Archivio mensile per giugno, 2020

Mai arrendersi alla evidenza

Il mondo è pieno di esempi che dovrebbero servire a convincerci che in qualsiasi situazione è possibile trovare una soluzione per risolvere un problema o uscire da una difficoltà. Come è allora che molti non cercano queste soluzioni, pensando invece che non esistono soluzioni e che gli esempi riportati non riguardano loro ma sono legato di più alla fortuna e al caso o alle doti particolari di una persona che per le sue caratteristiche individuali ha trovato una soluzione che solo lui lei era di grado mettere in atto. E’ l’interpretazione spesso usata per descrivere come un campione dello sport è uscito da una situazione giudicata impossibile dagli altri. Il carattere di eccezionalità della sua condizione, il talento, serve da giustificazione per tutti quelli che pensano che, non essendo campioni, non avrebbero mai potuto uscire da quel problema.

A mio avviso, il problema si riferisce al modo di pensare utilizzato da un individuo. Quando qualcosa va male, ad esempio un brutto voto a scuola, una gara persa malamente o un litigio sul lavoro qual è la mia reazione? Penso che è colpa di qualcuno? Penso che non sono stato capace a svolgere quel compito? Sono stato sfortunato?

E’ importante conoscere il proprio modo di valutare le prestazioni.  

Sappiamo che i pessimisti e quando siamo depressi si tende a pensare in questo modo, che ha l’effetto di svalutare le capacità personali e riduce la possibilità di impegnarsi nel trovare soluzioni. Anche l’ottimismo che si caratterizza con un approccio superficiale alle difficoltà è dannoso e di poco aiuto. Pensare di farcela non è di per se stesso un aiuto alla soluzione.

Va invece allenato e perseguito con costanza l’ottimismo che si accompagna al massimo dell’impegno e la consapevolezza della difficoltà di ciò che si sta per affrontare. Solo coniugando questi tre aspetti, l’impegno massimo, la consapevolezza della difficoltà e l’ottimismo, sarà possibile trovare la soluzione adeguata al nostro problema.

Non c’è spazio per l’attività fisica a scuola

Letto le regole per l’apertura delle scuole.

L’attività fisica è scomparsa e le palestre diventeranno aule.

Si evidenzia concezione disfunzionale dello sviluppo dei giovani.

Aumenterà obesità e sedentarietà: lo stato ponderale dei genitori, il loro livello di istruzione e il reddito familiare risultano associati all’Indice di Massa Corporea del bambino. Quindi chi è più svantaggiato lo sarà ancora di più!

 

1970 è l’anno di fondazione della prima rivista di psicologia dello sport

Quest’anno è il 51° anno dalla fondazione dell’International Journal of Sport Psychology (IJSP) nel 1970. Pubblicheremo due numeri speciali, il primo ha uno sguardo alla storia della psicologia dello sport e il secondo sulle future prospettive. Guest editors sono: Sidonio Serpa, Fabio Lucidi e Alberto Cei.

Il Journal è stata la prima rivista scientifica dedicata specificatamente alla  psicologia dello sport ed è stato creato quasi 10 anni prima della rivista americana, Journal of Sport Psychology, che è stata pubblicata per la prima volta solo nel 1979. Antonelli nel primo numero del 1970 scrisse:

“Il Consiglio Direttivo ha nominato un comitato di redazione (guidato da Olsen), e anch’io ho firmato un contratto con un editore norvegese … e ho ricevuto un buon numero di richieste di abbonamenti. A causa dei problemi che il dottor Olsen riferisce, mi sono trovato costretto ad assumere la carica di direttore e a trovare un altro editore, a tutti i costi e senza indugio, per avviare la rivista. Una rivista che informasse tutti i soci … era diventata una necessità, un dovere” (Antonelli, 1970, p.3-4).

Antonelli ha trovato la persona che avrebbe accettato questa sfida nel suo amico, l’editore Luigi Pozzi. Pozzi stesso mi ha detto che quando Antonelli ha proposto questa impresa, sono state necessarie poche parole per convincerlo ad accettare. Non si può che non essere d’accordo con Salmela (1999), quando afferma che questa è stata davvero una sfida eroica, ottenuta solo grazie alla determinazione solitaria di Antonelli, senza copertura finanziaria.

