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Nuovo scandalo doping in Russia

In questi giorni abbiamo letto dell’ipotesi concreta di doping di stato attuato in Russia in questi anni e ciò riporta alla mente quanto è avvenuto negli ’70 in Germania Democratica Tedesca e che ho riportato nel mio libro “I signori dei tranelli”.

“Quanto è accaduto nella Repubblica Democratica Tedesca a partire dagli anni ’70 rappresenta una forma tipica di attuazione di una frode, a valenza politico-sociale, decisa a partire dai vertici dello Stato e perseguita in maniera razionale e di massa su tutti gli sportivi di alto livello e sui giovani che mostravano buone capacità di riuscita. Negli anni seguenti questa scelta venne premiata con risultati sportivi eccellenti. In questo caso, le sostanze dopanti usate dagli atleti, così come i falsi in bilancio non possono essere definiti in termini di devianza negativa, che comporta il rifiuto delle norme del mondo sportivo e di quello economico. Si tratta di una devianza che non rifiuta ma aderisce totalmente e in modo conformista ai valori chiave del successo, della vittoria, del guadagno, dello status sociale e  della popolarità. L’inganno venne perseguito in maniera scientifica, poiché in Germania orientale nel 1974 i politici si trovarono di fronte a un dilemma che dovettero rapidamente risolvere: per vincere bisognava ricorrere agli ormoni androgenici ma nel contempo come la maggior parte delle altre nazioni anchela Germania DemocraticaTedescanegava ufficialmente l’uso di queste pratiche, sostenendo anzi di volerle combattere. Pertanto venne elaborata una strategia generale, centralmente organizzata per assicurare lo sviluppo efficiente del doping ormonale e dei sistemi per nasconderlo. Data l’importanza politica di questa scelta, la decisione venne presa dal Comitato Centrale del Partito Socialista e la decisione finale, classificata come Top Secret, fu approvata il 23 ottobre 1974 dalla Commissione per lo Sport di Alta-Prestazione (Franke e Berenonk, 1997).  Questo documento del 1974 sosteneva che la somministrazione a maschi e femmine delle sostanze dopanti e in particolare la somministrazione degli steroidi androgenici, doveva essere:

  1. parte integrale del processo di allenamento e della preparazione per le principali competizioni internazionali;
  2. organizzata centralmente, includendo regolari valutazioni dei risultati ottenuti e delle esperienze effettuate dai medici dello sport;
  3. ulteriormente sviluppata e ottimizzata dalle ricerche svolte sul doping nello sport di alta-prestazione, con speciale enfasi sullo sviluppo di nuove sostanze e sulle migliori modalità di somministrazione;
  4. insegnata ai medici dello sport e agli allenatori tramite corsi e documenti speciali;
  5. svolta in totale segretezza ed essere classificata come un segreto di Stato ufficiale (Franke e Berenonk, 1997)”.

Doping o impegno?

Spesso mi chiedo che senso abbia il continuare a parlare di eccellenza nello sport quando continuamente scopriamo quanto il doping sia penetrato in questo mondo e quanto l’etica in molti atleti si confonda con l’omertà. L’etica in questi casi consiste nel proteggere un compagno che si dopa in accordo a una patologica definizione di morale, secondo cui si deve proteggere il proprio ambiente indipendentemente dalle azioni illegali e immorali che vengono praticate. La motivazione principale addotta per giustificare questo approccio al doping consiste nel pensare che non si possa eccellere senza questo aiuto. Assunto questo punto di vista, chi si oppone, condannando questo tipo di cultura sportiva, viene considerato un moralista che vuole imporre delle regole anacronistiche, poiché tutti si dopano. Domina la filosofia dell’Embé: “Hai visto hanno preso Tizio che si dopava”, “Embè che sarà mai, tanto lo fanno tutti, se vuoi vincere non c’è alternativa”. Questa filosofia si caratterizza per due idee principali: “Tanto peggio, tanto meglio” e “Sono tutti dei ladri”. Quando questa concezione si è diffusa fra gli adulti, molti hanno cominciato a doparsi per partecipare alle gare Master; vi sono casi in cui i genitori hanno chiesto al medico un “aiutino” per il loro figlio, sempre più spesso le palestre sono diventate luoghi di vendite di prodotti illegali e vi sono medici e fisioterapisti che hanno intrapreso questo tipo di consulenza per aumentare i loro guadagni. E’ invece proprio a partire dall’ampia diffusione di questa desolante concezione della cultura sportiva che dobbiamo reagire e continuare a parlare di eccellenza. Riguarda quelle prestazioni sportive di livello assoluto che dipendono solo dall’impegno e dedizione dell’atleta e dall’avere seguito insegnanti e programmi di altrettanto valore. Non dobbiamo cedere alla filosofia dell’Embè perché questa devasta i nostri giovani e i loro insegnanti. Il doping e ogni azione illegale nello sport vanno combattute diffondendo la cultura dell’impegno e del diritto di sognare che è possibile raggiungere qualsiasi risultato. Bisogna colpire penalmente chi si dopa ma allo stesso tempo bisogna cambiare questa cultura dello sport mortifera. I bambini e gli adolescenti rappresentano il nostro futuro e devono imparare che si può avere successo grazie al proprio impegno. Dobbiamo fare di più e meglio perché gli allenatori siano non solo professionalmente competenti ma sposino totalmente una visione etica del lavoro.

