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Vivicittà: la corsa più grande del mondo

VIVICITTA’ – 2 APRILE 2023

È partita nel 1983 promossa dalla UISP e da allora non si è più fermata. La “corsa più grande del mondo” continua ad essere la grande protagonista dello sport per tutti, abbracciando in un’unica, originale formula, atleti professionisti e sportivi della domenica con la competitiva di 10km oltre alla passeggiata ludico motoria in tante città italiane ed estere, partenza per tutti allo stesso orario, unica classifica in base ai tempi compensati. E ogni anno, un tema per cui battersi: la pace, i diritti umani, il rispetto ambientale, l’uguaglianza sociale, la solidarietà tra i popoli. Perché la libertà (di correre) non sia un privilegio di pochi.

Ripercorriamo allora insieme alcune delle tappe più significative:

1984 - “Italia, pronti, via!”: dopo il prologo di Perugia del 1983, parte l’avventura di Vivicittà. 30 mila persone corrono simultaneamente in venti città italiane per difendere i centri storici. Nella prova di Roma si impongono i vincitori generali, entrambi russi: Vladimir Kotov e la 26enne Palina Gregorenko.

1986 - Vivicittà sbarca a New York lanciando un messaggio di amicizia e solidarietà tra i popoli. Crescono i partecipanti, che arrivano a 60.000. Il percorso è ridotto a 12 km per uniformare i tracciati e rendere più veritiere le classifiche compensate. I vincitori assoluti sono in gara a Roma: l’inglese Tim Hutchings e l’italiana Anna Villani.

1989 - Vivicittà corre con la mascherina. A Roma si sperimenta un sistema per rilevare il tasso di inquinamento durante l’attività fisica facendo correre alcuni atleti con una speciale mascherina. In occasione dell’anno europeo della lotta contro il cancro, si distribuisce a tutti i partecipanti un vademecum di regole per la prevenzione. 80 mila atleti corrono nelle 33 sedi italiane e nelle 7 estere. Su tutti si impone Salvatore Antibo, vincitore per la seconda volta consecutiva a Palermo.

1990 - dopo la caduta del muro, la manifestazione corre nella Berlino riunificata. Record delle città iscritte: 34 in Italia e 7 all’Estero: oltre Berlino, Siviglia, Barcellona, New York, Budapest, Lisbona, Bruxelles. Il vincitore corre a Siena ed è il ruandese Ntawulikura mentre la capitale tedesca regala la vincitrice femminile, Uta Pipping.

2000 - “Con le ragioni di ciascuno per i diritti di tutti” è il messaggio che accompagna Vivicittà nel suo debutto a Baghdad. Il maratoneta romano Giuseppe Papaluca percorre a piedi i 1000 km da Amman a Baghdad per portare un messaggio di pace. Catania ripropone i vincitori della classifica compensata con il keniano Robert Kipchumba e l’italiana Agata Balsamo.

2008 - altre due città simbolo accomunate dal messaggio di Vivicittà. Si corre a Beirut e a Bucarest nel nome della tolleranza e dell’integrazione. 70 mila gli atleti partecipanti nelle 40 città italiane. La vittoria va al keniano Philemon Kipketer Serem e all’italiana Renate Rungger.

2011 - si corre nel nome dei 150 anni dell’Unità d’Italia. 100 mila i podisti al via nelle 38 città italiane e 16 nel mondo. Vivicittà coinvolge anche 17 istituti penitenziari e minorili e i campi palestinesi del Libano, come evento conclusivo delle Palestiniadi. Tra i vincitori, primato assoluto agli africani con i marocchini Khalid Ghallab tra gli uomini e Hafida Izem tra le donne.

2016 - #Liberidimuoversi, il tema di Vivicittà 2016 era legato all’accoglienza e al valore sociale dello sport, che riesce a superare le frontiere geografiche e sociali. Il luogo simbolo di questa edizione – che ha visto 60.000 partecipanti in 43 città italiane e 11 nel mondo – è stato Lampedusa.

2022 - dopo due anni di stop causato dalla pandemia Covid-19, Vivicittà torna in tutta Italia, con una dedica speciale alla Pace. Vivicittà – la corsa per la pace, raccoglie 20.000 partecipanti in 30 città italiane.

