Archivio mensile per febbraio, 2014

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Special stress per i condottieri del calcio

Nel calcio si va diffondendo una generazione di allenatori condottieri, sempre protagonisti. La polemica fra Conte e Capello ne è un esempio. L’importante è non accettare le critiche, attaccare. “Gli allenatori oggi sono piccoli Cesari, per il grande potere ricevuto dai club e la voglia di essere protagonisti, anche quando non sarebbe il caso. Sposano il ruolo del condottiero sempre in guerra, sfoderano un’aggressività, una rabbia non controllata, vogliono il centro della scena, Trapattoni, Liedholm e Boskov, con uguale carisma, avevano quell’ironia di cui i tecnici di oggi difettano”. Credo che avere sempre bisogno di nemici per ricaricare se stessi sia un modo molto dispendioso di vivere; si può essere perfezionisti come richiede il ruolo di allenatore senza per forza essere contro il mondo. In ogni caso sono stili personali e ognuno deve sentirsi libero di esprimersi come ritiene meglio. (Da laRepubblica, Intorcia e Ormezzano)

 

5emezzo o 6, bocciato o promosso

Voglio dirlo con chiarezza, troppo spesso oggi i genitori costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo dell’autostima dei loro figli. Attaccano gli insegnanti e nello stesso tempo coltivano le giustificazioni che inducono i loro figli a non essere in grado di tollerare la minima frustrazione. Sono genitori che ritengono che l’mpegno e la dedizione al compito non sono necessari. Coltivano la cultura della colpa degli altri (insegnanti e allenatori) e non la cultura della responsabilità loro, come genitori, nei confronti dei figli.

Anni fa a mia figlia ho spiegato la differenza tra prendere 5 e mezzo oppure 6. Le dissi che probabilmente non c’era differenza fra quello che sapevano gli studenti che prendevano questi due voti. Talvolta gli insegnanti avrebbero anche potuto sbagliare scambiando i due voti. Lei però doveva ricordarsi una sola cosa: chi prende 6 è promosso e chi prende 5 e mezzo è bocciato. Il suo scopo era di stare sul lato positivo e non quello negativo, di conseguenza le dissi: prenditi la responsabilità e scegli dove vuoi stare. Questa è la realtà!!! I genitori devono ricordarsi che sono i principali educatori del futuro dei loro figli.

Nel calcio i genitori mettono troppe pressioni

Cesare Prandelli ha affermato, in un convegno dedicato all’attività giovanile nel calcio, che  ”il vero problema non sono i bambini ma i genitori … Io i genitori ho provato ad allenarlì per otto mesi ma poi ho rinunciato: mettono troppe pressioni, quando invece bisogna sbagliare. Il bambino stesso è più attento a capire il proprio futuro, con l’assillo dei famigliari diventa tutto più difficile. E’ vero che nelle difficoltà si forma il carattere ma è anche vero che in tal modo è più dura emergere”. Purtroppo ha ragione e gli allenatori dei giovani sono tartassati da genitori che li accusano di non valorizzare i loro figli. Sappiamo che la fiducia in se stessi si sviluppa attraverso le reazioni che gli adulti hanno agli errori.  Se l’adulto comunica: “va bene, continua a impegnarti” il giovane capirà che gli errori sono un evento normale e fisiologico dell’allenamento e che ciò che conta è perseverare nel mantenere l’impegno. Questo è l’approccio che si deve avere per imparare qualsiasi cosa, dalla matematica al calcio. I genitori dovrebbero mostrare questo atteggiamento nei riguardi di ogni compito dei loro figli. Molti genitori, invece, sono preda delle loro insicurezze e quindi vorrebbero realizzarsi magicamente attraverso i successi dei figli ma senza insegnare quale sia il percorso per raggiungerlo e senza dare loro il tempo di crescere. E quando dico successo, intendo il sentirsi coinvolti in un’attività per il solo piacere di farla e perchè ci si diverte.

