Archivio mensile per gennaio, 2014

Da Ronaldo a Wilkinson per imparare la necessità di avere una routine pre-tiro

Cristiano Ronaldo e Jonny Wilkinson ci dimostrano con la loro abilità nei calciare la palla quanto sia importante avere una eseguire ogni volta che ci si trova nella condizione di effettuare una punizione nel calcio o un tiro nel rugby. Un video evidenzia le analogie fra questi due campioni e la necessità di allenare questa abilità. Quanti allenatori la insegnano ai loro atleti? Pochi!

S-parlarsi addosso distrugge la prestazione

Durante una partita di tennis è molto facile vedere e sentire uno dei due avversari che comincia a parlare contro se stesso e a mostrare comportamenti (scuotere sconsolato la testa o agitare la racchetta come fosse un bastone) che denotano la presenza di una condizione emotiva negativa, esasperata e che danneggia il gioco nel game successivo. Queste scenette avvengono più raramente fra giocatori professionisti proprio perché sono stati allenati a gestire con efficacia i momenti di stress agonistico. Sono invece frequenti fra i giovani e soprattutto sono molto diffuse tra i tennisti magari anche dotati tecnicamente ma che non hanno capito che giocare un match non è solo una questione di forza fisica e di tecnica.

Per giocare bene a tennis, quale che sia il proprio livello, bisogna volere e sapere ragionare e questo diventa molto difficile se dominano stati d’animo di rabbia o di svalutazione di se stessi. Tutti vogliono vincere, consista il premio in centinaia di migliaia di euro o in un aperitivo al circolo, e nel momento in cui s’inizia il primo scambio la tensione emotiva comincia a crescere e se non si agisce per controllarla, già al primo 15-0 per l’avversario si avrà l’occasione di iniziare a tormentarsi. Il tennis mette a dura prova le convinzioni di ognuno: non si può pareggiare come nel calcio, non si può scaricare la responsabilità sui compagni di squadra, non si può incolpare il destino: gli errori sono i tuoi errori. Bisogna accollarsi la responsabilità di come si sta giocando e ragionare per fare qualcosa di diverso sin da subito.

La questione è, quindi, fare qualcosa diverso, facile a dirsi quando si guarda qualcun altro giocare ma più difficile quando si deve applicare questa semplice regola a se stessi. Questo atteggiamento positivo lo si costruisce innanzitutto diventando il principale tifoso di sé e non il principale denigratore. Il tennista dopo un errore deve fare sempre due cose: incoraggiarsi + darsi una semplice istruzione tecnica che permetta di evitare di ripetere l’errore precedente. La partita è come una battaglia, in cui per sopraffare il nemico bisogna avere fiducia nelle indicazioni ricevute dal proprio comandante, che in questo caso siamo noi stessi. Quindi incoraggiarsi è necessario per mantenere un livello elevato di fiducia e di controllo delle emozioni mentre l’istruzione tecnica serve a indicare al tennista cosa/come fare per ottenere un risultato migliore sin dal prossimo gioco.

Se in campo non si dimostra un atteggiamento di questo tipo, la mente del tennista sarà come una barca a vela senza il timoniere, preda cioè del gioco dell’avversario. AI tennisti suggerisco di stabilire a priori una checklist di cose da fare quando si trovano in difficoltà:

  1. Cosa fare quando la prima di servizio non entra.
  2. Cosa fare quando voglio concludere troppo in fretta il gioco.
  3. Cosa fare per ridurre la mia rabbia o delusione di quel momento.
  4. Cosa voglio dirmi per incoraggiarmi.
  5. Qual è il suggerimento tecnico per me più importante nei momenti di difficoltà.

Come sviluppare il Killer instinct

  • Mai pensare che sarà facile vincere. Nessuno ci può garantire il risultato finale e tantomeno noi stessi.
  • Mai rilassarsi quando si sta conducendo una  partita, se la tensione cala datti degli obiettivi gioco per gioco, per mantenere elevata la concentrazione.
  • Quando si sta vincendo si può ridurre la tensione agonistica e questo è pericoloso. Usa immagini mentali che mantengano costante il livello di attivazione.
  • L’eccesso di fiducia può diventare una trappola che avvolge e favorisce l’emergere di distrazioni. Bisogna agire mentalmente per restare concentrati colpo su colpo, perché i conti si fanno solo al termine dell’ultimo colpo.
  • Mai pensare al risultato finale ma come detto stai centrato solo sul presente e sul giocare al meglio delle tue abilità.
  • Mantenere sempre elevata la pressione sull’avversario è una delle chiavi del successo. Lo scopo è di trasmettere al tuo avversario l’idea che qualsiasi cosa possa fare, lui resterà sempre sotto.
  • Mai affrettare l’azione nel cambio palla, devi avere sempre lo stesso tempo di preparazione sia che tu serva o che risponda.

