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Obesità, Oms: è una malattia cronica multifattoriale complessa

La Globesity - come è stata chiamata dall’economista ed agronomo italiano Andrea Segrè – evidenzia che i costi globali del sovrappeso e dell’obesità raggiungeranno i 18 trilioni di dollari annui entro il 2060.

Oms definisce l’obesità una malattia cronica multifattoriale complessa caratterizzata da eccessivi depositi di grasso, che possono compromettere la salute, dovuta ad ambienti obesogeni, fattori psicosociali, variabili genetiche nonché da fattori eziologici maggiori come malattie, farmaci, immobilizzazione forzata, procedure iatrogene.

In un ambiente obesogeno è limitata a livello strutturale la disponibilità di cibo sano e sostenibile a prezzi localmente accessibili, manca una facile e sicura mobilità fisica nella vita quotidiana ed è assente un contesto giuridico e regolamentare adeguato.

La progressione verso l’obesità è aggravata dalla mancanza di una risposta efficace da parte del sistema sanitario che non riesce ad identificare precocemente nelle fasi iniziali l’aumento di peso in eccesso e la deposizione di grasso nelle persone che rischiano così maggiormente di ammalarsi.

La persona obesa presenta un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiache, diabete di tipo 2, tumori. L’obesità influenza significativamente anche la salute delle ossa e la riproduzione ed impatta sulla qualità di vita, come muoversi e dormire bene.

L’obesità infantile e adolescenziale comporta conseguenze psicosociali negative, da un minor rendimento scolastico al peggioramento della qualità di vita. E’ aggravata dallo stigma, dalla discriminazione e da diffusi fenomeni di bullismo.

 

 

Continua il declino dello sport per tutti

10 anni fa ho scritto questo blog e direi che le previsioni negative che facevo si sono avverate.

Non è un tema di attualità perchè è un fatto costante della nostra vita quotidiana. Si tratta dello sport per tutti. Quello che è stato chiamato: lo sport a misura di ciascuno. Gli anni 80 e 90 sono stati quelli dell’incremento degli sportivi attivi e le grandi associazioni di sport hanno raggiunto milioni di aderenti. Fu un successo incredibile e una grande esperienza sociale e di ricerca del benessere da parte degli italiani che erano sempre stati una popolazione di sedentari. Oggi però questa spinta si è ormai persa, il numero massimo di praticanti si ha nella scuola media e poi decresce costantemente: a 20 anni fanno sport, anche in modo irregolare, il 40% delle ragazze e il 60% dei ragazzi; a 30 anni il 30% circa delle donne e il 50% degli uomini, che a 50 anni si riducono al 20% e 30%.

Allora che fare?

Non basta evidentemente organizzare nelle nostre città migliaia di gare podistiche ogni domenica, perchè questo non aumenta la pratica fisica. Se non vogliamo trovarci tra pochi anni con una percentuale di obesi e di problemi sanitari crescenti è necessario che chi si occupa dello sport per tutti esca dai canoni tradizionali che sono stati così efficaci più di venti anni fa. Ci vogliono nuove idee, nuove forme di collaborazione tra le organizzazioni sportive per evitare di finire a condurre una vita divisa tra casa, mezzi di trasporto, scuola o lavoro, mezzi di trasporto e casa. Bisogna uscire dalla fase di denuncia e passare a quella delle scelte.

Rischio sovrappeso e obesità in bambini con autismo

Chanaka N. Kahathuduwa et al. (2019). The risk of overweight and obesity in children with autism spectrum disorders: A systematic review and meta-analysis. Obesity Reviews, 20, 667–1679.

This meta‐analysis provides evidence‐based support to suggest that children with autism spectrum disorders (ASD) seem to have a greater risk of developing overweight or obesity, particularly when living in the United States. Our results also highlighted non‐Caucasian race, increasing age, female sex, and living in the United States as potential factors associated with an increased risk of developing overweight and obesity in children with ASD.

The mechanisms through which ASD may increase the risk of excessive weight gain and the contributions of the moderators of this association need to be established in pancontinental studies.

Based on our findings, awareness must be raised among practitioners, especially in the United States, about the increased risk of obesity in children with ASD. Clinicians need to be vigilant about these issues, identify potential contributors to the association between ASD and obesity, and develop early interventions to reduce weight gain in this pediatric population.

