Archivio per il tag 'immaginazione'

L’immaginazione mentale

La ripetizione mentale della propria prestazione motoria non solo favorisce l’apprendimento motorio ma costituisce la principale componente della preparazione mentale alla sua esecuzione.

Pertanto, cosa si deve intendere per ripetizione mentale o imagery. A testimonianza di come questo sia un tema ben radicato nell’ambito della psicologia dello sport viene proposta una definizione che, pur risalendo ormai a 40 anni fa, continua a essere efficace per la sua chiarezza.

Infatti, la migliore descrizione è stata fornita da Richardson nel 1969 che identifica l’imagery in termini di esperienza quasi-sensoriale e quasi-percettiva di cui l’atleta è consapevole  e che esiste in assenza delle condizioni stimolo che realmente scatenano quelle reazioni sensoriali e percettive che sono specifiche di quell’azione sportiva. Questa definizione dell’imagery consente di porre in evidenza i tre aspetti che la caratterizzano:

  1. La competenza nel provare le sensazioni e nello sperimentare le percezioni tipiche dell’azione motoria o sportiva reale ma che, in questo caso, si attivano solo attraverso un processo mentale.
  2. La consapevolezza dell’individuo che sta compiendo questa attività mentale nonché dei risultati che produce.
  3. La non necessità degli antecedenti e del contesto ambientale che determinano la prestazione sportiva.

Inoltre, già da molti anni la ripetizione mentale è una tecnica di allenamento mentale molto praticata dagli atleti. Già nel 1988 Orlick e Partington riportano che il 99% degli atleti canadesi che hanno partecipato alle olimpiadi se ne servono, così come Murphy (1994) evidenzia percentuali analoghe riferendosi agli atleti che frequentano lo US Olympic Training Centre. Le tecniche per eseguire gli esercizi di immaginazione mentale sono ampiamente descritte sui testi di mental training e si fondano sul concetto che la ripetizione deve avvenire come se si stesse realmente eseguendo la propria prestazione.

La ripetizione mentale può essere estremamente utile con i bambini poiché sono facilmente disponibili a servirsi della loro immaginazione. I bambini si servono continuamente di questo processo cognitivo quando sono impegnati in giochi che richiedono creatività e immaginazione. In tal senso la ripetizione mentale è parte integrante dei processi mentali che consentono d’imparare, di memorizzare, di pianificare e fornire prestazioni nelle prove scolastiche così come in quelle cognitivo-motorie. La ripetizione mentale dovrebbe essere utilizzata dagli insegnanti per aiutare i giovani a trarre piacere dalle attività e per insegnare come aumentare la concentrazione, la fiducia e il controllo efficace durante l’esecuzione delle proprie azioni.

L’immaginazione può essere:

Diretta – Consiste nella ripetizione mentale esatta di una abilità come se la si stesse eseguendo in quel momento. In questo modo il bambino ripete un salto, una presa della palla, una corsa o un tiro pochi istanti prima di eseguire questa azione come se la stesse eseguendo in quel preciso istante.

Indiretta – Consiste nella ripetizione mentale di immagini che sono correlate alle azioni da svolgere. Se lo scopo è ad esempio “muoversi leggeri come una piuma”, si potrebbe immaginare una piuma che si muove nell’aria. Oppure si può immaginare di correre come un ghepardo se lo scopo è di muoversi il più rapidamente possibile.

L’immaginazione in campo

Abilità psicologiche di base

Le abilità psicologiche di base possono essere insegnate a qualsiasi età e indipendentemente dalle competenze motorie e sportive delle persone.

E’ indispensabile allenare l’abitudine a essere pronti

Gli atleti spesso immaginano che il giorno della gara saranno pronti ad affrontarla.  I risultati insegnano che questa convinzione si realizza di rado. Succede invece che gli atleti si spaventano, diventano troppo preoccupati e forniscono pessime prestazioni.

Bisogna allenarsi a cambiare, le abitudini diventano utili solo quando i comportamenti che le definiscono sono stati ripetuti, ripetuti e ripetuti ancora. Non bisogna accontentarsi di allenarsi-abbastanza-bene, perché così non si costruiscono le abitudini vincenti. Bisogna continuamente perfezionarsi e consolidare i progressi ottenuti.

E’ un tipo di lavoro emotivamente coinvolgente. Ogni esercitazione viene prima immaginata mentalmente, proprio come se si stesse fornendo quella prestazione in quel determinato momento. Solo dopo questo esercizio mentale, si dovrebbe passare ad eseguire l’esercizio. Il principio è: si parte quando la mente è pronta a iniziare. Mai prima.