“Per 10 dollari l’anno sono in grado di offrire solo due piccoli numeri, senza pretese, e quindi c’è un’altra questione che devo rivelare. Quando l’iscrizione all’International Society of Sport Psychology (ISSP) era gratuita, ho ricevuto 1.500 richieste. Quando ho chiesto 10 dollari, non per l’ISSP, che non sostiene spese e quindi non richiede denaro, ma per l’abbonamento, solo il 10% ha pagato questo costo. Ho trovato un editore molto comprensivo, che ha accettato di rinunciare a tutto il suo profitto, e per questo  pubblicamente lo ringrazio dal profondo del mio cuore; ma le spese di stampa e spedizione sono enormi. Con quello che ho ricevuto fino ad oggi, sarò in grado di stampare e inviare il primo numero . E lo manderò a tutti i 1500 membri. Se necessario, poi vado avanti a mie spese … questa non è una dimostrazione di eroismo pazzo … Sono sicuro che quando riceveranno questo primo numero, molti soci pagheranno la quota di iscrizione per il secondo numero del 1970“ (Antonelli, 1970 p.4-5).

Il fare dell’esperto: morto Anders Ericsson

Anders Ericsson  ha avuto una carriera brillante e ha rinnovato l’interesse verso lo studio di un’idea semplice quanto il mondo: “Come si diventa in qualche cosa”. Per provare a fornire una risposta a questa domanda ha studiato i campioni dello sport, i violinisti delle scuole migliori, i maestri di scacchi e tanti altri super-performer. Ha scritto libri con titoli avvincenti come “The road of excellence” (1996) o “The Cambridge handbook of expertise and expert performance” (2006). Ha studiato per decenni la struttura e la l’acquisizione della prestazione esperta e in particolare come gli esperti imparano e mantengono nel tempo prestazioni eccellenti attraverso quella che lui ha chiamato deliberate practice. 

La deliberate practice è un tipo di attività orientata allo scopo e, pertanto, si conoscono gli obiettivi e il modo di soddisfarli.

Nella musica, pochi studenti possono avere un insegnante di violino a tempo pieno, lo standard consiste nel prendere lezioni durante la settimana e nello svolgere a casa i compiti assegnati dal maestro. Pertanto a casa gli studenti si esercitano per migliorare il loro livello di competenza.

Speaker - Pallas Gathering

Richiede quindi l’esistenza di un insegnante che fornisce esercizi pratici da svolgere per migliorare le proprie abilità.

In breve la deliberate practice:

  • sviluppa le abilità che già altri posseggono seguendo un determinato training
  • pone la persona fuori dalla sua comfort zone, alla continua ricerca del miglioramento con un livello d’impegno quasi-massimale
  • prevede obiettivi specifici e miglioramenti generici
  • richiede la piena attention e lo svolgimento di azioni consapevoli
  • necessita di feedback e modifiche all’impegno in funzione dei commenti e delle istruzioni dell’insegnante
  • prevede il miglioramento della rappresentazione mentale delle proprie prestazioni
  • richiede di cambiare precedenti abilità per fornire prestazioni migliori
Anders Ericsson, professore di psicologia, Florida State University e Conradi Eminent Scholar era nato nel 1947 in Svezia ed è venuto a mancare alcuni giorni fa, il 17 giugno 2020.

 

Corona virus e mentalità: una battaglia persa

Ora comincia la fase dell’autocontrollo. C’è stato un caso di covid in un torneo internazionale di golf, lo stesso è accaduto ad Adria nel torneo promosso da Djokovic, dove un finalista è risultato positivo. Nel calcio ci sarà un quarantena blanda nel caso in cui il virus colpisse un calciatore o altri membri della squadra. Segnali piccoli ma negativi, che ci spingono a vivere in apnea, come in attesa.