 

Lo sport a Firenze con le Olimpiadi e Paralimpiadi della Città

Sport, sport, sport. In Italia se ne parla tanto, ma i numeri raccontano una realtà diversa: appena il 27% della popolazione maggiorenne pratica sport e uno su due ha oltre 45 anni. Ne abbiamo parlato con Alberto Cei, psicologo dello Sport e docente alle Università di Tor Vergata e San Raffaele.

Intervista di Alessandro Bartolini  per l’ufficio stampa delle Olimpiadi e Paralimpiadi della Città Metropolitana di Firenze diffusa con newsletter della UISP Firenze

Quali sono le ragioni di questo allontanamento dallo sport in età molto giovane?

“Il picco di attività è a 12 anni per i maschi e 11 per le ragazze, da lì comincia la discesa. I motivi sono molteplici: anzitutto l’organizzazione della scuola non prevede in maniera consistente l’attività motoria, poi c’è una notevole carenza di impianti che certo non aiuta. Crescendo aumenta poi l’impegno con lo studio e di conseguenza anche le difficoltà, perché non sempre i docenti riconoscono il valore di queste attività, non c’è un’adeguata attenzione. Infine c’è un altro aspetto legato alle esigenze familiari: sono sempre i genitori o comunque i parenti a dover accompagnare i più giovani a fare sport, non tutti hanno questa possibilità ed è un ulteriore limite”.

 La pandemia ha dato un ulteriore colpo: secondo i dati Istat, ancora una volta i numeri peggiori si registrano nelle fasce giovanili, con una diminuzione in doppia cifra: da 66 al 48,9% per i bambini delle elementari, dal 68 al 54,8% per quelli delle medie. 

“Indubbiamente la pandemia ha pesato molto, a quell’età è innaturale restare chiusi dentro casa. Invece sono stati sollecitati a condurre una vita sedentaria e alla fine l’uso degli strumenti tecnologici, a partire dagli smartphone, è diventato un’alternativa alla socializzazione in presenza, visto che permettono comunque di mantenere relazioni. Chi già era poco motivato a fare sport o lo faceva saltuariamente, dovendo restare chiuso in appartamento, si è abituato e ha mollato. Certo non è una situazione omogenea, magari ha sofferto di più chi vive nelle grandi città rispetto a chi abita in piccoli centri dove è più facile stare a contatto con la natura”.

Parlavamo prima del rapporto un po’ complicato tra sport e scuola. Quanto c’è da lavorare per rafforzare questa sinergia?

“Purtroppo la scuola non considera l’attività sportiva come un elemento centrale nella formazione di ragazze e ragazzi; c’è anche una sottovalutazione del ruolo degli insegnanti specializzati in questo ambito. È significativo che molte scuole non abbiano la palestra oppure che questi impianti siano inagibili per anni. Abbiamo visto, per esempio, cos’è accaduto durante la pandemia: le palestre sono spesso diventate il deposito per i banchi a rotelle inutilizzati o per accatastarvi quelli vecchi. È un problema di mentalità che viene da lontano, negli ultimi 30-40 anni non è cambiato granché. Ci sono stati e ci sono dei progetti, ma un conto è raggiungere 10mila o 20mila studenti, altro è coinvolgere tutti e far diventare lo sport un attività decisiva per lo sviluppo dei giovani”.

In quest’ottica quanto possono “servire” manifestazioni come le Olimpiadi e Paralimpiadi della Città Metropolitana? 

“Ogni manifestazione sportiva è sicuramente la benvenuta, a maggior ragione se come in questo caso è un intero territorio, una delle province più grandi e importanti d’Italia, che si muove nella stessa direzione. È un segnale forte per poter cambiare la cultura ed è fondamentale che questi non restino eventi isolati, ma siano da stimolo per altri così da innescare un circolo virtuoso”.

