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Perchè correre la maratona di New York

Domenica prossima si corre la Maratona di New York e dopo le limitazioni alle iscrizioni degli anni della pandemia, il direttore della gara spera quest’anno di ritornare ad avere 50.000 podisti al traguardo. Il 40% dei partecipanti viene di nuovo dall’estero e questo determina che la maratona sia anche un grande evento economico per la città, mentre l’anno scorso i confini erano chiusi e gli atleti stranieri non hanno potuto partecipare per cui i partecipanti furono solo 30.000.

L’anno scorso era stata introdotta la categoria non binaria per i runner. Quest’anno, i primi cinque classificati di questa categoria riceveranno un premio in denaro. New York è la prima delle sei World Marathon Major ad aggiungere premi in denaro per i corridori non binari. Altre novità sono l’ avere equiparato il premio per il record della gara in wheelchair a quello dei runner professionisti passando da 7.500 a  50.000 dollari. Inoltre sono state introdotte facilitazioni riguardanti la nursery alla partenza in tre punti del percorso e all’arrivo per le donne che devono allattare. Sono cambiamenti che rendono sempre più inclusiva la maratona.

La filosofia della gara è di rappresentare una grande giornata di condivisione fra runner e spettatori. A ogni corridore viene suggerito di avere scritto sulla maglia il suo nome così da potere essere nominato e incoraggiato dal pubblico. Comunque vi saranno decine di migliaia di spettatori lungo tutto il percorso, con l’eccezione del ponte di Verrazzano.

Sulle ragioni che motivano una persona a correre una maratona è stato scritto molto, e ognuno a cercato di fornire le proprie ragioni. Va detto che l’essere umano è predisposto alla corsa di lunga durata che migliaia di anni fa serviva per procurarsi il cibo. Ora è un’attività che migliora la percezione di autocontrollo attraverso una sfida con se stessi. Ci migliora poiché richiede la tenacia di perseguire un obiettivo a lungo termine attraverso lo svolgimento di un programma settimanale. Comporta anche un cambiamento e un miglioramento dello stile di vita che dovrebbe determinare una migliore cura di sé in relazione alla cura del proprio corpo, del sonno e dell’alimentazione. E’ pure un’attività che per molti si svolge in gruppo in cui si condividono fatiche, sfide e magari anche gli stati d’animo dovuti a infortuni. La corsa è democratica, chiunque può correre e si può svolgere in qualsiasi ambiente e con qualsiasi tempo.

Per ogni persona, ognuna di queste ragioni può avere pesi diversi e alcune sono più significative di altre. In sostanza, prevale il senso del piacere anche se si è iniziato su consiglio del medico o perchè un amico ci ha convinto a provare, chi supera questa fase iniziale e intraprende un percorso di allenamento trova a questo punto una gratificazione individuale che lo sostiene nel tempo e che diventa un’abitudine senza cui diventa difficile svolgere gli altri impegni della vita quotidiana.

Personalmente corro perchè mi piace stare all’aria aperta, possibilmente nella natura, per sfida con me stesso, per organizzare i pensieri e meditare, per sentire  e conoscere il mio corpo nelle diverse età che ho vissuto e che sto passando, per aspettare che arrivi la fatica e provare a superarla, per il ricordo degli amici e delle esperienze fatte in comune e della solidarietà che c’è tra chi corre. Quindi, buona corsa!

NYC stronger

La maratona come metafora della vita.

“… se anche io come e, come me, migliaia di persone normali possono correre per oltre 42 chilometri, allora tutto è possibile. Anche fermare le guerre”.

(Alessandro Bertani, Emergency vice presidente)

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Una storia delle foto di sport

Queste foto di sport sono parte della mostra allestita al Brooklyn Museum a New York. Riguarda atleti professionisti, dilettanti, amatori e spettatori, presenta il lavoro di 170 fotografi.

