Archivio mensile per febbraio, 2013

Capita di pensare di abbandonare ma non di farlo

In quei giorni in cui pensiamo di non farcela e di lasciare la corsa, il nuoto o qualsiasi sport si stia facendo, non prendiamoci sul serio perchè capita anche ai campioni di pensarlo.

Lolo Jones, 100m ostacoli e bobbista per la squadra USA,ieri  ha twittato: “Today’s running workout was so hard I thought about retirement. R U READING THIS COACH?! Or R U busy planning my next workout w the Devil??!” e subito dopo “Coach Shaver had me run with 6 guys, All world class Track Athletes. I was like a dog trying to keep up with a Wolf pack.”

Lo sport fa rete

Il mondo dello sport è sempre più esposto a spettacolarizzazioni e a problemi che ricadono sul sociale, come il doping o le scommesse. Aggiungiamo che il nostro mondo è un vero e proprio sistema complesso dove elementi differenti devono imparare a convivere e non a rendersi degli opposti. Da qui la volontà di far riscoprire lo sport come stile di vira positivo e non come competizione forzata, anche se oggi lo sport deve fare i conti con aspetti apparentemente “esterni” ma che ne condizionano quotidianamente la realtà. Pensiamo alla comunicazione, all’etica, alle neuroscienze, a internet, ai social network.

La fondazione Panta Rei partendo dal concetto di rete, ha deciso di organizzare un corso sullo sport  analizzandolo dal punto di vista sociologico, filosofico, scientifico e mediatico. Una riflessione a tutto tondo con insegnamenti che ci fanno capire come lo sport in generale, e il calcio in particolare, siano come lo specchio dei quadri di Magritte, dove ogni figura deve essere scavata per essere capita, studiata e compresa come prevalentemente sociale.

L’obiettivo del corso è quello di fornire a specialisti, professionisti e addetti ai lavori del settore le competenze e le conoscenze per agire all’interno del nuovo quadro delineato nel mondo dello sport. In questo modo i protagonisti sopra citati potranno saper agire ed interagire nella rete sociale, economica, sportiva e di comunicazione che ruota intorno al mondo sportivo.

Per informazioni: www.fondazionepantarei.it

Il programma di Michelle Obama per ridurre l’obesità infantile

Continua la campagna “Let’s move” di Michelle Obama contro l’obesità infantile e il prossimo passo è la collaborazione fra 5 aziende e un sito web per diffondere ricette salutistiche. Le aziende coinvolte sono Conde Nast, Hearst Magazines, Meredith Corp., Food Network e Time Inc.

Sono state identificate più di 3000 ricette che soddisfano le linee guida per una nutrizione sana e equilibrata in relazione a quanta frutta, verdura, proteine e cereali devo esservi nel piatto di ognuno in ogni pasto. Le aziende stanno promuovendo queste ricette sui loro siti web di cucina e molte sono pubblicate sul sito del social network Pinterest.

 

 

Psicologia e atletica leggera

Psicologia e atletica leggera leggila su: http://www.iocorro.net/autore/Alberto-Cei/39

Il pessimismo di Mazzarri non aiuta il Napoli

Le frasi che usiamo hanno sempre un significato, ancora di più lo hanno quelle dette da un allenatore al termine di una partita. Il Napoli nell’ultimo periodo ha ottenuto in campionato 3 pareggi consecutivi e 2 sconfitte in campo internazionale e Mazzarri, il suo allenatore, ha detto. “Ci va tutto storto, ma se ci davano i due rigori sarebbe stato diverso. Sono sicuro che le vittorie torneranno”. In psicologia si definisce questo approccio come pessimista ed è dimostrato che vi è una rapporto negativo tra pessimismo e successo sportivo.

Infatti dire “Ci va tutto storto” è una valutazione di tipo globale che non dice nulla su come la squadra ha giocato e attribuisce al caso come vanno le cose in campo. Dare importanza ai rigori negati, significa deresponsabilizzare i calciatori perchè la vittoria non è venuta a causa delle decisioni dell’arbitro.

L’atteggiamento vincente mette invece in mostra modi diversi di spiegare la prestazione, quindi la domanda è: “Cosa abbiamo fatto di sbagliato e quando” e “Cosa dobbiamo fare di diverso la prossima partita”. Inoltre, quando gli ultimi risultati sono 3 pareggi e 2 sconfitte, c’è poco di casuale e molto da fare per ritrovare quell’atteggiamento vincente che spesso ha caratterizzato il Napoli.

