Archivio mensile per ottobre, 2013

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A New York un progetto per migliorare l’autostima delle ragazze

La nuova campagna Girl Project del sindaco di New York Michael Bloomberg  mira a promuovere l’autostima delle giovani ragazze e favorire un’immagine positiva del corpo. Secondo il sito web del progetto, New York è la prima città ad attuare questo tipo di programma .
“Il progetto si propone di aiutare le ragazze a credere che il loro valore deriva dal loro carattere , abilità e atteggiamenti, non dall’aspetto, ma anche di ampliare la definizione di bellezza oltre a un ideale malsano e fabbricato”, ha dichiarato Samantha Levine , direttore del New York City Girls Project .

Il progetto di 300 mila dollari comprenderà attività per i programmi dopo-scuola, così come manifesti per metropolitane e autobus . Il progetto si propone di catturare l’attenzione delle ragazze da 7 a 12 anni.

Levine ha detto che si sta abbassando sempre più l’età in cui si manfestano i problemi di autostima.

“Abbiamo sentito storie di ragazzedi 7 anni che rifiutano i dolci, che raccontano alle loro mamme  di sentirsi grasse o che chiedono di sottoporsi a chirurgia plastica perché per il loro aspetto sono vittime di bullismo”, ha detto Levine. “Non solo questo è esstremamente preoccupante, ma ci sono conseguenze negative per la salute in relazione alla immagine corporea negativa e alla scarsa autostima, disturbi alimentari, obesità, bullismo, uso di alcol, fumo, sesso precoce e la gravidanza adolescenziale. Queste conseguenze hanno portato New York a decidere di agire. Nessuno è stato un grande leader di salute pubblica tanto quanto il sindaco Bloomberg”.

(Da http://nyunews.com/2013/10/07/girls-3/)

 

 

C’è molta eccellenza nello sport italiano

Si parla continuamente dell’eccellenza italiana nella moda, cibo, arte e si parla meno delle eccellenze presenti nello nostro sport. I giornali italiani, a partire da quelli sportivi, sono piegati alla volontà del calcio la cui potenza mediatica partecipa a uccidere gli altri sport. Pagine per il resuscitato Totti, dibattiti se è da nazionale, e poche righe o al massimo una colonna, per Vanessa Ferrari che vince a 23 anni l’argento ai mondiali di ginnastica o per Giovanni Pellielo che vince per la quarta volta il mondiale di tiro a volo a più di quaranta anni. Sono solo gli ultimi esempi di come la cultura sportiva non interessa se non nei giorni delle olimpiadi. Mentre dobbiamo interessarci del calcio impazzito dominato in molte città da tifosi violenti.

Simone Biles

Simone Biles, Stati Uniti d’America, durante la finale di ginnastica artistica ai campionati del mondo in Antwerp, Belgio. Ha vinto la medaglia d’oro.

Gli psicologi ignorano i contenuti della psicologia della prestazione

A un Convegno dedicato alla psicologia dello sport e organizzato dall’ordine degli psicologi del Veneto a cui hanno partecipato circa 200 psicologi ho tenuto oggi una relazione sul tema della psicologia della prestazione applicata allo sport. Mi sono reso conto ancora una volta che la psicologia della prestazione sia un argomento poco conosciuto dagli psicologi italiani. Probabilmente ciò è dovuto alla mancanza d’insegnamenti di questo tipo all’università, tutta centrata sul capire le varie forme di disagio e di psicopatologia piuttosto che fornire strumenti conoscitivi per sapere come si diventa esperti in qualcosa. Sono trascurati i percorsi per diventare atleti o allenatori esperti. Questa carenza formativa determina così una visione dell’essere umano in cui le difficoltà psicologiche che un individuo vive nel suo cammino professionale vengono spesso interpretate in termini psicopatologici, non comprendendo invece che tali difficoltà sono stimolate dalla complessità delle prestazioni da fornire. Sbagliare un calcio di rigore non è un evento straordinario ma lo può diventare se è quello che farà perdere una partita importante e il calciatore che commette questo errore potrà vivere con estremo disagio questo suo errore, non perchè abbia una personalità psicopatologica ma per le conseguenze della sua azione. Gli psicologi ignorano queste implicazioni e si trincerano dietro parole per loro rassicuranti come ad esempio ansia da prestazione. Non posseggono gli strumenti teorici per comprendere questo fenomeno e tantomeno sanno come affrontarlo senza rivolgersi alle categorie della psicopatologia. Ci vogliono anni per introdurre i cambiamenti necessari a modificare questo modo di pensare, perchè possa a quel punto diventare uno sbocco professionale realistico per molti giovani laureati.

