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Riflessioni su Napoli-Milan

Partite come quella di Napoli-Milan vinta da quest’ultima con il punteggio clamoroso di 4-0 sono molto interessanti per svelare come la potenza della mente collettiva possa favorire risultati inaspettati.

Qualcuno, parafrasando una frase famosa potrebbe dire: “Questo è lo sport, bellezza”.

L’insegnamento che se ne trae, è che anche la squadra più forte può perdere una partita subendo quattro reti se … se non gioca da squadra più forte. Questo è l’insegnamento che Spalletti e la squadra dovrebbero portarsi a casa dopo questa partita. Il calcio di livello assoluto, ci mette di fronte a questi esperimenti psicologici che nessuna ricerca potrebbe costruire in laboratorio. Cosa succede se si presentano queste condizioni: la squadra più forte è ormai certa di avere vinto il campionato, la sua avversaria ugualmente di élite vuole a ogni costo ottenere un risultato prestigioso, quale che sia il risultato questo non inciderà sulla probabilità di vincere lo scudetto. Risultato ipotizzato: è probabile che la squadra più forte entri in campo certa che il distacco inflitto agli avversari sia sufficiente per farli giocare con l’idea che un pareggio sarà un ottimo risultato e che si vincerà perchè siamo stati sinora i più forti.

Questo è ciò che non è accaduto perchè la presunta vittima, invece, si era preparata al meglio per fornire una prestazione ottimale ed è entrata in campo con questo tipo di mentalità vincente. Ciò che è successo c’insegna quanto sia difficile cambiare mentalità durante la partita e ci dice, in poche parole, che diventare propositivi e aggressivi quanto si è partiti inserendo un programma diverso non è proprio scontato, anzi è molto difficile e con facilità si passa dall’incredulità alla resa.

Le gare sono eventi brutali e se non ci si presenta pronti, non accadrà quello che si vuole. Questo mi ricorda un pensiero di Gianni Mura su Platini,  quando diceva che quando si ritirò aveva ancora voglia di giocare ma non di soffrire. Questo succede, talvolta, alle squadre forti.

Si lavora nel calcio per migliorare la maturità psicologica dei calciatori?

Pioli, allenatore del Milan, è ritornato sullo stesso tema toccato da Maldini giorni fa e che riguarda la necessità di avere del tempo per permettere ai giocatori di maturare per arrivare a essere in grado di gestire lo stress agonistico nei momenti più importanti: “La società non ha sbagliato gli acquisti, sono tutti giocatori talentuosi. Semplicemente è meglio fare giocare i più solidi nei momenti difficili. Ognuno ha la sua crescita e vi assicuro che i nostri ragazzi stanno crescendo”.

Anch’io lavorando con giovani atleti/e mi trovo a pensare le stesse cose e a lavorare con loro su come sviluppare queste capacità. Ciò di cui parlano Maldini e Pioli è la difficoltà più importante, a mio avviso, che un calciatore deve superare indipendentemente dal suo talento e dalla quantità di allenamento. Ci si può allenare anche 20 ore a settimana ma se non si mette a focus questo obiettivo si manterrà intatto lo stesso limite.

Credo che la maggior parte dei calciatori s’impegni molto, non credo sia questo il loro problema. E’ un modo per rilevare questa difficoltà consiste nell’osservare la sua reazione a un fallo. Subisce un fallo ma è subito pronto a riprendere l’azione oppure subisce un fallo, protesta e riprende a giocare?. Il primo atteggiamento è una dimostrazione di maturità psicologica mentre il secondo non lo è. Una partita di calcio, è piena di episodi di questo tipo che permettono di capire il grado di maturità mentale di un giovane.

A questo punto la mia domanda è: con che frequenza si allena la consapevolezza del calciatore rispetto a questi episodi che ne evidenziano i limiti e come insegnano gli allenatori a sviluppare un atteggiamento diverso in campo. La questione è piuttosto facile da definire. E’ l’atteggiamento del calciatore rispetto alla partita che determina come svilupperà in campo i compiti che gli sono stati forniti. Se l’atteggiamento è sbagliato perchè è poco motivato, è frustrato dall’aggressività degli avversari, vuole essere protagonista indiscusso senza collaborare con i compagni allora è probabile che il suo contributo sarà insufficiente e tenderà a escluderlo dalla partita.

Non mi stupisco della presenza di questi limiti, perchè sono delle strettoie da cui gli atleti devono passare per diventare atleti di livello assoluto o ottimi calciatori. Mi chiedo come mai nel calcio, lavorando con giovani di questo tipo ma che guadagnano milioni, non ci si renda conto dell’importanza della perdita (economica e prestativa) e quindi dell’urgenza di limitare al minimo il tempo in cui un calciatore sta in questa situazione veramente dannosa per la squadra e per lui stesso. Pioli dice “vi assicuro che stanno crescendo”. Nei team in cui lavoro c’è un’attenzione notevole su questo tema e continuamente ci chiediamo quale sia l’allenamento migliore per loro, come intervenire per migliorare la consapevolezza piuttosto che il senso di responsabilità, come migliorare la loro capacità di gestire le frustrazioni. In sostanza, si tratta di un lavoro quotidiano svolto a ridurre queste problematiche. Per dirla in poche parole, insegnamo agli atleti a trovarsi comodi in situazioni scomode. Siamo certi che nei club vi sia lo stesso senso di urgenza nel volere eliminare questo limite?