La Roma non ha ancora una mentalità vincente

La Roma sta conducendo un campionato molto positivo. Infatti quest’anno è diventata una squadra competitiva e che sa vincere la maggior parte delle partite riducendo al minimo le sconfitte. E’ sulla strada giusta per raggiungere una mentalità vincente, che vuol dire entrare in campo con la convizione di sapere affrontare con successo qualsiasi squadra.  Rispetto a quanto ha dimostrato sino a oggi, non ha ancora raggiunto questo traguardo, Lo testimoniamo, a mio avviso, le due sconfitte che ha subito nelle due partite più importanti che ha giocato. Quella contro La Juventus in campionato, che le avrebbe permesso di continuare a esercitare una forte pressione sulla Juve stessa e quella contro il Napoli in Coppa Italia. In ambedue ha perso il confronto con l’avversaria in modo netto. Il prossimo passo dovrà essere quello di mantenere la stessa forte convinzione anche nelle partite decisive, che determinano la differenza fra una buona stagione e una ottima.

La consapevolezza è la base del mental coaching

La consapevolezza si può definire come il “miracolo che, in un baleno, richiama la nostra mente e la ricompone, consentendoci di vivere ogni attimo delle nostra vita” (Thich Nhat Hanh).  Jack Kornfield l’ha descritta come “innata capacità umana di prestare deliberatamente piena attenzione alla situazione in cui ci troviamo, alla nostra concreta esperienza, e di trarne insegnamento”.

La consapevolezza è alla base del mental coaching, ottimizzare l’apprendimento e migliorare le prestazioni richiede la conoscenza di se stessi e delle emozioni che ne sono alla base.  E’ la coscienza del presente, specifica per ogni attività e che determina la condizione di prontezza all’azione, che è uno stato psicofisico globale di totale coinvolgimento con ciò che sta per accadere e cioè la pretazione.

Giovani detenuti diventano allenatori di calcio

Lo sport come strumento di integrazione sociale, imparare ad insegnare calcio per inserirsi nel mondo del lavoro. Si è concluso il 28 gennaio il secondo corso per ‘aspiranti allenatori’ organizzato dalla Figc Lazio per i ragazzi detenuti all’interno dell’istituto di pena minorile di Casal del Marmo a Roma. Giovani italiani, romeni, nordafricani e di altre nazionalità hanno ricevuto dal presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio Luca Pancalli un diploma che consentirà di seguire gratuitamente un corso Coni-Figc per allenatori di base quando usciranno dalla struttura di Casal del Marmo. Un primo, importante passo per un percorso che nei prossimi mesi potrebbe portare i giovani detenuti a lavorare per alcune società sportive, non solo nel Lazio ma anche in altre regioni.
“E’ un’esperienza molto appagante – spiega la coordinatrice regionale del SGS Figc Lazio, Patrizia Minocchi – resa possibile da uno staff formato da preparatori atletici, psicologi, e medici davvero in gamba. Erano una ventina i ragazzi che hanno partecipato al corso e hanno passato tutti l’esame finale, che consiste nella realizzazione di una tesina e in una prova pratica sul campo. Molti di loro la notte prima dell’esame non hanno dormito per l’emozione”. Il prossimo corso dovrebbe iniziare entro la fine di maggio: “Abbiamo anche deciso di realizzare un Docufilm – rivela Patrizia Minocchi – perché vorremmo riproporre questo modello didattico su tutto il territorio. Il calcio ha un linguaggio davvero universale ed è giusto che tutti possano vedere i risultati di questa bellissima esperienza”.

Warm-up dancing per Kate Hansen

Il riscaldamento è spesso un’attività noiosa e ripetitiva. Alle Olimpiadi di Sochi Kate Hansen, della squadra US di slittino, ha pensato di variarlo in questo modo certamente più divertente.

 

Surf, skateboard e parkour: sport come stili di vita

In questi anni vi è stata la grande esplosione degli sport non tradizionali, da praticare sulle strade e sui muri delle città e a forte impatto emotivo per i giovani praticanti. Il principale è il parkour, significa “percorso del combattente” che consiste nello spostarsi da un punto a un altro nel modo più efficiente possibile grazie a ogni forma di movimento.