Convinzione e decisione sono due aspetti chiave di una partita

Negli sport di squadra la tecnica e la tattica  devono tendere a diventare automatizzate attraverso l’allenamento, in modo tale che i giocatori possano metterle in atto senza pensare preventivamente a come devono giocare, ma sulla base di quello che succede in un dato momento sul campo sanno anticipatamente cosa devono fare. L’intensità e la qualità dell’allenamento permettono alle squadre di mettere in atto il proprio gioco anche in condizioni di difficoltà, di stress e di fatica. Inoltre le squadre che sono fornite anche di fuoriclasse hanno ovviamente armi in più per dimostrare il proprio valore e prevalere sugli avversari. Vi è però un altro fattore che può ostacolare o favorire le capacità di gioco di una squadra. Si tratta di un fattore psicologico che si riferisce all’atteggiamento mentale con il quale una squadra scende in campo e può così presentarsi:

  • è un atteggiamento convinto delle proprie capacità e deciso a affermarle in campo con un comportamento dei giocatori combattivo e deciso
  • è un atteggiamento convinto delle proprie capacità ma per qualche ragione la squadra ritiene che questo atteggiamento verrà spontaneamente fuori durante la partita
  • è un atteggiamento non completamente convinto delle proprie capacità e queste insicurezze vengono manifestate durante la partita attraverso errori di gioco
Sono personalmente convinto di quanto sia necessario allenarsi a vivere le partite con il primo atteggiamento dei tre, in cui la convinzione si unisce alla consapevolezza di dovere mostrare questo atteggiamento in ogni occasione. Molte squadre non mostrano sempre questo atteggiamento e allora si commettono errori di superficialità come quelli della Juventus contro il Galatasaray non contrastando gli avversari con quella determinazione che è necessaria. Quindi vanno bene i top player e gli schemi di gioco, ma altrettanto serve dimostrare che si è in grado di esercitare una pressione costante sugli avversari.

 

 

 

Piccola Juventus, atteggiamento sbagliato

La Juventus da diverse partite ha smesso di spingere come ha fatto gli altri anni. Mentalità piccola, risultati scarsi. Vale quello detto ieri per Napoli

Il Napoli non era pronto ma non lo sapeva

Essere consapevoli che si stava per entrare in campo con l’atteggiamento sbagliato; questo è mancato al Napoli contro l’Arsenal. Hamsik riassume il pensiero della squadra: “In gare così non si possono regalare 15′. Poi diventa difficile rimontare. Loro sono stati devastanti, ma noi siamo partiti molto male”. Giusto  ma cosa hanno fatto nello spogliatotio per mettersi nella condizione mentale necessaria a contrastare l’Arsenal. Molte volte le squadre pensano di avere l’atteggiamento giusto ma non è così e fanno poco per allenarsi a riconoscere se lo stato d’animo pre-partita è utile a giocare bene o può essere un ostacolo. Pensare di essere pronti non è la stessa cosa di sentirsi pronti, se non lo capisci non potrai migliorare e dovrai sempre aspettare di giocare i primi 5 minuti della partita per saperlo. Ci sono sistemi per imparare a conoscersi e a mettersi nella condizione pre-partita migliore, credo proprio che non lo sappiano.

Il coraggio di avere paura di Nibali

Cosa è scattato nella testa di Nibali dopo la caduta sotto la pioggia al mondiale di ciclismo, perchè ha tirato i freni una volta risalito in bicicletta?

“Questo è un problema che hanno solo i più forti, non chi sta in mezzo al gruppo. E Nibali è un campione, non un cicloamatore: si è trovato in un momento di difficoltàstraordinario, uno di quei casi in cui uno più uno non fa due, fa tre. LO stress diventa eccessivo e ti porta a dubitare delle tue capacità. Ai suoi livelli basta un niente per non credere più a se stessi fino in fondo”.

Come si supera la paura di cadere?

“Non conosco la persona Nibali ma dovrebbe rivolgersi a uno psicologo, non un motivatore. Bisogna stabilire quale sia la misura del rischio, perchè di nuovo e non sai quando. L’atleta deve fare di tutto per ridurre l’sapetto emotivo, con gli atleti da podio bisogna lavorare sui particolari. Nibali non è come noi, è un atleta di livello assoluto: è come il primo violino della Scala che non può prendere una stecca”.

(Sono stato intervistato da Nando Aruffo, Corriere dello Sport)