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Il fallimento della nazionale viene da lontano

Se il giorno la finale di un torneo giocata contro gli avversari di sempre, l’Argentina, l’analisi della patita della nazionale italiana di calcio viene presentato a pagina 8 della Gazzetta dello Sport vuol dire qualcosa di molto negativo. Gli eroi di Wembley, come vengono ancora retoricamente chiamati, non sono più tali ma si sono ridotti al ruolo di sparring partner. Al contrario, il tema che oggi domina la Gazzetta è l’acquisto del Milan da parte di un fondo USA. E’ vero che il quotidiano si vende in larga a Milano e questo giustifica le 7 pagine sul Milan. D’altra parte questo entusiasmo è dimostrato anche dall’aumento del 250% delle vendite al Milan store.

In un’epoca in cui ciò che conta è vincere, mi sembra coerente che una squadra che perde troppo spesso come l’Italia non susciti interesse, anche perchè i calciatori più importanti (Donnarumma, Jorginho e Verratti) non giocano in squadre italiane e quasi nessuno gioca nelle prime quattro squadre della Serie A. Un altro buon motivo per cui i tifosi non si appassionino a una squadra in cui non riconoscono i calciatori delle loro squadre.

Inoltre, mi chiedo quale sia l’interesse dei fondi e dei proprietari stranieri a sviluppare giovani calciatori attraverso l’attività giovanile, quando il loro interesse primario è costruire uno stadio di proprietà (solo il 7% degli stadi non risulta di proprietà pubblica). Provengono anche da una cultura americana in cui sono i college e  l’Università  a formare i giovani atleti che poi giocheranno nei club professionistici.

Mi sembra che con l’entrata di questi nuovi proprietari stia cambiando a grande velocità il nostro modello sportivo calcistico e non è detto che sia un male. Mi piacerebbe sapere da chi è all’interno di questi nuovi percorsi quali siano l’interesse e gli obiettivi per l’attività giovanile.

La ragione è ovviamente economica. Infatti, se sono 833.000 i calciatori tesserati nell’ambito dell’attività giovanile, corrispondenti a circa il 20% della popolazione italiana maschile tra i 5 e i 16 anni risulta tesserato per la Federcalcio, come è mai possibile che non si formino calciatori di livello assoluto? Il motivo è economico dato che formare un giovane calciatore è molto costoso e richiede un impegno di anni, la scorciatoia consiste nel  prenderne uno rimasto senza contratto nel suo paese di origine che andrà a giocare nella squadra primavera, dove attualmente sono diventati il 33%.

La disfatta della nazionale di calcio e del suo staff

Da dire “vinceremo il mondiale” alla eliminazione da parte della Macedonia del Nord c’è un abisso di differenza che dovrebbe essere capito. Le interpretazioni di oggi parlano di una squadra priva di personalità servendosi di parole quali sbiaditi interpreti, regia lenta, rinuncia alla rete, fatica inutile e tiri sgangherati. Mancini nelle dichiarazioni aveva toccato vari tasti dell’immaginario. Ha parlato di partita della vita ma ha detto anche di stare tranquilli e di mantenere la concentrazione. L’effetto positivo di questi messaggi in campo non si è visto, non basta attaccarsi al solita frase che sottolinea l’impegno dei calciatori, poiché se questo sforzo collettivo non determina il goal non serve a niente. Una squadra si valuta sui goal che segna e non certo sulle occasioni costruite. Regola confermata in questa partita, dove i macedoni hanno fatto un tiro, un goal.

Alla squadra è mancato l’entrare in campo con l’atteggiamento di chi vuole sfruttare ogni occasione in modo decisivo. E’ l’atteggiamento che nello sport s’intende con “istinto del killer”, che si riferisce a quando calciatori esperti giocano con determinazione e tenacia agonistica. Sappiamo che ogni competizione prevede la paura di non riuscire a esprimersi al meglio, di non essere in grado di corrispondere alle aspettative dei tifosi e di se stessi; non è questo il problema. Tuttavia, lo può diventare se nei giorni precedenti la partita non si prende in considerazione questo fattore, chiedendosi come squadra: “E se fossimo troppo tesi cosa dobbiamo fare?”. Questo a mio avviso dovrebbe essere lo scopo di questi raduni pre-partita degli azzurri fornire delle pillole di fiducia e di determinazione di cui servirsi nel gioco.

10 punti chiave del tennis tavolo

10 caratteristiche di cui essere consapevoli e sapere accettare nel tennis tavolo per essere vincenti.

  1. Il tennis tavolo è uno sport in cui ogni giocatore commette molti errori
  2. Si può vincere sino all’ultimo punto
  3. La concentrazione deve essere elevata e costante in ogni punto e sino all’ultimo
  4. Bisogna reagire in modo positivo subito dopo ogni singolo errore
  5. Il servizio è decisivo
  6. E’ necessario avere una routine pre-gara specifica
  7. E’ necessario avere una routine tra i punti
  8. Anche i campioni vanno in difficoltà ma sanno cosa fare per uscirne
  9. In difesa: gioca una pallina in più!
  10. Chen Bin, coach di Ding Ning, oro olimpico: “Il tennis tavolo  non è solo colpire la palla sul tavolo, devi restituire la palla, devi avere la sensazione di come la palla viene verso di te, e visualizzare come la tua palla finirà sul tavolo dell’avversario quando la colpisci di nuovo“.

