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Bentornati campioni!

Le Paralimpiadi sono la massima espressione competitiva dello sport per persone con disabilità, con un livello di visibilità sui media molto significativo. Le storie di questi atleti e atlete vengono, purtroppo, raccontate quasi solo in questa occasione e lo stesso avviene per le loro prestazioni, che spesso sono veramente eccezionali per qualità e intensità dello sforzo. Le foto e i video degli atleti lo documentano ed è impossibile non restarne coinvolti.

Sono persone che come diceva De André marciano “in direzione ostinata e contraria” rispetto alla cultura della sedentarietà, basata sulla concezione che i propri limiti fisici e psicologici siano modificabili solo attraverso interventi medici, chirurgici e terapeutici. Gli atleti paralimpici dimostrano invece che c’è sempre un modo per uscire da una condizione limitante, come dice Bebe Vio, oro nella scherma, parlando del suo ritorno in pedana: “Ho sempre saputo che avrei potuto ricominciare a fare scherma. Quando l’ho chiesto ai medici mi hanno, diciamo, sputato in un occhio. Quando l’ho chiesto a quelli delle protesi, si sono messi a ridere. Però io fin da subito ho capito che sarei riuscita a ritornare”. Lo stesso vale per Alex Zanardi quando insoddisfatto delle protesi in commercio, disegnò da solo un paio di nuove gambe artificiali, con lo scopo di tornare a gareggiare.

Bentornati campioni. Qui c’è molto da fare per trasmettere a tutti l’idea che lo sport è un vestito che ognuno può ritagliare a propria misura. Di solito gli sport che vincono medaglie alle Olimpiadi, nell’anno seguente, godono di un aumento dei loro iscritti. Si è verificato nello sci quando Alberto Tomba vinceva, nella vela con Luna Rossa o nel nuoto nell’era di Rosolino e compagni. Non sono altrettanto ottimista per lo sport per disabili, sono poche le società sportive che se ne occupano e la maggior parte dei giovani con disabilità in età scolare sono sedentari. I successi di queste Paralimpiadi potrebbero però favorire dei cambiamenti, soprattutto fra i bambini e gli adolescenti, poiché nonostante tutte le sue negatività (doping, eccessiva enfasi solo al risultato agonistico) lo sport continua a essere uno dei pilastri nella ricerca della libertà e dell’autonomia a cui da sempre aspira l’essere umano.

I pensieri che ispirano Zanardi

Alex Zanardi è un grande campione nello sport e nella vita e ieri l’ho sentito parlare di fronte a una platea di giovani. Mi hanno colpito due idee, semplici ma molto evocative.

La prima – “Dobbiamo sincronizzare il cervello sui desideri del cuore”, idea ottima per spiegare che dobbiamo coltivare le nostre passioni anziché subire le imposizioni dell’ambiente in cui viviamo. Mette però anche in evidenza che la nostra mente deve svolgere il ruolo di programmatore di quanto è necessario per passare dal semplice sognare a occhi aperti a mettersi nella condizione di realizzare un nostro desiderio. Desideri e realtà in questo modo s’intrecciano, evitando di venire schiacciati dalla quotidianità perché vissuta come espressione pratica della nostra passione.

La seconda – Un ciclista amatoriale che incontra per strada durante un allenamento gli dice che lui certamente si sarebbe dopato se qualcuno gli avesse detto che così facendo avrebbe vinto il Tour de France e chiedendo il suo assenso Zanardi gli risponde invece “Sei matto”. E poi continua dicendo che lo sport è un’occasione e, proprio per questa ragione, se sei nella condizione di vincere o comunque di fare il tuo meglio “quando ti capita nella vita di provarci da solo” a ottenere questo risultato? E che fai ti dopi perdendo questa opportunità?

Sono pensieri che aiutano a riflettere e che fanno bene al cuore e alla mente

La gioia di vivere di Karin

Vi sono eventi sportivi, partite, che cambiano la percezione degli atleti da parte di chi segue da spettatore appassionato lo sport. E’ il caso del match di ieri fra due tenniste Maria Sharapova e l’italiana Karin Knapp, una partita durata 3.30 ore a + di 40 gradi e che la Knapp ha perso solo al terzo set per due punti: 10-8. Una partita che l’ha vista giocare alla pari sino all’ultimo colpo con estrema determinazione. Sono partite che segnano in positivo e che dimostrano il livello di competitività che questa ragazza, 40 al mondo, ha raggiunto. Segnano non solo per come ha giocato ieri ma perchè sono solo tre anni che ha ripreso a giocare dopo un’interruzione di due anni dovuti a problemi cardiaci, con due operazioni al cuore e due al ginocchio destro. Sarebbe stato più semplice smettere di giocare a tennis, invece è ritornata e ha fatto bene.

Sono queste le storie che fanno bene anche a noi, che ci ricordano come lo sport possa essere un modo di riscattarsi anche da problemi gravi di salute. E’ una storia simile a quella del pallavolista Jack Sintini, alzatore della squadra campione d’italia, e di Alex Zanardi diventato l’handbiker più forte al mondo. Troppo spesso ci dimentichiamo di queste vite positive e vediamo solo i problemi generati dal doping. Sono questi gli esempi che i giovani atleti e atlete devono portarsi nella mente e nell’animo, quelli di chi è stato più forte degli incidenti che gli sono capitati. Il genitore che l’altro giorno mi ha scritto come fare a motivare suo figlio mentre altri si dopano e noi con lui dobbiamo fermarci a apprezzare queste vite e capire cosa ci possono insegnare, così da arricchire la nostra motivazione con idee e convinzioni in grado di sostenerci nei momenti di difficoltà che incontreremo. Lo stesso vale per i giovani che si arrabbiano ogni volta che commettono un errore, come se non dovessero sbagliare: provate a pensare a quanti errori hanno dovuto accettare questi campioni quando hanno ripreso l’attività dopo la malattia o l’incidente, se avessero perso tempo a lamentarsi non sarebbero mai arrivati a dove sono adesso.

Mitico Alex Zanardi

L’ex-pilota della Formula 1 ha vinto la cronometro H4 su handbike. “Ho dato il massimo ed è bastato per regolare tutti quanti”, ha affermato Zanardi commentando la gara. “Se continuerò? Innanzitutto fra due giorni c’è la gara in linea poi non so vedremo – ha aggiunto – Io in ogni caso senza sport non so vivere. Mi considero una che ha avuto tantissimo nella vita e continuo ad aggiungere. Di questo non posso che ringraziare la Dea bendata”.

Possiamo imparare molto da queste sue parole.