Segnali sempre di segno negativo e più rilevanti vengono dall’Italia. Vi sono dati statistici che dicono che il numero dei positivi non sta scendendo come previsto, probabilmente a cause di comportamenti inadeguati di parte della popolazione. E ciò aumenterebbe la probabilità di una seconda ondata in autunno. Secondo una ricerca condotta dall’Università Cattolica il 41% degli italiani non sembra disposto a vaccinarsi contro il Covid. Al momento solo pochi milioni di persone di persone hanno scaricato l’App Immuni. Sono soprattutto le persone tra 35 e 59 anni (con il 48%) a dichiarare di non volersi vaccinare, si tratta anche di un gruppo trasversale in relazione alle professioni che unisce operai e imprenditori, dipendenti e professionisti. Sono accomunati da un profilo psicologico in cui prevale un atteggiamento “fatalista”, “individualista ed egoista” e che non percepiscono il valore della responsabilità sociale. La ricerca ha messo in evidenza che rispetto a marzo, è diminuito l’autocontrollo della popolazione a rispettare le regole, sono aumentati i comportamenti disfunzionali ed è diminuita la disponibilità emotiva a continuare a rispettarle.

Pertanto, queste persone mostrano una difficoltà a integrare il ritorno alla normalità nell’ambito di regole che non siano quelle abituali ma che implicano la consapevolezza del ruolo sociale di ognuno nei riguardi della gestione della propria salute e la responsabilità verso la comunità in cui si vive. Questi atteggiamenti disfunzionali sono quelli usuali che le persone utilizzano per giustificare a se stessi comportamenti che in modo evidente sono negativi per la loro salute, basta pensare ai problemi legati al fumo, all’alimentazione e alla sedentarietà, solo per ricordare quelli più comuni nella nostra società. L’approccio fatalista (“Non morirò certo io di tumore perché fumo” o “Tanto si deve morire di qualcosa”) e quello individualista (“Dicano quello che vogliono a me piace fumare” o “La vita è la mia e faccio quello che mi pare”) sono nemici della vita sociale e dell’autocontrollo personale. Ci troviamo di fronte, quindi, alle reazioni che le persone manifestano di fronte a quei problemi che richiedono soluzioni che si sviluppano nel lungo periodo e non si concludono in modo rapido. Non sono reazioni diverse da quelle che hanno utilizzato in passato ma sinora coinvolgevano prevalentemente solo se stessi. A questo approccio si deve aggiungere che accalcarsi in una piazza per divertirsi con gli amici produce immediatamente emozioni positive mentre rispettare le regole del distanziamento fisico per mantenersi in salute produrrà solo nel tempo un effetto positivo. In sostanza, questi comportamenti sono rinforzati dai benefici immediati che determinano e che superano i costi e le conseguenze nel tempo.

Serve un cambio di mentalità poiché ora è completamente diverso e le ricadute delle nostre azioni hanno effetto sulla salute degli altri con cui entriamo in contatto. La differenza risiede nella pandemia che coinvolge l’intera società, che ha messo a dura prova la vita quotidiana di tutti e continua ancora a cambiare le regole della convivenza sociale e del lavoro. Tutto ciò richiede una soluzione collettiva, che riduca drasticamente i comportamenti disfunzionali ed è tutto il paese che dovrà muoversi attivamente in questa direzione.

Il ruolo delle famiglie nello sviluppo dei loro figli attraverso il movimento

Rhodes, R.E., Guerrero, M.D., Vanderloo, L.M. et al. Development of a consensus statement on the role of the family in the physical activity, sedentary, and sleep behaviours of children and youth. Int J Behav Nutr Phys Act 17, 74 (2020). 

Le linee guida canadesi per il movimento delle 24 ore sono state recentemente sviluppate per fornire linee guida di salute pubblica che integrano raccomandazioni per l’attività fisica, i comportamenti sedentari e il sonno per la popolazione pediatrica che vanno da 0 a 4 anni e da 5 a 17 anni.

I bambini e i giovani che aderiscono a queste linee guida hanno maggiori probabilità di mostrare una crescita sana, fitness cardiorespiratorio e muscoloscheletrico, salute cardiovascolare e metabolica, sviluppo motorio, sviluppo cognitivo, risultati accademici, regolazione emotiva, comportamenti pro-sociali e una migliore qualità della vita in generale.

Purtroppo, tra i canadesi, solo il 13% dei bambini di 3-4 anni, il 17% dei bambini di 5-17 anni e il 3% dei bambini di 11-15 anni aderisce alle linee guida canadesi per il movimento delle 24 ore. Un’analoga scarsa aderenza alle raccomandazioni sul comportamento sano nei movimenti tra i bambini e i giovani è stato segnalato in Australia, Belgio, Mozambico, Nuova Zelanda, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti, e ancora più bassa aderenza in Cina, Singapore e Corea del Sud.

