Vorrei riflettere sulla parola rilassamento, termine oggi spesso usato per affermarne l’assenza piuttosto che una condizione a cui si ha piacere di ricorrere. Devo dire che pratico il training autogeno e comunque esercizi di rilassamento da quando studiavo all’università e scrivevo la tesi sui processi cognitivi durante l’ipnosi, quindi con un amico c’imbattemmo nel lavoro di Schutltz e da allora non ho più interrotto questo percorso. Non ne conosco la diffusione oggi ma tra tutte le persone che conosco, studenti, atleti e allenatori, amici e quant’altro non sento mai nessuno che accenna a questi discorsi. Molti praticano sport e attività motoria, ascoltano o fanno altro per recuperare, per piacere e per rilassarsi. Sono attività positive per la persona ma distinte dal concetto di rilassamento, che implica l’attivazione dei processi di recupero dell’organismo.
Rilassarsi è l’esatto opposto della vita quotidiana di ognuno, richiede un tempo ridotto di esercitazione, circa 10 minuti ma ogni giorno, e questo spesso spaventa le persone, che non credono di trovare questo tempo. Un altro limite da superare è che molti rispondono dicendo: “ho così tanti impegni che non posso farlo” senza volere capire che proprio questa è la ragione per farlo. Nell’era dello smartphone, altri pensano che si rilassano giocando, in questo caso la mente si distrae dalla quotidianità facendo qualcosa che piace fare, ma questo non è rilassante, si è solo chiusa una porta sui problemi e le preoccupazioni della quotidianità.
D’altra parte ognuna occupa il suo tempo come meglio crede e non servirebbe a nulla rilassarsi se non si pensa che potrebbe essere utile.