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Inter: entusiasmo e gioco

Non so se l’Inter ha ritrovato un gioco perchè non è di mia competenza ma se avesse trovato l’entusiasmo sarebbe una grande notizia. Non importa a chi si è fatto 5 goal, importa invece averli fatti e soprattutto che 3 siano stati messi a segno dal suo più importante attaccante. L’entusiasmo può provocare miracoli e l’allenatore che ne riconosce il valore deve fare iniezioni da cavallo di questo speciale ingrediente. Faccio il tifo per Stramaccioni perchè sarebbe la migliore pubblicità di quanto l’umore sia decisivo per vincere.

Il panico dell’Inter

In inglese dicono “from hero to zero”, da eroe a nulla. Questo è l’insegnamento che ci viene in queste settimane dall’Inter. Cosa è successo? Il lavoro dei giocatori non dovrebbe essere solo quello di perseguire l’eccellenza ma anche di non distruggersi quando le partite prendono una brutta piega. La squadra dovrebbe avere un piano A per quando si gioca bene ma anche un piano B a cui ricorrere quando si è in difficoltà. In mancanza del piano B è facile andare nel panico perchè l’immagine di squadra campione non corrisponde a come si sta giocando in quel momento e non si sa come reagire. Se fossero alpinisti sarebbero tutti morti, perchè non avrebbero considerato che non sono in forma come squadra e avrebbero affrontato le difficoltà della salita come se lo fossero. Lottare viene prima della tattica. L’allenatore della nazionale di basket, Pianigiani, ai suoi giocatori che avevano sul campo un atteggiamento simile, durante il time out disse “ci vuole un po’ di dignità, nessuno fa un salto, facciamo a cazzotti almeno, ma che cazzo c’avete dentro.” Bisognerebbe chiederlo anche all’Inter.

I problemi dell’Inter

Non mi convincono le spiegazioni fornite sulle sconfitte dell’Inter e non mi riferisco al merito degli acquisti e cessioni di calciatori, dell’invecchiamento della squadra o degli eventuali errori d’impostazione tattica della squadra. Certamente sono aspetti importanti ma nelle valutazioni che ho ascoltato e letto mi sembra manchi qualcosa, che a mio avviso viene prima di tutto e cioè: impegno e dedizione. Significa entrare sul campo con la voglia di dare il meglio di sè anche sapendo che non si è al massimo della preparazione (quale che ne sia il motivo), con la voglia di dimostrare che si ha un’anima. Ecco perchè gli allenatori sono spesso paragonati ai condottieri, perchè devono fare ardere questo fuoco, e non è retorica. Dice bene Al Pacino-allenatore nel film “Ogni maledetta domenica” bisogna lottare 1 cm alla volta. Questo approccio viene prima degli schemi, perchè è quello che serve proprio a esaltare il gioco squadra, povero o ricco che sia. “NOI siamo questi” deve dire la squadra, “siamo disposti a lottare?”  Questo ragionamento è semplice e terribile nello stesso tempo. Semplice perchè elimina ogni altra giustificazione, terribile perchè ognuno sa che da quel momento non può più mentire a se stesso. O ci stai o sei fuori e quando i giocatori purtroppo si escludono, a quel punto viene mandato via l’allenatore.

Previsioni campionato di calcio

Commenti e previsioni sulle prime 16 partite del campionato di serie A di calcio:

  1. Le prime tre squadre di testa, divise da 2 punti, raggiungono questa posizione con risultati diversi.
  2. Il Milan ha vinto più spesso delle altre. La sua media del 62% di successi è molto simile a quella raggiunta al termine del girone di andata della stagione precedente e al termine del campionato che vinto (era del 63%).
  3. La Juventus ha gli stessi punti del Milan pareggiando il 44% delle partite ma senza essere mai sconfitta.
  4. L’Udinese ha perso 2 partite come il Milan ma ha 1 pareggio in più, che determina il distacco di due punti dalle due capolista.
  5. Il campionato passato è stato vinto mantenendo la stessa percentuale di successi del girone di andata, riducendo al minino le sconfitte nella seconda parte (non più di 1) e aumentando i pareggi rispetto alla prima parte del campionato.
  6. Se la Juventus finisse il girone di andata senza sconfitte potrebbe permettersi anche 2 sconfitte in quello di ritorno ma non le altre due squadre.
  7. Gli scontri diretti possono determinare il campionato, non solo perché chi vince avrebbe superato un ostacolo decisivo, ma soprattutto sarebbe negativo per chi perde perché si troverebbe costretto a non subire più insuccessi se vuole vincere il campionato.
  8. Sono, però, altrettanto importanti anche le partite apparentemente facili perché la squadra di vertice deve ottenere la vittoria.
  9. La tabella di marcia è presto fatta su 19 partite bisogna vincerne 11, perderne 2  e pareggiarne 6 per essere quasi certi di arrivare secondi, chi vuole vincere dovrà fare meglio.
  10. In sintesi, di solito vince chi mantiene lo stesso ritmo di successi e aumenta il numero dei pareggi. L’anno scorso l’Inter è arrivata a 6 punti dal Milan pur vincendo solo una partita in meno (23vs24) ma ha fatto meno pareggi (7vs10) perché ha perso il doppio degli incontri (8vs4).

Le difficoltà dell’Inter

Ranieri dice che con il CSKA l’Inter è stata sfortunata e che i suoi ragazzi hanno mostrato carattere ma in questo momento non si vince. Non ho un commento su questa affermazione ma credo che i risultati ottenuti in campionato nonchè i punti in classifica permettano di affermare che il problema non consiste certo nella sfortuna, anzi appellarsi al caso non aiuta a trovare la soluzione e non stimola la voglia a impegnarsi per uscire da questa situazione. Aldilà dei problemi tecnici di cui molti parlano e di cui non sono esperto voglio dire qualcosa sulle emozioni. Come sappiamo le emozioni positive o negative delle persone che ci stanno vicine sono contagiose. Abbiamo addirittura delle espressioni che usiamo per sottolineare l’importanza degli altri su di noi. Diciamo infatti: “Quando lo vedo mi si allarga il cuore”, “Basta che apra bocca, che mi va il sangue al cervello”, “Vederti mi rende felice”, “Mi si stringe il cuore a pensare a quello che gli è successo”, “Andiamo da lui che sa sempre cosa dirci”. Siamo influenzati dagli altri e a nostra volta li influenziamo. Perchè questo non deve avvenire anche all’interno di una squadra? Perchè non insegnare ai calciatori e all’allenatore a ridurre questo tipo di stress? Si potrebbe obiettare sostenendo che solo la vittoria sul campo può innescare un processo di riduzione dello stress: non è vero. Imparare a rilassarsi sarebbe invece un’ottimo sistema per diminuire in maniera significativa questa condizione mentale negativa e passare da un approccio allo stress inteso come minaccia, a viverlo in termini di sfida positiva in cui mostrare le proprie abilità come squadra.

Lo stress di Roma e Inter

Lo stress colpisce quando sei in crisi e Roma e Inter ne hanno appena dato una dimostrazione. La Roma ha infatti concluso in 8, quindi 3 espulsioni, la partita con la Fiorentina e nell’Inter per la prima volta il capitano Zanetti è stato espulso e Pazzini è caduto mentre stava per il tirare il calcio di rigore. E’ la prova provata che quando si vive una fase difficile come squadra, i singoli calciatori subiscono questa condizione e commettono errori grossolani perchè il loro stato emotivo è così alterato da impedirgli di giocare in modo efficace. Mi sfugge come le squadre, nonostante i loro problemi tecnici, non riescano comunque a mettere da parte l’egocentrismo dei singoli giocatori e mostrandosi in campo unite, magari povere di gioco, ma perchè non unite? E l’allenatore come agisce per raggiungere questo risultato? Non lo sapremo mai ovviamente. E’ certo che questo problema è prima umano e poi tecnico … come ha ben capito Antonio Conte.