La giustificazione dietro cui si nascondono le persone, compresi gli atleti, è di dirsi: “se poi sbaglio lo stesso?”. Sono troppo concentrati sul risultato. Hanno difficoltà ad accettare gli errori e quando si sbagliano si arrabbiano oppure si deprimono.

Accettare gli errori e recuperare immediatamente dopo la condizione emotiva e attentava ottimale per continuare è uno degli scopi principali dell’allenamento

Come usano la ripetizione mentale i campioni

La ripetizione mentale della propria prestazione sportiva è uno degli aspetti del mental coaching che distingue gli atleti vincenti dagli altri. E’ una storia vecchia, tanto che già nel 1984 la rivista della Scuola dello Sport pubblicò su questo tema una rassegna di Frester con ricerche risalenti agli anni ’50. Da allora sono passati 30 anni ma ciò nonostante la ripetizione mentale non è ancora diventata in Italia un elemento centrale dell’allenamento e della preparazione alla gara.

L’uscita quest’anno della sesta edizione del libro “Foundations of Sport and Exercise Psychology” di R. Weinberg e D. Gould fornisce l’opportunità di leggere alcune delle citazioni a riguardo dell’uso della ripetizione mentale, che mi auguro siano di ispirazione concreta per molti dei nostri atleti e allenatori.

Jack Nicklaus, golfer

Before every shots I go to the movies inside my head. Here is what I see. First, I see the ball where I want to finish, nice and white and sitting up high on the bright green grass. Then I see the ball going there; its path and trajectory and even its behavior on landing. The next scene shows me taking the kind of swing that will turn the previous image into reality. There home movies are a key to my concentration and to my positive approach to every shot.

Michael Phelps, swimmer

Before the Olympic trials I was doing a lot of viualization. And I think that helped me to get a feel of what it was going to be like when I got there.

Sir Alex Ferguson, former manager of Manchester United

I was always trying to add imagination to my coaching emphasizing the need for players to have a picture in their minds, to visualize how they could have a creative impact on the shifting pattern of a game.

Chris Evert, former tennis player

Before I play a match, I try carefully rehearse what is likely to happen and how I will react in certain situations. I visualize myself playing tipical points based on my opponent’s style of play. I see myself hitting crisp, deep shots from the baseline and coming to the net if a get weak return. This helps me mentally prepare for a match, and I feel like I’ve already played the match before I even walk on the court.

La crisi di El Shaarawy

Continua la crisi di Stephan El Shaarawy che dopo una prima parte di stagione ottima, ha invece disputato un girone di ritorno sottotono e questa crisi sembra continuare anche in nazionale. Sono crisi abbastanza frequenti nei giovani atleti e futuri campioni, poichè non è per niente facile mantenere livelli di prestazioni elevati quando tutti si aspettano che sia così.

Molti atleti  provano questi stati d’animo e dovrebbero seguire un programma di preparazione psicologica per  allenarsi mentalmente a gestirli con efficacia. Mi auguro che Prandelli non sia uno di quegli allenatori che dice “non ti preoccupare, appena fai goal passa tutto”.

Le principali modalità di allenamento sono le seguenti:

  1. Rilassamento associato alla ripetizione mentale della propria prestazione – si tratta di sapersi rilassare scaricando le tensioni inutili e caricandosi con quelle che la favoriscono.
  2. Identificazione della condizione emotiva ottimale  –  Consente al giocatore di allenarsi a mettersi in quella condizione psicologica per lui ottimale, poiché è quella che ha sperimentato in passato in occasione delle sue prestazioni migliori.
  3. Simulazione della partita – Replicare le condizioni di gara in allenamento consente di migliorare le performance e di prepararsi ad affrontare le situazioni non previste che potrebbero accadere. Consiste, ad esempio, nel produrre in allenamento stimoli che possano distrarre l’atleta dalla esecuzione della sua prestazione.
  4. Accettazione dello stress agonistico – E’ essenziale accettare che il rivolgimento emotivo che si avverte prima delle partite è una reazione individuale necessaria, poiché mette in risalto il valore che si attribuisce a quell’evento sportivo. Infatti, senza la percezione di stress le gare sarebbero solo altri allenamenti. Invece, vengono svolte per provare a se stessi il proprio valore competitivo attraverso il confronto con gli altri.