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Cosa possono fare i pediatri per ridurre il disagio che vivono i giovani?

Il possibile ruolo dei pediatri:

  1. parlare con i genitori delle opportunità dei loro figli per attività indipendenti e che contribuiscono a sviluppare la fiducia in se stessi.
  2. presentare una panoramica delle scoperte di studi come quelli descritti.
  3. spiegare concetti come il locus di controllo e i bisogni psicologici fondamentali e chiedere ai genitori delle attività indipendenti dei loro figli e dei vincoli e delle paure che limitano tali libertà.
  4. collaborare con i genitori per trovare modi per superare i vincoli e ridurre le paure, tenendo conto dell’età del bambino, del quartiere e delle condizioni di vita della famiglia.
  5. Lavorare insieme nei luoghi di residenza per creare situazioni in cui i bambini possono giocare liberamente con altri bambini, con un adulto presente solo per la sicurezza, senza gestire il gioco.
  6. parlare con i genitori su come insegnare ai bambini a essere sicuri nelle loro attività indipendenti: come attraversare le strade, le regole di sicurezza per andare in bicicletta, i vantaggi di muoversi con i fratelli o gli amici anziché da soli (c’è sicurezza nei numeri), come chiedere aiuto quando è necessario, e simili, come alternativa a privarli di tali attività.
  7. mettere a frutto la loro posizione e conoscenza in discussioni con educatori, assistenti sociali, pianificatori urbani, legislatori e leader comunitari riguardo a politiche e programmi che limitano o ampliano le opportunità dei bambini per attività indipendenti.

In US l’organizzazione no-profit Let Grow sta lavorando efficacemente da diversi anni, ottenendo un certo successo, per introdurre il gioco libero e altre avventure indipendenti nelle scuole pubbliche, per modificare le leggi statali per dare ai genitori maggiore libertà nel prendere giudizi ponderati su cosa è sicuro per i loro figli e per fornire un catalogo per genitori e insegnanti con modi e motivi per consentire ai bambini maggiore indipendenza.

(Sintesi di: Gray P, Lancy DF, Bjorklund DF. Decline in Independent Activity as a Cause of Decline in Children’s Mental Well-being: Summary of the Evidence. J Pediatr. 2023 Sep; 260:113352)

Immenso Nadal

Oltre avere una psicologia da irriducibile forse questo è il segreto più importante del successo di Nadal: “Ho passato un sacco di momenti difficili, un sacco di giorni di duro lavoro senza vedere la luce, ma continuando a lavorare e ricevendo un sacco di sostegno dalla mia squadra e dalla famiglia”

“Quindi un sacco di conversazioni con la squadra, con la famiglia su cosa può succedere o cosa succederà se le cose continuano così, pensando che forse era un’occasione per dire addio. Non era molti mesi fa. “Per essere dove sono oggi, non posso spiegare a parole quanto sia importante per me in termini di autocompiacimento ed essere grato per il supporto”.

“Ogni singolo giorno. Per molti mesi, a volte andavo in campo con la squadra e non ero in grado di allenarmi per 20 minuti, oggi per 45 minuti, e poi a volte ero in grado di allenarmi per due ore. Era molto difficile da prevedere ogni singolo giorno e stavo lavorando con il medico, cercando di trovare una soluzione.”Come ho detto un sacco di volte, quando si torna da infortuni che, purtroppo lo so molto bene, le cose sono sempre difficili e hai bisogno di andare giorno per giorno”.

“Hai bisogno di accettare gli errori. Devi perdonare te stesso quando le cose non vanno nel modo giusto, perché questo è l’unico modo. “Sai che all’inizio le cose saranno difficili.

“Certo, non avrai le migliori sensazioni a volte in campo, ma rimanere positivi, giocare con la giusta energia e, naturalmente, essere nel tour, allenarsi con i ragazzi e vincere le partite, di sicuro, aiuta e la scorsa settimana è stata importante per me”.

