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Il ritiro di Prandelli dal calcio

Inutile e dannosa amichevole contro l’Irlanda

Inutile e dannosa per gli infortuni a Montolivo e Aquilani la partita amichevole contro l’Irlanda. L’Italia non vince, come spesso è accaduto anche in passato nelle partite che precedono il mondiale di calcio. Pochi i titolari in campo e molti di quelli che avrebbero dovuto farsi notare per trovare un posto nel gruppo che partirà non si sono fatti notare. Queste partite non servono a niente, non migliorano la fiducia dei giocatori e rischiano di lasciare uno stato d’animo d’insoddisfazione in tutti. Prandelli deve fare delle scelte ma credo che ciò che avrà visto in allenamento dovrebbe essere più che sufficiente per decidere, soprattutto conoscendo i calciatori italiani che raramente nelle partite amichevoli entrano in campo con un atteggiamento competitivo e combattivo. E quindi perché giocarle, in particolar modo contro avversari decisi e atletici come gli irlandesi che al contrario hanno più volte sfiorato il goal e che volevano vincere. I nostri invece come al solito hanno fatto il minimo con la presunzione di ottenere il massimo.

Nel calcio i genitori mettono troppe pressioni

Cesare Prandelli ha affermato, in un convegno dedicato all’attività giovanile nel calcio, che  ”il vero problema non sono i bambini ma i genitori … Io i genitori ho provato ad allenarlì per otto mesi ma poi ho rinunciato: mettono troppe pressioni, quando invece bisogna sbagliare. Il bambino stesso è più attento a capire il proprio futuro, con l’assillo dei famigliari diventa tutto più difficile. E’ vero che nelle difficoltà si forma il carattere ma è anche vero che in tal modo è più dura emergere”. Purtroppo ha ragione e gli allenatori dei giovani sono tartassati da genitori che li accusano di non valorizzare i loro figli. Sappiamo che la fiducia in se stessi si sviluppa attraverso le reazioni che gli adulti hanno agli errori.  Se l’adulto comunica: “va bene, continua a impegnarti” il giovane capirà che gli errori sono un evento normale e fisiologico dell’allenamento e che ciò che conta è perseverare nel mantenere l’impegno. Questo è l’approccio che si deve avere per imparare qualsiasi cosa, dalla matematica al calcio. I genitori dovrebbero mostrare questo atteggiamento nei riguardi di ogni compito dei loro figli. Molti genitori, invece, sono preda delle loro insicurezze e quindi vorrebbero realizzarsi magicamente attraverso i successi dei figli ma senza insegnare quale sia il percorso per raggiungerlo e senza dare loro il tempo di crescere. E quando dico successo, intendo il sentirsi coinvolti in un’attività per il solo piacere di farla e perchè ci si diverte.

Brava la nazionale di calcio; ma fra un anno ci vorrà una migliore condizione mentale

La nazionale di calcio ha giocato un torneo in cui in ogni partita è andata aumentando la determinazione e la tenacia che è ciò che i giornalisti hanno definito in termini di “giocare con il cuore”. E’ certamente un aspetto psicologico estremamente positivo e importante in vista del coppa del mondo del prossimo anno. Sono convinto che un altro ambito da conoscere meglio di ogni giocatore e della squadra nel suo complesso è identificare i punti di forza e di debolezza per quanto riguarda l’attenzione e le situazioni della partita che possono influenzarla in modo negativo. Infatti, la squadra italiana pur dimostrandosi abbastanza tenace e combattiva però in alcune partite ha vissuto delle fasi di vuoto mentale, mancanza di concentrazione, in cui ha subito molti goal. Inoltre, durante una competizione lunga come sarà la coppa del mondo di calcio, è necessario sapere recuperare dal punto vista mentale e non solo fisico. Sapersi rilassare può diventare un’arma vincente per ridurre al minimo la stanchezza mentale e per concentrarsi sulla partita seguente in modo efficace. Equilibrio tra concentrazione e rilassamento rappresentano un punto di arrivo per fornire prestazioni eccellenti. Ancora un anno ci separa da questo grande evento agonistico e mi auguro non si continui a pensare solo al recupero fisico e alla condizione atletica ma Prandelli voglia servirsi anche di un approccio più scientifico alla gestione delle abilità mentali.

La crisi di El Shaarawy

Continua la crisi di Stephan El Shaarawy che dopo una prima parte di stagione ottima, ha invece disputato un girone di ritorno sottotono e questa crisi sembra continuare anche in nazionale. Sono crisi abbastanza frequenti nei giovani atleti e futuri campioni, poichè non è per niente facile mantenere livelli di prestazioni elevati quando tutti si aspettano che sia così.

Molti atleti  provano questi stati d’animo e dovrebbero seguire un programma di preparazione psicologica per  allenarsi mentalmente a gestirli con efficacia. Mi auguro che Prandelli non sia uno di quegli allenatori che dice “non ti preoccupare, appena fai goal passa tutto”.

