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La prima ragazza alla Ferrari

La 16enne olandese, Maya Weug, si trasferirà a Maranello e nel 2021 prenderà parte a tutte le attività dell’accademia, è la prima ragazza a entrare nella Driver Academy della Ferrari. “Quando si abbassa la visiera del casco siamo tutti uguali, non si vede più la differenza fra maschi e femmine.. Entrare in quest’accademia è una bella sensazione. Essere la prima donna a entrare qui è storico, sono contenta di poter dimostrare che è possibile riuscirci”.

L’arrivo di Maya nella stessa scuola frequentata da Mick, il figlio di Schumi, rappresenta un segno tangibile dell’impegno della Scuderia di rendere il motorsport sempre più inclusivo. Marco Matassa, Direttore Ferrari Driver Academy: “Siamo molto felici di dare il benvenuto a Maya nella Ferrari Driver Academy. Di lei ci ha colpito la dedizione e la preparazione sia sotto il profilo atletico che sotto quello dell’approccio alla competizione”.

La stessa Maya Weug dichiara: “Ricorderò questa giornata per sempre! Sono fuori di me dalla gioia per il fatto di diventare la prima pilota della Ferrari Driver Academy. La vittoria nella fase finale del programma FIA ‘Girls on Track – Rising Stars’ mi fa capire che ho fatto bene a inseguire il mio sogno in questi anni. Darò tutta me stessa”.

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Charles Leclerc: le caratteristiche mentali di un predestinato

Charles Leclerc è un predestinato ad avere successo non solo per essersi meritato di esordire in questa stagione agonistica in Formula 1 e in una casa automobilistica leggendaria come la Ferrari e neanche per i complimenti ricevuti da Lewis Hamilton. E’ un predestinato, in quanto ha avuto una condotta di gara eccezionale che ha messo in evidenza che le sue caratteristiche sono quelle dei campioni di livello assoluto. A inizio gara ha saputo dimostrare di avere un notevole auto-controllo, reagendo in modo emotivamente stabile al sorpasso che lo ha fatto scalare in terza posizione e impostando immediatamente la risposta che da questa posizione l’ha portato in testa, superando proprio il suo compagno di squadra – perché lui andava più veloce – e avendo anche chiesto il via libera in radio al box.

Queste azioni evidenziano l’elevato controllo emotivo di un ragazzo di 21 anni, che non si è montato la testa per essere stato il più giovane pilota della Ferrari a ottenere la pole position ma che ha lottato con determinazione per tutta la gara. Questo è l’esemplificazione di quella che viene chiamata apertura mentale, che richiede di allontanare dalla mente quanto di buono si è fatto in precedenza, il giorno prima ma anche pochi istanti prima, per mettere la propria energia fisica e mentale solo nella realizzazione di ciò che dovrebbe accadere negli istanti seguenti, giacché in pochi secondi si fanno o si subiscono sorpassi, si mantiene la pressione sull’avversario, si dice in pratica “sono qui e ti sto per prendere”. Questo è il killer instinct che come ricorda sempre il leggendario Rod Laver vuol dire: “Non permettere mai all’avversario di pensare che sarà facile giocare con te”. Charles Leclerq ha mostrato di possedere questa qualità.

L’incidente alla sua Ferrari nel finale l’ha privato della vittoria che meritava, anche qui però si è messa in evidenza la sua capacità di reazione rapida a un fattore di disturbo esterno, quello meccanico, e uno interno a sé, quale reazione agonistica avere. Ha resistito, non ha dato segni di scoraggiamento emotivo e di rabbia e ha ragionato per giungere al termine in terza posizione, sfruttando l’entrata della safety car che gli permesso a due giri dal termine di non essere superato perdendo così la terza posizione e senza spingere troppo perché sarebbe rimasto senza benzina. Questi sono comportamenti, che a chi guarda la gara dal divano di casa, potrebbero sembrare scontati ma che, per chi vive in prima persona la competizione, sono invece delle situazioni di cui servirsi con consapevolezza e competenza, che solo un pilota abile nel gestire questi fattori esterni e interni potrà gestire a suo favore. Con questa gara Charles Leclerc si è inserito nella scia dei campioni di ogni sport, per capacità e propensione a utilizzare a proprio favore gli stress agonistici, continuando in questo modo li potrà raggiungere e scoprire il piacere sottile che si prova a essere di livello assoluto.