Camp estivo con giovani disabilità intellettiva

E’ difficile parlare di un campo estivo per giovani con disabilità intellettiva con con disturbi medio-gravi come quelli che abbiamo terminato dopo tre settimane di attività. la difficoltà risiede principalmente dal fatto che l’attività è stata svolta con una relazione 1 a 1, che sta a significare che ogni giovane è stato seguito da un operatore, che poteva essere psicologo o allenatore. Per loro, come per quelli con un livello di funzionamento migliore, l’attività sportiva è stata alternata con quella espressiva per una durata complessiva di 5 ore consecutive.

L’attività sportiva si è svolta all’interni di un campo di calcio-5 strutturato con una sequenza di stazioni motorie così che tutti fossero attivi nello stesso momento senza momenti di attesa. Ciò ha permesso a ogni bambino di potere svolgere l’attività seguendo il proprio ritmo, permettendogli così di fare delle pause in funzione della stanchezza e della loro motivazione a continuare.

L’avere molto più tempo a disposizione per svolgere l’attività, rispetto alla durata abituale dell’allenamento di 60 minuti, ha consentito a ognuno di fare anche delle pause piuttosto lunghe di 15/20 minuti pur continuando a stare sul campo per poi riprenderla avendo a disposizione un tempo di 5 ore. Questo aspetto ha avuto un effetto positivo anche sugli allenatori che hanno lavorato nella consapevolezza di non dovere sollecitare il giovane a svolgere l’attività, come può succedere durante quando il tempo di allenamento è per appunto molto più ridotto.

Va detto anche che ogni settimana i partecipanti sono stati attivi per 5 ore al giorno per un totale di 25 ore, che in termini quantitativi equivalgono 3 mesi di allenamento per due ore settimanali. Inoltre questi ragazzi/e di più limitato funzionamento difficilmente vengono ogni allenamento, per cui non è difficile immaginare che per molti questo numero settimanale può avere equivalso a 4 mesi di allenamento.

Non dovrebbe quindi stupire che alcuni di loro siano di molto migliorati anche solo in una settimana, che per loro ha rappresentato un’esperienza di vita del tutto nuova, con un coinvolgimento personale sconosciuto. Questo risultato è stato spesso ribadito dai genitori che avrebbero voluto continuare per altre settimane questo tipo di attività. Il camp è stato anche allargato ai loro fratelli e sorelle. Ciò ha permesso non solo alla famiglia di sollevarsi del problema del loro collocamento durante questo periodo in altre capi estivi ma i giochi svolti insieme hanno migliorato la loro consapevolezza sul fatto che anche altre famiglie hanno bambini come i loro fratelli/sorelle con disabilità. Hanno scoperto che ci sono delle attività che si possono fare insieme, che i loro fratelli migliorano se svolgono un’attività organizzata con altri della loro età. In altre parole si diffonde fra di loro un’idea di normalità quotidiana che può esistere se si sta in un contesto non escludente ma in cui s’interagisce.

Gli ambienti che di solito frequentano non sono organizzati in questo modo ma il nostro campo estivo dimostra come sia possibile favorire l’integrazione, senza che diventi un’attività pietosa o di finta inclusione, in cui l’unico elemento che unisce è la condizione dello stesso ambiente fisico ma che rea esclusione per i contenuti praticati.

Rapporto: adolescenti e scuola

Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”

E’ il nuovo report nazionale dell’Osservatorio #conibambini promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

  • I divari educativi dipendono anche dalla condizione di partenza. Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente.
  • I 2/3 dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta.
  • Nelle grandi città vi è una relazione inversa tra indicatori di benessere economico e quota di neet: a Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet della zona di corso Buenos Aires, a Roma, Torre Angela ha il doppio di neet del quartiere Trieste, a Napoli, i quartieri con più neet compaiono anche nella classifica delle zone con più famiglie in disagio.
  • +25,2% il divario tra l’abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei.
  • L’emergenza Covid rischia di compromettere ancor di più il diritto alla scelta degli adolescenti. 

In Italia vivono 3 milioni di persone tra 14 e 19 anni. Se consideriamo la fascia di età che frequenta medie e superiori e limitandosi ai minori, sono 4 milioni i ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni. Si tratta di quasi la metà dei minori residenti in Italia (42%) e del 6,67% della popolazione italiana. Il report dell’Osservatorio indaga il fenomeno della povertà educativa legato a questa fascia di età.