Rischio di sovrappeso e obesità per i bambini con autismo

The risk of overweight and obesity in children with autism spectrum disorders: A systematic review and meta‐analysis

Kahathuduwa CNWest BD  Blume J  Dharavath  Moustaid-Moussa N Mastergeorge A

Obes Rev. 2019 Oct 8

Multiple studies have suggested that autism spectrum disorders seem to increase the risk of overweight and obesity. We examined the pooled prevalence and relative risk of developing overweight or obesity among children with autism spectrum disorders in a systematic review and meta‐analysis. We searched PubMed, Scopus, ProQuest, and Web of Science databases and subsequently screened the records to identify studies that reported prevalence of overweight and/or obesity in children with ASD and matched groups of neurotypical children. DerSimonian‐Laird random‐effects meta‐analyses were performed to examine pooled prevalence and relative risk of obesity in children with autism spectrum disorders using the “meta” package in R software. Among children with autism spectrum disorders, the prevalence of obesity was 22.2%. Children with ASD had a 41.1% greater risk (P = .018) of development of obesity. Non‐Caucasian race, increasing age, female sex, and living in the United States emerged as positive moderators of the association between autism spectrum disorders and prevalence of overweight or obesity. Autism spectrum disorders seem to increase the risk of childhood obesity. Increased awareness of this association may allow the implementation of early interventions to reduce obesity and prevent potential deterioration of quality‐of‐life in this population.

Contrastare l’obesità infantile

Protecting children’s rights: why governments must be bold to tackle childhood obesity

Oliver T Mytton, Claire Fenton-Glynn, Emma Pawson Russell, M Viner Sally C Davies

“La rassegna indipendente del Chief Medical Officer del Regno Unito sull’obesità infantile, ‘Time to Solve Childhood Obesity’, è stata pubblicata il 10 ottobre 2019.

In Inghilterra la prevalenza dell’obesità infantile è troppo alta; circa il 20% dei bambini di 10-11 anni sono obesi (≥95° centile nei grafici di crescita di UK90).

C’è un ampio sostegno pubblico all’azione con tre “capitoli” di un piano ambizioso delineato dal governo britannico.

Ora dobbiamo concentrarci sull’implementazione di soluzioni e la revisione indipendente richiede un’azione coraggiosa per migliorare la salute dei bambini.

Oggi, l’alta prevalenza dell’obesità nei bambini è il canarino nella miniera di carbone, un allarme precoce che le cose sono sbagliate nell’ambiente. Troppi pochi bambini hanno accesso ad alimenti sani e a prezzi accessibili e troppo pochi sono sufficientemente attivi per essere in salute. Inoltre, molti fattori ambientali contribuiscono alla salute dei bambini:

  • negozi e molti luoghi pubblici inondati da opzioni alimentari poco salutari;
  • pubblicità e sponsorizzazioni che pongono gli alimenti meno salutari al centro dell’attenzione dei giovani;
  • strade urbane dominate dal traffico, con poche opportunità di andare a scuola a piedi, in bicicletta o semplicemente per giocare ed esplorare.

Questi problemi riguardano tutti i nostri bambini. Tuttavia, non tutti i bambini ne sono colpiti allo stesso modo. I bambini che crescono in quartieri svantaggiati sono colpiti in modo sproporzionato“.

170 milioni $ per combattere la sedentarietà

Unfortunately, the vast majority of Americans don’t get enough exercise and a growing segment doesn’t get any exercise. Technology has allowed us to get by with less and less physical activity. Seventy-five years ago, it was very difficult to even make a living sitting down, but nowadays more and more people work sedentary jobs where they are seated a big portion of the day—and their bodies are rebelling for it!

  • Diabetes is on the increase and predicted to affect 1 in 3 people by 2050.
  • 70.7% percent of Americans aged 20 and older are overweight
  • 37.9% of Americans aged 20 and older are obese
  • Heart disease is still the leading cause of death in America. One in three deaths is related to heart disease

In 2017, US-NIH will launch a huge study to document in detail exactly what is happening in the body when exercising and prove that exercise is medicine.

The six-year, $170 million study will follow 3,000 sedentary people ranging from children to the elderly as they embark on an exercise program. A control group, who will remain sedentary, will also be tracked for comparison.