Nel tennis per vincere serve il killer istinct

Quante volte abbiamo visto buttare all’aria dei match point e poi perdere la partita? Troppe!

Quante volte si è visto tennisti giocare alla pari un set e poi perdere clamorosamente quello successivo magari a zero? Molte!

Quante dopo qualche servizio sbagliato si è visto tennisti perdere la testa e continuare con questa sequenza negativa fino alla fine del set? Molte!

Sono tutte situazioni in cui non è prevalso il killer instinct, il risultato è che uno imponeva il suo gioco mentre l’altro con il suo atteggiamento negativo lo subiva.

Cos’è il killer instinct:

  • E’ la volontà di fare ciò che è ragionevolmente necessario per vincere o per raggiungere il proprio obiettivo.
  • E’ la consapevolezza di quando bisogna spingere per chiudere un game, un set o la partita e lo si fa.
  • E’ la consapevolezza che quando si conduce non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione di continuare a farlo.
  • E’ la consapevolezza che quando l’avversario è sotto, bisogna continuare a tenerlo sotto.
  • E’ la volontà di volere riemergere con successo da una fase di gioco negativa.

L’incredibile viaggio dell’uomo

 

Non dobbiamo diventare come loro

 

Nel tennis vince chi fa un errore di meno dell’avversario

Nel tennis vince chi fa meno errori. Diokovic ha perso contro Stanislas Wawrinka dopo più di cinque ore per avere commesso tre errori in più dell’avversario. Karin Knapp ha perso contro la Sharapova per solo due errori in più. Cosa devono insegnare ai giovani tennisti questi risultati: che nel tennis non conta quanti errori fai, l’importante è farne uno di meno del tuo avversario. A questo punto una partita combattuta in cui si giocano anche 100 punti, si può vincere commettendone anche 30/40. Questo dato di fatto evidenzia quanto sia importante per un tennista imparare ad accettare i propri, con la consapevolezza che in una partita vinta ne commetterà veramente molti. Al contrario se dopo i primi errori inizia a parlarsi contro e a perdere fiducia in se stesso non farà altro che aumentare la probabilità di sbagliare ancora di più. Sbagliare, invece, è parte della fisiologia di gioco. In genere vince chi è più bravo ad accettarli.

Sei contento di fare del tuo meglio?

Un punto di arrivo importante per gli atleti è di essere contenti di se stessi per avere fatto il proprio meglio anche se hanno commesso un errore. In tal modo, avranno meno timore di sbagliare, poichè considerano l’errore come un’informazione necessaria, anche se non piacevole, per fare meglio la volta successiva.  Questo pensiero determina in loro la spinta a continuare a scegliere obiettivi sfidanti perchè non sono spaventati dall’insuccesso e sono consapevoli che avranno sempre l’occasione di riprovarci di nuovo. Nel tempo l’essere concentrati sulla prestazione (fare del proprio meglio) e non sul risultato (vincere, perdere) li condurrà con più probabilità a realizzare il proprio potenziale e ad abbandonare l’idea di avere paura di sbagliare.

L’attenzione è l’unica cosa che conta nel momento della verità

“Global fitness” significa darsi un vantaggio che conduce al successo

Nel lavoro come nello sport l’arena competitiva è l’ampiezza del mondo. I vantaggi tecnici e tattici stanno rapidamente scomparendo. Bisogna fare meglio in minor tempo e con una pressione sempre maggiore, diventa così critica la capacità di sapersi concentrare, di gestire le emozioni e stabilire rapporti interpersonali vincenti. Questa è la condizione che stiamo affrontando. I nostri sistemi per l’incremento delle prestazioni combinano i risultati delle ricerche psicologiche condotte nello sport e nel mondo del lavoro per dare la spinta vincente. Quando ci serviamo di parole come selezione, team building, coaching e competizione sappiamo di cosa stiamo parlando.

ATTENZIONE

Cos’hanno in comune i manager migliori  con gli atleti di élite e i corpi speciali dell’esercito – l’abilità a prestare attenzione, a non farsi distrarre e a rimanere focalizzati su un compito alla volta. Quale sia il tuo lavoro non potrai fornire prestazioni efficaci se non sei concentrato.

IL QUESTIONARIO: IL TAIS

Cei Consulting ha elaborato la versione italiana del questionario che ha sviluppato Enhancement Performance Systems(EPS).