Il movimento in pillole: la proposta della UISP

C’è ancora un mese di tempo per usufruire delle “Pillole di Movimento” Uisp: un’occasione di benessere e socialità a disposizione di tutte e tutti, dal Nord al Sud d’Italia. Infatti, si concluderà il 31 maggio la campagna nazionale Uisp di contrasto alla sedentarietà e di promozione della cultura del movimento, che vede protagonisti 31 Comitati Uisp, oltre 235 Comuni italiani e 370 tra associazioni e società sportive dilettantistiche. Il progetto è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per lo Sport nell’ambito del Bando EPS 2020 e attraverso le farmacie dei circuiti Gruppo Lloyds e Federfarma provinciali, partner del progetto, verranno distribuite 480.000 confezioni di “Pillole di movimento”. Le confezioni di “Pillole di movimento” contengono coupon gratuiti che permetteranno di scegliere tra una rosa di oltre 1200 attività sportive e motorie promosse in tutta Italia. Ovvero, il bugiardino contenuto nella scatola, molto simile a quella di un farmaco da banco, consente di poter usufruire di un mese gratuito di attività fisica e verrà consegnato dal farmacista, così come un qualsiasi medicinale.

Il progetto è nato a Bologna nel 2011, grazie ad una rete molto capillare creatasi tra Uisp, le aziende Asl e le farmacie coinvolte. Un’idea vincente e assolutamente innovativa, che si è affermata nel territorio e che grazie a questo progetto nazionale viene lanciata per la prima volta a livello nazionale .In seguito alle difficoltà legate all’emergenza sanitaria ancora in corso, la durata del progetto è stata prorogata fino al 31 maggio.

I riflettori dello sport sulle periferie: le iniziative Uisp

Redattore Sociale torna sulla visita del Dipartimento Sport all’impianto Fulvio Bernardini Uisp Roma, con un’ intervista a Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza “politica” di questo incontro, che ha spostato i riflettori sulle periferie e sui problemi profondi che stanno vivendo le società sportive di base e di quartiere. Lo sport per tutti, che si gioca sui territori spesso periferici e dimenticati da tutti, rappresenta un baluardo di inclusione e riscatto sociale ma oggi vive un momento di transizione e di crisi.

“Lo sport va in periferia, e anche la politica sportiva. È questo lo scarto in avanti che l’Uisp chiede ai decisori pubblici e alla politica in ambito sportivo: consolidare l’idea che lo sport sia un diritto di tutti i cittadini, che sia un aspetto importante della promozione della salute e dell’educazione, che sia vettore di coesione sociale attraverso i valori dell’inclusione e della socialità”, ha commentato Tiziano Pesce. “Come Uisp continueremo ad impegnarci per cercare di orientare le politiche pubbliche dello sport a sostegno dello sport sociale e per tutti, quindi delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche del territorio – aggiunge Tiziano Pesce – chiedendo un riequilibrio delle risorse pubbliche destinate allo sport“. Infatti, quelle destinate allo sport per tutti sono largamente insufficienti, meno del 4% del totale. Inoltre, proprio la pandemia ha acuito queste disuguaglianze e oggi associazioni e società sportive faticano a riprendere l’attività. “C’è stato un allontanamento dei giovani e delle famiglie dai corsi di sport, una serie di norme hanno compresso l’attività di base”, sostiene il presidente Uisp.

La richiesta è quella di interventi straordinari a sostegno dell’associazionismo sportivo del territorio. “Ci auguriamo che nei prossimi giorni vengano attenuate le norme restrittive sui distanziamenti e si possa tornare ad una attività che coinvolga un numero maggiore di praticanti, sia in palestra sia in piscina, quest’ultimo un ambito tra quelli che hanno maggiormente sofferto in termini di restrizioni e quindi sotto l’aspetto economico-finanziario, pur nel rispetto delle norme anticovid che l’Uisp ha sempre favorito con protocolli rispondenti ai Dpcm e ai decreti che si sono susseguiti”, conclude Tiziano Pesce.

