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Come migliorare la fiducia del tennista

Migliorare la fiducia di un tennista è fondamentale per le sue prestazioni in campo. Ecco alcune strategie per aumentare la fiducia dei giocatori nel tennis:

  1. Parlare a se stessi in modo positivo: Incoraggiare il giocatore a sviluppare un linguaggio positivo durante le partite e le sessioni di allenamento. Aiutatelo a sostituire i pensieri negativi con affermazioni positive e responsabilizzanti. Ad esempio, invece di pensare: “Non riesco a fare questo colpo”, può dire: “Posso farlo, mi sono esercitato molte volte su questo colpo”.
  2. Concentrarsi sui punti di forza: Identificare i punti di forza del giocatore e aiutarlo a sviluppare fiducia in queste aree. Incoraggiateli a fare affidamento sui loro punti di forza durante le partite e ricordate loro i successi ottenuti in passato.
  3. Stabilire obiettivi realistici: Lavorare con il giocatore per fissare obiettivi realistici e raggiungibili. Suddividete gli obiettivi più grandi in passi più piccoli e gestibili. Il raggiungimento di questi obiettivi darà un senso di realizzazione e aumenterà la fiducia.
  4. Visualizzazione: Incoraggiate il giocatore a visualizzare il successo. Chiedete loro di immaginarsi mentre eseguono le azioni, vincono i punti e infine vincono le partite. La visualizzazione può aiutare a rafforzare la fiducia e la preparazione mentale.
  5. Allenamento e preparazione: L’allenamento e la preparazione costanti sono fondamentali per la fiducia. Assicuratevi che il giocatore sia adeguatamente preparato fisicamente e mentalmente per le partite. Esercitarsi in diversi scenari e situazioni di partita per acquisire fiducia nella gestione delle sfide che pone la partita.
  6. Rinforzo positivo: Fornire rinforzi positivi ed elogi per gli sforzi e i miglioramenti del giocatore. Riconoscere i risultati ottenuti, anche quelli più piccoli, e offrire incoraggiamento e sostegno.
  7. Imparare dagli errori: Aiutate il giocatore a capire che sbagliare fa parte del processo di apprendimento. Incoraggiatelo a considerare gli errori come opportunità di crescita piuttosto che come fallimenti. Analizzare e imparare dagli errori per evitare di ripeterli in futuro.
  8. Costruire una rete di sostegno: Formare una squadra che lo sostenga. Avere persone che credono nelle sue capacità e che lo incoraggiano può aumentare notevolmente la sua fiducia.
  9. Sviluppare una routine pre-partita: Stabilire una routine pre-partita coerente che includa il riscaldamento fisico, la preparazione mentale e i rituali che aiutano il giocatore a entrare nella giusta mentalità. Seguire una routine può dare un senso di controllo e familiarità, aumentando la fiducia.
  10. Concentrarsi sul momento presente: Insegnare al giocatore a concentrarsi sul momento presente, senza soffermarsi sugli errori del passato o preoccuparsi del futuro. Aiutateli a sviluppare tecniche come la respirazione profonda, la mindfulness o la meditazione per rimanere concentrati e sicuri durante le partite.

Ricorda che la costruzione della fiducia richiede tempo e sforzi costanti.E’ necessario incoraggiare il giocatore a essere paziente con se stesso e a festeggiare ogni passo avanti, indipendentemente dal risultato della partita.

Nelle squadre è questione di fiducia?

Gli allenatori di calcio parlano spesso di mancanza di fiducia. 

Innanzitutto bisogna rendersi conto che quando si attribuisce un risultato alla mancanza di fiducia si dice tutto e niente, poiché pur se sappiamo che la convinzione è necessaria per giocare bene, bisogna però conoscere le cause che l’hanno determinata, altrimenti è un modo di dire che serve solo all’allenatore per salvare la sua coscienza personale e professionale: “Non è colpa mia, sono loro che non sono sicuri”.

