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Come coniugare intensità di gioco e intelligenza agonistica

Per coniugare l’intensità di gioco negli sport di squadra con l’intelligenza agonistica, è necessario sviluppare una serie di elementi sia fisici che mentali. Ecco alcuni aspetti importanti da considerare:

  1. Preparazione fisica - Un’adeguata preparazione fisica è fondamentale per sostenere un alto livello di intensità nel gioco. Ciò include resistenza, forza, velocità e flessibilità. Un ottimo livello di forma fisica consente ai giocatori di mantenere l’intensità per tutta la durata della partita.
  2. Tattiche di gioco -L’intelligenza tattica è cruciale. I giocatori devono comprendere le tattiche della squadra, avere la capacità di adattarsi durante la partita e prendere decisioni rapide e intelligenti sul campo.
  3. Letture di gioco - Gli ottimi giocatori hanno la capacità di leggere rapidamente la situazione in campo, anticipare le mosse degli avversari e prendere decisioni intelligenti basate sulla situazione attuale del gioco.
  4. Mentalità e concentrazione - Mantenere la concentrazione per l’intera partita è essenziale. L’intelligenza agonistica coinvolge anche la capacità di gestire la pressione, restare concentrati e reagire positivamente alle sfide e agli errori.
  5. Allenamento specifico - Gli allenamenti dovrebbero concentrarsi sulla simulazione di situazioni di gioco ad alta intensità, incoraggiando i giocatori a prendere decisioni rapide e intelligenti sotto pressione.
  6. Comunicazione e cooperazione - L’intelligenza agonistica si manifesta anche nella capacità di comunicare efficacemente con i compagni di squadra, coordinando le azioni e lavorando insieme per raggiungere gli obiettivi comuni.
  7. Mentalità vincente e resilienza - Gli atleti con un’elevata intelligenza agonistica mostrano una mentalità vincente, sono resilienti e in grado di affrontare le sconfitte imparando dagli errori e migliorando continuamente.
  8. Gestione dell’energia - Sapere quando intensificare o ridurre l’energia durante la partita è fondamentale. I giocatori intelligenti dal punto di vista agonistico sanno come dosare le proprie energie per essere efficaci per l’intera durata della partita.
  9. Adattabilità e flessibilità - I giocatori con un’intelligenza agonistica sviluppata sono in grado di adattarsi rapidamente a cambiamenti nelle condizioni di gioco, strategie avversarie o variazioni tattiche della propria squadra. Essi possono modificare il loro stile di gioco o ruolo in campo per rispondere alle esigenze della situazione.
  10. Analisi post-partita e apprendimento continuo - Gli atleti con intelligenza agonistica cercano costantemente di migliorare. Dopo ogni partita, analizzano le proprie prestazioni, individuano punti di forza e debolezza, e lavorano costantemente su quegli aspetti per progredire costantemente nel tempo.

In sintesi, la combinazione di una preparazione fisica adeguata, una comprensione tattica del gioco, un’elevata lettura di gioco, una forte mentalità e capacità di concentrazione sono tutti elementi fondamentali per coniugare l’intensità di gioco con un’intelligenza agonistica efficace.

Le abilità di un allenatore per creare una strategia

In questi giorni si sta parlando molto della differente concezione del calcio che hanno Simeone e Guardiola si è parlato addirittura di un confronto fra un calcio preistorico e un calcio nuovo. La strategia e la tattica sono uno dei centri d’interesse principali di un allenatore e da decenni se ne continua a parlare quando ricordiamo il calcio totale olandese, quello inglese di una volta “palla lunga e pedalare e il “catenaccio” italiano. Ognuno ha una propria idea ma per comprendere le scelte di un allenatore verso un determinato tipo di gioco è di aiuto conoscere cosa si debba intendere per strategia e a questo proposito riporto il pensiero di Henry Mintzberg (1989) uno dei principali studiosi di scienze aziendali.

“L’elaborazione di una strategia è un’operazione affascinante, che non si limita a fissare le semplici coordinate di quella che normalmente viene definita programmazione. … formai nel ‘71 un team di lavoro sul tema …nel periodo in cui le nostre ricerche stavano per essere concluse mia moglie modellava oggetti di ceramica nel seminterrato di casa e fu durante una sua presentazione in occasione di una mostra retrospettiva della sua produzione che mi resi conto che tutto ciò che lei diceva corrispondeva a quello che era già stato affermato da esperti di strategia di impresa. Così decisi di creare la metafora creare artigianalmente per analogia e per indicare le difficoltà che si incontrano nell’elaborare la strategia di un’impresa dinamica:

  • Spesso i manager leader sono costretti ad agire in un’atmosfera di caos calcolato per elaborare le loro strategie, operazione complessa e necessariamente collettiva.
  • Le strategie sono a un tempo programmi per il futuro e modelli operativi ricavati dal passato.
  • Non sempre le strategie sono frutto di calcolo. A volte sono – in varia misura – spontanee.
  • Le strategie di successo seguono percorsi incredibilmente strani.
  • Gestire una strategia significa elaborare sapientemente teoria e pratica, conoscere l’arte di controllare e di apprendere, saper conciliare stabilità e cambiamento.