Presente all’incontro anche Michele Scicioli, capo dipartimento Sport, che si è detto consapevole sia del valore sia delle fatiche che il mondo sportivo sta affrontando: “Sappiamo che i problemi del mondo sportivo sono ricaduti sul tessuto sociale. La settimana europea dello Sport è nata nel 2015 per promuovere e quei valori positivi che la Uisp e le persone che vivono questo centro conoscono bene: valori di inclusione, integrazione, lotta alle discriminazioni ecc. Sappiamo quanto lo sport di base abbia sofferto nell’ultimo anno e mezzo. La scelta di questo luogo non è casuale”.  Presente anche Simone Menichetti, presidente di Uisp Roma, che ha parlato del grande valore dello sport per tutti e della fatica di sopravvivere per molte delle società che ne portano avanti questa missione sui territori: “Un’indagine tra le nostre società affiliate ha svelato che oltre il 30% ha interrotto le attività, mentre più del 25% ha addirittura chiuso, lasciando un grande vuoto, perché lo sport è un fenomeno sociale e aggregativo. Questo impianto è in un quartiere periferico, popolare: nato oltre 30 anni fa, è diventato uno degli impianti più utilizzati della zona, ma ora vive grandi difficoltà, dopo un anno e mezzo di pandemia e le conseguenti chiusure. Dobbiamo recuperare il terreno che la pandemia ci ha fatto perdere. E che ha fatto perdere allo sport di base, più che allo sport delle grandi federazioni”.

L’allarme lanciato dagli enti di promozione sportiva sulla chiusura di moltissime attività è stato rilanciato in un articolo de La Gazzetta dello Sport dedicato al fine settimana BeActive, firmato da Valerio Piccioni. Si è parlato delle difficoltà dello sport di base; dell’incontro di venerdì al Foro Italico tra il Dipartimento Sport e tre enti di promozione sportiva tra cui l’Uisp; di “Pillole di movimento”, il progetto per incentivare l’attività sportiva illustrato da Tiziano Pesce, presidente Uisp. “Si prova a reagire alle difficoltà in tutti i modi. Proprio in occasione della manifestazione del Foro Italico, l’Uisp ha lanciato “Pillole di movimento”, sostenuto dal Dipartimento Sport. Da gennaio saranno distribuite 480mila confezioni in 32 città italiane, una specie di “farmaco del movimento” già sperimentato nella provincia di Bologna. Dentro la scatoletta, si potrà trovare uno speciale “bugiardino” dove ci sarà una sorta di decalogo dell’importanza dell’attività sportiva e di corretti stili di vita. Ma la confezione sarà in qualche modo personalizzata città per città, perché ci sarà anche un’indicazione di alcuni indirizzi dove poter praticare lo sport con la possibilità di una prova gratuita di un mese di iscrizione al centro prescelto”, si legge nell’articolo. Dalla Settimana Europea dello Sport, le voci di Tiziano Pesce (Uisp), Vittorio Bosio (Csi) e Antonino Viti (Acsi): “Siamo a meno 50 per cento di attività, le famiglie sono ancora impaurite, non si sentono tranquille. Torneremo, torneranno, dobbiamo farcela, proprio la pandemia ci ha dimostrato l’importanza dello sport. Ma adesso fatichiamo tanto”.

(Fonte: UISP)

Londra #carefreeday

L’impegno francese per rendere lo sport un diritto di tutti e tutte

La nuova ministra dello sport francese Roxana Maracineanu ha presentato un barometro nazionale delle attività sportive che sarà aggiornato ogni due anni

Secondo il primo barometro nazionale delle pratiche sportive il cinquantadue per cento dei francesi sopra 15 anni praticano sport almeno una volta alla settimana: la ricerca è sviluppata da Injep-Istituto nazionale della gioventù e dell’istruzione popolare e Credoc-Centro di ricerca per lo studio e l’osservazione delle condizioni di vita. La percentuale dei praticanti sale al 75% tra i 16-25 anni secondo un’altra indagine, presentata al Ministero dello sport dall’associazione UCPA. Se i giovani preferiscono il body building e il fitness, di fronte al calcio e alla corsa, sono la corsa e la camminata le più amate dai francesi (40%), davanti alle “attività di fitness” e alla palestra (32%), seguite da sport acquatici e nautici (27%).

“Questo barometro è uno strumento che ci permetterà di valutare la pratica sportiva dei cittadini francesi ogni due anni, non ogni dieci anni come prima – ha detto Roxana Maracineanu, ministra dello sport francese - Sarà una bussola per guidare le nostre politiche pubbliche e intercettare le popolazioni più lontane dagli sport, come le donne o le persone con disabilità”.