 

Inter-Milan vince chi è più motivato

Domani si gioca Inter-Milan, il derby che potrebbe decidere lo scudetto. Se vince l’Inter, vi saranno 7 punti di distacco dalla seconda e con una partita da recuperare (quindi potenzialmente potrebbero diventare 10 i punti da recuperare). Se invece il Milan vince si porta a 1 punto dall’Inter, il campionato si rimette in gioco e può lottare per vincerlo.

Chi vincerà toglierà fiducia all’altra, poiché sono le partite decisive che determinano la convinzione di un collettivo di avere le capacità per raggiungere l’obiettivo finale, lo scudetto.

Vincerà la squadra più motivata, quella  che riuscirà a mettere in campo questa qualità psicologica senza eccedere in impulsività e fretta ma giocando consapevoli di dovere lottare per fare il proprio gioco fino al fischio finale. Le due squadre correranno il rischio di essere troppo tese, di subire lo stress agonistico. In queste partite i giocatori quando cadono si rialzano subito e non si lamentano, perchè non vogliono dare un vantaggio agli avversari. La partita sarà un duello in cui ognuno vuole mostrare le sue capacità, i suoi colpi migliori, tenendo ben nascosti i suoi difetti.

La sfida motivazionale sarà vinta dalla squadra che avrà giocatori aggressivi ma non intimidenti, determinati ma non fallosi, rapidi ma non impulsivi, controllati ma non insicuri.

 

Perché Ibrahimovic è così importante?

Nel calcio si parla molto dell’importanza di avere giocatori con molta esperienza che possono guidare la squadra. E’ il caso di Ibrahimovic nel Milan e di Vidal nell’Inter. Avere un campione, anche non più giovane, che possa essere il riferimento per la squadra in termini di responsabilità, di presenza sul campo e di esempio per gli altri in ogni tipo di partita.

La rilevanza di questo ruolo di leadership viene anche riconosciuto dalla ricerca. Questa impostazione suggerisce che alcuni ruoli di squadra sono più importanti per la performance del team e chi detiene questo ruolo centrale influenza maggiormente la performance complessiva della squadra.

Questa ipotesi è stata testata da Humphrey, Morgeson e Mannor [2012] sui dati relativi a un periodo di 29 anni riguardanti 778 squadre di baseball della Major League. I risultati dimostrano che anche se livelli elevati di esperienza e le competenze sportive specifiche sono fattori predittivi di grande rilevanza delle prestazioni della squadra, le relazioni tra queste dimensioni e le prestazioni della squadra sono significativamente più incisive quando queste caratteristiche sono possedute dai giocatori che rivestono un ruolo centrale.

Ricoprono questo ruolo strategico coloro che nella squadra incontrano più di frequente le situazioni più significative da superare, hanno una maggiore esposizione ai compiti che il team sta svolgendo e sono più centrali nel flusso di lavoro della squadra.

Ibrahimovic: il Grinta

Cosa vuoi dire di più di quest’uomo? Ibrahimovic è la rappresentazione vivente della grinta. E’ il Grinta, il John Wayne del Milan. I giovani giocatori del Milan possono diventare adulti sotto la sua guida.

Zlatan Ibrahimovic celebrates after scoring the second goal in their away victory over Cagliari.

Ibrahimovic al Milan: guiderà la rinascita?

Zlatan Ibrahimovic giocherà per i prossimi 6 mesi al Milan. Si parla molto delle ragioni che hanno determinato questa scelta da parte del Club: “E’ troppo vecchio (38 anni)?”. “Era in pensione a Los Angeles, come farà ad ambientarsi al campionato italiano?”.

Solo lui può sapere se sarà il Salvatore della patria, prendendosi la leadership di guidare sul campo il Milano con il suo atteggiamento combattivo, svolgendo il ruolo di Capo nello spogliatoio e in partita. Mi sembra che sia questa la sfida che avrebbe accettato, scegliendo di venire a giocare a Milano. Avremo così modo di vedere se le sue celebri affermazioni continuano a rappresentarlo o se anche loro saranno invecchiate:

“Io non accetto di perdere , non lo accetto proprio. L’ho imparato dalla vita. Per me contano la grinta e l’aggressività la determinazione e la concentrazione sui propri obiettivi. Io ho la missione di vincere”.

“Sono il settimo giocatore più forte del mondo. Forse tra dodici anni sarò il sesto”.

Comunque in bocca al lupo! E che possa essere veramente un’esperienza di vita positiva, perché aldilà di ogni considerazione economica, le partite mostrano chi sei e le tue ambizioni personali.