Se invece si capisce di quali ingredienti è composta la fiducia probabilmente ci si sta già avvicinando alla cura. A tale riguardo le domande da porsi sono le seguenti:

  1. I calciatori e la squadra sono consapevoli di cosa sanno fare?
  2. Sono concordi su come devono giocare nelle varie fasi della partita o hanno dubbi/timori?
  3. Sanno mantenere con coerenza questo tipo gioco durante l’incontro?
  4. La squadra ha un piano per reagire a situazioni di gioco impreviste?

Se non si risponde a queste quattro domande non si potrà migliorare; bisogna essere consapevoli di cosa manca, l’allenatore per primo. Non ci si può nascondere dietro la frase: “La squadra non ha seguito le mie indicazioni” oppure “La squadra non ha personalità“, bisogna conoscere cosa ha determinato questi effetti altrimenti si continuerà a perdere.

In termini pratici, il primo passo per aumentare la competenza della squadra consiste nell’allenare le abilità tattiche e mentali attraverso esercitazioni di qualità. Infatti l’allenamento delle abilità attraverso un allenamento coscienzioso assicura i giocatori che sono in grado di svolgere quanto viene loro richiesto. Preparazione – miglioramento – competenza procedono di pari passo e questo tipo di pratica quotidiana consente di focalizzarsi sui progressi che avvengono in una singola seduta, in una settimana, in un mese e così via. In tal modo non si modella solo la competenza ma anche la capacità di sapere giocare in modo costante nel tempo.

Attraverso il lavoro sul campo proposto dal tecnico i calciatori sviluppano anche un’altra convinzione che è estremamente importante e cioè che è attraverso il loro impegno che migliorano. Il trittico preparazione – miglioramento – competenza si realizza con successo solo se i calciatori si sentono impegnati al massimo nel realizzare quanto viene loro richiesto. Se invece non scatta questo meccanismo gli allenamenti saranno condotti con il pilota automatica, senza rischiare di sbagliare e impegnandosi quanto basta per non essere ripresi dal tecnico. Quando lavoro con gli atleti, gli faccio notare che questi sono allenamenti “senz’anima” in cui prevale il mestiere di atleta, l’intensità è assente e gli errori vengono spiegati dicendosi “ma è solo un allenamento in gara sarò più concentrato”. In queste occasioni, bisogna essere molto chiari con i propri giocatori e fargli notare che allenarsi in questo modo è dannoso, poiché crea una mentalità passiva che non può che non riproporsi in campo.

Allenamenti intensi e con un elevato livello di concentrazione, comportano anche che l’allenatore sia di supporto e d’incoraggiamento proprio perché alla squadra viene chiesto un coinvolgimento totale. L’idea di base è questa: più si è esigenti in termini qualitativi (velocità e precisione), maggiore deve essere la disponibilità ad accettare gli errori e a sostenere per prima cosa l’impegno e in seconda battuta il risultato. Se si agisce al contrario, prima il risultato e poi l’impegno, i calciatori cominceranno a fare solo ciò che sanno fare bene, in modo tale da ricevere il rinforzo positivo del tecnico, riducendo così la possibilità di migliorare.

Le ragioni per cui le persone non cambiano

  1. Si pensa che sia imposto
  2. Si crede che sia inutile
  3. Si crede impossibile
  4. Si pensa di avere già dato molto
  5. Per mancanza d’informazioni
  6. Non si ascolta
  7. Si è impulsivi
  8. Ci si sente incapaci
  9. Non si vedono i benefici
  10. Si è sempre fatto così
  11. Si ha paura di sbagliare
  12. Si pensa ad altro
  13. Si è troppo impegnati
  14. Si è sospettosi
  15. Si è arroganti

Come ritrovare la fiducia

Mourinho, dopo la sconfitta della Roma contro la Juventus, ha parlato di mancanza di personalità dei giocatori della sua squadra.  E’ un tema d’importanza capitale per chiunque voglia raggiungere obiettivi impegnativi. Oggi molte persone hanno questo problema. Si può anche avere una stima di se stessi positiva, che consiste nel valore che ci attribuiamo come persone, ma avere nel contempo poca fiducia. E’ possibile, perchè la fiducia è determinata dalle abilità e riflette l’ottimismo di sapere affrontare specifiche situazioni e circostanze in modo apparentemente spontaneo. E’ più facilmente influenzabile da eventi esterni e, quindi, è modificabile in funzione delle situazioni che si stanno vivendo. Ho incontrato diversi atleti motivati, concentrati, competenti ma poco fiduciosi.