Ferrari: una vittoria di squadra

Competenza, aggressività e condivisione. E’ stato questo il mix vincente della Ferrari e di Vettel.

  • La squadra – In questi mesi, è stata calma e concentrata sul valorizzare le proprie competenze. “Ci siamo concentrati su quello che dovevamo fare di volta in volta senza guardarci intorno…specie negli ultimi due mesi siamo rimasti calmi e abbiamo lavorato”.
  • Il pilota – Vettel è stato aggressivo nei riguardi di Hamilton, lo pressato e lui ha ceduto. Emanuela Audisio ha scritto che ha seguito il consiglio che Rocco dava ai suoi difensori: “Seguilo anche in bagno”.
  • La squadra e il pilota – In tutto questo periodo Vettel e la squadra si sono ascoltati, hanno condiviso le idee e questo atteggiamento comune. Vettel ha detto: “La felicità in particolare. A Maranello la gente era felice di lavorare insieme. Gli uni con gli altri. Non c’erano scorciatoie del resto, bisognava lavorare tanto, pensare tanto a quello che si faceva; e tutto quel sacrificio lo sai fare solo se ti spinge la passione, la voglia”.

C’è molta eccellenza nello sport italiano

Si parla continuamente dell’eccellenza italiana nella moda, cibo, arte e si parla meno delle eccellenze presenti nello nostro sport. I giornali italiani, a partire da quelli sportivi, sono piegati alla volontà del calcio la cui potenza mediatica partecipa a uccidere gli altri sport. Pagine per il resuscitato Totti, dibattiti se è da nazionale, e poche righe o al massimo una colonna, per Vanessa Ferrari che vince a 23 anni l’argento ai mondiali di ginnastica o per Giovanni Pellielo che vince per la quarta volta il mondiale di tiro a volo a più di quaranta anni. Sono solo gli ultimi esempi di come la cultura sportiva non interessa se non nei giorni delle olimpiadi. Mentre dobbiamo interessarci del calcio impazzito dominato in molte città da tifosi violenti.

I gesti che fanno bene

Nel rigore di Pirlo genio e determinazione: http://www.youtube.com/watch?v=E6SrriT1Zxs

Ferrari: l’ingegnere di pista Andrea Stella parla via radio in italiano nel finale di gara con Alonso. In un ambiente sportivo così anglosassone come quello della Formula 1  in cui l’inglese è la lingua dominante, parlare in un’altra lingua fino a poco tempo fa era inimmaginabile anche perché le squadre sono composte da specialisti da nazionalità diversa. Alla Ferrari si è voluto finalmente  formare una dirigenza tutta italiana e quindi questo impedimento è caduto.

Non dare nulla per scontato

Nello sport l’errore è sempre in agguato. Frase scontata solo all’apparenza perchè altrimenti non ci stupiremmo quando le cose non vanno come avrebbero dovuto. L’Inter, è una squadra fortissima e vincente ma in questo momento non lo è più. La Ferrari: errore banale e perde il mondiale. La nazionale di pallavolo femminile ai mondiali non ha funzionato. Non si vuole analizzare le cause ma sottolineare che non è scontato ripetersi: “Abbiamo vinto e allora vinceremo un’altra volta.” E’ molto più probabile l’opposto: “Giacchè abbiamo vinto, non vinceremo”, perchè può essere che non si abbia più voglia di vincere o di continuare a fare gli stessi sacrifici. Perchè i giocatori sono stanchi e meno motivati o perchè la sicurezza di raggiungere il risultato fa affrontare le situazioni con più superficialità. La presunzione è il punto debole dei forti, perchè non si ha più voglia di fare tutte quelle cose che non piacciono ma che sono necessarie per vincere.