Tecnica, psiche e tattica

Nel gioco del calcio per prima viene la tecnica, cioè bisogna sapere giocare. Poi viene la mente, determinazione e voglia di vincere. Infine per terza arriva la tattica, che dice a calciatori dotati di tecnica individuale e di una mente pronta come è meglio giocare. L’opposto non può funzionare, se domina la tattica nell’insegnamento, non è detto che i giocatori ci mettano la testa per capire (come probabilmente ha fatto Gasperini). Se ciò ha una probabilità di essere vero, stasera l’Inter giocherà un’ottima partita, perchè ha tecnica e testa e Ranieri avrà fatto un buon lavoro da allenatore-psicologo. Lo stesso vale per il Napoli, non deve farsi prendere dalla sindrome di dovere dimostrare che merita la Champions, deve solo giocare come sa fare sfruttando la tecnica e la testa: gestire le emozioni della matricola questo è il compito della squadra e del suo leader.

Il dramma dell’Inter

Parlare male dell’Inter e del suo allenatore è come sparare sulla Croce Rossa. In ogni caso vanno fatte delle riflessioni su come un allenatore considerato esperto possa ritrovarsi in questa condizione all’inizio del campionato. Jon Krakauer nel suo libro sulla tragedia dell’Everest del 1996 ha scritto che quando ci si trova sopra la linea della morte, molti bravi ed esperti capispedizione possono perdere la testa a causa di cambiamenti ambientali improvvisi o di fatti imprevisti che non si era neanche ipotizzato che potessero accadere. Là si muore mentre qui sul campo non si ha più in mano la squadra, perdendo la capacità di guidarla attraverso questa crisi. Quali siano gli aspetti non previsti accaduti all’Inter noi non possiamo saperlo ma certo è che questa ripetitività di gioco insufficiente che dura da più di due settimane sta a indicare che tutti questi giorni sono passati senza determinare alcun elemento positivo e risolutivo. Non basta dire che sono troppe le partite, perchè chi vuole eccellere ed è pagato una fortuna per fare questo deve stare sveglio anche la notte se dovesse servire. L’ha capito anche Allegri che con il dubbio che la sua suadra si afflosci va dicendo che il Milan sarà forte se lo dimostrerà sul campo e non certo se si accontenta solo di affermarlo.

Dov’è la forza di Gasperini?

La domanda che mi pongo è la seguente: “Qual è stata la preparazione di Gasperini alle difficoltà che avrebbe incontrato all’Inter?” Partiamo da due aspetti che chiunque conosce. Il primo, si dice spesso che questa società trita ed espelle rapidamente i suoi allenatori. Il secondo, cosa fare se la squadra, di cui si conosceranno i membri definitivi solo alla fine del mercato, non dovesse rispondere immediatamente alle aspettative di gioco? In una squadra come l’Inter non ci si può nascondere dietro i “se”. Mi chiedo ma una persona che viene pagata così tanto perchè non si pone queste domande e invece va a prendere schiaffi solo basandosi sulla speranza che i calciatori seguano le direttive date loro dall’allenatore? La comprensione delle dinamiche psicologiche della squadra nonchè della psicologia dei suoi calciatori più significativi è decisiva, altrimenti i tuoi bei ragionamenti tattica non servono a niente, perchè i giocatori si comporteranno in modo diverso. Un altro esempio di allenatore preda delle sue idee e con una scarsa comprensione di ciò avviene nella testa delle persone. Ci vuole equilibrio tra questi due aspetti.

L’allenatore padre-padrone

La lettura della rubrica “Punto e Svirgola”, botta a risposta tra Giuseppe Smorto e Gianni Mura su www.Repubblica.it offre nella sua apparente superficialità un’idea precisa della mentalità dei calciatori. In questo caso si tratta di quelli dell’Inter. La domanda che si pongono nell’articolo è semplice: gli attaccanti non tornano indietro perchè sono stanchi, perchè non c’è più chi li strilla (Mourinho), o perchè Leonardo non glielo ha detto. Mura risponde dicendo che è per tutte e tre queste ragioni e chiude l’argomento. Mi sembra invece che emerga in modo evidente  l’idea che se non sono guidati in modo molto diretto e quasi elementare non fanno ciò che sanno di dovere fare. Va bene che sono stanchi … ma la testa non dovrebbe indicargli cosa è meglio fare per vincere una partita? Rimango sempre sbalordito del fatto che se l’allenatore non si accorge che i suoi giocatori stanno rinunciando a vincere, loro di spontanea volontà non agiscono come sanno che dovrebbero. Forse che l’allenatore padre-padrone è davvero l’unico modello?