Archivio mensile per ottobre, 2014

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Educare i genitori allo sport

La National Alliance for Youth Sports ha realizzato un programma educativo per i genitori dei ragazzi e ragazze che praticano sport per renderli consapevoli del loro ruolo e delle responsabilità così come dei modi per rendere piacevoli e positive le esperienze dei loro figli.

 

Trasformare un gruppo in una squadra: le regole utili

Il calcio è uno sport di squadra, ma non sempre un gruppo di calciatori si comporta da squadra. Il termine squadra va oltre la sua definizione terminologica. La squadra, è una costruzione,  è un lavoro continuo, è possedere tutti la stessa idea. Quando gli allenatori del settore giovanile si lamentano di abbandoni, di scarso impegno, di mancanza di responsabilità nei confronti dei compagni, si dovrebbero chiedere che cosa hanno fatto, praticamente, per avere una squadra unita.

Spesso per elogiare i propri atleti si parla di  buon gruppo,  senza sapere che al di là dell’errore terminologico c’è un processo fondamentale che viene  saltato: il  passaggio dal gruppo alla squadra. In mancanza di questo processo la squadra non esiste.  Dov’è l’errore?

Il gruppo è un insieme di persone  che hanno obiettivi comuni  e che interagiscono per il loro raggiungimento. Passare dal gruppo alla squadra significa trasformare gli obiettivi  che li giocatori hanno in comune in un unico obiettivo comune. Non è un giro di parole ma è in realtà un lavoro che spesso può sfuggire all’allenatore. Di seguito alcune regole comunicative utili per lavorare con la squadra:

  • definire le responsabilità individuali e collettive,
  • favorire l’interazione costante,
  • proporre sfide e imprese motivanti,
  • valorizzare le diversità individuali e collettive,
  • cercare e creare alleanze,
  • motivare alla fatica,
  • celebrare i successi e l’orgoglio di squadra.

In questo ambito, il lavoro dello psicologo dello sport consiste nel favorire la consapevolezza l’allenatore relativamente alle proprie modalità comunicative, aiutandolo a trasformare queste regole in atti concreti.

Ogni allenatore deve essere professionalmente competente, consapevole del fatto che in campo vince sempre la squadra.

Il Goal – Film – La palla corre più veloce di te

(di Daniela Sepio)

 

 

 

 

 

Rocchi ha sbagliato approccio mentale

Juventus- Roma poteva essere una bella partita, è stata invece un monumento al narcisismo arbitrale. Vi sono alcune regole non scritte che dovrebbero regolare le decisioni arbitrali e che in questo caso sono state ampiamente disattese.

Nel dubbio non fischiare – Rocchi ha fatto l’opposto in relazione al primo rigore, non sapeva cosa decidere ma ha scelto l’opzione più punitiva.

Farsi accettare dalle squadre – Paolo Casarin, quando era capo degli arbitri, diceva sempre di ricordarsi che l’arbitro anticamente era invitato ad arbitrare, pertanto deve essere flessibile anche se giusto.

Servirsi del buon senso – Significa utilizzare questa dimensione psicologica in modo professionale. Coprirsi il volto per evitare una pallonata in faccia è una reazione assolutamente ovvia  e accettabile. Non comprenderlo è grave.

Non credo che Rocchi abbia avuto una sudditanza psicologica nei confronti della Juventus. Sono convinto che abbia voluto sottolineare in modo sbagliato e grave il suo ruolo di decision maker. In sostanza la sua prestazione è stata scadente perchè ha voluto dimostrare di essere più importante del gioco e di poter determinare il risultato.

D’altra parte sino dall’inizio del 2000 gli arbitri non hanno alcuna formazione psicologica. Pensavo che ciò fosse principalmente a calciopoli purtroppo non è così: non c’è interesse a promuovere arbitri psicologicamente capaci, ovviamente vi sono eccezioni ma queste rimangono tali.

Giornata Mondiale dell’Insegnante-2014

Gli insegnanti sono un investimento per il futuro dei paesi. Ciò che i bambini di oggi si troveranno ad affrontare nella vita adulta non può essere previsto e così gli insegnanti di oggi e di domani hanno bisogno delle competenze, le conoscenze e il sostegno che permetterà loro di soddisfare le diverse esigenze di apprendimento di ogni ragazza e ragazzo.

Fazz’a Italian Green Cup with Andrea Filippetti (coach of the Italian junior shooting national team)

#Moveweek

La Move Week 2014 è partita: dal 29 settembre al 5 ottobre torna la settimana dedicata allo sport e all’attività motoria, per promuovere la salute e il benessere. Le magliette arancioni con il logo della manifestazione si impossesseranno festosamente di strade e piazze grazie a questa manifestazione lanciata da ISCA - International Sport and Culture Association, rete internazionale di promozione dello sportpertutti della quale l’Uisp t per (Unione Italiana Sport per Tutti) fa parte.
Parteciperanno alla Move Week 85 città italiane, tra le quali Roma, Torino, Bologna e Firenze. Sono previsti oltre 180 eventi sportivi che si aggiungeranno a tanti altri in programma in tutta Europa, per un numero complessivo di circa 2000 eventi.

Cercasi talenti? No, ha sbagliato nazione

Mentre nel mondo le aziende più importanti conducono tra di loro da anni una guerra per assicurarsi i migliori talenti e su Google troviamo decine di pagine selezionando “talent war”, noi invece viviamo in una nazione in cui questi due termini suscitano poco interesse. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Bruno Pellegrino, Università della California, e Luigi Zingales, Università Chicago, secondo cui gli imprenditori italiani, non tutti per fortuna, preferiscono avere come diretti collaboratori degli “yes manager”, pronti in ogni istante a compiacerli nelle loro scelte a discapito di uomini e donne indipendenti e competenti. Si conferma la scarsa propensione dell’imprenditoria italiana alla cultura della prestazione che coniuga insieme la capacità di assumersi dei rischi e d’innovarsi con la necessità di mantenere in attivo il bilancio mentre al suo posto si diffonde il familismo amorale, che seleziona le persone per cooptazione. In tal modo ci si pone sulla strada che abbandona la ricerca del successo come massima espressione delle qualità aziendali e ci si avvia su quella in cui favoritismi e clientele diventano i fattori dominanti del successo. Il mondo del calcio professionista ancora una volta si rivela essere specchio di questo paese e di questo tipo d’imprenditoria: tanti stranieri mediocri e pochi giovani italiani talentuosi. Infatti, nella maggior parte delle squadre sono presenti pochi calciatori italiani e solo quest’anno sono stati introdotti 84 nuovi giocatori, che limitano ulteriormente l’accesso in squadra ai nostri giovani talenti.  Il danno che si viene a creare è molto grave. S’impedisce di fatto ai giovani italiani di giocare, si rende inutile l’attività giovanile poiché i migliori non troveranno squadre disposte a inserirli nell’organico, li si obbliga ad andare all’estero come è il caso di Immobile, Cerci e Verratti, si spendono inutilmente soldi per giocatori stranieri che non sono di valore, le squadre perdono ulteriore valore perché non possono contare su giocatori tenaci e che vogliono vincere. Non vi sono spiegazioni che permettono di comprendere questo fenomeno così auto-lesionista per i club. Certamente la professionalità dei dirigenti di calcio esce sconfitta da questo approccio e dato che questa pratica è così diffusa evidentemente non preoccupa anzi ne esce rinforzata. Naturalmente esistono aziende e squadre che si fondano sulla cultura della prestazione, seguiamole perché sono un pezzo importante della soluzione dei nostri problemi.

(leggilo su http://www.huffingtonpost.it/../../alberto-cei/)