L’abbandono scolastico prima del tempo, più frequente dove ci sono fragilità sociali, è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. E spesso non è che la punta dell’iceberg: dietro ogni ragazzo e ragazza che lascia la scuola anzitempo ci sono tanti fallimenti educativi che non possono essere considerati solo problemi individuali o delle istituzioni scolastiche. Sono fallimenti per l’intera società nel preparare la prossima generazione di adulti.

“Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali – ha commentato Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini. La povertà educativa, come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese. In questa fase di grandi difficoltà, i ragazzi dovrebbero rappresentare il fulcro di qualsiasi ripartenza. Non dovremmo criminalizzarli, come spesso accade, per alcuni comportamenti devianti o relegarli ad un ruolo passivo. Credo fortemente che siano una generazione migliore, hanno dimostrato grande senso di responsabilità, dovrebbero partecipare attivamente alle scelte che incidono sul futuro loro e, di conseguenza, del Paese. Dobbiamo loro – conclude Rossi-Doria – grandi opportunità”.

I divari educativi molto spesso dipendono dalla condizione di partenza. Per troppe ragazze e ragazzi la scelta appare già vincolata: dove nasci, in che posto vivi, la condizione sociale della famiglia contribuiscono a determinare molti aspetti. Dall’origine sociale e familiare ai livelli negli apprendimenti; dalle prospettive nel territorio in cui si abita all’impatto dell’abbandono scolastico. Su questi fattori, purtroppo, l’emergenza Covid rischia di incidere in modo fortemente negativo. Nei mesi scorsi abbiamo potuto constatare le profonde disuguaglianze tra le famiglie con figli nella possibilità di adeguarsi ai ritmi e agli stili di vita imposti dalla pandemia.

Partiamo dall’istruzione. Tra gli alunni di terza media, all’ultimo anno prima della scelta dell’indirizzo da prendere, i divari sociali sono molto ampi. Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente.

Questi dati ci dicono come la condizione sociale si trasmetta di generazione in generazione. Nascere in una famiglia con meno opportunità da offrire significa generalmente partire già svantaggiato anche sui banchi di scuola. Dai dati sull’abbandono scolastico emerge che i due terzi dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta.

Il livello di istruzione, di competenze e conoscenze è strettamente collegato anche alle possibilità di sviluppo di un territorio. Nei test alfabetici l’87% dei capoluoghi del nord Italia presenta un risultato superiore alla media italiana. Nell’Italia meridionale e centrale la quota di comuni che superano questa soglia scende rispettivamente al 25% e al 36%. Un dato che, oltre a confermare i profondi divari territoriali tra gli adolescenti italiani, sembra essere legato alla quota di famiglie in disagio nelle città.

La principale minaccia per le prospettive future di un adolescente è uscire dalla scuola superiore senza un’istruzione adeguata. Questo rischio è molto più concreto nelle aree interne, dove l’offerta educativa viene più spesso minata da fattori come l’alta mobilità dei docenti, pluriclassi composte da alunni di età diverse, scuole sottodimensionate. Confrontando i risultati Invalsi degli adolescenti che vivono nelle aree interne con il dato medio regionale emergono due aspetti. Il primo è che, con poche eccezioni, i punteggi degli adolescenti dei comuni interni sono più bassi di quelli dei loro coetanei. Il secondo è che la condizione educativa delle aree interne non è omogenea in tutto il paese. Tra quelle più popolose, la migliore nei test di italiano (Basso Ferrarese) supera non solo la media delle aree interne italiane (+7 punti), ma anche la media nazionale complessiva (di oltre 4 punti) e quella emiliana (+2,42). Al contrario, la peggiore nei test di italiano (Calatino) è a -14 punti dalla media siciliana, a -16 da quella nazionale delle aree interne e quasi 20 punti al di sotto della media nazionale complessiva.

Una evidenza interessante rispetto all’analisi della presenza di giovani che non studiano e non lavorano nelle grandi città italiane è la relazione inversa tra gli indicatori di benessere economico (ad esempio, il valore immobiliare) e la quota di neet. I giovani che non lavorano e non studiano spesso si concentrano nelle zone socialmente ed economicamente più deprivate.