La fiducia è come un bicchiere di cristallo, bellissimo e fragile.

Di solito in questi atleti la loro competenza reale è superiore al grado di fiducia in essa. Hanno difficoltà a trarre spiegazioni ottimiste dalle loro esperienze di successo, in tal modo non alimentano la crescita della loro fiducia.

La psicologia positiva è molto chiara su questo punto, bisogna mettere da parte spiegazioni di tipo globale sugli errori che commettiamo. Ciò succede quando ci diciamo “non capirò mai, faccio sempre gli stessi errori” oppure “ancora una volta stesso errore, non imparo”. Mentre bisogna impegnarsi, pensando che gli errori indicano la strada per migliorare, quindi accettiamoli e impegnamoci a fare diversamente. Deve diventare un modo di pensare automatico e perchè succeda bisogna farlo, qualcuno impara più rapidamente per altri ci vorranno dei mesi.

La domanda è: “Quando mi trovo nelle situazioni per me più importanti, quale voglio che sia il mio pensiero dominante? E cosa faccio?”.

Perchè ciò accada in gara, questo modo di essere deve essere già dentro l’atleta, non s’inventa sul momento. Va praticato sempre in allenamento, deve diventare un modo spontaneo di pensare e agire.

 

10 regole per costruire la fiducia

Costruire la fiducia in se stessi anche in questo periodo di crisi sanitaria e di limitazioni alla nostra vita quotidiana è comunque sempre importante. Di seguito 10 regole da seguire per migliorare la nostra autostima.

  1. Pianificare i successi su base giornaliera
  2. Vivere con persone positive
  3. Rimani concentrato su ciò che puoi fare
  4. Chiedi a te stesso di distruggere le tue paure
  5. Costruisci una valutazione ottimistica delle tue prestazioni negative
  6. Sii il primo tifoso di te stesso
  7. Impegnati di più e persisti più a lungo nelle avversità
  8. Valuta le tue prestazioni con la mentalità di fare meglio la prossima volta
  9. Sii entusiasta del tuo presente e del tuo futuro
  10. Pratica quotidianamente l’autocontrollo

La gestione dello stress da parte di Sarri e Ancelotti

I problemi che stanno incontrando Sarri nella gestione di Ronaldo e Ancelotti nei riguardi della squadra e del suo presidente mettono in evidenza quanto sia difficile in questi momenti mantenersi ottimisti, tesi, soddisfatti e determinati piuttosto che pessimisti, insoddisfatti, insicuri e sfiduciati. Ora la questione è la seguente: come mantenere questo atteggiamento positivo in questi momenti di stress, nel perdurare di una situazione di crisi.

Questo stress non deriva tanto dai risultati ma si riferisce allo stress da gestione dei calciatori, da incomprensioni  che insorgono durante il percorso di lavoro o dal dover negoziare con i propri giocatori.

Sappiamo che ciò che differenzia un allenatore che le gestisce da un altro che, al contrario, le subisce è nel modo di fronteggiare le situazioni che percepisce come stressanti.

Una domanda a cui rispondere è la seguente: “Come faccio a mostrarmi convinto che ce la faremo a uscire da questa crisi  o che le mie scelte sono quelle giuste?” Nel calcio si sa che se quando entri in campo non sei convinto che hai tutto quanto ti serve per riuscire a raggiungere il tuo obiettivo, è quasi sicuro che non lo raggiungerai. E’ come dire ai propri avversari: “Tenete oggi vi regaliamo un po’ della nostra convinzione di vincere, noi preferiamo restare insicuri.” Quindi l’insegnamento è il seguente: accettare la sfida e giocare convinti di farcela sino al fischio finale. Ai giocatori s’insegna a rincorrere anche le palle impossibili da prendere, perché non si deve mai abbandonare l’idea che sia  possibile.