Le pratiche genitoriali che influenzano i comportamenti di salute dei bambini e dei giovani includono componenti di reattività (che forniscono incoraggiamento e autonomia), struttura (che forniscono ambienti sociali e fisici) e richiesta (pratiche restrittive e punitive).

Con l’ambiente in costante evoluzione (tra cui pratiche, politiche, norme sociali, caratteristiche costruttive, tecnologia) a casa, nei centri di assistenza all’infanzia, nelle scuole e nelle comunità, e i nuovi paradigma dei comportamenti di movimento integrati, per le famiglie e per coloro che le sostengono (ad esempio, i professionisti della sanità pubblica, gli operatori sanitari, gli insegnanti, i responsabili politici) le sfide per il raggiungimento di comportamenti di movimento sani possono essere schiaccianti.

Active Healthy Kids Canada e ParticipACTION (organizzazioni canadesi senza scopo di lucro) producono dal 2005 i “Canadian Report Cards on Physical Activity for Children and Youth”.

Questo Consensus Statement on the Role of the Family in the Physical Activity, Sedentary, and Sleep Behaviours of Children and Youth è l’ultimo di una serie di documenti ed è contenuto nel 2020 ParticipACTION Report Card on Physical Activity for Children and Youth.

Come deve gestire le sue emozioni un allenatore?

Una domanda da un allenatore. Gestire le proprie emozioni… come fare?
Primo riconoscerle poi lavorarci su. Può essere utile un confronto con altri istruttori colleghi di palestra che ci possono aiutare con una visione esterna, obiettiva, delle nostre reazioni emotive?
Un piano d’azione in 6 punti:
  1. Il confronto con colleghi su come loro gestiscono delusioni piuttosto che entusiasmi è utile.
  2. Decisivo è accettare ciò che sentiamo in quel momento, anche se non ci piace
  3. Valutare solo in nostro comportamento in quella situazione e mai allargarla alla persona in termini globali
  4. Riflettere su modi alternativi di reazione all’evento per cui ci siamo, ad esempio, arrabbiati
  5. Decidere come comportarsi la prossima volta che ripresenterà una situazione analoga
  6. L’uso della respirazione addominale, prestando attenzione soprattutto ad allungare la fase di espirazione (contando sino 7), può essere utile per ritrovare l’autocontrollo

50° anniversario dell’International Journal of Sport Psychology

Quest’anno ricorre il 50° anno dalla fondazione dell’International Journal of Sport Psychology (IJSP) avvenuta nel 1970. Pubblicheremo due numeri speciali, il primo ha uno sguardo rivolto al passato alla storia della psicologia dello sport. Questo orientamento è stato scelto per mantenere viva la memoria di come siamo giunti allo sviluppo attuale e quali sono stati i protagonisti più significativi di questo percorso. Oggi abbiamo più di 10 riviste dedicate a questa disciplina, a cui si associano anche le molte altre di scienze dello sport che ospitano regolarmente contributi di carattere psicologico. Per tutti gli anni ’70 l’unica rivista disponibile era IJSP, almeno sino all’uscita nel 1979 del Journal of Sport Psychology fondato da Rainer Martens. Il secondo numero è dedicato maggiormente al futuro, individuando non solo alcune tendenze di sviluppo ma anche come la ricerca su alcuni temi classici si sta ri-orientando in funzione dei cambiamenti della nostra società.

IJSP si è festeggiato una sola altra volta in tutti questi anni. Così ha esordito a questo riguardo Ferruccio Antonelli:

“This special issue celebrates the tenth anniversary of the Journal and the fifteenth anniversary of the Society. It will readers its readers while European Section of ISSP – the FEPSAC – is holding its fifth Congress (September 1979) in Varna, Bulgaria, and celebrating its tenth anniversary” (p.149).