Recensione libro: A Guide to Third Generation Coaching

A Guide to Third Generation Coaching

Reinhard Stelter

Dordrecht: Springer Science, 2014, p.254

http://www.springer.com/new+%26+forthcoming+titles+(default)/book/978-94-007-7185-7

This book talks about coaching from a societal perspective. Since the beginning coaching has been interpreted as a process to increase managers’ skills and in any case as a system to approach and solve problems. Third Generation Coaching   is oriented on values  and create meaning underlying aspirations, passions and habits. This concept remember me the Amartya Sen identity idea, when he explains that every day we are part of different groups and in this way we have a multiple identity, build on this different contexts and roles. Thus, Third Generation Coaching talks about our identity, view as interpersonal process continuously in movement. Coachees and coaches  live a space of self-reflection not to improve specific competences but to permit to the coachees to know better themselves and may be to see their life in a new perspective.  Really, this coaching vision is an invitation to change stride, moving to a different interpretation of our life.  For this reason Stelter underlines the main role played by values “as important landmarks for navigating in life.” Today where financial fraud in business and doping in sport are so diffuse, a changing process based on values and ethics became fundamental to guarantee social respect and freedom form illegal actions. In fact, Stelter developed this new coaching approach in a time where values are not very well represented in our society, where at the contrary every day the newspapers published news about bankruptcies or doping cases like the most famous is Lance Amstrong fall. The book talks about the necessity to build in professional or every life meaning-experiences, based on our past stories and the present in order to have a better future. Third Generation Coaching changed also the coach role, he/she became a facilitator of the coachee’s reflections concerning is cultural roots and social relations, very important because determining his/her confidence into the social environments. Third generation coaching proposes a form of dialogue where coach and coachee are focused on creating space for reflection through collaborative practices and less concerned with fabricating quick solutions. Aspiring to achieve moments of symmetry between coach and coachee, where their dialogue is driven by a strong emphasis on meaning-making, values, aspirations and identity issues. Coach and coachee meet as fellow-humans in a genuine dialogue. I can say that also in sport we assisted in an evolution of this kind in the program of athletes’ mental coaching. Till 10 years ago the programs for them were related almost exclusively to increase specific mental skills, to use during the most important events. At this approach, successively, has been added an approach more oriented to reflect about their life style, to the positive role the athletes can play in our society, to doping as negative value for them and for the society because based on deception.

I pensieri che ispirano Zanardi

Alex Zanardi è un grande campione nello sport e nella vita e ieri l’ho sentito parlare di fronte a una platea di giovani. Mi hanno colpito due idee, semplici ma molto evocative.

La prima – “Dobbiamo sincronizzare il cervello sui desideri del cuore”, idea ottima per spiegare che dobbiamo coltivare le nostre passioni anziché subire le imposizioni dell’ambiente in cui viviamo. Mette però anche in evidenza che la nostra mente deve svolgere il ruolo di programmatore di quanto è necessario per passare dal semplice sognare a occhi aperti a mettersi nella condizione di realizzare un nostro desiderio. Desideri e realtà in questo modo s’intrecciano, evitando di venire schiacciati dalla quotidianità perché vissuta come espressione pratica della nostra passione.

