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Continua la crisi di Stephan El Shaarawy che dopo una prima parte di stagione ottima, ha invece disputato un girone di ritorno sottotono e questa crisi sembra continuare anche in nazionale. Sono crisi abbastanza frequenti nei giovani atleti e futuri campioni, poichè non è per niente facile mantenere livelli di prestazioni elevati quando tutti si aspettano che sia così.
Molti atleti provano questi stati d’animo e dovrebbero seguire un programma di preparazione psicologica per allenarsi mentalmente a gestirli con efficacia. Mi auguro che Prandelli non sia uno di quegli allenatori che dice “non ti preoccupare, appena fai goal passa tutto”.
Le principali modalità di allenamento sono le seguenti:
Nel calcio è diventato un luogo comune affermare che abbiamo pochi campioni e che per questa ragione le nostre squadre hanno difficoltà a imporsi a livello internazionale. Gli allenatori dicono che abbiamo pochi talenti calcistici e che è questo il problema. Di solito la definizione di talento si basa sulle abilità tecniche dei calciatori e sulla loro prestanza fisica, mentre si presta meno attenzione alle loro abilità psicologiche. Ciò determina che abbiamo probabilmente un solo giovane fuoriclasse, El Shaarawy e molti altri che sono sicuramente bravi ma che non emergono per continuità di gioco e capacità di fare la differenza in una squadra. A mio avviso si dovrebbe tenere maggiormente in considerazione lo sviluppo mentale dei calciatori e la loro abilità ad adattarsi ai differenti moduli di gioco delle squadre del nostro campionato. Se non si fa questo il rischio è di avere giocatori bravi ma che mostrano difficoltà di adattamento nel passaggio da una squadra all’altra o nel giocare contro avversari che hanno differenti moduli di gioco. Inoltre le elevate aspettative di questi giocatori e delle loro società possono rappresentare un ulteriore ostacolo al loro successo. Inutile ripetere che programmi di allenamento mentale potrebbero essere utili a loro per svolgere questa professione con successo.