Consulenza psicologica con la nazionale di danza sportiva

Le ragioni psicologiche delle prestazioni negative della nazionale di calcio

Le ragioni delle prestazioni negative della nazionale di calcio sono anche psicologiche e sembra che questo tipo di spiegazione non sia stato sinora preso in considerazione dal ct mentre a questo riguardo i giocatori più significativi, in primis Buffon e la BBC, abbiano espresso delle idee piuttosto chiare. Tutto è partito dalle dichiarazioni successive alla sconfitta con la Spagna. Ventura ebbe a dire che i giocatori erano professionisti che avrebbero saputo reagire positivamente al 3-0 subito e che questo risultato non avrebbe avuto alcun impatto negativo sulla fiducia della squadra. Opposte sono state invece le parole di Buffon dopo la partita con la Macedonia:

Quindi, alla nazionale per uscire da questa fase negativa serve fiducia, consapevolezza della propria forza, sapere alzarsi dopo le sconfitte, sapere aiutarsi, divertirsi, essere disinibita e positiva. Ma la squadra è stata impostata su questi principi? E quale era il piano B (quello che si mette in atto quando le cose non vanno per il verso giusto) prima della partita con la Spagna e con la Macedonia? Come sono aiutati i giocatori durante i raduni a potenziare questa mentalità suggerita da Buffon e che è alla base di qualsiasi mentalità vincente? Certamente è vero che le abilità psicologiche si acquisiscono nel tempo e non in un fine settimana. Inoltre, alcuni calciatori non trovano spazio nella loro squadra di club e così non hanno modo di mettersi di frequente alla prova, in partite che bisogna assolutamente vincere. Ciò nonostante mi piacerebbe almeno una volta sentire dire dal ct che incontrare delle difficoltà psicologiche fa parte del gioco e che, proprio perché i calciatori sono dei professionisti, si sta lavorando anche sull’approccio mentale alla partita e sul saperla giocare con una mentalità vincente. Poi vinca il migliore.

 

Uno psicologo con il calcio-5

Emiliano Bernardi, psicologo dello sport e collaboratore di Cei Consulting, è consulente della nazionale giovanile di Calcio-5 in ritiro a Rieti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia senza senso di appartenenza: tre sport, tre storie

Tre notizie che ho letto oggi sui giornali provenienti da sport diversi mi sembra abbiano un comune denominatore che rispecchia la carenza nel nostro paese del senso di appartenenza.

  1. La prima riguarda Alessio Cerci, giovane attaccante del Torino che va a giocare con l’Atletico Madrid campione Spagna. Così un altro giovane calciatore italiano lascia il paese (come Verratti, Immobile, Balotelli e altri) senza che nessuna squadra abbia fatto il possibile per trattenerlo. Certamente lui sarà molto soddisfatto, come gli altri, per la possibilità di giocare in una delle squadre europee più forti e per il salario percepito ma resto convinto che un paese che vuole essere vincente debba trattenere i talenti anziché lasciarli andare. Si può dire che i nostri club non fanno certo la guerra per avere i migliori.
  2. La seconda riguarda la nazionale di pallavolo che ha perso nella partita di esordio del mondiale 3-1 contro l’Iran. L’Italia è apparsa demotivata e poco aggressiva, ciò ha portato a percentuali di errori imbarazzanti. L’Iran ha mostrato l’atteggiamento opposto e ha meritato la vittoria. Si può vincere o perdere una partita ma dopo mesi di collegiali non si può iniziare un match importante con l’atteggiamento tipico di chi è destinato a subire. Gli italiani pensavano di vincere? Non credo, avevano già perso con l’Iran. In campo non si è visto  un leader capace di tenere unita e aggressiva la squadra, che facesse sentire l’importanza dell’impegno che dovevano affrontare. Dovrebbero essere atteggiamenti ormai ovvi;  gli atleti dovrebbero sapere a memoria come affrontare questi momenti negativi stimolando a vicenda il senso di appartenenza.
  3. La terza riguarda Daniele Meucci, vincitore della maratona agli europei di atletica leggera di quest’anno. Per continuare a studiare, ha dato 60 esami  d’ingegneria in 5 anni, e corre 180km la settimana. All’università non ha mai detto che era in nazionale perché probabilmente non l’avrebbero capito, e per correre esce al mattino alle 6 e poi di nuovo la sera sino alle 20, con il custode del campo che si lamenta con lui perché vorrebbe chiudere la pista prima dell’orario previsto. Un altro esempio di come l’Italia non aiuti lo sport, non c’è comunità con gli atleti e non viene stimolato neanche in questo caso il senso di appartenenza.  E giustamente Meucci dice: “Farò l’ingegnere: l’atletica passa, la vita resta”.