Elogio del camminare

Camminare è il primo desiderio di un bambino e l’ultima cosa che vorrebbe perdere un anziano. Camminare è un’attività che non richiede sforzi fisici. È la cura senza farmaci, il controllo del proprio peso senza dieta, ed è il cosmetico che non si trova in farmacia. È un rilassante senza pillole, una terapia senza psicanalista, ed è la vacanza che non costa nulla. Camminare è conveniente, non richiede particolari attrezzature, è adattabile ad ogni esigenza ed è un’attività intrinsecamente sicura. Camminare è naturale come respirare.

John Butcher, fondatore di “Walk21”

Lo stato ponderale del bambino risulta correlato con quello dei genitori. Infatti, quando almeno uno dei due genitori è in sovrappeso il 22,2% dei bambini risulta in sovrappeso e il 5,6% obeso. Quando almeno un genitore è obeso il 30,7% dei bambini è in sovrappeso e il 13,3% obeso. Questi dati del Ministero della Salute si riferiscono alla provincia di Modena, in molte altre Regioni il trend è ancora più negativo.

 

20 minuti al giorno di attività fisica per ridurre di due volte il rischio obesità

La mancanza di esercizio fisico aumenta di due volte la probabilità di diventare obesi e una pausa quotidiana per camminare 20 minuti consente di evitare una morte prematura.

Gli effetti dell’obesità e dell’attività fisica sono stati studiati su 334.161 uomini e donne per 12 anni di periodo. Anche se l’impatto di esercizio è stato maggiore tra le persone di peso normale, anche quelli con un alto indice di massa corporea ne hanno tratto beneficio. Si ritiene che la mancanza di esercizio sia stata nel 2008 la causa di quasi 700.000 morti in tutta Europa.

Il responsabile di questo studio Ulf Ekelund – Medical Research Council (MRC) unità di epidemiologia, Università di Cambridge, ha dichiarato: “Il messaggio è semplice: anche solo una piccola quantità di attività fisica ogni giorno potrebbe determinare  benefici sostanziali sulla salute  delle persone che sono fisicamente inattive. Anche se abbiamo scoperto che bastano solo 20 minuti per fare la differenza, dovremmo comunque farne di più – l’attività fisica ha molti benefici per la salute e dovrebbe essere una parte importante della nostra vita quotidiana”.

I partecipanti alla ricerca, che aveva un’età media di circa 50 anni, sono stati reclutati per la Studio prospettico europeo sul cancro (EPIC) che è stato condotto in 10 paesi europei. Di tutti i partecipanti alla ricerca sono stati raccolti i dati seguenti: altezza, peso e vita misurati e autovalutazioni dei livelli di attività fisica.

Poco meno di un quarto (22,7%) sono stati classificati come inattivi e svolgono lavori sedentari senza impegnarsi in qualsiasi attività fisica.

I risultati, pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition, hanno messo in evidenza che si ha una riduzione più evidente del rischio di morte prematura quando si confrontano i gruppi moderatamente attivi con quelli che erano completamente inattivi.

Utilizzando i  dati più recenti disponibili, i ricercatori hanno calcolato che 337.000 delle 9,2 milioni di morti che si sono verificate in Europa nel 2008 potrebbero essere attribuite all’obesità e si ritiene che l’inattività fisica sia stata responsabile di quasi il doppio e cioè 676 mila morti.

Il co-autore, Nick Wareham – direttore dell’unità di epidemiologia MRC, ha detto: “Aiutare le persone a perdere peso può essere una vera sfida e, mentre dobbiamo continuare a puntare a ridurre i livelli di obesità nella popolazione, interventi di sanità pubblica che incoraggiano le persone a fare piccoli ma realizzabili cambiamenti nell’attività fisica possono avere  benefici significativi per la salute e possono essere più facili da raggiungere e mantenere. ”

In sostanza, la ricerca suggerisce che anche solo un modesto incremento dell’attività fisica può avere benefici per la salute. Gli adulti dovrebbero mirare a fare almeno 150 minuti di attività moderata intensità a settimana, in sessioni di 10 minuti o più. Che si tratti di fare una passeggiata, fare un giro in bicicletta o utilizzare le scale invece dell’ascensore, mantenersi attivi ogni giorno contribuirà a ridurre il rischio di sviluppare una malattia coronarica.