La seconda – Un ciclista amatoriale che incontra per strada durante un allenamento gli dice che lui certamente si sarebbe dopato se qualcuno gli avesse detto che così facendo avrebbe vinto il Tour de France e chiedendo il suo assenso Zanardi gli risponde invece “Sei matto”. E poi continua dicendo che lo sport è un’occasione e, proprio per questa ragione, se sei nella condizione di vincere o comunque di fare il tuo meglio “quando ti capita nella vita di provarci da solo” a ottenere questo risultato? E che fai ti dopi perdendo questa opportunità?

Sono pensieri che aiutano a riflettere e che fanno bene al cuore e alla mente

Italiani, vittime di noi stessi ma la colpa è degli altri anche nello sport

Siamo un popolo abituato a dare la colpa agli altri e anche nello sport si manifesta questa mentalità. I genitori picchiano gli arbitri, naturalmente la Juve ruba le partite, chi si dopa si giustifica dicendo che è stata una leggerezza e così … e sopattutto non abbiamo speranza.

La gioia di vivere di Karin

Vi sono eventi sportivi, partite, che cambiano la percezione degli atleti da parte di chi segue da spettatore appassionato lo sport. E’ il caso del match di ieri fra due tenniste Maria Sharapova e l’italiana Karin Knapp, una partita durata 3.30 ore a + di 40 gradi e che la Knapp ha perso solo al terzo set per due punti: 10-8. Una partita che l’ha vista giocare alla pari sino all’ultimo colpo con estrema determinazione. Sono partite che segnano in positivo e che dimostrano il livello di competitività che questa ragazza, 40 al mondo, ha raggiunto. Segnano non solo per come ha giocato ieri ma perchè sono solo tre anni che ha ripreso a giocare dopo un’interruzione di due anni dovuti a problemi cardiaci, con due operazioni al cuore e due al ginocchio destro. Sarebbe stato più semplice smettere di giocare a tennis, invece è ritornata e ha fatto bene.

Sono queste le storie che fanno bene anche a noi, che ci ricordano come lo sport possa essere un modo di riscattarsi anche da problemi gravi di salute. E’ una storia simile a quella del pallavolista Jack Sintini, alzatore della squadra campione d’italia, e di Alex Zanardi diventato l’handbiker più forte al mondo. Troppo spesso ci dimentichiamo di queste vite positive e vediamo solo i problemi generati dal doping. Sono questi gli esempi che i giovani atleti e atlete devono portarsi nella mente e nell’animo, quelli di chi è stato più forte degli incidenti che gli sono capitati. Il genitore che l’altro giorno mi ha scritto come fare a motivare suo figlio mentre altri si dopano e noi con lui dobbiamo fermarci a apprezzare queste vite e capire cosa ci possono insegnare, così da arricchire la nostra motivazione con idee e convinzioni in grado di sostenerci nei momenti di difficoltà che incontreremo. Lo stesso vale per i giovani che si arrabbiano ogni volta che commettono un errore, come se non dovessero sbagliare: provate a pensare a quanti errori hanno dovuto accettare questi campioni quando hanno ripreso l’attività dopo la malattia o l’incidente, se avessero perso tempo a lamentarsi non sarebbero mai arrivati a dove sono adesso.

Essere noi stessi grazie solo al nostro impegno

Un genitore mi scrive parlando di ragazzi che migliorano le loro prestazioni sportive ottenendo tempi che fanno sospettare all’uso di doping e di come sia possibile sostenere la motivazione del proprio figlio a continuare nel suo impegno sportivo. Siamo in presenza di due problemi. Il primo riguarda il sospetto di doping. A questo riguardo se si vuole intervenire si deve parlarne con la propria società sportiva per verificare se la propria percezione è per loro corretta o quant’altro. Nel caso continui ad avere questi dubbi si dovrebbe decidere cosa si vuole fare e quali sono le procedure previste per denunciare questi presunti casi.