Nelle leggende popolari del Medio Oriente si racconta di un uomo chiamato Nasrudin che, un giorno, cercava qualcosa per terra. Passò un amico e gli chiese: “Hai perso qualcosa, Nasrudin?” “La chiave” rispose Nasrudin. Allora l’amico si inginocchiò accanto a lui e lo aiutò nella ricerca. Dopo qualche minuto gli chiese: “Dove ti è caduta, esattamente, la chiave? “In casa”, rispose Nasrudin. “Ma allora, perché la cerchi qui?” “Perché  qui c’è più luce che dentro casa”.   … I manager leader di razza sono indubbiamente quelli nella cui mente le proprietà positive dell’emisfero cerebrale destro (impressione, intuito e sintesi) si coniugano armonicamente con quelle dell’emisfero cerebrale sinistro (lucidità, logica, analisi). Ma la scienza della direzione aziendale farà pochi passi avanti se i manager e i ricercatori continueranno come Nasrudin, a cercare la chiave del successo alla luce di un’analisi sistematica. Troppi interrogativi rimarranno senza risposta nell’oscurità dell’intuizione”.

Seminario: come migliorare la prestazione sportiva con la respirazione

La respirazione è stata per troppo tempo considerata solo come un evento naturale che l’individuo compie in modo meccanico per garantirsi la sopravvivenza. Oggi lo sport riconosce al respiro un’importanza diversa, per favorire il rilassamento, per recuperare dallo stress durante la gara, per incrementare la concentrazione e l’attivazione dell’atleta nelle più diverse situazioni della sua attività. Dall’allenamento alla competizione, dalla preparazione fisica a quella tecnica e psicologica, la respirazione profonda e quella spontanea sono utili per migliorare l’efficacia dell’impegno dell’atleta. Pertanto, in funzione delle richieste dei diversi sport è possibile intervenire per inserire modalità di allenamento della respirazione. Questo workshop teorico-pratico ha lo scopo di avvicinare esperti delle diverse aree delle scienze dello sport e gli atleti nell’introdurre questa modalità di pratica all’interno delle abituali attività di allenamento e nelle routine di gara.

Il seminario sarà tenuto da Alberto Cei e Mike Maric, il 19 febbraio, presso il Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, Largo G.Onesti 1, Roma. Programma della giornata e iscrizione

La tattica negli sport

La tattica è un fattore essenziale di successo in molti sport e non solo in quelli di squadra. In sintesi consiste nel fare la cosa giusta al momento giusto e quindi richiede timing, precisione, consapevolezza e rapidità. Competenze che gli atleti devono sviluppare altrimenti si rischia di fare la cosa giusta nel momento sbagliato o anche di agire in modo confuso e dominato dall’ansia di prestazione.

La tattica è costituita da un insieme di fattori che portano all’azione sportiva:

  • Avere obiettivi di prestazione specifici e adeguati alle richieste della situazione sportiva in cui si gareggia.
  • Conoscere le proprie capacità e competenze, conoscere le probabilità di successo e di rischio.
  • Sviluppare una consapevolezza situazionale, percepire e analizzare le situazioni, scegliere fra alternative e servirsi delle proprie intuizioni.
  • Cambiare rapidamente il proprio piano di azione, nel caso non produca gli effetti aspettati.
  • Agire sostenuti dai pensieri e dalle emozioni.

 

Le capacità mentali delle squadre di calcio

Inizia oggi il campionato di calcio. L’esclusione del Napoli dalla Champions League ha messo subito in evidenza l’importanza delle capacità psicologiche nel determinare la supremazia sul campo nonché il risultato finale. Fra le principali caratteristiche da osservare in partita per sapere se una squadra è positivamente orientata una partita vi sono:

  • Intelligenza tattica: fare la cosa giusta nel momento giusto
  • Combattività: non permettere agli avversari di trovarsi a loro agio quando giocano con noi
  • Tenacia: impegnarsi al massimo e soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà della partita
  • Responsabilità: accettare il ruolo e le consegne fornite dall’allenatore
  • Senso di appartenenza: sentirsi parte attiva della squadra, collaborare e sostenere i compagni in ogni momento
Vedremo durante il campionato quali squadre mostreranno maggiormente queste capacità psicologiche.

La Juventus si adatta e vince

L’importanza dell’adattamento non è evidente solo nella storia dell’evoluzione ma anche nelle scelte che si effettuano nei momenti decisivi. Questo è quanto avvenuto domenica per quanto riguarda Juventus- Roma. L’allenatore della Juventus, Antonio Conte, ha preparato la squadra, cambiandone il modo di giocare così da adattarlo al modulo della Roma. “Se è il caso ci snaturiamo” ha detto Conte; significa avere la consapevolezza di riconoscere il valore degli avversari, riconoscendone i punti di forza  - da ridurre – e i punti di debolezza – da fare emergere -. Più facile sarebbe stato giocare servendosi delle qualità con cui la Juventus si è affermata in questi due anni in Italia (possesso palla e ritmo elevato) che contro la Roma sarebbe stato dannoso.  Invece si è comportato come suggerisce Sun Tzu, in L’arte della guerra secondo cui è geniale chi mostra “la capacità di assicurarsi la vittoria combattendo e adeguandosi al nemico” e “chi è prudente e aspetta con pazienza chi non lo è”.

