Nel calcio i genitori mettono troppe pressioni

Cesare Prandelli ha affermato, in un convegno dedicato all’attività giovanile nel calcio, che  ”il vero problema non sono i bambini ma i genitori … Io i genitori ho provato ad allenarlì per otto mesi ma poi ho rinunciato: mettono troppe pressioni, quando invece bisogna sbagliare. Il bambino stesso è più attento a capire il proprio futuro, con l’assillo dei famigliari diventa tutto più difficile. E’ vero che nelle difficoltà si forma il carattere ma è anche vero che in tal modo è più dura emergere”. Purtroppo ha ragione e gli allenatori dei giovani sono tartassati da genitori che li accusano di non valorizzare i loro figli. Sappiamo che la fiducia in se stessi si sviluppa attraverso le reazioni che gli adulti hanno agli errori.  Se l’adulto comunica: “va bene, continua a impegnarti” il giovane capirà che gli errori sono un evento normale e fisiologico dell’allenamento e che ciò che conta è perseverare nel mantenere l’impegno. Questo è l’approccio che si deve avere per imparare qualsiasi cosa, dalla matematica al calcio. I genitori dovrebbero mostrare questo atteggiamento nei riguardi di ogni compito dei loro figli. Molti genitori, invece, sono preda delle loro insicurezze e quindi vorrebbero realizzarsi magicamente attraverso i successi dei figli ma senza insegnare quale sia il percorso per raggiungerlo e senza dare loro il tempo di crescere. E quando dico successo, intendo il sentirsi coinvolti in un’attività per il solo piacere di farla e perchè ci si diverte.

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