Per trasmettere quotidianamente a se stesso questa mentalità, l’allenatore deve essere il primo a dimostrare apertamente un atteggiamento di questo tipo. Qualcuno potrebbe obiettare che non è affatto facile vivere in questa maniera, d’accordo, parafrasando Andy Warhol si può dire che 15 minuti di sconforto non si negano a nessuno ma dopo bisogna cambiare atteggiamento, abbandonare completamente questa condizione e impegnarsi a realizzare le decisioni prese, con convinzione e positività.

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I principali errori mentali degli atleti

I principali errori che compiono gli atleti:

  1. Pensare che sentirsi in forma, sia sufficiente per fare un’ottima gara.
  2. Visualizzare la propria gara senza prevedere le possibili difficoltà che si potranno incontrare e non prevedere un modo per risolverle.
  3. Essere troppo/poco attivati, spinti dal desiderio di volere fare bene o dalla paura di non riuscirci.
  4. Essere preoccupati per la gara, tanto da non essere concentrati sul presente ma su ciò che potrebbe capitare di negativo.
  5. Non considerare le fasi di difficoltà della gara come una parte normale della prestazione ma come incapacità personali.

 

 

 

 

Chi si assume la responsabilità dello sviluppo dell’atleta?

La fiducia è un tema di cui gli psicologi parlano spesso e che altrettanto spesso gli allenatori utilizzano per sottolineare che gli errori dei loro atleti sono determinati da una carenza di questa dimensione psicologica. Talvolta questa spiegazione serve a nascondere carenze dei coach ma altre evidenzia limiti nello sviluppo psicologico dei ragazzi.

Su questo argomento si può dire molto. Uno ad esempio deriva dall’approccio integrazionista allo studio della personalità che spiega che i comportamenti derivano dalla relazione fra la personalità dell’individuo, le situazioni da affrontare, le competenze specifiche e le aspettative del suo ambiente sociale.

Giacché la situazione è così complessa, nessuno fra atleti, allenatori e staff, società sportiva e genitori possono sottrarsi alle loro responsabilità, che riguardano la costruzione nel lungo termine dell’atleta.

Quanti affrontano la questione delle prestazioni deludenti servendosi di questa visione? Quante società sportive sono organizzate per soddisfare questo bisogno tenendo in considerazione queste variabili?

Sei un allenatore credibile se…

Gli allenatori, nel rapporto con gli atleti,  fondano la loro credibilità su dimensioni psicologiche in cui la comunicazione interpersonale svolge un ruolo fondamentale e riguardano:

  1. Aspetti stabili del carattere – Ci si riferisce a dimensioni quali l’onestà e la correttezza nel comunicare in modo diretto e chiaro con gli atleti senza volerli manipolare. Sono persone orgogliose di fare parte di quel gruppo sportivo.
  2. La competenza –  Sono individui professionalmente competenti, orientati al continuo miglioramento e alla ricerca delle innovazioni. Accettano i propri limiti e gli errori che commettono. Sanno che ammetterli è un indice di forza e non di debolezza.
  3.  L’impegno –  Questi allenatori sono fortemente impegnati nello svolgere la loro attività. Posseggono e trasmettono una visione positiva della loro squadra, e sono intensamente impegnati a realizzare i loro obiettivi.  Lo sport e l’allenamento li appassionano e in questi ambiti mettono il loro entusiasmo. Sono dotati di molta energia, sono convinti e tenaci.
  4. Il prendersi cura –  Sono sinceramente interessati ai loro atleti, come singoli e come gruppo. Per conoscerli spendono tempo con loro e sono interessati al loro presente così come al futuro.
  5. La coerenza – Sono individui che agiscono in modo prevalentemente coerente realizzando la loro filosofia di allenamento, pur adattando i loro comportamenti alle richieste dell’ambiente e alle situazioni impreviste. A tale fine controllano le loro emozioni, così da trasmettere fiducia agli atleti. Sono coerenti nel fare rispettare le regole e gli standard comportamentali a cui la squadra deve adeguarsi. Pertanto, agiscono in maniera organizzata e lavorano in modo altamente responsabile.
  6. L’essere costruttori di fiducia – Stimolano in modo incessante la fiducia dei loro atleti. Chiedono di esprimersi al loro meglio ma sono anche pazienti nell’aiutarli a svilupparsi e a migliorare.
  7. L’essere buoni comunicatori – Gli allenatori credibili sono degli ottimi comunicatori. Sono aperti, onesti e diretti quando parlano ai singoli e alla squadra. In modo continuo, ricordano agli atleti cosa devono fare per essere dei vincenti. Richiedono il massimo del coinvolgimento e prendono in considerazione le informazioni che da loro provengono. Sanno realmente ascoltare e proprio per questa ragione sono a conoscenza dei problemi e dei conflitti, che ricercano attivamente di risolvere prima che possano ulteriormente peggiorare.
(da Alberto Cei, 2016)

