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Il costo per le famiglie dello sport dei figli

Lo sport è da anni completamente privatizzato, è raro che i giovani giochino da soli in modo spontaneo nei parchi e nei giardini. Lo sport è diventata una delle voci di spesa delle famiglie. Non sono a conoscenza dei costi dello sport dopo la pandemia e se sono aumentati/ridotti. Comunque abbiamo dati degli anni immediatamente precedenti.

Questa tabella relativa a un’indagine condotta negli USA mostra che gli sport più costosi sono l’hockey su ghiaccio (2.583 US$ annui) , lo sci 2.249 US$), l’hockey su prato (2.125 US$), la ginnastica (1.580 US$), lacrosse (1289 US$) e il tennis (1.170 US$). Colpisce che il golf sia tra il ciclismo e il nuoto. Non stupisce che lo sport più economico sia l’atletica leggera. E’ comunque probabile che i costi varino da nazione a nazione. Inoltre questa indagine non comprende l’equitazione, sport particolarmente costoso.

Questi dati sono relativamente differenti da quelli italiani.

 

L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato i costi dei vari corsi (tra cui nuoto, tennis, basket, calcio): i costi delle attività sportive per ragazzi (fino ai 14 anni) nonché il costo del corredo e delle attrezzature necessarie per frequentare alcune attività sportive (quali divise, scarpe da ginnastica, etc.) come si evince dalla tabella di seguito riportate. Il limite anche qui come nell’indagine americana è che riguarda gli anni precedenti la pandemia e non fornisce indicazioni su che tipo di adeguamento abbia determinato la chiusura per lungo periodo dei centri sportivi, o quanto abbiamo sofferto ad esempio le piscine rispetto ai circoli di tennis, che sono stati i primi a potere ripartire.

 

A questi costi vanno aggiunte le spese di iscrizione che, dipendentemente dal centro sportivo scelto, possono variare mediamente dai 30 agli 80 Euro. “Costi decisamente eccessivi che, oltre a gravare sulle spese degli italiani, possono spingere verso la mancata pratica delle attività sportive, fondamentale per la salute e l’educazione dei ragazzi” – sostiene Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori.

Infatti, i corsi di nuoto, caldamente raccomandati da tutti i medici, soprattutto per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi, hanno toccato dei costi piuttosto alti, decisamente eccessivi se si considera nel nucleo familiare la presenza di più figli. Il costo di un corso di nuoto risulta pari a 720 euro annui, a cui vanno aggiunti 115 euro per l’attrezzatura e circa 55 euro di iscrizione, per un totale di 890 euro. Ancora più onerosa la scelta di praticare danza classica, con un costo di 690 euro annui, a cui vanno aggiunti 140 euro per l’attrezzatura, 110 euro per il saggio di fine anno e circa 55 Euro di iscrizione, per un totale di 995 euro annui.

Lo sport più economico risulta, invece, il basket, il cui costo ammonta a 508 euro annui, di cui 420 euro per il corso, 83 euro per l’attrezzatura e circa 55 euro di iscrizione. Per sostenere tali costi diverse famiglie sono costrette a chiedere un prestito alle finanziarie, trovandosi, generalmente, a dover restituire l’intero capitale richiesto in 12 mesi.

Lo sport è un diritto di tutti

E’ veramente sconcertante assistere alle polemiche nate dalla dichiarazione di Roberto Mancini, ct della nazionale di calcio, per avere affermato che bisogna pensare prima di parlare e che lo sport è un diritto come la scuola e il lavoro. Aggiungerei anche che bisogna conoscere prima di parlare.

Bisogna sapere ad esempio che la sedentarietà è la quarta causa di morte e che secondo quanto documentato dalla rivista Lancet, nel nostro Paese i costi diretti di questa inattività motoria sono 906.680.000 milioni di dollari (di cui 707.210.000 a carico del sistema sanitario, 32.267.000 dei privati e 163.202.000 sostenuti dalle famiglie) mentre quelli indiretti sono 498.021.000.  Sono cifre enormi che dovrebbero obbligare la politica italiana a valutare appieno il valore dello sport. Chi ne ha la diretta responsabilità deve essere pienamente consapevole che la mancanza di attività fisica e di sport è ancora oggi un problema misconosciuto, altrettanto grave come lo sono le malattie cardiovascolari, il diabete, il cancro al seno e al colon e richiede un’azione globale a breve e a lungo termine, se non per amore di una buona salute dei cittadini almeno per ragioni di buona economia.

Va aggiunto che lo sport non è una questione collegata alla richiesta di pochi che vogliono svagarsi e a cui è stato sottratto un gioco ma rappresenta il modo per mantenere uno stile di vita fisicamente attivo e sviluppare il benessere individuale e della comunità.

A questo riguardo la sua centralità è stata ribadita da un Memorandum d’intesa firmato a maggio tra il Comitato olimpico internazionale (CIO) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), incentrato sulla promozione e la difesa della salute attraverso lo sport e l’attività fisica durante questo periodo.

Inoltre, se volgiamo la nostra attenzione ai giovani in età scolare e a quelli con disabilità è evidente che l’accesso allo sport non deve diventare un ulteriore modo per discriminare alcuni rispetto ad altri. Così come lo è già stato lo scorso anno scolastico per molti studenti, e le loro famiglie, la difficoltà di accesso a internet e il non possedere almeno un computer per seguire le lezioni da casa.

Non c’è spazio per l’attività fisica a scuola

Letto le regole per l’apertura delle scuole.

L’attività fisica è scomparsa e le palestre diventeranno aule.

Si evidenzia concezione disfunzionale dello sviluppo dei giovani.

Aumenterà obesità e sedentarietà: lo stato ponderale dei genitori, il loro livello di istruzione e il reddito familiare risultano associati all’Indice di Massa Corporea del bambino. Quindi chi è più svantaggiato lo sarà ancora di più!

 

Scuola calcio per bambini con disabilità intellettiva

Il progetto Calcio Insieme, promosso dalla Fondazione Roma Cares  in collaborazione con la ASD Accademia Calcio Integrato,  ha lo scopo di promuovere l’attività motoria e l’insegnamento del calcio nei giovani tra i 6 e i 12 anni con disabilità intellettiva al fine di migliorare da un lato la qualità della loro vita attraverso la pratica sportiva continuativa nel tempo e dall’altra di insegnare un modello di calcio a loro adeguato, ma anche per costruire una community in cui scuola, famiglia, organizzazione sportiva e staff possono sentirsi parte di un progetto comune in cui al centro vi sono
i bambini con disabilità intellettiva.  Lo scopo del progetto è di creare le condizioni per favorire l’empowerment di ognuno indipendentemente dalle sua abilità di partenza, cosi come è stato definito dal Comitato Paralimpico Internazionale.

Attualmente partecipano al programma 30 bambini, di cui 3 bambine, 10 istruttori, 4 psicologi dello sport, 1 logopedista, 1 medico dello sport, a cui si aggiungono:  direttore tecnico, responsabile dei rapporti con le scuole e le famiglie, direttore scientifico, giornalista, responsabile del progetto e amministrazione. Al termine di questo primo anno verranno pubblicati i risultati raggiunti in relazione agli aspetti motori, di apprendimento del calcio e psicosociali dei bambini.