Le principali modalità di allenamento sono le seguenti:

  1. Rilassamento associato alla ripetizione mentale della propria prestazione – si tratta di sapersi rilassare scaricando le tensioni inutili e caricandosi con quelle che la favoriscono.
  2. Identificazione della condizione emotiva ottimale  –  Consente al giocatore di allenarsi a mettersi in quella condizione psicologica per lui ottimale, poiché è quella che ha sperimentato in passato in occasione delle sue prestazioni migliori.
  3. Simulazione della partita – Replicare le condizioni di gara in allenamento consente di migliorare le performance e di prepararsi ad affrontare le situazioni non previste che potrebbero accadere. Consiste, ad esempio, nel produrre in allenamento stimoli che possano distrarre l’atleta dalla esecuzione della sua prestazione.
  4. Accettazione dello stress agonistico – E’ essenziale accettare che il rivolgimento emotivo che si avverte prima delle partite è una reazione individuale necessaria, poiché mette in risalto il valore che si attribuisce a quell’evento sportivo. Infatti, senza la percezione di stress le gare sarebbero solo altri allenamenti. Invece, vengono svolte per provare a se stessi il proprio valore competitivo attraverso il confronto con gli altri.

Prandelli e il coraggio

Come credo che sia giusto dopo la finale di euro 2012 tutti i commenti sono stati positivi e tesi a valorizzare il lavoro svolto e il risultato raggiunto. Ci sarà tempo per la valutazione e per capire come si deve migliorare in previsione dei mondiali. I giornali di oggi riportano alcune idee interessanti e necessarie che Prandelli vuole realizzare e vediamo se Federazione e Club lo permetteranno. Mi è piaciuto il suo commento sulla opportunità di mostrare ancora più coraggio di quello che ha avuto durante gli europei. Questo in riferimento a non avere fatto giocare chi non era stanco e che avrebbe potuto inserire al posto ad esempio di Chiellini e di Motta. Forse il risultato non sarebbe cambiato ma non lo sapremo mai. La mia idea è che dovrebbe giocare chi sta meglio ed è più in forma in quel giorno. Capisco che non sia facile avere questo atteggiamento, ma se fossi il suo coach gli suggerirei di migliorare su questo aspetto.

Cuore e idee

Prandelli ha detto che la nazionale ha giocato con il cuore e con idee. Tradotto con parole meno legate al modo di parlare quotidiano si può dire che l’Italia ha giocato motivata e ha dimostrato una mentalità vincente. Motivata significa sapere che la qualità del gioco dipende dall’impegno individuale e collettivo e lo si vuole fare. Mentalità vincente consiste nella convinzione di sapere affrontare con successo la prossima partita. Ecco perché non si può fare a meno di cuore e idee.

L’Italia va avanti

L’Italia gioca confusa e con il cuore, speriamo abbia un buon cardiologo per recuperare. Qualcuno ha scritto smettetela di chiamarlo Supermario se volete che lo diventi; sottoscrivo. I gironi dei campionati del mondo e europei sono il momento peggiore per l’Italia, una volta superati, a fatica, di solito gioco e risultati migliorano.  Mi chiedo sempre a cosa si allenano se poi in campo non si trovano. La cosa per me migliore è avere impiegato molti giocatori nuovi in nazionale. I nostri due ragazzi ribelli hanno fatto finalmente goal. Prandelli così diverso da Lippi, è sempre disposto a spiegare, meno cinico, più cuore in mano. Buffon è la prova che la tensione nervosa asciuga le energie anche se non corri. E’ impressionante come la squadra protegga Balotelli. Cosa non si farà mancare l’Italia in questa settimana che precede il prossimo match?

Prandelli si affida alla scienza?

Ma qualcuno gli può dire che oltre ai test fisici, per capire chi è più in condizione e chi meno, esiste la psicologia, che potrebbe fornirgli utili indicazioni, altrettanto scientifiche, per capire chi ha la mentalità per giocare partite importanti con uno spirito combattivo e vincente? Oppure la psicologia non viene considerata come una scienza perché consiste nel pensiero dell’allenatore?

La mente non è stata convocata in nazionale

La principale spiegazione che Prandelli ha fornito per illustrare le ragioni  del pareggio con la Croazia è che i calciatori hanno mostrato poca energia e aggressività. Sembrava una valutazione interessante perché poneva l’accento sulla componente mentale della prestazione. Da quanto si legge sui giornali non sembra essere invece questo il punto, infatti emerge che i calciatori sono fisicamente stanchi, quindi la fatica è una questione che riguarda ciò che avviene dalle sopracciglia in giù. D’altra parte in uno staff pieno di preparatori fisici, fisioterapisti e medici non si può certo andare oltre il muscolo e peccato che il cervello non lo sia. Intanto, con le conoscenze che ci offrono le scienze dello sport, sappiamo che la fatica è un fattore assolutamente identificabile prima della partita, e allora partendo da questa conoscenza perché non prevedere un approccio adeguato a questa condizione? Secondo, la partita non è certo un esercizio estetico di moduli di gioco, le partite bisogna saperle giocare e possibilmente vincerle. Cosa serve allora parlare per giorni di schemi di dove giocherà quel giocatore piuttosto che quell’altro, quando ciò che conta per primo sono gli individui e cioè i calciatori. Voglia di essere vincenti, questo dovrebbe essere il primo criterio per scegliere chi andrà in campo, che in pratica si traduce nel sapere chi ha più combattività (aggressività) e energia da spendere, il modulo lo si costruisce a misura su chi possiede oggi queste caratteristiche. I cambi dovrebbero rispondere alla stessa logica. Chi è in grado di garantire questo atteggiamento quando in campo si ha un decremento di queste caratteristiche? Perché la squadra migliore non è quella composta dai migliori giocatori ma è quella che fornisce il risultato migliore. Chi si occupa del recupero mentale dei calciatori? Chi si preoccupa di trasmettere energia mentale anche quando si è stanchi fisicamente? Schemi e tecnica sono inutili quando non c’è la mente a guidare, ma la nazionale continua a ipertrofizzare lo staff sanitario.