Archivio mensile per febbraio, 2014

Diamo un calcio all’omofobia

L'iniziativa di Paddy Power

E’ stata presentata l’iniziativa ‘Diamo un calcio all’omofobia‘, organizzata da  by Paddy Power in collaborazione con La Gazzetta dello Sport nell’ambito del Candido Cannavò Day, testimonial il calciatore Davide Moscardelli e l’ex cestista Gianmarco Pozzecco.

#ALLACCIAMOLI - L’iniziativa inviterà molti giocatori a indossare o portare lacci colorati alle scarpe, e andrà di gran moda l’hashtag #allacciamoli su Twitter, per esprimere il proprio no all’omofobia. “Chi allaccia ci mette la faccia… e la barba”, ha spiegato Moscardelli. “Sono con voi”, ha detto telefonicamente il Presidente del CONI Giovanni Malagò. Importante anche l’intervento di Damiano Tommasi, dell’Assocalciatori: “Allacciare un arcobaleno è un gesto che contagia facilmente, e mi piacerebbe capire come affrontare questo tema nella mia carica di Presidente dei calciatori. Bisogna anche saper rispettare il silenzio di chi non vorrebbe parlarne”.

Indice di concentrazione di squadra nel calcio

Quella che segue è la sintesi della relazione che ho tenuto al Congresso di scienze cognitive all’Università di Al Ain, Emirati Arabi Uniti.

Un tema centrale del calcio riguarda l’attenzione della squadra in partita e in particolare come poterla misurare e come capire se una squadra durante l’incontro è concentrata . Questo studio propone di utilizzare come indice di concentrazione la distribuzione dei goal durante la partita, dividendola in sei periodi di 15 minuti. Lo studio ha preso in considerazione tre differenti campionati di livello assoluto in Italia, Inghilterra, Spagna e Olanda. Dai dati emersi non sono state evidenziate differenze in relazione ai quattro campionati nella distribuzione dei goal: la maggior parte viene messa a segno nell’utima mezz’ora dell’incontro. In relazione alla Serie A quando le partite terminano con un pareggio e con una o due reti di scarto i goal sono messi a segno principalmente negli ultimi 15 minuti. L’indagine ha mostrato che l’indice di concentrazione di squadra potrebbe essere definito dalla riduzione delle reti subite nella fase finale della partita.

Italiani, vittime di noi stessi ma la colpa è degli altri anche nello sport

Siamo un popolo abituato a dare la colpa agli altri e anche nello sport si manifesta questa mentalità. I genitori picchiano gli arbitri, naturalmente la Juve ruba le partite, chi si dopa si giustifica dicendo che è stata una leggerezza e così … e sopattutto non abbiamo speranza.

Per i rigori l’Inghilterra si affida a uno psicologo

Per vincere il mal di rigori che affligge la sua Inghilterra Roy Hodgson dovrebbe affidarsi ad uno psicologo, supporto speciale ai giocatori in vista dei Mondiali di Brasile 2014. “Alcuni dei nostri rigoristi non hanno problemi di fiducia. Altri, invece, sì”, dice il ct all’emittente ‘Sky Sports’. Il dischetto del penalty è uno storico avversario dell’Inghilterra. Negli ultimi 10 tornei internazionali a cui ha preso parte, la selezione dei Tre Leoni ha dovuto digerire ben 6 eliminazioni decretate ai rigori. Dal 1990 ad oggi, l’Inghilterra si è ritrovata a calciare 35 penalty decisivi e ne ha falliti ben 12, riuscendo ad avere la meglio solo sulla Spagna nell’edizione casalinga di Euro 1996. L’ultimo ko è arrivato contro l’Italia ai quarti di finale di Euro 2012 e proprio gli azzurri saranno i primi rivali degli inglesi il 15 giugno, a Manaus.

“Dobbiamo essere certi che i giocatori siano preparati nel miglior modo possibile. Si tratta di vedere in che condizioni riusciamo a portarli all’appuntamento”, prosegue Hodgson. Sarà utile l’allenamento, ovviamente. Ma l’aspetto tecnico pare destinato a passare in secondo piano. Uno psicologo sportivo, dice il ct, aiuterebbe i calciatori ad affrontare i momenti di massima tensione.

“Si tratta del loro carattere, della loro fiducia e della loro capacità di non pensare ai titoli dei giornali del giorno dopo. Se uno psicologo trovasse la soluzione, saremmo tutti felicissimi”, afferma Hodgson. La preparazione in vista dei Mondiali comprenderà anche una parentesi ciclistica. Hodgson ha chiesto l’intervento diretto di sir Dave Brailsford, boss del ciclismo britannico che ha ottenuto straordinari successi in pista e su strada. Brailsford parlerà alla Nazionale prima dell’amichevole in programma il 30 maggio a Wembley contro il Perù. “A volte – dice Hodgson – si tende a dimenticare quanto siano importanti questi tornei. Sono grandissime occasioni che non capitano spesso. Se non si dà il meglio, restano tanti rimpianti. Il mondo è pieno di calciatori che continuano a ripetersi ‘Avrei voluto fare un po’ meglio, avrei potuto concentrarmi di più, avrei voluto sapere cosa so ora. Magari Brailsford può far entrare qualcosa nelle loro teste”. (Da Repubblica.it)