Napoli, i 10 quartieri con più neet in ben 8 casi compaiono anche nella classifica delle 10 zone con più famiglie in disagio. A Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet rispetto a zona di corso Buenos Aires. A Roma, a Torre Angela la quota di neet è oltre il doppio del quartiere Trieste.

Altra differenza sostanziale si registra prendendo in riferimento la cittadinanza. È di 25,2% il divario in punti percentuali tra l’abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei.

In Italia un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana. Poco meno di 200 mila persone, contando i minori stranieri dai 14 anni in su. Oltre 300 mila ragazze e ragazzi, se si considerano i residenti tra 11 e 17 anni. Nel caso degli adolescenti senza la cittadinanza italiana, sono diversi i segnali che indicano come particolarmente forte la minaccia della povertà educativa. Dalle difficoltà di inserimento nel percorso scolastico, alle disuguaglianze nell’accesso agli indirizzi delle scuole superiori. Fino all’abbandono precoce degli studi, fenomeno particolarmente preoccupante tra i giovani.

Infine, gli altri divari. Già prima dell’emergenza (2019), il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%). Quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%. Ma anche i divari territoriali e nella condizione abitativa, con il 41,9% dei minori vive in una abitazione sovraffollata. Un ulteriore aspetto critico è stato rappresentato dai divari tecnologici. Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia. Per tutti questi motivi, l’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale, con effetti che gravano soprattutto sui minori e le loro famiglie. Si pensi all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce.

Il ruolo delle famiglie nello sviluppo dei loro figli attraverso il movimento

Rhodes, R.E., Guerrero, M.D., Vanderloo, L.M. et al. Development of a consensus statement on the role of the family in the physical activity, sedentary, and sleep behaviours of children and youth. Int J Behav Nutr Phys Act 17, 74 (2020). 

Le linee guida canadesi per il movimento delle 24 ore sono state recentemente sviluppate per fornire linee guida di salute pubblica che integrano raccomandazioni per l’attività fisica, i comportamenti sedentari e il sonno per la popolazione pediatrica che vanno da 0 a 4 anni e da 5 a 17 anni.

I bambini e i giovani che aderiscono a queste linee guida hanno maggiori probabilità di mostrare una crescita sana, fitness cardiorespiratorio e muscoloscheletrico, salute cardiovascolare e metabolica, sviluppo motorio, sviluppo cognitivo, risultati accademici, regolazione emotiva, comportamenti pro-sociali e una migliore qualità della vita in generale.

Purtroppo, tra i canadesi, solo il 13% dei bambini di 3-4 anni, il 17% dei bambini di 5-17 anni e il 3% dei bambini di 11-15 anni aderisce alle linee guida canadesi per il movimento delle 24 ore. Un’analoga scarsa aderenza alle raccomandazioni sul comportamento sano nei movimenti tra i bambini e i giovani è stato segnalato in Australia, Belgio, Mozambico, Nuova Zelanda, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti, e ancora più bassa aderenza in Cina, Singapore e Corea del Sud.

Le pratiche genitoriali che influenzano i comportamenti di salute dei bambini e dei giovani includono componenti di reattività (che forniscono incoraggiamento e autonomia), struttura (che forniscono ambienti sociali e fisici) e richiesta (pratiche restrittive e punitive).

Con l’ambiente in costante evoluzione (tra cui pratiche, politiche, norme sociali, caratteristiche costruttive, tecnologia) a casa, nei centri di assistenza all’infanzia, nelle scuole e nelle comunità, e i nuovi paradigma dei comportamenti di movimento integrati, per le famiglie e per coloro che le sostengono (ad esempio, i professionisti della sanità pubblica, gli operatori sanitari, gli insegnanti, i responsabili politici) le sfide per il raggiungimento di comportamenti di movimento sani possono essere schiaccianti.

Active Healthy Kids Canada e ParticipACTION (organizzazioni canadesi senza scopo di lucro) producono dal 2005 i “Canadian Report Cards on Physical Activity for Children and Youth”.