Avi Torres of Spain sets off at the start of the 200m freestyle heats in the Paralympic Games, Athens, 2004Narrow Escape – Fire Incident in Hockenheim, German F1 Grand Prix, July 31, 1994 by Arthur Thill

A New York un progetto per migliorare l’autostima delle ragazze

La nuova campagna Girl Project del sindaco di New York Michael Bloomberg  mira a promuovere l’autostima delle giovani ragazze e favorire un’immagine positiva del corpo. Secondo il sito web del progetto, New York è la prima città ad attuare questo tipo di programma .
“Il progetto si propone di aiutare le ragazze a credere che il loro valore deriva dal loro carattere , abilità e atteggiamenti, non dall’aspetto, ma anche di ampliare la definizione di bellezza oltre a un ideale malsano e fabbricato”, ha dichiarato Samantha Levine , direttore del New York City Girls Project .

Il progetto di 300 mila dollari comprenderà attività per i programmi dopo-scuola, così come manifesti per metropolitane e autobus . Il progetto si propone di catturare l’attenzione delle ragazze da 7 a 12 anni.

Levine ha detto che si sta abbassando sempre più l’età in cui si manfestano i problemi di autostima.

“Abbiamo sentito storie di ragazzedi 7 anni che rifiutano i dolci, che raccontano alle loro mamme  di sentirsi grasse o che chiedono di sottoporsi a chirurgia plastica perché per il loro aspetto sono vittime di bullismo”, ha detto Levine. “Non solo questo è esstremamente preoccupante, ma ci sono conseguenze negative per la salute in relazione alla immagine corporea negativa e alla scarsa autostima, disturbi alimentari, obesità, bullismo, uso di alcol, fumo, sesso precoce e la gravidanza adolescenziale. Queste conseguenze hanno portato New York a decidere di agire. Nessuno è stato un grande leader di salute pubblica tanto quanto il sindaco Bloomberg”.

(Da http://nyunews.com/2013/10/07/girls-3/)

 

 

Coraggio o incoscienza

Si è corsa ieri la maratona di New York con un successo incredibile di partecipanti (47.000) che conferma quanto queste gare/eventi sportivi partecipano a soddisfare quel bisogno di movimento che è dentro ognuno di noi. Tra le donne, successo dell’etiope Dado Firehiwot in 2h23’15″ davanti alla connazionale con passaporto americano Deba Buzunesh e alla keniana Mary Keitany. E’ stata proprio quest’ultima a correre una gara in cui ha dimostrato coraggio e incoscienza, perchè è stata da sola in testa sino dai primi chilometri raggiungendo un vantaggio di più di 2 minuti, ma non ce l’ha fatta a tenere lo stesso ritmo tanto che a tre chilometri dall’arrivo è stata raggiunta dalle due inseguitrici. A questo punto la Keitany ha reagito e non si è fatta superare, anzi, ha preso qualche metro di vantaggio. Purtroppo per lei con questo ulteriore sforzo di orgoglio ha consumato le ultime energie ed è stata superata. Gara coraggiosa per questa ragazza perchè non ha esitato nella fase iniziale a credere in se stessa e per 36 chilometri ha dimostrato di saperlo fare, pur soffrendo è stata in testa rallentando il ritmo e indurendosi nella corsa per poi appena recuperato ritrovare più scioltezza. E’ stata, però anche incosciente perchè è giunta nella fase decisiva della maratona, che sono gli ultimi chilometri, senza le energie fisiche e mentali per gestire questa fase finale e giungere prima al traguardo. Credere in se stessi e volerlo dimostrare è un fattore decisivo per il successo, ma anche per i fuoriclasse la chiave della vittoria nella maratona sta in questi ultimi chilometri. Un maratoneta non fa di certo molte gare durante l’anno, anzi forse due sole maratone in dodici mesi. Pertanto, non si può sprecare un possibile successo per eccesso di ottimismo. La lezione per tutti quale sia il tempo che farai è che devi correre sempre a un ritmo che ti consenta, giunto al 36°km, di continuare con quello stesso passo fino al traguardo.