 

 

 

 

 


I 5 passi per la meditazione mindful

Meditation tips: sit cross-legged, notice your breath

Meditation tips: don't judge yourself or try to ignore distractions

(da Time, 3 febbraio, adattato da Full catastrophe living, 2° ediz. di Jon Kabat-Zinn)

Bullismo all’estremo per i Miami Dolphins

Omofobia, razzismo, bullismo questa è la cultura sportiva espressa dalla squadra di football Miami Dolphins. Giocatori che con il comportamento portano alla depressione compagni di squadra colpevoli di giocare come femminucce. L’allenatore John Philbin afferma di non conoscere questo fenomeno che accadeva regolarmente nello spogliatoio della sua squadra, sino a quando non è stato pubblicato il rapporto di 144 pagina voluto da Roger Goodell, il commissario della Lega NFL. E’ una storia di sopraffazione ripetuta e costante nel tempo, che nessuno sino ad ora aveva voluto vedere. Come sempre

First International Conference in Sport Psychology and Embodied Cognition
UAE University–Abu Dhabi Sports Council
24th-­‐27th February 2014,
Emirate of Abu Dhabi, UAE

This academic conference aims at exploring important points of connection between the empirical studies of sport psychology and the embodied approach to the cognitive sciences. It will offer a unique occasion of interdisciplinary collaboration, and foster opportunities of reciprocal learning between theoretical and applied sport scientists, exercise and performance psychologists, cognitive neuroscientists, psycholinguists, philosophers of mind, phenomenologists, and practitioners who work in the sport environment, including coaches, trainers, and athletes of various disciplines.

Embodied cognition theory offers the most suitable paradigm to pursue this integration and cross-disciplinary collaboration: successful sport psychologists recognize that the results and the models of embodied cognitive science can allow them develop more effective training methods; reciprocally, attentive cognitive scientists can’t overlook sport and exercise psychology, as this field is one of the richest terrains for empirical exploration, experimental discovery, and epistemological validation of models and theories. Cooperation between these two fields promises immediate and tangible benefits, as it allows proving the correctness of the theoretical models by testing how effectively they can improve the athletes’ performances; at the same time, it raises the value of sport science for cognitive science, proving how the empirical study of athletic performance can inspire and validate new explanatory models of sensorimotor capabilities, control, attention, memory, and language-action interfaces. Sports can provide invaluable insights for the sciences of mind, telling how skills are actually enacted and controlled, through the body, defining dynamic boundaries between mind and world.

I will be there with a keynote entitled “Improving concentration in football teams.”

GianMario Missaglia: lo sport è più civile del suo tempo

“Ritorniamo ancora alla fondazione dello sport, all’idea dei Giochi e alla sintesi originaria di de Coubertin – un mondo uno, un progresso senza limiti, l’uguaglianza delle opportunità -. Lo sport è più civile del suo tempo, della società in cui nasce. Non è solo più civile dei giochi agonistici popolari, ma anche della vita quotidiana, delle relazioni familiari, delle forme di conflitto di classe, della pratica del diritto, dei rapporti tra i popoli e gli stati. Nello stadio va in scena una società più giusta, più moderna, più democratica, più mobile, più legittima. E’ questa la radice più profonda della vittoria dello sport, il suo fondamento etico”. (Di GianMario Missaglia, Il baro e il guastafeste, Edizioni Seam)

Oggi il doping, violenza e ogni genere di truffe hanno reso meno evidente questa idea di sport, ma è importante che non ce ne dimentichiamo, commettendo l’errore di pensare che non sia più attuale.

Perchè sarà sempre migliore colui che persegue in modo etico il proprio benessere attraverso la competizione di livello assoluto o qualsiasi forma di movimento .

 

Austostima, prestazione e allenamento

Ogni giorno mi accorgo sempre di più di quanto l’autostima degli atleti sia messa a dura prova durante le gare. Credo che ciò accade per le elevate aspettative che chi s’impegna molto ha nei confronti delle sue prestazioni. Questo non vuole dire che gli atleti siano individui con un livello basso di autositma ma che le situazioni che devono affrontare richiedono che mettano ogni volta alla prova la loro voglia di impegnarsi al massimo delle loro possibilità. Solo i musicisti vivono situazioni di questo genere o gli studenti che vogliono primeggiare ottenendo volti molto alti. Se queste sono le circostanze che gli atleti devono affrontare, bisogna che l’allenamento quotidiano sia diverso rispetto al passato, perchè un conto è imparare/migliorare il gesto sportivo, mentre qualcosa di molto diverso è saperlo replicare durante le competizioni quando la tensione emotiva può distruggere anche il migliore alllenamento. Sono consapevoli gli allenatori di questa differenza e gli atleti sono disponibili a mettersi di più in gioco?