Questo Consensus Statement on the Role of the Family in the Physical Activity, Sedentary, and Sleep Behaviours of Children and Youth è l’ultimo di una serie di documenti ed è contenuto nel 2020 ParticipACTION Report Card on Physical Activity for Children and Youth.

Higuain e Dybala: difficile giocare sempre da campioni

Higuain e Dybala sono l’ultimo esempio di come due campioni vanno in crisi per la pressione dovuta alla richiesta di giocare sempre al meglio, che per un attaccante significa segnare delle reti. Niente di strano in questa richiesta che rappresenta l’essenza del loro lavoro ma che talvolta collide con il proprio modo di pensare e di vivere le emozioni. Infatti, la necessità di corrispondere sempre alle aspettative del club, dei tifosi, dei media e degli sponsor stimola da un lato, una piacevole sensazione di sentirsi importanti e valutati in modo estremamente positivo ma ovviamente a un costo, che consiste nel dovere sempre dimostrarsi all’altezza di questa richiesta. Ciò genera tensioni, che determinano effetti negativi sulle prestazioni in campo e, quindi, così si spiegano le reti non segnate di Higuain e i rigori sbagliati di Dybala. Episodi da cui ci si riprende facilmente secondo Allegri concentrandosi sulle prossime partite. Personalmente, penso che a questi ragazzi manchi qualcuno che sappia ascoltare le loro paure, che gli insegni ad accettarle come parte integrante di quello che fanno e che gli insegni a restare focalizzati sulle proprie abilità quando arrivano i dubbi e le preoccupazioni. Di solito questo è il lavoro dello psicologo e non può essere quello della famiglia o degli amici, che per quanto amorevoli servono a fornire un contesto psicologico e fisico in cui potere essere se stessi e non il campione, ma non aiutano a risolvere questi problemi.

L’addio di Totti ai tifosi

L’addio di Totti ai tifosi: «La sua forza è stata mostrare le proprie fragilità»

Lo psicologo dello sport Alberto Cei: «Ora Francesco deve cercare un modo per fare pace con se stesso, per riempire quei vuoti che inevitabilmente avrà»

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La motivazione alle attività outdoor

I giovani che praticano attività all’aria aperta  sono motivati dal desiderio di trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici. Mentre una parte degli adolescenti sono motivati ​​da godere del tempo con i propri cari, in questa fascia di età un numero maggiore è motivato dallo svolgere queste stesse attività outdoor. I giovani adulti sono motivati ​​dall’ esercizio fisico e molto meno motivati ​​dalla famiglia e dagli amici.
Cosa ti spinge a partecipare alle attività all’aria aperta?

 

Age 6-12 13-17 18-24
Be with family/friends 77% 69% 49%
Get exercise 66% 72% 74%
Experience excitement/adventure 54% 46% 52%
Develop my skills/abilities 51% 51% 43%
It is cool 45% 31% 18%
Be with people who enjoy the same things  41% 45% 25%
Keep physically fit 36% 55% 59%
Be close to nature 32% 30% 44%
Develop a sense of self-confidence 26% 31% 33%
Enjoy the sounds/smells of nature 26% 27% 39%
Observe the scenic beauty 22% 26% 43%
Gain a sense of accomplishment 22% 31% 39%
Get away from the usual demands 18% 34% 49%
Be with people who share my value 14% 22% 17%
Talk to new/varied people 12% 13% 11%
Experience solitude 5% 11% 26%

 

Hanno colpito gli appassionati della corsa e le loro famiglie

Le bombe sono state messe per colpire i podisti amatori, infatti sono esplose ben dopo che gli atleti di elite avevano concluso la corsa. (L’altr’anno il tempo medio fu 4:18:27). Podisti che nonsarebbero mai andati alle olimpiadi stavano terminando la corsa e fra gli spettatori vi erano le loro famiglie e gli amici che stavano per accoglierli e festeggiarli.

Leggi l’articolo su http://sportsillustrated.cnn.com/more/news/20130415/aftermath-boston-marathon-explosions/#ixzz2QjN7jRgX

A woman kneels and prays at the scene of the first explosion on Boylston Street near the finish line of the 117th Boston Marathon on Monday.