Juve-Milan è stata la prima partita trasmessa in TV

Il 5 febbraio 1950 la Rai trasmise Juventus-Milan per la sola città di Torino. Il Milan del tridente Gre-No-Li travolse i bianconeri per 7-1. Si trattava, però, solo di un esperimento: la Rai avrebbe cominciato a trasmettere ufficialmente solo quattro anni dopo.

Risultati immagini per juventus milan 1950 1-7

Il Milan perde per mancanza di volontà

La partita di ieri del Milan contro l’Atalanta è un esempio di come la sconfitta possa dipendere dalla mancanza di volontà, che in campo si è vista per l’impegno ridotto, scarsa combattività, distrazione eccessiva, distanza fra i giocatori e così via. Inzaghi ha detto che la squadra vista ieri non è quella vera: “dopo avere battuto il Napoli e meritato di vincere con la Roma non possiamo essere diventati così … servono disponibilità, voglia, cuore”. Questa frase contiene due verità importanti. La prima: è più facile giocare con serenità contro le squadre nettamente più forti poiché non si ha nulla da perdere. Contro di loro non bisogna  vincere a tutti costi e in tal modo la squadra può giocare in modo più sereno. La seconda: è molto più difficile mostrare questo atteggiamento contro le altre squadre, che a loro volta vogliono ottenere un risultato vincente perché giocano contro la squadra che è seconda al mondo per trofei vinti. E’ proprio contro queste squadre che il Milan dovrebbe mostrare la disponibilità e la volontà che chiede Inzaghi. Per raggiungere questo scopo servono come ricorda Gianni Mura “meno narcisi e più giocatori veri”. E’ su questi aspetti mentali di gruppo che Inzaghi deve allenare la squadra, altrimenti quale che sia il tipo di gioco che proporrà non lo vedrà mai messo in atto per mancanza di volontà.

Inzaghi deve allenare la volontà dei suoi giocatori agendo sulla motivazione personale e di gruppo, sull’autodeterminazione, sul desiderio di prendere iniziative di gioco, sulla reazione rapida agli errori, sulla consapevolezza del ruolo richiesto a ognuno e sul mantenimento in campo dei ruoli da lui richiesti. Deve sfidare quotidianamente i giocatori a mostrare questo atteggiamento contro ogni squadra indipendentemente dal suo nome e dalla classifica.

 

Campionato di calcio interessante: le sorprese nelle prossime partite

Il campionato di calcio di quest’anno è sinora il più interessante di questi anni, perchè fa emergere situazioni nuove con cui le squadre devono confrontarsi al di là del loro livello tecnico:

La Juve deve dimostrare che continua a avere voglia di vincere e la drammatizzazione di Conte sul caso di Pirlo, non proprio uno qualsiasi, che non è andato in panchina dopo la sostituzione ma negli spogliatoi è un segnale di quanto l’allenatore consideri decisiva questa condivisione totale di ciò che avviene in campo da parte della panchina, per mantenere alta la determinazione della squadra.

Il Napoli ha un impegno apparentemente facile con il Sassuolo ma non deve pensare di avere già vinto la partita, questa è certamente una delle partite in cui si può misurare la volontà della squadra a vincere il campionato.

La Roma è stata spesso una squadra che ai primi risultai positivi pensava già di essere arrivata alla fine el campionato, deve mostrare pazienza, dimenticare le partite vinte e stare concentrata solo giocare la prossima partita.

Il Milan ha molti problemi tra infortuni e le debolezze mentali di Balotelli. Certamente come tutti dicono Mario è a un bivio, sprecarsi come Cassano o diventare il simbolo del talento calcistico italiano: ma chi lo aiuta? Non basta la buona volontà del giocatore o dirgli di cambiare perchè ciò accade, gli serve qualcuno accanto che lo guidi a diventare adulto.

L’Inter era partita bene anche la scorsa stagione, continuerà? Mazzarri appare più fiducioso e convinto di Stramaccioni e questo è importante.

La filosofia di Benitez “senza fretta ma senza sosta”

Dal tiki-taka del Barcellona, all’aggressività asfissiante della Juventus, al senza fretta ma senza soste del Napoli. Ogni squadra ha la sua filosofia dettata dalle idee dell’allenatore. Alla base di ogni forma di gioco vi è un’idea del calcio e mi sembra che quella di Benitez sia proprio una bella idea. Si basa sulla responsabilizzazione dei giocatori, che vengono lasciati liberi per un giorno dopo la vittoria cotro il Borussia anche se la prossima partita è contro il Milan; che privilegia l’allenamento con la palla per favorire un clima positivo in allenamento e che non stravolge i calciatori con una preparazione fisica troppo intensa. Si potrebbe dire che siamo solo all’inizio del cammino per dire così bene del metodo Benitez. Ci si dimentica, in questo caso, che iniziare in modo vincente su due fronti, campionato e champions, è difficile e l’esserci riusciti è un risultato estremamente significativo proprio per confermare la validità di questo nuovo sistema del Napoli.