Stile di vita e demenza

Lo stile di vita è responsabile fino al 76% delle variazioni di invecchiamento del nostro cervello secondo “Age UK e ci sono 5 azioni che le persone possono intraprendere per mantenere la salute del cervello e ridurre il rischio di sviluppare la demenza.

La rassegna degli studi accademici e dei dati rivela che circa il 76% del declino cognitivo – cambiamenti nella capacità di pensiero con l’età, tra cui la perdita di memoria e la velocità del pensiero – si spiega con lo stile di vita e altri fattori ambientali, tra cui il livello di istruzione.

La scoperta viene da The Disconnected Mind, un progetto di ricerca finanziato da Age UK che ha indagato su come le capacità di pensiero si alterano con l’età … suggerisce che vi è una notevole possibilità di influenzare questi cambiamenti.

Inoltre, la rassegna di Age UK, che comprende i più recenti studi internazionali sulla demenza, indica che alcuni fattori di stile di vita – regolare esercizio fisico, una dieta mediterranea, non fumare e bere alcolici con moderazione – diminuiscono il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza. Inoltre, la prevenzione e il trattamento del diabete, dell’ipertensione e dell’obesità riducono il rischio di demenza.

L’esercizio è il ‘modo più efficace’ per prevenire il declino cognitivo

Un ampio studio britannico condotto su un periodo di 30 anni ha evidenziato che gli uomini di età compresa tra i 45 e i 59 che hanno seguito 4-5 dei fattori di stile di vita individuati sono risultati avere un rischio più basso del 36% di sviluppare il declino cognitivo e un rischio inferiore del 36% di sviluppare demenza rispetto a quelli che non l’hanno fatto.

Age UK ha anche rilevato che l’esercizio fisico – attività aerobica, resistenza o equilibrio – è stato il modo più efficace per scongiurare il declino cognitivo nelle persone anziane sane e per ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Gli studi suggeriscono che per produrre effetti benefici è necessario esercitarsi da 3 a 5 volte alla settimana per un tempo da 30 minuti a un’ora.

Significativamente più casi di Alzheimer tra i fumatori

La rassegna ha anche mostrato che una dieta sana, un consumo moderato di alcol e non fumare hanno un ruolo nel garantire un sano invecchiamento del cervello e ridurre il rischio di sviluppare la demenza.

Si è riscontrato che ci sono molti più nuovi casi di Alzheimer tra i fumatori rispetto a quelli che non hanno mai fumato.

La rassegna ha anche messo in evidenza che l’elevato consumo di alcool è correlato allo sviluppo della demenza, con conseguente perdita di tessuto cerebrale in particolare nelle parti del cervello responsabili della memoria e dell’elaborazione e interpretazione delle informazioni visive.

Livelli moderati di alcool, tuttavia, proteggono il tessuto cerebrale, aumentando il colesterolo buono e abbassando il colesterolo cattivo.

Secondo le ultime stime, ci sono 850.000 persone nel Regno Unito affette da demenza. Colpirà una persona su tre di età superiore ai 65 anni.

‘Ci sono modi semplici ed efficaci per ridurre il nostro rischio’

Age UK spera che queste nuove prove spingeranno le persone a fare le modifiche che aiuteranno a ridurre il rischio di sviluppare la demenza.

Caroline Abrahams, Charity Director di Age UK ha detto: ‘Mentre non c’è ancora una cura o un modo per invertire la demenza, questa ricerca dimostra che ci sono modi semplici ed efficaci per ridurre il nostro rischio di svilupparla.

‘Di più, è già stato dimostrato che i cambiamenti che dobbiamo fare per mantenere il nostro cervello sano sono anche utili  per il cuore e la salute generale, quindi è una questione di buon senso per tutti noi cercare di inserirli nella nostra vita. Prima iniziamo,  maggiore è la probabilità di costruirci una vita sana negli anni a venire”.

(From Age UK)

Il mondo è grasso

The World is Fat

Credit: George Retseck; Source: Barry M. Popkin University of North Carolina at Chapel Hill, USA.

Sovrappeso e obesità riguardavano nel 2008 1,5 miliardi di adulti. Si ritiene ora che nel si avranno 2.16 miliardi di adulti sovrappeso e 1.12 miliardi di obesi.