E’ lo strumento più efficace per valutare le abilità attentive e interpersonali messe in atto dai singoli individui, squadre e aziende per fornire prestazioni sempre migliori.

Diversamente da molti altri programmi, viene impiegato uno strumento basato sulle’analisi delle prestazioni -Test di Stile Attentivo e Interpersonale (TAIS) – per ottenere informazioni utilizzabili in un ampio numero di situazioni, passando dal coaching dei manager alla selezione del personale.

Il TAIS è un questionario di autovalutazione composto da 144 item, riferiti alla prestazione. Il TAIS evidenzia una relazione diretta fra le caratteristiche di personalità, quelle attentive e le prestazioni. Il TAIS è stato costruito per aumentare l’abilità a comprendere, predire e controllare le azioni degli individui fortemente efficaci. E’ l’unico questionario di questo tipo che esiste al mondo.

ECCELLERE:  NON SOLO UNA LUSINGA

Non deve sorprendere che nel mondo del business sia frequentemente utilizzata la metafora dello sport.

Ambedue i contesti richiedono pianificazione strategica, enfatizzano la competizione e richiedono la capacità di fornire prestazioni eccellenti sotto pressione. EPS è stata fondata da un leader della psicologia dell’eccellenza negli Stati Uniti, il Dr. Robert Nideffer.

Il TAIS è stato utilizzato per selezionare e migliorare le prestazioni di alcuni fra gli atleti e le squadre più importanti al mondo. Nello sport è estremamente importante per l’allenatore servirsi di questo programma di miglioramento. Perchè nello sport, diversamente dal mondo del business in cui gli errori vengono magari scoperti dopo anni, la situazione è molto più chiara e tutti sanno cos’è che va e non che non va.

Oggi anche il business richiede  rapidi cambiamenti strategici e velocità nei processi decisionali e la necessità dei manager, quindi, di sapersi attrezzare ad affrontare queste nuove sfide.

Contattataci via email per avere più informazioni: info@ceiconsulting.it

Imparare a gestire le emozioni

Il tennis è uno sport che richiede continuamente un elevato controllo emotivo da parte del giocatore. Questa richiesta non riguarda solo i professionisti ma anche gli stessi bambini. Infatti è purtroppo un’esperienza molto comune vedere ragazzini tra 11-14 anni che dopo un errore cominciamo a parlarsi contro e ad avere comportamenti di rabbia/delusione. Già così giovani hanno difficoltà ad accettare i loro errori. Ignorano che l’apprendimento è in funzione della loro abilità di gestire le loro emozioni. I genitori sono spesso pessimisti a riguardo della possibilità dei loro figli di cambiare, perchè sono convinti “che si nasce così” e poi loro ci hanno provato a dirgli di non reagire in quel modo ma non hanno ottenuto alcun cambiamento a riprova ch è proprio questione di carattere. Per fortuna non tutti la pensano in questa maniera e in tutto il mondo sono attivi programmi per contrastare questo fenomeno a partire dalla scuola. Lo sport, e il tennis in questo caso, rappresentano un’importante situazione in cui i giovani possono imparare a gestire in maniera efficace le loro emozioni ed è un modo indiretto per insegnare ai genitori che si tratta di una competenza psicologica che può essere migliorata così come s’imparano i fondamentali del tennis e poi li si mette insieme per costruire il proprio gioco. Certamente i genitori devono sostenere l’attività dei propri figli non creandosi delle aspettative sul loro futuro tennistico ma sostenendo la loro motivazione a divertirsi attraverso lo sport. E’ molto difficile però che svolgano questo ruolo in questa maniera, perchè la vanità personale li porta a credere che il loro figlio possa diventare un campione. Come si fa ad accettare di portarlo a giocare tennis 3/4 volte la settimana, vederlo insultarsi dopo i primi errori e continuare a dire “ma gli piace tanto il tennis”. Non si può fare finta di niente, pensando che prima o poi passa. Invece non passa! A chi la pensa in questo modo consiglio di leggere il Edutopia, il cui scopo d’insegnare ai bambini e agli adolescenti a migliorare la gestione delle loro emozioni e delle relazioni sociali. In Italia ho scritto tempo fa di un programma analogo nato da una ricerca Dove, che promuoverà in 10 scuole secondarie di primo grado di Milano, un ciclo di 4 incontri, riservati a ragazze e ragazzi tra i 12 e i 14 anni.

Cosa le mamme pensano di loro stesse vs. Cosa pensano i loro i loro