The authors of this special issue have been invited to provide a contribute on one of the seven topics proposed:

  • Psychological management of top-athletes (J. Salmela)
  • Coaches and sport psychology (B.S. Rushall)
  • Female sport today: psychological consideration (D. Harris)
  • Psychology of children in sport (F.L. Smoll and L.M. Levebvre)
  • Critical issues in the application of clinical psychology in the sport setting (B.C. Ogilvie)
  • Sport psychology foe handicapped (H. Rieder)
  • Research in sport psychology (R.N. Singer and J.E. Kane)
La pubblicazione di questo numero special fu un successo, documentato dalle lettere di congratulazioni degli autori ad Antonelli, di cui sono in possesso.
“My congratulation to the special issue. It is really very good one” (Miroslav Vanek, ISSP President).
“Congratulations on the Tenth Anniversary Special Issue of the International Journal of Sport Psychology. I hope that you have had good reactions and reviews for your efforts” (Dorothy Harris).
“Thank you for sending a copy of the anniversary issue of IJSP. You are to be commended for initiating such an ambitious project and congratulated for the quality of the final product” (Frank L. Smoll).
“Each issue of the International Journal of Sport Psychology seems to get better and better” (Robert N. Singer).
Certamente anche IJSP dovrà rinnovarsi così come sta avvenendo nel mondo della ricerca per affrontare le nuove sfide del prossimo decennio. In ogni caso, ora siamo orgogliosi che un editore italiano, le edizioni Luigi Pozzi, abbia mantenuto l’impegno di condurre la rivista sino al punto di essere diffusa in tutti i continenti e di avere un Editorial Board che rispecchia questa diffusione nel mondo. Ringrazio Sidonio Serpa e Fabio Lucidi per avere condotto insieme a me la realizzazione di questi numeri speciali, mi auguro che possa ricevere la stessa positiva accoglienza che ebbe Ferruccio Antonelli nell’ormai lontano 1970.

 

 

 

L’attenzione è specifica per ogni sport

Continuo a sentire dire agli atleti “fai attenzione” o “concentrati”.

Paragono queste correzioni ai falli di frustrazione dei calciatori. Quando non so più che fare, le uso anche se non servono a niente.

Sono parole sbagliate, in quei momenti siamo attenti alle cose sbagliate, perchè l’essere umano è sempre attento a qualcosa. La questione è se sta prestando attenzione a qualcosa che è utile per svolgere il compito o se invece ne ostacola l’esecuzione efficace.

La seconda ragione per cui è inutile, risiede nell’essere termini troppo globali, privi di specificità. Nessuno cambia perchè gli viene detto una parola di tipo globale: attento, calma, deciso, pensa.

La terza ragione riguarda la specificità dell’attenzione. Ogni sport richiede un determinato tipo di attenzione, che dovrebbe essere allenata e di cui atleti e allenatori dovrebbero essere consapevoli.

Per iniziare a capire qualcosa, riporto una tabella con la descrizione sintetica della modalità attentiva richiesta in specifici sport.

Sport

 

Quando focalizzarsi

Effetto aspettato

Arti marziali

 

Ogni volta che c’è sufficiente distanza fra i due avversari da permettere un respiro di 2 secondi. Istruzione mentale singola (esempio, spostamento da un punto all’altro).
Biliardo

 

Immediatamente prima di colpire la palla. Focus viene raggiunto tramite la ripetizione mentale del colpo. Momentaneo adeguamento della respirazione e della tensione muscolare, quindi orientamento dell’attenzione verso la palla che s’intende colpire.
Calcio 

 

Negli attimi precedenti l’inizio della partita o dopo un’interruzione di gioco o in seguito a una rete. Rapido controllo mentale e adeguamento del livello di tensione. Messa a fuoco su una singola istruzione tecnica o tattica (esempio: “Tieni gli occhi sulla palla,”Stai tra l’attaccante e la rete). Direzionare l’attenzione durante la partita in funzione del gioco.
Golf

 

 

 

 

 

 

Immediatamente dopo avere visualizzato mentalmente un tiro, a questo punto eseguirlo. Adeguare la tensione nella parte superiore del corpo, soprattutto nelle spalle. Rilassare la tensione nelle gambe mentre si espira e concentrarsi su un singolo aspetto rilevante per il tiro. Occhio sulla pallina.
Pallavolo Immediatamente prima di battere.

 

 

Nelle pause tra i punti.

Regolare la tensione delle spalle e del collo. Istruzione tecnica e dirigere l’attenzione sulla palla.