Nella sua tabella di marcia, l’ex campionessa mondiale di nuoto, diventata ministra dello Sport lo scorso settembre, si è posta l’obiettivo di coinvolgere tre milioni di praticanti in più, cercando di far muovere il 20% dei non praticanti che dichiarano di voler praticare uno sport. Anche il primo ministro, Edouard Philippe, ha parlato di “sviluppo di pratiche sportive per tutti, ovunque, per tutta la vita”. (per approfondire clicca qui)

La precedente ministra dello sport francese, Laura Flessel, durante il suo mandato ha lanciato un bando per la creazione di ”liv-lab”, luoghi in cui le persone che non sono abituate a praticare sport vengono incoraggiate a muoversi attraverso l’uso della realtà virtuale. La Flessel è stata anche coinvolta nella lotta contro la discriminazione: è stata protagonista insieme a dieci atleti di una campagna di comunicazione contro il sessismo, il razzismo, l’omofobia e lo stigma della disabilità. In un contesto inedito per lo sport francese, dove la nuova governance, insieme ad una politica di austerità, incoraggia una privatizzazione dello sport e dunque un rafforzamento delle disuguaglianze, la FSGT-Fédération sportive et gymnique du travail è molto attiva per rendere effettivo il diritto allo sport per tutti e sui temi della disabilità con numerosi progetti. In particolare a Saint Denis, banlieu di Parigi, ha messo a disposizione a persone con disabilità e ai giovani frequentatori del quartiere uno spazio sportivo gratuito. Questa iniziativa permette di avvicinarsi e di svolgere una pratica sportiva regolare e duratura alle persone del quartiere e non solo: una pratica che mette insieme persone con disabilità e senza, dando vita ad un incontro sportivo che alimenta le relazioni umane e supera le diversità, contribuendo alla costruzione di una società inclusiva e ugualitaria. (Per approfondire clicca qui)

(Source UISP Massimo Tossini)

Violenza negli stadi

Violenza negli stadi #calcio, @VinceManco #Uisp su @RadioArticolo1 :

“il governo istituisca un forum permanente con le societá di calcio su territorio e tifo”

Allenamento: l’unica costante è il cambiamento

Il mio intervento al prossimo Stage Nazionale Insegnanti della S.d.A. Discipline Orientali UISP del 18-19 novembre sarà un contributo a illustrare che nella pratica dello sport e del movimento l’unica costante è il cambiamento. Le sessioni di pratica e di allenamento dovrebbero, infatti, avere lo scopo di sviluppare nuove competenze motorie, sportive e psicologiche per permettere a praticanti di qualsiasi età e livello di competenza sportiva di trarre il massimo della soddisfazione personale da questo loro coinvolgimento.

Il compito dell’allenatore è, quindi, di facilitare questo processo di acquisizione attraverso la realizzazione di programmi adeguati ai gruppi con cui lavora, proponendo situazioni che siano emotivamente coinvolgenti e che permettano di sviluppare nuovi apprendimenti.

La cultura di provenienza delle discipline orientali dovrebbe favorire l’uso di sistemi di preparazione psicologica e sviluppo mentale che favoriscano l’apprendimento e, quindi, il cambiamento che è lo scopo ultimo dell’allenamento.

Recensione: Ai vostri posti: Il mondo, lo sport, le Olimpiadi. I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatta

Ai vostri posti

Il mondo, lo sport, le Olimpiadi. I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatta

Valerio Piccioni, Gianni Bondini, Ivano Maiorella e Nicola Sbetti (a cura di)

Edizioni BookLab, 178 pagine a colori

Il libro si può richiedere a:

Ufficio stampa e comunicazione UISP, email: uisp@uisp.it  tel. 06-43984305.

Questo libro pubblicato nel 2016 in occasione dell’anno olimpico  contiene le biografie di una cinquantina di campioni di sport e di umanità, che hanno lasciato il segno pur non avendo necessariamente conquistato la medaglia d’oro. La pubblicazione è realizzata da La Corsa di Miguel e da Uisp.