In relazione alla motivazione del giovane nuotatore che si sente impotente e demotivato, bisogna certamente per prima cosa ascoltare il proprio figlio e accettare le sue emozioni di delusione e di rabbia. Nel contempo bisognerà dirgli che nel mondo dello sport vi sono persone che scelgono le scorciatoie mentre ve ne sono altre che basano il loro miglioramento solo ed esclusivamente sul proprio impegno.  Queste ultime devono essere il suo modello e ad esse deve fare riferimento quando pensa al suo futuro di atleta. Come in ogni altra attività umana ci sarà sempre chi ottiene dei risultati con la truffa, possono vincere qualche battaglia ma non vinceranno la guerra fino a quando saremo in molti a praticare uno sport pulito. Queste a mio avviso sono le ragioni di cui parlerei a mio figlio, dicendogli che il duro lavoro paga, magari all’inizio più lentamente, ma nessuno gli potrà mai togliere la soddisfazione di sapere che siamo ciò che siamo solo grazie a noi stessi, al nostro impegno e dedizione. Credo che questo sia un buona motivazione per essere fieri di se stessi.

Raggiunti 1000 blog

Ho raggiunto il numero di 1000 blog, bella esperienza perchè scrivere costringe a ragionare in modo sintetico con l’obiettivo di elaborare commenti e idee non scontate e non basate semplicemente sul senso comune. Lo sport in tutte le sue forme, dalla semplice camminata a quello di vertice assoluto è una cosa seria; richiede che tutti i partecipanti sviluppino grazie alla loro pratica un’adeguata cultura sportiva fondata su due idee di base:

il movimento è vita e

migliorare è legittimo ma nel contempo bisogna sapere accettare i propri limiti quali essi siano.

Se s’impara a praticare lo sport con questo atteggiamento sarà più facile accettare le difficoltà e le sconfitte che ne sono parte integrante. Si diventa inoltre consapevoli che lo sport deve favorire il benessere personale e non essere praticato a suo discapito (doping e cultura del “solo chi vince vale”).

 

La follia del genitore che dopa non è un caso isolato

La notizia di oggi che un genitore obbligava suo figlio a doparsi perchè doveva diventare un campione di nuoto è solo l’ultima di una serie di episodi che mettono in luce come molti genitori non solo hanno rinunciato a svolgere il loro ruolo educativo ma addirittura ne diventano i principali sfruttatori per soddisfare le loro frustrazioni. Non rimpiango il tempo in cui i gentori svolgevano un ruolo autoritario principalmente nei confronti delle ragazze e in generale si disinteressavano di ciò che facevano i figli maschi. Essere genitori in questo periodo è molto più difficile perchè bisogna sapere e volere orientare il futuro dei propri figli e molti percepiscono questo ruolo come una fatica o mancano semplicemente di quel senso di responsabilità che dovrebbero avere. Non importa se si è divorziati o se si convive, ciò che conta è la volontà a svolgere il ruolo educativo a cui si è chiamati, e questo manca. Viviamo inoltre in una società in cui l’apparire e non l’essere è importante e in cui i soldi sono quasi l’unico parametro per dimostrare che si ha un valore positivo. Purtroppo questi casi aumenteranno sempre più.

Alex Rodriguez: un altro caso di doping

Alex Rodriguez, giocatore di baseball degli Yankees, sospeso per 211 partite insieme ad altri giocatori sospesi per “solo” 50 partite sono un altro clamoroso caso di doping. Questa frode continua senza che apparentemente i giocatori si preoccupino delle sanzioni che possono colpirli. Sono ancora convinti della loro decisione di doparsi. Ecco alcune ragioni che continuano a motivarli a questa scelta.

  1. Desiderio di accumulare ricchezza – è possibile se le prestazioi sono eccezionali o sono percepite tali.
  2. Volontà di assumersi dei rischi – assumere decisioni che comportano rischi penali contando sulla scarsa probabilità di essere scoperti.
  3. Opportunità di frodare – Molti altri giocatori si sono dopati, è una pratica frequente e vi sono aziende che propongono prodotti che servono a questo scopo.
  4. Consapevolezza che i controlli sono inefficaci – La probabilità di venire condannati è scarsa e i grandi studi di avvocati costituiscono un’arma di difesa  fondamentale.
Baseball, Rodriguez in campo con la squalifica: i tifosi lo insultano