Focalizzarsi per controllare la tensione, respiro e velocità di recupero. Subito dopo spostare l’attenzione verso l’esterno per controllare la posizione dei giocatori.

Scherma

 

Immediatamente prima di salire in pedana.

 

 

Durante le pause dell’incontro.

Regolare la tensione muscolare e la respirazione. Darsi una singola istruzione tecnica e tattica.

Concentrazione sull’aspetto del compito più importante. Eseguire un respiro profondo.

Tennis Immediatamente prima di servire. Regolare tensione muscolare spalle e collo. Istruzione tecnica e tattica singola. Occhio sulla pallina.

Troppo facebook e doping fra i runner

Ho letto lunghi estratti del libro sul doping nella corsa amatoriale di Carlo Esposito intitolato “Inferno 2019″. Documenta ciò che di terribile avviene, avvicinando coloro che lo praticano ai pluridopati dello sport di livello assoluto.

L’autore mette in evidenza il ruolo di facebook nell’amplificare questo fenomeno. Questo accostamento non deve stupire, poiché è un contenitore utilizzato per coltivare il narcisismo patologico di queste persone. I miglioramenti delle prestazioni che si ottengono con il doping e l’abuso dei farmaci diventano un modo per acquisire status e popolarità. Facebook è lo spazio per la diffusione di questa immagine di sé.

Il doping come le truffe finanziarie si basa sul concetto d’inganno. Ho descritto come avviene nel mio libro “I signori dei tranelli”. Qui ne riporto la definizione.

Per la psicologia cognitiva “un inganno è un atto o tratto di un organismo M che ha la finalità di non far avere a un organismo I una conoscenza vera che per quell’organismo è rilevante, e che non rivela tale finalità” (Castelfranchi e Poggi, 1998, p.55). In tal senso, è un’azione che ha senso compiere solo se si è inseriti all’interno di un determinato contesto relazionale e sociale, poiché è proprio in quell’ambito che vivono i soggetti M e I per i quali la frode assume significato.

La concezione di atto a cui si fa riferimento parlando di frode riguarda essenzialmente processi consapevoli, condotti in maniera intenzionale. Infatti, l’atto del doparsi  consiste sostanzialmente in azioni che si caratterizzano in termini di volontarietà nella ricerca delle strategie di frode e dei modi per attuarle. Uno degli aspetti inquietanti e clamorosi di questo fenomeno riguarda certamente la grande rilevanza sociale dell’inganno ordito nei confronti di coloro che, nello sport di livello assoluto, ammirano questi atleti per l’eccezionalità delle loro prestazioni sportive. Ciò evidenzia un’altra componente cruciale del processo di frode: la rilevanza dell’inganno per gli ingannati. Infatti, la mancanza di conoscenza da parte degli altri, siano essi semplici tifosi o avversari, della reale condizione dell’atleta, avviene attraverso la sottrazione di informazioni indispensabili, impedendo di valutare in maniera corretta le prestazioni fornite dagli atleti dopati. In altre parole viene fatto credere il falso, a discapito del fare sapere il vero.

Infine, il processo dell’inganno comprende un ulteriore aspetto, relativo al non fare sapere all’ingannato che lo si sta ingannando. Quando si falsifica si compie esattamente questo tipo di operazione, si forniscono notizie false, con il dichiarato intento di fare credere che siano vere e si compiono azioni per convincere gli ingannati della bontà di quanto viene sostenuto.

Indipendentemente dal fatto che questi abusi riguardino il doping attuato per fornire prestazioni eccellenti alle Olimpiadi, piuttosto che quello più semplicemente praticato da atleti che svolgono attività a livello ricreativo, tutte le frodi hanno tre elementi in comune che se confrontate con quelle utilizzate da Castelfranchi e Poggi per descrivere il processo dell’inganno vengono così associate:

  • vengono svolte in maniera segreta  e questa dimensione può ascriversi al fattore denominato meta-inganno
  • violano il rapporto di fiducia fra coloro che la compiono e l’organizzazione/ambiente sportivo che ne è vittima e, quindi, si basano sul fattore non-verità
  • sono tese a determinare benefici economici e/o sociali ai frodatori e, quindi, si identificano in termini di finalità specifica.