I tre aspetti dell’auto-controllo

L’obiettivo di un atleta è di essere sempre propositivo nelle competizioni e, quindi, di non subire ciò che accade in gara. Ogni atleta deve infatti aumentare l’auto-controllo, perchè altrimenti ogni fatto lo può distrarre dalla sua prestazione. Vi sono a mio avviso tre forme di auto-regolazione:

  1. Il controllo del comportamento – significa sapere adattare il proprio alle situazioni di gioco. Un calciatore che sbaglia un goal facile, dovrebbe pensare al suo errore e immediatamente capire cosa dovrà fare di diverso per non cadere nella stessa situazione. Ad esempio, non so se Balotelli, che nel derby di ieri ha sbagliato 3 reti, dopo il primo errore si è fermato un istante a riflettere a come fare meglio nell’occasione successiva.
  2. Il controllo ambientale – riguarda ad esempio come si reagisce a quei tifosi che ti fischiano in continuazione. E’ successo ieri a Torino a Giovinco, che è stato continuamente fischiato dai tifosi della sua squadra. Lui ha continuato giocare senza lasciarsi influenzare, ha segnato un goal e non ha esultato.
  3. Il controllo dei propri pensieri e emozioni – si riferisce a quello che fa un atleta quando è ansioso o sente troppo la competizione e riguarda tutte quelle azioni mentali, che ovviamente non sono visibili, ma aiutano l’atleta a mettersi in una condizione psicologica favorevole.

Per qualsiasi atleta essere consapevole di questi tre aspetti dell’auto-controllo può essere molto utile per costruirsi un approccio mentale alla gara che gli sia veramente utile.

Roberto Mancini: “Mi piace fare l’allenatore, Mi piace essere affamato ogni giorno”

Leggi la lunga e interessante intervista a Roberto Mancini su: http://www.guardian.co.uk/football/2013/feb/22/roberto-mancini-interview-angry-every-day

Fauja Singh, 101 anni è il più vecchio maratoneta

Fauja Singh sad over retirement (© Getty Images)

Fauja Singh, pesa 52 chili, è cittadino britannico di origine indiana, ad aprile compirà 102 anni e può essere considerato il più vecchio maratoneta del mondo. Soprannominato ‘il tornado col turbante’ per il corpicapo arancione, da cui non si separa mai, Singh correrà domenica la sua ultima gara ad Hong Kong. Dopo aver perso moglie e figli qualcuno gli suggerì di distrarsi facendo jogging. E lui, a 89 anni, ha iniziato a correre partecipando a nove maratone internazionali fra cui Londra e New York. Il suo tempo migliore è stato di 5 ore, 40 minuti e 4 secondi. Domenica sarà la sua ultima gara: “Perché alla mia età si sente la concorrenza e tutto si fa più difficile. Perciò credo di dovermi ritirare, anche se sono ancora in forma”, ha dichiarato. Una cosa sola lo preoccupa: “Temo che quando smetterò nessuno si ricorderà più di me. Mi auguro invece di essere ricordato” (reuters)

L’importanza di ricordare i propri successi

Perchè pensare ai propri successi e alle gare migliori è importante proprio nei momenti di maggior difficoltà, come dopo una sconfitta o un periodo negativo? La spiegazione è mostrata nel grafico dell’umore, in cui si può notare come gli atleti di élite rispetto alle altre persone mostrano un profilo dominato dallo stato d’animo denominato Vigore, condizione mentale in cui l’individuo si sente forte, pieno di energia e propositivo, mentre le caratteristiche negative dell’umore quali sono la tensione, la depressione, la rabbia, la stanchezza e la confusione sono inferiori. Rivivere mentalmente i momenti migliori della propria carriera sportiva consente di sperimentare nuovamente questa condizione mentale positiva, incrementando la convinzione di riuscire a fare bene anche nella competizione successiva.

Barcellona senz’anima

Il gioco del Barcellona nella partita contro il Milan è stato un esempio di esercizio estetico che è l’esatto contrario della mentalità vincente. Il Barcellona infatti ha avuto una percentuale di possesso palla che ha sfiorato il 70%, è qualcosa d’incredibile e che dimostra la qualità della squadra in campo ma nello stesso tempo è assolutamente inutile. Nel calcio vince chi tira in porta e di solito le squadre forti fanno più tiri allo scopo di avere più occasioni. Negli ottavi di Champions League ciò che conta è vincere, tutto il resto è un dettaglio. Nel calcio il goal è un evento raro non è come nel basket o nella pallavolo, dove si fanno punti ogni manciata di secondi. Il Barcellona, in questo caso è stato un esempio da manuale, perchè ha tenuto la palla che è la prima cosa da fare ma non ha fatto la seconda, che consiste nel tirare in porta. Per queste ragioni ha giocato senz’anima, il suo è stato un esercizio estetico di bravura ma non ha mai portato al gesto tecnico decisivo: il tiro in porta. Forse i giocatori spagnoli penseranno che hanno fatto tutto bene, tranne che per il goal, che però è ciò che distingue chi vince da chi perde. A me piace il concetto di “prendi la palla, passa la palla”, ma deve essere finalizzato a uno scopo, che nel calcio si chiama tirare impegnando il portiere.