Per questi giovani il parkour non è uno sport, poichè non vi deve essere competizione fra i praticanti. Viene vissuto come uno stile di vita e Parkour.NET lanciò anni fa una campagna per preservare la filosofia del parkour dalla rivalità e competitività sportiva. Nelle parole di Ewdard LeCorre: “la competizione spinge le persone a lottare fra di loro per la soddisfazione della folla e/o il vantaggio del business cambiandone lo schema mentale”. Il parkour è unico e non può essere uno sport competitivo a meno che ignori il suo intrinseco altruismo basato sull’autosviluppo … Red Bull ha sponsorizzato Ryan Doyle che afferma. ” Spesso mi chiedono chi sia il migliore, dimostrando di non capire cosa sia il Parkour … non è uno sport, è un’arte, è una disciplina.

David Belle, è considerato il fondatore del Parkour, e  l’idea di questa attività che unisce atletica e ginnastica acrobatica venne a George Hebert, che prima della I guerra mondiale, promosse un tipo di attività fisica basata su quella dei nativi africani. Ma nella promozione di forme di attività fisica come vere e proprie stili di vita, i surfer della California sono stati coloro che a partire dagli anni ’60 a livello di massa hanno diffuso questo modo di vivere, e non è caso che la prima forma di sport urbano che si è diffusa in quegli anni consiste in un’evoluzione della tavola da surf, che sull’asfalto si tramutò in skateboard.

Per ricordare coloro che in quegli anni diedero inizio a questa pratica è da vedere il film Dogtown and Z-Boys, dedicato ai ragazzi che diffusero questa nuova attività.

 

 

L’arte che nasce dal camminare

Una caratteristica centrale di Hamish Fulton è sempre stato il suo coinvolgimento fisico diretto con il paesaggio. Sin da quando era studente al College di San Martin of Art di Londra ( 1966-1968 ) e nei suoi viaggi in Sud Dakota e Montana nel 1969 , ha sempre pensato che l’arte era un ‘modo di visualizzare la vita’, non legata necessariamente alla produzione di oggetti. Ha iniziato a fare brevi passeggiate e poi ha realizzato opere fotografiche circa l’esperienza di camminare.

A quel tempo e, successivamente, la sua pratica è stata influenzata da un insolitamente vasta gamma di interessi tra cui il tema dell’ambiente e la cultura degli Indiani d’America. Nel 1973 , dopo aver camminato 1.022 miglia in 47 giorni da Duncansby Head (vicino a John O’Groats) a Lands End, Fulton ha deciso di ‘ fare arte solo derivata dalle esperienza delle singoli passeggiate’. Da allora il camminare è rimasto centrale per la pratica di Fulton. Ha affermato: ‘Se io non cammino, non posso fare un’opera d’arte ‘ e ​​ha riassunto questo modo di pensare nella frase: ‘ niente cammno, niente lavoro’.  Sebbene solo Fulton sperimenti la passeggiata  in se stessa, i suoi testi e le fotografie presentati in mostre e libri ci permettono di entrare in contatto con la sua esperienza.

L’attività fisica come segno vitale di base

La necessità di condurre uno stile di vita fisicamente attivo è così importante che negli US 50 associazioni scientifiche, accademiche e professionali hanno inviato una lettera a Barack Obama per sostenere l’urgenza di interventi in questo campo per prevenire il diabete, l’obesità, i problemi cardiocircolatori e alle ossa e altre condizioni croniche. La lettera prende in considerazione alcune questioni strategiche quali:

  • Programmi di educazione pubblica per assicurare che tutti gli americani comprendano i benefici di stile di vita salutari e come utilizzare le opzioni che gli vengono proposte;
  • Educazione professionale, in modo che i professionisti della salute considerino l’attività fisica come un segno vitale alla stregua dei livelli pressione del sangue e del colesterolo, così da essere monitorati e tracciati con regolarità;
  • Electronic Medical Records che includano i campi dell’attività fisica … così da potere facilmente iniziare a registrare l’esercizio come segno vitale;
  • Curricula della scuola medica che forniscano a tutti i medici un’adeguata conoscenza di come parlare con i pazienti in relazione a uno stile di vita salutare;
  • Incremento delle opportunità offerte alla popolazione di praticare esercizi e attività fisica, con particolare riguardo alle disuguaglianze e altre barriere.