Convinzione e decisione sono due aspetti chiave di una partita

Negli sport di squadra la tecnica e la tattica  devono tendere a diventare automatizzate attraverso l’allenamento, in modo tale che i giocatori possano metterle in atto senza pensare preventivamente a come devono giocare, ma sulla base di quello che succede in un dato momento sul campo sanno anticipatamente cosa devono fare. L’intensità e la qualità dell’allenamento permettono alle squadre di mettere in atto il proprio gioco anche in condizioni di difficoltà, di stress e di fatica. Inoltre le squadre che sono fornite anche di fuoriclasse hanno ovviamente armi in più per dimostrare il proprio valore e prevalere sugli avversari. Vi è però un altro fattore che può ostacolare o favorire le capacità di gioco di una squadra. Si tratta di un fattore psicologico che si riferisce all’atteggiamento mentale con il quale una squadra scende in campo e può così presentarsi:

  • è un atteggiamento convinto delle proprie capacità e deciso a affermarle in campo con un comportamento dei giocatori combattivo e deciso
  • è un atteggiamento convinto delle proprie capacità ma per qualche ragione la squadra ritiene che questo atteggiamento verrà spontaneamente fuori durante la partita
  • è un atteggiamento non completamente convinto delle proprie capacità e queste insicurezze vengono manifestate durante la partita attraverso errori di gioco
Sono personalmente convinto di quanto sia necessario allenarsi a vivere le partite con il primo atteggiamento dei tre, in cui la convinzione si unisce alla consapevolezza di dovere mostrare questo atteggiamento in ogni occasione. Molte squadre non mostrano sempre questo atteggiamento e allora si commettono errori di superficialità come quelli della Juventus contro il Galatasaray non contrastando gli avversari con quella determinazione che è necessaria. Quindi vanno bene i top player e gli schemi di gioco, ma altrettanto serve dimostrare che si è in grado di esercitare una pressione costante sugli avversari.

 

 

 

Totti e Pirlo: gli ultimi campioni

Francesco Totti e Andrea Pirlo sono un po’ come l’ultimo dei Mohicani, al termine della loro carriera potranno dire di essere stati gli ultimi campioni che il calcio italiano ha prodotto. Abbiamo sempre avuto grandi campioni come Mazzola, Rivera, Bulgarelli, Baggio, Mancini, Del Piero, Vialli, Zola per ricordarne solo alcuni ma ora sono finiti. Chi dobbiamo ringraziare di questo stato delle cose, direi coloro che sono al centro del calcio e quindi gli allenatori e i preparatori fisici. La mia idea di come ciò sia avvenuto è semplice. Arrigo Sacchi ha rivoluzionato il calcio, introducendo il calcio totale però questo tipo di gioco era interpretato dai forti campioni che giocavano nel Milan, così come prima era stato introdotto dalla nazionale olandese ma in cui giocavano alcuni dei più forti calciatori del mondo. Quando il sistema si è diffuso si è imbarbarito per cui con i ragazzi si è speso molto più tempo a insegnare la tattica e a prepararli fisicamente anzichè insegnargli la tecnica. Così facendo è quasi impossibile che emerga un giovane, perchè Rivera e Maradona sarebbero stati scartati come troppo gracili o forse non avrebbero mai giocato a calcio in un club perchè si sarebbero annoiati.

Allora sarebbe il momento che gli allenatori mettano da parte i loro narcisismi tattici e i preparatori fisici le loro idee da allenatori di giocatori di football americano  e dedichino molto più tempo nell’insegnare la tecnica del calcio, che è prendere, passare e tirare la palla.

 

Tecnica, psiche e tattica

Nel gioco del calcio per prima viene la tecnica, cioè bisogna sapere giocare. Poi viene la mente, determinazione e voglia di vincere. Infine per terza arriva la tattica, che dice a calciatori dotati di tecnica individuale e di una mente pronta come è meglio giocare. L’opposto non può funzionare, se domina la tattica nell’insegnamento, non è detto che i giocatori ci mettano la testa per capire (come probabilmente ha fatto Gasperini). Se ciò ha una probabilità di essere vero, stasera l’Inter giocherà un’ottima partita, perchè ha tecnica e testa e Ranieri avrà fatto un buon lavoro da allenatore-psicologo. Lo stesso vale per il Napoli, non deve farsi prendere dalla sindrome di dovere dimostrare che merita la Champions, deve solo giocare come sa fare sfruttando la tecnica e la testa: gestire le emozioni della matricola questo è il compito della squadra e del suo leader.