Le competenze psicologiche di un squadra

Le competenze psicologiche di un squadra che a mio avviso influenzano maggiormente il gioco e la prestazione e che dovrebbero venire allenate.

Collaborazione – Ogni calciatore ha la responsabilità di contribuire attivamente alla coesione della squadra. Questa attitudine va allenata ogni giorno, è la struttura che sostiene la squadra ed è costituita dall’insieme delle relazioni fra i calciatori, l’allenatore, lo staff tecnico e sanitario e i dirigenti. E’ indispensabile che ognuno nella squadra abbia un ruolo ben definito e obiettivi chiari e specifici. Ogni calciatore deve accettare la sua posizione e impegnarsi con dedizione. Chi non fosse convinto deve chiarire rapidamente la sua posizione, altrimenti non s’impegnerà totalmente nella squadra.

Combattività  e Tenacia – In ogni partita si alternano momenti positivi e negativi; la squadra nel suo complesso deve trovare il positivo nelle difficoltà e l’abilità consiste nel pensare che quello è il momento per dimostrare la capacità di resistere e, quindi, di comportarsi in modo combattivo e tenace. La concentrazione e l’auto-controllo in campo devono servire a moderare gli eccessi di aggressività che possono determinare comportamenti impulsivi e troppo fallosi.

Concentrazione – Significa giocare per fare la cosa giusta nel momento giusto. Riguarda il seguire le indicazioni che vengono dall’allenatore ma anche la gestione dei propri pensieri dopo un errore, nei momenti di maggiore pressione degli avversari, nei momenti determinanti della partita ma anche dopo avere segnato una rete non bisogna rilassarsi ma restare focalizzati.

Gestione stress agonistico – Le emozioni sono difficili da gestire con efficacia e per questo così spesso limitano le prestazioni. Vi sono quelle dei giovani calciatori che devono imparare a gestire il loro ruolo non solo in partita  ma anche nella vita quotidiana e vi sono quelle dei calciatori più esperti che devono anche loro continuare a mantenere saldo l’impegno emotivo che hanno sinora manifestato. In relazione alla partita è necessario che ognuno trovi la condizione emotiva ottimale per iniziare bene l’incontro. I calciatori dovrebbero identificare quali sono le emozioni che gli consentono di giocare bene e quelle che invece li ostacolano e lavorare per consolidare ciò che gli fa bene.

Autostima – Dico spesso agli atleti con cui lavoro che per essere un campione ci vuole coraggio e umiltà. Coraggio di pensare che posso raggiungere grandi risultati con la squadra, quindi avere fiducia in me e negli altri, e poi avere l’umiltà di impegnarmi ogni giorno per raggiungere questo sogno, passo dopo passo. Non è facile perché è più semplice sognare senza impegnarsi oppure impegnarsi al massimo ma senza avere un’idea in testa di cosa/come si stia facendo. In una squadra la fiducia non è solo una questione personale ma è anche un fatto collettivo decisivo da fare crescere e sapere mantenere.