Il ruolo dello psicologo dello sport nella squadra nazionale

Si è tenuta presso la Scuola dello Sport un workshop sul ruolo delle differenti figure professionali che lavorano in una squadra nazionale prima e durante grandi eventi sportivi. In relazione al ruolo dello psicologo ho messo in luce quali sono le principali attività da svolgere:

  • La preparazione psicologica essenziale è stata svolta in precedenza
  • Non introdurre nuove strategie e procedure ma aiutare gli atleti a seguire le loro abitudini
  • Lo psicologo non deve essere ossessionato dal “fare”
  • Sono necessarie 24 ore di assistenza e disponibilità a fornire consulenza in qualsiasi ambiente
  • Lo psicologo deve essere preparato all’unicità dei giochi olimpici
  • Seguire il programma preparato in precedenza
  • Essere reattivo e efficace
  • Promuovere l’uso di routine comportamentali e e piani giornalieri
  • Aiutare gli atleti a restare concentrati sulla competizione senza lascirsi distrarre dall’ambiente del villaggio e dell’atmosfera olimpica
  • Aiutare atleti e allenatori a non porre eccessiva enfasi sulla gara
  • Aiutare la squadra a generare un’atmosfera positiva e facilitante soluzioni efficaci
  • Essere pronti a sostenere psicologicamente i tecnici
  • Preparare strategie di gestione delle relazioni interpersonali
  • Comunicazione interpersonale fra i membri dello staff: gestione del tempo libero, relazioni con capo delegazione e dirigenti federali, gestione dei media

Brava la nazionale di calcio; ma fra un anno ci vorrà una migliore condizione mentale

La nazionale di calcio ha giocato un torneo in cui in ogni partita è andata aumentando la determinazione e la tenacia che è ciò che i giornalisti hanno definito in termini di “giocare con il cuore”. E’ certamente un aspetto psicologico estremamente positivo e importante in vista del coppa del mondo del prossimo anno. Sono convinto che un altro ambito da conoscere meglio di ogni giocatore e della squadra nel suo complesso è identificare i punti di forza e di debolezza per quanto riguarda l’attenzione e le situazioni della partita che possono influenzarla in modo negativo. Infatti, la squadra italiana pur dimostrandosi abbastanza tenace e combattiva però in alcune partite ha vissuto delle fasi di vuoto mentale, mancanza di concentrazione, in cui ha subito molti goal. Inoltre, durante una competizione lunga come sarà la coppa del mondo di calcio, è necessario sapere recuperare dal punto vista mentale e non solo fisico. Sapersi rilassare può diventare un’arma vincente per ridurre al minimo la stanchezza mentale e per concentrarsi sulla partita seguente in modo efficace. Equilibrio tra concentrazione e rilassamento rappresentano un punto di arrivo per fornire prestazioni eccellenti. Ancora un anno ci separa da questo grande evento agonistico e mi auguro non si continui a pensare solo al recupero fisico e alla condizione atletica ma Prandelli voglia servirsi anche di un approccio più scientifico alla gestione delle abilità mentali.

La nuova maturità psicologica della nazionale di rugby

L’Italia del rugby sinora è stata sempre una bella incompiuta, ogni tanto vinceva una partita ma di solito le prendeva in modo rovinoso dalle squadre più affermate. Alcune settimana fa Brunel, l’allenatore della nazionale, si è espresso dicendo che qualsiasi squadra può fare un exploit e vincere una partita, ma le squadre tecnicamente e psicologicamente mature sono in grado di vincerne anche altre e di essere competitive con tutte. In questa stagione l’Italia si era comportata alcune volte in questo modo, vincendo contro la Francia e giocando alla pari con gli inglesi e abbastanza bene con la Nuova Zelanda, però poi si era nuovamente persa con il Galles e la Scozia. In altre parole aveva perso partite con chi avrebbe potuto vincere, Galles e Scozia, dove quindi maggiore era la pressione agonistica, che nasceva dalla consapevolezza di potere ottenere un risultato poitivo, laddove invece si era certi di perdere e quindi più scarsa era il livello di pressione, ha giocato le sue partite migliori pur perdendo. Cio dimostrava che il livello tecnico-tattico e la condizione fisica erano buone ma mancava la convinzione per giocare con avversari alla loro portata; dove la differenza era tanta probabilmente sono entrati in campo meno ossessionati dal risultato e questo gli ha permesso di giocare meglio. La partita con l’Irlanda era quindi un bell’esame per la nazionale per dimostrare che si era in grado di giocare per vincere con un avversario di pari livello e, quindi, in una situazione di massima pressione agonistica. La nazionale ha vinto e quindi ha passato questo esame di maturità che non a caso si è concretizzato attraverso una serie di calci piazzati, che sono sempre stati un punto debole e che al contrario in questa partita sono stati messi a segno.