le dirette avversarie. Ma una squadra che normalmente perde e raramente pareggia riuscirà a giocare con un atteggiameno vincente quelle poche partite ma decisive partite? Infine, i commentatori dicono che ci si potrebbe salva con meno di 40 punti quindi questa squadre dovranno ottenere più punti nel girone di ritorno rispetto a quello di andata. Per chi sarà impossibile?

 

Formazione psicologica allenatori

Non ho mai organizzato Corsi di formazione in ambito sportivo dedicati a migliorare le abilità psicologiche degli allenatori. Invece da un po’ di tempo ci pensavo perché il ruolo psicologico svolto dai tecnici è di estrema importanza a tutti i livelli, dai principianti agli atleti di valore assoluto, dai personal trainer agli istruttori dei bambini, dagli sport di squadra a quelli individuali. Oggi che il profilo di competenze dell’allenatore non può più essere basato come lo è stato in passato su un industrioso fai da te è necessario che il sapere tecnico sia accompagnato a un sapere gestire le persone e i gruppi. Ecco quindi che ho accettato volentieri l’idea del Centro di Psicologia dello Sport di Macerata di organizzare a Roma quattro giornate di psicologia dello sport dedicate a temi pratici che hanno l’obiettivo di aumentare le competenze professionali dei tecnici sportivi.

Ognuna è organizzata su un tema principale. La prima “Io coach” affronterà i temi della comunicazione interpersonale e dell’intelligenza emotiva. Quanti problemi sorgono perché non ci si sente capiti, questa giornata parlerà di questo e di come fare per migliorare. La seconda giornata affronta il tema “Squadra”, sapere attribuire obiettivi di squadra e individuali, capire perché alcuni si uniscono insieme mentre altri si odiano; e ancora è vero che è più facile guidare un gruppo di ragazzi piuttosto che un gruppo di ragazze? Gli allenatori maschi possono capire le loro giocatrici? Queste sono solo alcune delle domande a cui questa secondo incontro fornirà indicazioni e soluzioni pratiche. La terza giornata è invece dedicata alla “Componente mentale dell’allenamento” e verranno affrontati gli aspetti psicologici della preparazione fisica. Le routine sono solo un rituale o svolgono una funzione più complessa? E’ giusto richiedere più attenzione o è una frase che non vuole dire niente? L’allenamento ideomotorio si pratica solo in gara o è utile anche in allenamento? Si può parlare di preparazione mentale a un esercizio o non serve? La quarta giornata è invece centrata su “Lavorare in un settore giovanile”. Si parlerà ovviamente dei genitori: sono una risorsa o solo un problema? E poi ancora se i bambini non ragionano come gli adulti, perché li alleniamo come se lo fossero? E molti altri temi, fra cui: quali sono le caratteristiche dell’allenatore del settore giovanile?

Con questa breve sintesi ho voluto indicare che i temi saranno affrontati dal versante professionale, perché il nostro scopo è di fornire un’occasione di riflessione critica sulle proprie competenze e un’opportunità di miglioramento professionale. Questi sono i nostri obiettivi e quello che chiederemo ai partecipanti sarà di essere disponibili a interagire in maniera attiva così da rendere veramente speciali per tutti noi queste giornate.

La corsa è un’attività democratica per la mente

La corsa è un’attività democratica per la mente. Si può correre lenti o veloci, per poco tempo o molto a lungo, si può farlo da soli o in compagnia, si può correre in mezzo alla natura o in pista, si può alternare la corsa con la camminata, si può iniziare a correre uscendo di casa o andare in palestra, si possono variare a piacere i percorsi  e i luoghi dove correre, ovunque ci troviamo possiamo andare a correre. Nessun’altra attività sportiva è così ricca di alternative per essere praticata. E’ democratica perchè ogni volta che corriamo siamo liberi di scegliere come fare. Proprio per queste ragioni la corsa stimolano la consapevolezza individuale, che è l’arte di sapere cosa si vuole fare e in che modo. Oggi voglio correre in piano sull’asfalto, domani in un parco e dopodomani in pista, ognuna di queste situazioni genera sensazioni diverse e tipi di corsa diversi. Bisogna imparare ad ascoltarsi, a sentire le sensazioni del corpo, il respiro, il cuore e i pensieri collegati a queste sensazioni. Correre significa soprattutto imparare a scegliere quale sia il modo più adeguato per noi e soprattutto vuol dire imparare a riconoscere quando è arrivato il momento di fermarsi e come alternare le giornate di corsa più intensa con quelle in cui si recupera. Non è facile e per questa ragione è utile seguire un programma di allenamento semplice e adatto a noi, ma nello stesso tempo non bisogna rinunciare a sviluppare la capacità di ascoltarsi, a capire soprattutto quali sono le sensazioni che non bisogna avere (ad esempio, qual è la frequenza cardiaca che non dobbiamo superare e quella da avere nella maggior parte delle volte). Correre è anche darsi una regola; quella principale consiste nell’avere come obiettivo il continuare a correre anche fra un anno e non smettere fra un mese perchè ci si è fatti male. Un esempio per capire quanto sia importante  seguire una regola. Se una persona sedentaria o chi da anni non fa sport inizia a fare 10 minuti di attività per 3 volte la settimana alternando 1 minuto di corsa a 1 di camminata e se aumentasse il suo impegno di 1 minuto la settimana (quindi dalla seconda farebbe 11 minuti x 3 volte e così via quelle seguenti). In un anno sarebbe in grado di correre per 1 ora 3 volte la settimana. Questa è una gradualità che chiunque non abbia specifici problemi di salute o di sovrappeso è in grado di mantenere.

Perchè le routine funzionano

Le routine pre-gara così come quelle effettuate prima di un tiro (il servizio nel tennis piuttosto che un tiro nel golf o un calcio di rigore) sono utili perchè consistono in un piano concreto per affrontare quella prestazione nel migliore dei modi.  Da una parte consiste in una sorta di percorso mentale che guida l’atleta nel fare solo ciò che serve evitando le azioni inutili se non dannose, si può dire che pone l’atleta in una condizione di prontezza psicofisica. Dall’altra l’atleta si sente responsabile della sua attuazione e, quindi, è portato a eseguirla allo scopo di evitare sentimenti di colpa e d’inadeguatezza. Oggi a sostegno di questa interpretazione non vi sono solo più le ricerche di psicologia dello sport iniziate da Yuri Hanin trent’anni fa sull’importanza di sapersi mettere nella propria condizione mentale pre-gara ottimale attraverso uno specifico piano di azione ma il New York Times ha pubblicato una sintesi delle ricerche su questo tema in ambito sanitario in cui si evidenzia la necessità di avere un piano di azione, di servirsi d’incentivi reali e i contare sul sostegno di gruppo. Sono regole semplici da attuare da parte di qualsiasi persona e, soprattutto, aiutano a prendere e a mantenere decisioni altresì difficili da sostenere.