L’anno olimpico è l’occasione per rileggere i Giochi attraverso la lente del valore sociale dello sport. Partendo dalle storie dei campioni che hanno vinto pur non essendo arrivati primi, delle donne che si sono fatte largo in un mondo storicamente maschile e maschilista, degli atleti simbolo della lunga marcia dei diritti, delle pari opportunità, dell’antirazzismo. “Ecco i pifferai magici di questa storia: spesso sono i vincitori è inevitabile ma a volte possono essere anche degli sconfitti – scrive Valerio Piccioni, giornalista, in apertura del libro – non ci aspetta una sola storia, capace di dire tutto a tutti. Piuttosto delle storie, da scoprire o da riscoprire, che meritano di essere raccontate e che ci aiutano a capire il mondo”. L’’indice del libro è molto articolato ed è stato suddiviso in capitoli, ognuno dei quali evoca suggestioni che lo fanno leggere d’un fiato.

“Guerra e Pace” dove si parla fra tanto altro della rivalità e amicizia che non piacque a Hitler fra l’americano Owens e il tedesco Long, oppure della storia di Zatopek fra vittorie e carri armati russi, o di Settembre nero e le Olimpiadi Monaco. “Sconfitti o Vincitori?” da Dorando Pietri e l’Olimpiade persa a Ron Clarke, il campione Keniano a cui fu detto che non avrebbe mai potuto correre.”Quelle sfide olimpiche professoresse di storia” da Tito batte Stalin su un campo di calcio nel 1952, a la rivolta ungherese e la pallanuoto, a USA-Cuba di baseball alle Olimpiadi di Atlanta.

Sono 13 capitoli che mostrano come storia, sport, società e cultura costituiscano un rapporto inscindibile. E’ un libro per tutti, per chi ama lo sport e vuole capirne il significato profondo, oltre le mode dominanti, ma è anche un libro per coloro che pensano che lo sport sia un semplice esercizio fisico, senza comprenderne il valore per lo sviluppo dell’essere umano. Infine, è un libro in cui si mostra che lo sport è espressione della cultura nella quale siamo immersi e talvolta esprime, come in tutte le forme di abuso sportivo che conosciamo, i valori peggiori della nostra società. Per questo lo sport va difeso, per diffondere il suo ruolo costruttivo nello sviluppo della cultura nella quale viviamo. “Ai vostri posti” fornisce proprio questo contributo e l’unico rammarico è che non abbia trovato un tipo di diffusione più ampio come invece meriterebbe.

 

 

 

I terribili numeri dello sport italiano: Vince la sedentarietà!

I numeri dell’indagine sulla pratica sportiva in Italia presentati da Coni e Istat, dimostrano purtroppo che i sedentari continuano a essere troppi e che la percentuale degli attivi non mostra significativi miglioramenti in tutte le fasce di età rispetto al passato.

In Italia:

  • 25% popolazione pratica sport in modo continuativo
  • 9,7% talvolta
  • 25% qualche attività fisica
  • 39,2 sono i sedentari
  • 30,5% popolazione attiva nel NordEst
  • 17,5% popolazione attiva nel Sud
  • 52,7% degli abitanti del Sud sono sedentari
  • 5,7% del tempo libero della popolazione tra 3-24 anni è dedicato allo sport per 2h13m per settimana
  • dal 2000 al 2016 la % di praticanti in modo continuativo è aumentata dell’7%
  • dal 2013 al 2016 l’incremento è del 3%
Non si può certo essere soddisfatti di questi dati che continuano a evidenziare un Italia spaccata in due in termini di pratica sportiva e in cui negli ultimi 18 anni l’incremento è stato veramente ridotto (8%). Questo evidenzia la carenza di politiche nazionali per lo sviluppo di uno stile di vita fisicamente attivo. Lo sport e l’attività fisica continuano a essere considerate come attività del tempo libero e non come fattori primari per lo sviluppo del benessere individuale e sociale. D’altra parte questi dati sono stati presentati senza che le principali organizzazioni sportive abbiano denunciato la loro gravità e l’influenza nefasta che producono sulla salute dei cittadini.